Titolo originale | The Trial of the Chicago 7 |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, Storico, Thriller, |
Produzione | USA |
Durata | 129 minuti |
Regia di | Aaron Sorkin |
Attori | Sacha Baron Cohen, Joseph Gordon-Levitt, Frank Langella, Eddie Redmayne, Mark Rylance Jeremy Strong, Yahya Abdul-Mateen II, Michael Keaton, John Carroll Lynch, Alex Sharp, Seth Rogen, Jonathan Majors. |
Uscita | mercoledì 30 settembre 2020 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,44 su 22 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 2 ottobre 2020
La storia di 7 persone sotto processo per l'interruzione della convention dei Democratici del 1968 a Chicago. Il film ha ottenuto 5 candidature a Premi Oscar, 5 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 3 candidature a BAFTA, 6 candidature e vinto 2 Satellite Awards, 6 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, 3 candidature e vinto un premio ai SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, Il film è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards, In Italia al Box Office Il processo ai Chicago 7 ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 705 e 0 euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Vari esponenti della controcultura giovanile di sinistra vengono scelti, letteralmente, come capro espiatorio per la violenta repressione delle proteste avvenute durante la convention democratica di Chicago del 1968. Con loro viene incredibilmente accusato anche Bobby Seale, co-fondatore del movimento delle Pantere Nere, che a Chicago era stato solo per quattro ore quel giorno. Grazie alle testimonianze di un gran numero di infiltrati nella protesta, si cerca di pilotare il processo verso la condanna, ma il giudice è così di parte e propenso a bizzarre decisioni da sollevare sempre più dubbi sulla regolarità del processo.
Ritratto della controcultura del tempo, vista con lo sguardo un po' satirico e un po' paternalista di Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7 sembra perdersi nei vari punti di vista senza trovarne uno proprio.
Indubbiamente la sceneggiatura è un susseguirsi di battute rapide e brillanti, come ci si aspetta dallo scrittore di The West Wing e di The Social Network, ma il processo ai sette imputati, con in più Bobby Seale come ottavo membro, non ha una struttura drammatica efficace. Il maggior momento di pathos riguarda infatti proprio Seale, interpretato da Yahya Abdul-Mateen II, che però dopo aver avuto il proprio climax drammatico esce di scena a due terzi del film. A quel punto il processo, gestito in modo grottesco dal giudice con il volto di un divertito Frank Langella, risulta così sopra le righe da lasciare pochi dubbi sul risultato finale. Il registro si sposta dall'indignazione alla satira, che però Sorkin padroneggia meno bene o che comunque non abbraccia appieno, e anche il parallelismo con le proteste del presente perde efficacia dopo la fuoriuscita di Seale.
Mentre si susseguono scambi di accuse mai però troppo dure, il vero eroe finisce per essere non un membro della controcultura e neppure l'avvocato della difesa, bensì un personaggio ben integrato. Interpretato da Michael Keaton, Ramsey Clark è un ex dirigente del dipartimento della giustizia americano, con un'ascia di guerra mai sepolta verso Richard Nixon e la sua amministrazione. Una figura eccentrica e con inimicizie personali che pare uscita direttamente da The West Wing e scombina le carte del processo in modo eclatante, ma che sposta pure il senso del racconto in una direzione ambigua. Nel tentativo di rendere meno manichea la narrazione, Sorkin ha poi arricchito di dubbi e sensi di colpa l'avvocato dell'accusa incarnato da Joseph Gordon Levitt, ma così facendo il giudice sembra una scheggia del tutto impazzita, sostenuto da manovre sottobanco dei federali che però, appunto, non hanno un ruolo visibile nel film.
Anche il ritratto degli yippie guidati da Abbie Hoffman e Jerry Rubin e dei più seriosi studenti per una società democratica capeggiati dal futuro politico Tom Hayden, scivola in una descrizione di costume non molto ispirata. I confronti tra le due fazioni sono ricchi di ipocrisie e paternalismi degli uni verso gli altri, che Sorkin cerca di sfruttare quanto più possibile, ma non è materiale con la gravitas della vicenda di Bobby Seale. Alla sua uscita dal processo il film innesca una sperale di dispersione e autocompiacimento, prolungandosi oltre il necessario fino a sfondare le due ore di durata.
Indubbia la qualità del cast, dove oltre a Eddie Redmayne, Sacha Baron Cohen e Jeremy Strong, ha un ruolo cruciale anche Mark Rylance nelle vesti dell'avvocato della difesa, ma la parata di star in costume finisce per distrarre dalla verità dei personaggi che interpretano. Sorge quindi il dubbio che fosse più centrata l'idea che anni fa Spielberg aveva avuto per questo progetto: affidarsi a volti sconosciuti. Le star hollywoodiane naturalmente fanno ammirare la propria bravura nei vari a solo, ma lasciano anche la sensazione di assistere all'ennesimo film in cui lo show business liberal si autocongratula per le proprie posizioni progressiste, appropriandosi però di battaglie molto lontane dal mondo dorato di Hollywood.
Quella militanza infatti era vicina a ben altre forme cinematografiche rispetto a questo patinato legal drama, e un linguaggio visivo più duro e militante sarebbe stato necessario per rendergli giustizia. Del resto la carriera di Sorkin, con i suoi protagonisti spesso maturi, eleganti e intelligenti ma mai violentemente rivoluzionari, è molto lontana da quel mondo e da quel cinema: questo probabilmente non era il suo film.
Sembra proprio che tocchi ai canali internet via internet (accusati di mettere in crisi i circuiti delle sale cinematografiche) a tenere alto il livello di produzione di quello che si vede in sala: in un periodo in cui, con l’eccezione del Tenet di Nolan, davanti al grande schermo si vedono fondi di magazzino in attesa di riaprire al 100% le sale, sembra paradossale che sia Netflix [...] Vai alla recensione »
Sembra proprio che tocchi ai canali internet via internet (accusati di mettere in crisi i circuiti delle sale cinematografiche) a tenere alto il livello di produzione di quello che si vede in sala: in un periodo in cui, con l’eccezione del Tenet di Nolan, davanti al grande schermo si vedono fondi di magazzino in attesa di riaprire al 100% le sale, sembra paradossale che sia Netflix [...] Vai alla recensione »
Il cinema a volte racconta episodi storici che hanno avuto un importante valore politico e sociale; in questi casi difficilmente la pellicola riesce a mantenersi obiettiva, del resto non è questo il compito a cui deve mirare, tuttavia quando si valicano certi limiti l’opera sembra scordarsi anche i canoni estetici e di intrattenimento a cui invece deve mirare, divenendo un prodotto poco [...] Vai alla recensione »
Il processo ai Chicago 7 parla delle tensioni negli USA di oggi, tra presidenti guerrafondai, guardie che nascondono distintivo e targhetta identificativa prima di picchiare senza pietà, eserciti per le strade, sbirri infiltrati tra le fila dei movimenti, e pugni chiusi di protesta librati in aria. La confezione hollywoodiana garantita dalla co-produzione Dreamworks mantiene il Sorkin regista [...] Vai alla recensione »
Ci piace Sorkin e il suo fortunato salto tre anni fa da ruoli di sceneggiatura a quello di regista. Questo film è perfetto. Narra le vicende note del processo di Chicago. Già sono stati fatti altri film su questo caso. Tutto si concentra sulle fasi precedenti all'arresto e sul processo (classiche scene di interrogatori giurie e giudice antipatico (ottimo quanto è odioso Langella). [...] Vai alla recensione »
Un bel film...che dimostra alcune cose; primo che gli americani sanno fare, bene, i film che si svolgono interamente o quasi nei tribunali ( ma di questo ne avevamo già la prova), secondo che S. B. Cohen è un buon attore e non solo quella macchietta che a volte preferisce far credere; terzo che gli USA hanno le loro pagine “nere” ma che sono, almeno cinematograficamente parlando, pronti a metterle [...] Vai alla recensione »
Da una delle penne piu' brillanti degli ultimi anni (sceneggiatore di The Social Network), alla sua prima regia importante, Aaron Sorkin si cimenta in un legal drama narrando le vicende del '68 a Chicago, quando ci fu' un moto di protesta popolare contro la Guerra in Vietnam, dal quale scaturi' un interminabile processo contro 7 giovani manifestanti, che tocco' il cuore e [...] Vai alla recensione »
Coraggiosissimi questi protagonisti, ma meno il film. Che, per quanto attento anon idealizzare nessuno _non entro più nei detagli per non spoilerare-, punta sin dall’inizio su una dialettica “binomica” tra biancoe nero, con alcune sfumature di grigio che emergono occasionalmente –ottima, per esempio, la scena conl’”agente segreto” e la figlia, [...] Vai alla recensione »
“The Whole World is Watching” ripetono come un mantra i manifestanti che nel 1968 si recarono a Chicago per criticare l’elezione come leader del partito democratico di Hubert Humphrey, favorevole alla guerra in Vietnam. Anche oggi, ancora una volta, il mondo intero guarda all’America. Si chiede preoccupato come verrà gestito il passaggio di potere da Donald Trump al nuovo presidente eletto Joe Biden. Si domanda con stupore come sia possibile che più di 71 milioni di elettori americani continuino ad avere fiducia in Donald Trump. Si interroga sulle capacità di Joe Biden di superare fratture sociali che sembrano insanabili.
Il processo ai Chicago 7 potrebbe sembrare molto lontano dalla situazione odierna, visto che racconta il processo a sette attivisti accusati di aver aizzato i dimostranti contro la polizia durante la manifestazione di Chicago del 1968. Eppure il film ha un vibrante e attuale contenuto politico che trascende anche le intenzioni del suo regista Aaron Sorkin, che ha infatti dichiarato: “Vorrei che il mio film fosse meno rilevante”.
Sorkin voleva insomma realizzare un film giudiziario agile e leggero, in cui i momenti di pathos vengono bilanciati da scene divertenti. La differenza tra le vedute politiche dei sette attivisti dà infatti vita a battibecchi che ricordano la commedia, come gli scontri tra il sempre educato leader studentesco Tom Hayden e gli hippy impertinenti Abbie Hoffman e Jerry Rubin. Proprio questo giocare al limite con la commedia malgrado il tema serio e drammatico è valso al regista diverse critiche. Ma l’abilità di scrittura di Sorkin, sceneggiatore di molti brillanti film hollywoodiani come The Social Network, fa guadagnare al film un piano politico più profondo, forse non del tutto intenzionale ma proprio per questo interessante.
Il confusionario ma passionale scontro di idee che si crea tra i sette protagonisti del film è infatti un’occasione per rappresentare, seppur in forma semplificata, la radical left americana. Si tratta di una sinistra extraparlamentare che raramente viene mostrata al cinema, lontana non solo dal conservatorismo dei repubblicani, ma anche dal liberalismo del partito democratico – non a caso la manifestazione di protesta di Chicago fu organizzata proprio in occasione della convention democratica. La radical left, sfaccettata e perciò sfilacciata tra gruppi culturali diversi, spesso fatica a trovare una voce unitaria, ma l’opposizione alla guerra in Vietnam nel 1968, così come quella al razzismo strutturale durante il Black Lives Matter dal 2013 ad oggi, sono riusciti a dare corpo a questa comunità, a fare unire voci diverse in un grido comune.
Che peccato che Netflix abbia deciso di soprassedere ai festival per tutto il 2020. Per i festival, s'intende. Non solo quel gioiello ardito di Charlie Kaufman dal titolo peraltro condivisibile, Sto pensando di finirla qui, ora la piattaforma streaming se ne esce, dal 16 ottobre in streaming con preview in sala dal 30 settembre, con Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7), scritto e diretto [...] Vai alla recensione »
Causa Covid, fa solo una breve apparizione nelle sale, per poi uscire, a partire dal 15 ottobre, su Netflix. Tuttavia si tratta di uno dei film più attesi dell' anno, vuoi per la firma autorevole di Aaron Sorkin che lo ha scritto e diretto, vuoi per il cast stellare, vuoi (e soprattutto) per il tema: quel Processo ai Chicago 7 che, pur già raccontato altre volte dal cinema, in epoca Trump - colui che [...] Vai alla recensione »
Prodotto dalla DreamWorks di Spielberg, che avrebbe voluto tradurre personalmente la sceneggiatura basata sugli eventi drammatici del 28 agosto 1968, Il processo ai Chicago 7 si posiziona nell'alveo del cinema di impegno civile che da tempo (in leggera differita già con i protagonisti della Nuova Hollywood) cerca di guardare agli anni più caldi del secondo dopoguerra americano: i sixties e i seventies. [...] Vai alla recensione »
È molto più che un courtroom drama, il film di Aaron Sorkin Il processo ai Chicago 7. Il processo c'è, e costituisce l'architettura portante del film. Ma accanto ad esso, infiltrati nell'intreccio, ci sono anche la ricostruzione accurata di una pagina importante (anche se in parte rimossa) della storia degli Stati Uniti e l'analisi non superficiale delle varie anime che nel fatidico 1968 coabitavano [...] Vai alla recensione »
Fra molti alti e qualche basso Aaron Sorkin è sulla cresta dell'onda a Hollywood, a Broadway e in TV da una trentina d'anni nei quali ha alternato la stesura di alcune sceneggiature, plays e serie televisive che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti (Oscar, Golden Globes, Emmys): da The Social Network a Westwing , da Moneyball a Sports Game oppure Steve Jobs .
Stati Uniti. Giocando un po' con il significato delle parole e seguendo un procedimento tanto caro ad Aaron Sorkin. Uniti non lo sono mai Stati. Ora meno che mai, dai tempi remoti della Guerra di Secessione. Ed è grande quel cinema che riesce a mettere in scena il passato facendo riverberare le sue ombre nel presente. Il processo ai Chicago 7, ultima fatica del regista e (soprattutto) sceneggiatore [...] Vai alla recensione »
"Questo è il premio Oscar della protesta, e io voglio essere candidato" azzarda uno dei sette giovani imputati, con una certa baldanza. Non sa ancora che cosa l'aspetta. Dopo una rapida uscita nelle sale italiane con Lucky Red, dal 16 ottobre si può vedere su Netflix, e caldamente raccomando, "Il processo ai Chicago 7". È il film di Aaron Sorkin che ricostruisce i 151 giorni del procedimento giudiziario [...] Vai alla recensione »
Per una volta partiamo dagli attori. Fenomenali. Frank Langella, giudice federale talmente parziale da sembrare inventato, e invece E poi Sacha Baron Cohen, spiritato e ispirato leader hippy, imputato di cospirazione per aver guidato le proteste alla Convention democratica di Chicago nell' agosto 1968. Insieme a lui, sul banco degli imputati, Eddie Redmayne, che interpreta uno dei capi dell' altra [...] Vai alla recensione »
Dice Aaron Sorkin, regista e sceneggiatore di Il Processo ai Chicago 7, visibile al cinema e sulla piattaforma Netflix (che lo distribuisce anche nelle sale): «non ho mai voluto che fosse un film sul 1968, un esercizio di nostalgia o una lezione di storia. L'ho sempre inteso come un film sul presente. Quello che non sapevo è quanto il presente sarebbe stato come il 1968».
Aaron Sorkin ama i grandi discorsi, i lunghi dialoghi. Lo ha ampiamente dimostrato prima come scrittore di cinema e di tv, poi come regista. E nel Processo ai Chicago 7, sua seconda regia dopo Molly's game (2017), ci sono un sacco di grandi discorsi. Il film, che racconta le proteste scoppiate durante la convention nazionale democratica nel 1968 e il processo a sette manifestanti, accusati di crimini [...] Vai alla recensione »
Sette uomini più uno sul banco degli imputati. Siamo nel 1969, e ad andare in scena è Il processo ai Chicago 7, come spiega il titolo del film del regista e sceneggiatore Aaron Sorkin. Un gruppo di attivisti contro la guerra in Vietnam è accusato di cospirazione e incitamento alla sommossa durante la Convention democratica del 1968. A loro si aggiunge il leader delle Pantere Nere Bobby Seale.
«I pigs ricevettero l'ordine di cacciarci e, mentre le luci abbaglianti delle tv trasformavano la strada buia in una Broadway mondiale, i poliziotti spararono gas, bastonarono giornalisti, spinsero vecchie signore dentro le vetrine dei negozi, schiacciarono facce e cercarono di distruggerci. Gli yippies costruirono barricate, appiccarono fuoco, rovesciarono camion e dettero il via al saccheggio».
Non è sfogliare l'album di famiglia della sinistra americana, non è neppure una rievocazione, a cinquant'anni e passa da quei fatti, per rileggere gli eroismi di quella storia. Il processo ai Chicago 7 (Netflix) di Aaron Sorkin, già sceneggiatore di Bulworth e The social network, per rimanere in tema, e passato alla regia con Molly's game, è, per stessa ammissione del suo regista, un film sui tempi [...] Vai alla recensione »
"I giornali ci chiamano i Chicago 7 ma qui siamo in 8!", sbotta Bobby Seale, leader del Black Panther Party, per dimostrare la sua estraneità al processo appena iniziato - la questione è apertamente politica, servirsi strumentalmente del "nero violento" per aumentare la percezione della pericolosità del gruppo di imputati agli occhi di giuria e opinione pubblica, ma per Sorkin è allo stesso tempo da [...] Vai alla recensione »
Dopo l'esordio da regista con Molly's Game, Aron Sorkin torna dietro la macchina da presa con "Il Processo ai Chicago 7", una pellicola incentrata su una storia vera, quella di uno dei più famosi e scandalosi processi penali statunitensi. All'indomani delle proteste violente occorse a Chicago durante la convention democratica del 1968, costate undici morti e quattrocento feriti, a essere accusati [...] Vai alla recensione »
Potrebbe non essere il film più atteso, per tornare al cinema sabato sera con la fidanzata. Ma "Il processo ai Chicago 7" è ottimo cinema americano. Prezioso perché mancava nei cartelloni da un po', se non vogliamo accontentarci di film come "Nomadland" di Chloe Zhao: vincerà qualche Oscar, sarà un manifesto anti Trump, eleggerà Frances McDormand a santa protettrice delle poverette che vivono nei camper, [...] Vai alla recensione »
1968. Ai prodromi dell'era Nixon come Presidente degli Stati Uniti d'America, vari movimenti di protesta contro la guerra in Vietnam organizzano una manifestazione pacifica durante la convention del Partito Democratico a Chicago. La contestazione sfocia in una serie di scontri tra manifestanti e Guardia Nazionale, a seguito dei quali si apre un processo per cospirazione contro otto partecipanti alla [...] Vai alla recensione »
Il processo ai Chicago 7 è chiaramente un film sull'America di oggi: per il rimando alla libertà di manifestazione e di dissenso, per il collegamento fra le proteste del movimento Black Lives Matter contro la violenza della polizia e i disordini di Chicago nell'agosto 1968 (quando le manifestazioni di protesta contro la guerra in Vietnam durante la convention democratica furono duramente attaccate [...] Vai alla recensione »
Ci sarà tempo fino al 28 febbraio per concorrere, giacché causa pandemia la premiazione è stata spostata al 25 aprile 2021, ma a oggi i 93esimi Oscar hanno un favorito: non Nomadland, pur Leone d' Oro a Venezia e premio del pubblico a Toronto, ma Il processo ai Chicago 7, scritto e diretto dal geniaccio Aaron Sorkin, dal 30 settembre in sala e dal 16 ottobre su Netflix.
Il celebre processo ai "Sette di Chicago" (1968-1969), che all' inizio erano otto, aggiornato all' epoca di Black Lives Matter e di Wikipedia. Il primo per l' accento messo sulla questione razziale, con tutti i possibili rimandi all' America in fiamme dei nostri giorni. La seconda per il gusto di una regia che concede l' indispensabile alla ricostruzione storica ma riduce tutti i personaggi a figurine [...] Vai alla recensione »
Tratto da una storia vera. Nel 1968, durante il congresso nazionale dei Democratici, a Chicago, si ritrovano a protestare migliaia di attivisti appartenenti a gruppi differenti. Obiettivi: il presidente Johnson e la guerra in Vietnam. Sette di loro vengono accusati di cospirazione e incitamento alla sommossa e il film racconta, per due ore, il processo, fra contraddizioni e proclami.