Un film che stimola quesiti su quanto rappresentato e sulla presunta realtà che vi sta dietro. Espandi ▽
Quattro persone - due uomini e due donne - vestite in abiti ottocenteschi si ritrovano legate e imbavagliate, ciascuna in una stanza di un lussuoso palazzo dall'arredamento in linea con il loro vestiario. Le persone sembrano confuse, si chiedono cosa ci fanno lì, pensano alla morte, a questioni filosofiche. Riflettono su loro stessi e sul mondo. Una delle voci fuori campo dei personaggi appartiene, si scopre, allo sceneggiatore del film che decide di cambiare ambientazioni e storie. Gli stessi personaggi sono quindi al centro di vicende contemporanee di vario genere: una donna fa la cameriera in un locale e si trova oggetto delle attenzioni di uno stalker; l'altra donna si ritrova costretta nel giro della prostituzione; un uomo fa il poliziotto e assiste a un esempio di brutalità dei suoi colleghi; l'altro uomo si lega a una donna in un rapporto segnato dalla dipendenza dalla droga.
Raffinato affresco esistenziale articolato in un prologo, in un epilogo e in quattro brevi storie sfuggenti ed evocative, anche se profondamente radicate nell'attualità della nostra società e in particolare nel rapporto con la violenza di svariati tipi che in essa alberga.
Si tratta di un film ricco di fascino che, oltre a presentare interessanti notazioni psicologiche sul rapporto dell'individuo con se stesso e con gli altri, svolge anche un'interessante riflessione sul ruolo dell'autore in rapporto a ciò che crea, ai suoi personaggi e al ruolo che anch'essi svolgono nei suoi confronti.