Ora su Amazon Prime Video il lavoro di Scott Z. Burns ispirato a Pakula, Pollack e al cinema impegnato degli anni Settanta.
di Massimiliano Carbonaro
Ancora una volta il cinema americano mette gli Stati Uniti sul banco degli imputati per un film scandalosamente aderente alla realtà: The Report - ora disponibile in streaming su Amazon Prime Video - è il racconto di come emerse lo scandalo delle torture inflitte dalla CIA ai prigionieri in odore di terrorismo dopo gli attentati dell'11 settembre 2001.
Il regista di The Report, Scott Z. Burns, in diverse dichiarazioni ha spiegato che i suoi riferimenti per questo film sono capolavori del cinema impegnato anni Settanta come Tutti gli uomini del Presidente di Alan J. Pakula o I tre giorni del Condor di Sydney Pollack.
Nell'epoca della "post-verità" e dove il saggio dell'ex critico del New York Times, Michiko Kakutani, è intitolato "La morte della verità" fa bene al cuore un film capace di raccontare i lunghi anni di indagine di un oscuro servitore dello stato, un eroe normale come lo sono stati Frank Serpico, Karen Silkwood e Erin Brockovich (tutti personaggi veri e poi cinematografici). Un lavoro meticoloso che non solo portò ad un enorme rapporto di oltre 6mila pagine sulle "avanzate tecniche di interrogatorio", come eufemisticamente venivano definite dai due psicologi che le idearono. Usate dalla CIA, erano in realtà forme di tortura brutali e sostanzialmente inutili, come i documenti esaminati ammettevano. Ma il rapporto, appunto, condusse anche a una legge destinata a prevenire in futuro l'uso di simili tecniche da parte dei servizi americani.
In The Report, la storia è nota, Daniel Jones per incarico della senatrice Dianne Feinstein è posto alla guida di una squadra che sta investigando in merito ai sistemi di indagine, di detenzione e interrogatorio della CIA e in particolare di un programma attivato all'indomani dell'11 settembre. La caparbietà e il coraggio di Jones fanno emergere un'orribile verità.
Il cast per questo film è semplicemente straordinario a cominciare dall'attore chiamato a interpretare Daniel Jones, il bravissimo Adam Driver capace di mettere a riposo la spada laser di Kylo Ren (Star Wars: L'ascesa di Skywalker) e calarsi nel ruolo di un uomo dimesso, grigio ma solido come una pietra. Al suo fianco la senatrice Feinstein ossia Annette Bening. E poi in ogni ruolo attori di rilievo a cominciare da Jon Hamm (il Don Draper di Mad Men) nei panni del capo dello staff di Barack Obama durante il suo secondo mandato, quindi Michael C. Hall e Jennifer Morrison, ma anche Tim Blake Nelson o ancora Ted Levine (che in molti ricordano per il suo ruolo di Bufalo Bill ne Il silenzio degli innocenti).
Interessante la scelta del regista di lavorare, come lui stesso ha raccontato, per sottrazione, ossia evitando le facili soluzioni come mostrare Jones solo in casa davanti ad un frigorifero vuoto. Mentre il film è un trionfo di stanzoni grigi, ambienti asettici e luoghi impersonali dove sostanzialmente lavora lo stesso Jones. Ma in fondo non deve stupire visto che anche la sceneggiatura è firmata da Scott Z. Burns e lui prima che regista è uno sceneggiatore incredibile avendo firmato per il suo amico e compagno di avventure Steven Soderbergh film come The informant, Effetti Collaterali o il recentissimo Panama Papers.