Family drama e coming of age strizzano l'occhio al genere thriller. Tanta carne al fuoco messa in scena in maniera ordinaria e poco emozionante. Dal 30 settembre su Netflix.
di Claudia Catalli
Nora è una giovane giostraia che impara a leggere i tarocchi, Rosa una ragazza della Roma bene con un padre influente e un fratello presentatore ai tempi della Dolce Vita. Le unisce, a loro insaputa, un legame di sangue: saranno proprio loro a voler far luce sul mistero che avvolge le loro vite, in un clima di drammi, intrighi, rapimenti, omicidi e sepolture clandestine.
Si scrive Lunapark, si legge la nuova serie italiana diretta da Leonardo D'Agostini e Anna Negri e destinata al popolo “young-adult” di Netflix.
Una storia di sorellanza e di intrighi, psicodrammi, rapimenti, omicidi, silenzi e insabbiamenti in cui il family drama e il coming of age strizzano l’occhio al genere giallo/thriller. Il risultato è un pastiche di ingredienti troppo numerosi ed eccessivamente diversi tra loro, che arrivano a stridere anziché amalgamarsi.
Tutto, troppo, e scritto in maniera ordinaria, convenzionale, stereotipata, già vista e poco emozionante. Più vicina al linguaggio della fiction che al serial, per lo più adatta a un pubblico adolescenziale, manicheista nel delineare fumettisticamente i buoni e i cattivi.