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Ultimo aggiornamento martedì 6 aprile 2021
In un'odissea di amore, guerra, droga e criminalità, un giovane ex militare fatica a dare un senso alla propria vita.
CONSIGLIATO SÌ
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Ohio. Il giovane Cherry si innamora di Emily, ma la ragazza, intimorita dall'impegno di una relazione seria, lo lascia. In preda alla disperazione, Cherry si arruola come volontario nell'esercito. Emily torna sui propri passi, ma ormai è troppo tardi: il ragazzo deve partire per affrontare il severo addestramento che lo preparerà a partecipare alla spedizione in Iraq. Quando torna in America, il disturbo da stress post traumatico porterà la coppia alla tossicodipendenza e a una spirale discendente inarrestabile.
Dopo aver realizzato il maggiore incasso della storia del cinema (Avengers: Endgame), un film che ha obbligato il mondo intero a trattenere il respiro su uno schiocco di dita alieno, per i fratelli Russo è stato difficile ristabilire le corrette proporzioni. In un certo senso il loro viaggio nel disperato Midwest rappresenta un traumatico ritorno a casa al pari di quello del protagonista di Cherry, costretto dalle circostanze a misurare la propria percezione della realtà su nuove basi.
I due registi non scelgono semplicemente di voltare pagina, ma provano a strappare quest'ultima brutalmente, scarabocchiandoci sopra: Cherry rappresenta l'antitesi di ciò che è stata la loro carriera. Sangue e scurrilità, pessimismo e autolesionismo, mortificazione del sogno americano e dei suoi simboli, dove prima brillavano lo scudo di Capitan America e la tuta metallica di Iron Man. Per vivere la loro discesa agli inferi, i Russo si affidano a un duo di sceneggiatrici (una è la sorella, Angela Russo-Otsot), che rielabora il romanzo semi-autobiografico di Nico Walker, scritto durante la permanenza dell'autore in carcere. Il tocco femminile amplifica e dà spessore al personaggio di Emily, colei che involontariamente causa l'effetto domino nella vita di Cherry, e ingentilisce i toni di qualche nuance, specie nella prima parte.
Il film è composto da segmenti evidentemente distinti: un prologo in medias res, un flashback che ci riporta a tempi più sereni, in cui nasce l'amore tra Cherry e Emily; l'esperienza di addestramento e poi quella del fronte in Iraq; il ritorno a casa e il calvario della tossicodipendenza. Ogni introduzione a un nuovo capitolo della storia è virata in rosso e ripresa dall'alto, dalla soggettiva di un drone che schiaccia al suolo in maniera paritetica i quartieri di una cittadina dell'Ohio, accomunando le rispettive miserie.
Il Midwest diviene un mondo di formiche, incapaci di comunicare tra loro, e costrette a dibattersi disperatamente per trovare un senso al loro stare al mondo. Il cuore nero di Cherry si trova in questa indagine sui dettagli di una sconfitta inevitabile, in cui arruolarsi rappresenta un'opportunità, sgradita ma concreta: quantomeno un'alternativa alla scelta di buttarsi da una macchina in piena corsa.
Il viaggio à rebours nei pensieri del protagonista è inestricabile dal suo punto di vista esasperatamente soggettivo, proprio di un narratore inaffidabile. I nomi delle banche rapinate - "The Bank", "Capitalist Bank", eccetera - diventano una rappresentazione esplicita del pensiero di Cherry sul sistema economico da cui è oppresso insieme a tanti altri come lui; quelli dei personaggi collaterali - dottor Whomever, ossia dottor Qualunque - perdono invece di senso, in una narrazione così incentrata sul flusso di coscienza da scegliere deliberatamente di ignorarli.
E forse proprio per questo le vicende di Cherry assomigliano sempre di più a film che abbiamo già visto, o che lui ha già visto: l'addestramento di Full Metal Jacket, con gli haji a sostituire i charlie del Vietnam, nemici intercambiabili di zio Sam, e l'esperienza bellica di Jarhead; la tossicodipendenza di Requiem for a Dream o di Trainspotting; la rivisitazione del proprio passato di Quei bravi ragazzi.
In fondo, più si allontanano dal loro opus magnum e più i fratelli Russo vi si riavvicinano: proprio come in Avengers: Endgame finiscono per rivivere in qualità di avatar le vicende di film precedenti, alterandone impercettibilmente la trama. Là erano capitoli supereroistici, qui sono opere altrui pescate dal database della storia del cinema, ma il concetto alla base è il medesimo. Esasperazione del postmoderno fino a un punto in cui citare non basta più, ma serve rimettere letteralmente in scena perché l'esperienza sia completa. Una ammissione di inferiorità che assomiglia alla rivendicazione di una nuova poetica, in quel misto di citazionismo e arroganza iconoclasta ormai tipico dei fratelli Russo.
Cherry è un’opera cruda, autoriale, piena di sfumature, per raccontare la genesi di un personaggio, diviso tra amore, guerra, dipendenze e rapine in banca. Tratto da un libro autobiografico, il film prova a riportarci su quei binari narrativi, trascinandoci, passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, nel suo vortice di crescita e formazione, di riflessione, disorientamento e tossicità. [...] Vai alla recensione »
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