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Ultimo aggiornamento venerdì 2 aprile 2021
Una storia senza tempo, di amore, sangue e conflitto. Il film ha ottenuto 8 candidature e vinto 3 Nastri d'Argento, 15 candidature e vinto 3 David di Donatello, In Italia al Box Office Il primo Re ha incassato 2,2 milioni di euro .
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mercoledì 30 aprile 2025 ore 2,40 su RAIMOVIE
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Romolo e Remo, letteralmente travolti dall'esondazione del Tevere, si ritrovano senza più terre né popolo, catturati dalle genti di Alba. Insieme ad altri prigionieri sono costretti a partecipare a duelli nel fango, dove lo sconfitto viene dato alle fiamme. Quando è il turno di Remo, Romolo si offre come suo avversario e i due collaborando con astuzia riescono a scatenare una rivolta, ma è solo l'inizio del loro viaggio insieme agli altri fuggitivi e a una vestale che porta un fuoco sacro. Sapendo di avere forze nemiche sulle proprie tracce decidono di sfidare la superstizione e si avventurano nella foresta, dove Remo dà prove di valore e conquista la leadership del gruppo, mentre Romolo può fare poco altro che riprendersi da una ferita. Quando a Remo viene letto il destino dalla vestale, lui decide di sfidare il volere degli dèi.
Epica barbara, mito di fondazione e tragedia classica con tanto di hybris, tutto questo fa di Il primo Re un vero e proprio antipeplum, stilisticamente brutale ma al tempo stesso attento alla natura incontaminata dell'alba della civiltà.
Il merito di Matteo Rovere va in buona parte condiviso con il magnifico lavoro di Daniele Ciprì alla fotografia con luce naturale, dove i raggi di sole filtrano tra le fronde della foresta e solo i fuochi tengono a bada le tenebre della notte. La regia cerca di ricostruire un'atmosfera tanto quanto un racconto eroico e tragico, dando eguale spazio ai più piccoli dettagli di riti magici e religiosi, dei costumi, delle primitive capanne e dell'ambiente naturale. Senza dimenticare lo spettacolo, presente fin dall'apertura con l'onda che travolge i due fratelli in un momento altamente drammatico e visivamente impressionante, dove il lavoro in computer graphic non ha cedimenti.
Allo stesso modo i numerosi scontri all'arma bianca e corpo a corpo non vanno per il sottile, gli stunt men non trattengono i colpi e la violenza è spaventosa e credibile, senza mai il bisogno di ricorrere al sangue digitale - che invece segnava i momenti meno felici di un film vicino a questo (ma più astratto) come Valhalla Rising.
Più che ai classici italiani del filone mitologico ed epico, Matteo Rovere guarda a modelli naturalistici come The New World di Terrence Malick, di cui evita però la voce over con le sue infinite domande: i protagonisti di Il primo Re ci sono proposti nelle loro semplici gesta, lasciando parlare le azioni e limitando al minimo anche i dialoghi, parlati in proto-latino e sottotitolati. Il lavoro di ricostruzione linguistica ha fatto avvicinare il film anche ad Apocalypto di Mel Gibson, ma la messa in scena è meno adrenalinica e si guarda piuttosto a Revenant - Redivivo di Alejandro González Iñárritu, di cui comunque Rovere evita saggiamente di riprendere gli eccessi onirici e lirici.
Il primo Re, insomma trova una propria strada in questo territorio e, nonostante ci siano letture del futuro e superstizione in abbondanza, è molto più concreto e laico dei suoi modelli, del resto la storia che racconta è già leggenda e non necessita di ardite rielaborazioni stilistiche per farsi mitopoietica.
Ottimo il lavoro di casting con volti credibili e in particolare, ovviamente, Alessandro Borghi che deve mantenere una intensità ferina per larga parte del film e al tempo stesso trasudare anche il carisma di un capo. Il suo arco caratteriale è il più tradizionalmente tragico, perché parte dalle migliori intenzioni ma via via il suo orgoglio finisce per metterlo in contrasto con gli dèi, facendone anche una sorta di tiranno. Alessio Lapice nei panni di Romolo è molto sacrificato per buona parte del film, ma quando arrivano i suoi momenti se la cava bene, non cerca di seguire Borghi e anzi si pone come un antagonista prima di tutto caratteriale. Se Borghi è una conferma e Lapice una speranza, la vera sorpresa è Tania Garribba, che buca lo schermo nei panni della vestale, misteriosa e decisa, inquietante nonostante la fragilità fisica, la sua è una presenza che si ricorda a lungo.
Unica nota dolente dell'operazione è la musica, che parte trattenuta ma una volta che Remo ha preso il controllo del gruppo scivola in un registro fin troppo banalmente esaltante, sulla scia dei tamburi di Junkie XL per Mad Max: Fury Road ormai già copiati da molti blockbuster. Questo scadimento del tessuto sonoro, così come un paio di ralenti di cui si faceva tranquillamente a meno, spostano il film verso un taglio più popolare e commerciale e cozzano con il rigore esibito invece nella prima parte. Si tratta comunque di peccati veniali: le grandi ambizioni sono nel complesso realizzate e Il primo Re porta a maturazione, anche autoriale, il nuovo cinema italiano di genere.
"Due fratelli, soli, nell'uno la forza dell'altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda". Così recita la criptica sinossi ufficiale di Il primo re film che del resto rimane avvolto da molti segreti anche a poco più di un mese dall'uscita in sala (comunicata da un post su Instagram di Alessandro Borghi). Di certo c'è che quei due fratelli sono pastori e si chiamano Romolo e Remo, i gemelli che secondo la leggenda erano figli di Rea Silvia, discendente di Enea e del dio della guerra Marte.
"Il nostro mito fondativo non è stato trattato dal cinema che, invece, ha costruito un filone ricchissimo sulla narrazione dell'antica Roma. È stata questa la spinta iniziale: era il momento di provare a calare lo spettatore nel Lazio dell'VIII secolo a. C. tenendoci più lontani possibile dall'estetica classica del peplum alla Ben-Hur, immaginando di raccontare, invece, la fondazione dell'Impero a partire proprio dal mito come se fosse vero. Alla pari di un film d'avventura, abbiamo reinterpretato in chiave realistica ed emotiva la leggenda dei gemelli Romolo e Remo".
Matteo Rovere
Le riprese si erano concluse già alla fine del 2017, ma un'opera ambientata addirittura nel 753 A.C. non poteva che aver bisogno di molta laboriosa post-produzione, in particolare pare per una spettacolare scena all'inizio del film. La gran parte degli effetti e dei trucchi però è stata realizzata già in fase di ripresa, grazie agli artisti e alle maestranze tutte italiane che hanno partecipato alla produzione, così come, nonostante la partecipazione di una società belga, anche gli stunt sono a opera della troupe italiana.
Il film è prodotto da Rai Cinema, Groenlandia, Roman Citizen e i belgi di Gapbusters, ed è diretto da Matteo Rovere, assurto a una certa fama dopo il buon risultato di critica e pubblico di Veloce come il vento, unanimemente riconosciuto come uno fra i titoli più riusciti della cosiddetta rinascita del cinema di genere italiano. Rovere come produttore aveva partecipato anche alla saga di Smetto quando voglio, mentre come regista aveva esordito con Un gioco da ragazze seguito poi da Gli sfiorati, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi.
Protagonista nei panni del fondatore di Roma, Remo, è Alessandro Borghi, ormai affermata star del nuovo cinema italiano e molto apprezzato in film come Suburra, Non essere cattivo e Napoli velata fino alla sua prova mimetica in Sulla mia pelle, dove ha dato corpo al calvario di Stefano Cucchi. Il suo gemello Romolo ha invece il volto di Alessandro Lapice, decisamente meno noto e tra i protagonisti di Nato a Casal di Principe. Inoltre tra gli attori figura anche il belga Fabrizio Rongione, molto amato dai fratelli Dardenne e prossimamente anche in un film sul caso Pantani e in un L'amore a domicilio con Miriam Leone.
Le riprese del film, costato circa 8 milioni di euro, sono state affidate a Daniele Ciprì, con l'idea di avvalersi solo della luce naturale in linea con le imprese di Emmanuel Lubezki su altri film al liminare della civiltà, quali Revenant - Redivivo di Iñárritu e The New World di Malick. Il tutto è stato girato interamente nel Lazio, in location come il Bosco del Foglino e nei pressi dei comuni di Nettuno, Orvieto, Viterbo e Manziana. Le musiche sono a cura dell'inseparabile Andrea Farri, che ha firmato la colonna sonora di tutti i film di Rovere e pure di Smetto quando voglio.
Il film è stato recitato interamente in una sorta di protolatino, antecedente a quello arcaico, alla cui costruzione hanno collaborato alcuni ricercatori dell'Università La Sapienza, inserendo elementi linguistici indo-europei. L'idea del regista è che questa lingua porti il pubblico all'interno di un mondo realmente unico, che ha preceduto di secoli l'impero romano. Si tratta di una scelta analoga a quella compiuta da Mel Gibson in Apocalypto e il film non dovrebbe uscire in versione doppiata, ma il primo trailer, del tutto privo di parlato, prolunga la suspense su questa decisione...
"Il primo re " di Matteo Rovere è un film potente e filologicamente accurato che ci propone una descrizione delle società arcaiche essenziale e lontana dai miti e dalle leggende che la tradizione ha codificato nella narrazione di Romolo e Remo. Una natura primordiale - e molto più forte dei pochi umani che la popolano-, insediamenti rarefatti di capanne monofamigliari, [...] Vai alla recensione »
“Il Primo Re” (2019) è il quarto lungometraggio del regista-sceneggiatore-produttore romano Matteo Rovere. ‘Un Dio che può essere compreso non è un Dio’ (frase incipit dello scrittore drammaturgo britannico William Somerset Maugham). Ecco che una frase minima ma fondamentale che appare in basso sullo schermo, arcaicamente, prefigura l’indice di [...] Vai alla recensione »
Le idee che stanno alla base de Il Primo Re, sono estremamente interessanti: l'ambientazione "barbarica"", l'uso della lingua, il conflitto tra i due fratelli... Rovere è un bravo regista ma non ha lo stile e il passo dell'autore di cinema che sarebbe stato necessario per maneggiare compiutamente questi materiali.
Mi accingo a comprare il biglietto d’ingresso per “il Primo re” e al botteghino ci viene detto: sapete che questo film non è in italiano ma in latino sottotitolato in italiano? Comunque non vi preoccupate tanto perchè non vi sono tanti dialoghi; dunque insieme a mia moglie ci accingiamo ad entrare in sala con questa raccomandazione.
Matteo Rovere ci trascina, senza fronzoli e senza retorica, indietro nel tempo, a quel 753 a.C. di terre selvagge e stato di natura, geografie in cui la città di Alba regnava incontrastata, e la sofferenza della schiavitù e del terrore trovava conforto solo nel timore del Dio-fuoco. La pellicola ha, senza ombra di dubbio, il pregio di raccontare in immagini un mito classico della [...] Vai alla recensione »
"Il primo re" non è un film storico dagli intenti didascalici sotto le spoglie di un kolossal in costume. Il regista scomoda il passato per ripensare al presente, usa temi archetipici aggiornandone l’adattabilità a ogni tempo storico. Romolo e Remo non incarnano solo lo stato in cui versa ciascun migrante quando è costretto dalle avversità a lasciare la [...] Vai alla recensione »
Bisogna dire grazie a Matteo Rovere. Bisogna dire grazie a lui, a Sydney Sibilia e a Groenlandia, la loro casa di produzione. Perchè questo non è soltanto un film, è la rinascita del cinema italiano. Se credete stia esagerando ditemi quando mai nella storia recente della settima arte del nostro Paese si è vista un'opera con la stessa ambizione, con lo stesso [...] Vai alla recensione »
Opera davvero importante, un film con una straordinaria struttura narrativa, rafforzata dall'ambientazione realistica, dalla fotografia del bravissimo Ciprì e dalla leziosità data dal ricorso ad un latino preclassico. Un'immersione nell'età del ferro davvero prorompente. L'opera esprime una potenza ancetrale, con varie chiavi di lettura, così come nei grandi [...] Vai alla recensione »
In questo"IL primo re"(2019, Matteo Rovere)troviamo elementi tipici di una cultura e di forme espressive(intendendo non solo e neppure primariamente la lingua, ma gestualità, mimica, prossemica)che si basano fortemente sulla ritualità, sulla sacralità .dove vale la frase posta come incipit di Somerset Maugham secondo la quale"Un dio che può essere compreso [...] Vai alla recensione »
Il cinema italiano ha creato un prodotto fuori dai suoi schemi tradizionali, potente e innovativo. Matteo Rovere ha sicuramente dedicato una grande energia a questa realizzazione. Il mito della nascita di Roma è stato reinterpretato in modo originale per arrivare alla tragica conclusione che tutti conosciamo. Un'attenzione particolare all'autenticità di tutti gli elementi del film: la location nelle [...] Vai alla recensione »
Il primo re è innanzitutto un grandissimo lavoro. "Grande" sia per quantità che per qualità. Si coglie in ogni fotogramma uno sforzo professionale generosissimo da parte di ogni componente del cast, sia tecnico che artistico. Si coglie, però, anche una irrefrenabile voglia di arrivare al set, vero cerchio del fuoco in cui sprigionare ogni energia creativa.
Ieri ho visto al cinema il primo re, con grandi aspettative, viste le recensioni positive su alcuni siti internet.Devo dire che le mie aspettative sono state pienamente soddisfatte, penso che sia il film di cui il cinema italiano avesse bisogno.Viene raccontata la leggenda di Romolo e Remo, quest'ultimo interpretato magistralmente da Alessandro Borghi, anche sé ormai non è una sorpresa viste le sue [...] Vai alla recensione »
Il Primo Re è un film assolutamente da vedere se ci piacciono il cinema italiano e la storia antica E' un genere del tutto nuovo, non si era mai visto un film in latino antico che parlasse dell'Antica Roma Bella la fotografia, lascia sempre in tensione lo spettatore, in puro stile Hollywoodiano, non stanca, non annoia, non è scontato, si segue bene nonostante non ci siano [...] Vai alla recensione »
L'impasto di fango e di sangue da cui scaturisce una civiltà millenaria, la violenza che ne costituisce le fondamenta, l'orrore ed il terrore del sacro e del fato. Alieno però, almeno apparentemente, alle speculazioni filosofiche, occultate nella materia della narrazione, nei clichè dello splatter, nell'enfasi, a tratti imbarazzante, della recitazione.
Pur recatomi al cinema animato da grande interesse e curiosità, il film ha in buona parte deluso le attese. Prima di sedermi in sala, non riuscivo a capacitarmi del fatto che, al giorno d'oggi, qualcuno avesse voluto riprendere un tema come quello della fondazione di Roma. Il film, tecnicamente interessante, ma dialetticamente molto inadeguato, è la triste immagine culturale dell’Italia contemporanea [...] Vai alla recensione »
Una forse personalissima lettura del film Il Primo Re lo fà leggere, letteralmente, come un film religioso, o delle religioni, del credere e non credere, che Lassù qualcuno mi ama e quaggiù ci protegga. Quello era un altro film, ma anch'esso parlava della forza e delle decisioni dell'uomo, il suo riscatto, la sopravvivenza (si trattava di Paul [...] Vai alla recensione »
Quest'opera imperiosa è prodotta dal cinema italiano. Siamo tutti abituati a guardare con ammirazione alle grandi produzioni americane e britanniche. Ebbene, qui siamo di fronte a qualcosa che travalica i nostri confini, che strappa rispetto alla nostra ormai stanca tendenza di darci alle sole commedie perchè in altro non siamo bravi.
Una volta nei film “peplum” la critica e gli spettatori si divertivano a cercare gli anacronismi, per esempio un orologio indossato da una sbadata comparsa-centurione, e cose simili. Questo film non è un peplum, per riconoscimento unanime: è un film epico che intende tradurre in immagini il mito (quindi la narrazione, il racconto) della fondazione di Roma, ed è una [...] Vai alla recensione »
Mentre scorrevano le immagini del film di Rovere, non riuscivo a non pensare a REVENANT ed al termine della proiezione mi son chiesto: “perché no?” Voglio dire che, se si riuscisse a sostenere questa pellicola come merita, perché escluderla dalle opportunità dell’Oscar per il prossimo anno? Il film, nel quale gli attori recitano in latino arcaico con [...] Vai alla recensione »
Il Primo Re è un film del 2019 diretto da Matteo Rovere (regista di "Veloce come il vento").La pellicola racconta la storia di due fratelli: Romolo e Remo. Dalla loro rivalità nascerà uno degli imperi più importante al mondo: Roma.Alessandro Borghi (Remo) e Alessio Lapice (Romolo) sono calati perfettamente nella parte, come TUTTO il cast. OGNI attore è calato nella parte perfettamente, dai co-protagonisti [...] Vai alla recensione »
Ma tutto questo entusiasmo ? Non capisco. Film ripetitivo,scontato e recitato mediocramente. Sono arrivato in sala fogato e pieno di speranze ma all'uscita avevo molte critiche. 1: Esternare sentimenti con azioni ripietitive. Ad esempio più volte gli uomini sottomessi dal ""carisma"" del ""Re"" lanciano la spada per terra.
Data l'estrema datatezza della concorrenza ci vuole poco, ma questo "primo re" di Rovere è senz'altro uno dei migliori peplum mai prodotti: energico, vigoroso, tecnicamente competente, ben interpretato e ... ben scritto: la sceneggiatura rilegge in maniera intelligente il mito fondativo di Roma, mischiando le carte e confondendo i ruoli dei due mitologici gemelli.
"Il Primo Re" è senza ombra di dubbio un capolavoro del nuovo cinema italiano. Matteo Rovere, figlio di questo nuovo cinema, ha creato un film che emoziona e che va molto al di là delle aspettative. Una nota di merito va anche alla fotografia di Daniele Ciprì, un maestro della luce. La storia è un mito che tutti conosciamo reinterpretato in chiave ancor più [...] Vai alla recensione »
Ottimo esempio di produzione italiana che va oltre i soliti schemi del nostro Cinema. Grande lavoro alla regia da parte di Matteo Rovere e magistrale l'ambientazione e l'interpretazione degli attori protagonisti e delle comparse. Gli effetti speciali sono ridotti all'essenziale e non snaturano, ma valorizzano una scenografia sublime e curata nei minimi dettagli.
Finalmente un film dal respiro internazionale, fuori dagli schemi intimisti pecorecci in cui tanta fuffa intimista o buonista, spacciata per cinema italiano d'autore è da decenni impantanato, sprofondato... nella banalità assoluta di copioni, autori, registi nemmeno idonei per filmati per matrimoni... parte qualche rara eccezione come Sorrentino. Film originale, carico di pathos, immagini e scene evocative. [...] Vai alla recensione »
Un discorso convincente sulla nascito di uno Stato, sulle istituzioni e anche sulla politica, emerge dal "sangue e merda" primigenio, da cui storicamente scaturiscono le civiltà. Superata la prova difficile della lingua arcaica, sia come sceneggiatura che come interpretazione, che non sfigura a confronto del cultore Mel Gibson di "la passione di Cristo" ed "Apocalypto" [...] Vai alla recensione »
Questo film sulle origini di Roma è veramente apprezzabile dal punto di vista dello spettacolo cinematografico e presenta, cosa sempre più rara, numerosi tratti di originalità, perché riesce a sottrarsi ai condizionamenti spesso inevitabili di opere di contenuto analogo. Credo sia particolarmente da lodare lo sforzo di astrarre dalla leggenda una storia convincente che sintetizza [...] Vai alla recensione »
Semplicemente fantastico!! Avevo grandi aspettative per questo film, tutte ripagate alla grande. Un film che ha sicuramente dei difetti, ma un prodotto di questo tipo non si vedeva da anni in Italia, complimenti al regista, alla produzione e agli attori tutti bravissimi, Borghi e Lapice spettacolari, andate in sala.
Ti lascia senza fiato. Sei talmente preso dalla storia che non noti lo scorrere del tempo. Magistrale regia. Ottimo l'uso della lingua arcaica. Alcuni scenari, selvaggi, come la storia raccontata. Gli attori, tutti, senza distinzione di ruolo, sono profondamente partecipi all'evento. Non come attori, ma come espressione della storia che in ognuno di loro, come in noi, è scritta.
Dopo averci raccontato il mondo delle corse automobilistiche in Veloce come il vento, Matteo Rovere opta per tutt’altro argomento e decide, addirittura, di cimentarsi con la nascita/fondazione di Roma, successivamente rinominata anche Caput Mundi, il centro di un Impero che nei secoli raggiungerà un’espansione tale da riuscire a giungere perfino in Asia.
Bellissimo film che avrebbe perso molto se non fosse stato in latino. Paesaggi spettacolari. Anche io concordo sul fatto che Remo è morto con troppa facilità.Sicuramente ha tenuto fede alla promessa fatta alla madre. Bravissimo Alessandro Borghi
Film epico e brutale sulla nascita di Roma in lingua proto-latina (idea copiata dai film di Mel Gibson- la passione di Cristo ed Apocalypto).Il film parla fondamentalmente del potere e di come mantenerlo nel tempo creando alleanze e credendo ad una idea superiore. Remo alla fine viene sconfitto ed ucciso dal più debole Romolo che al contrario di lui credeva in un dio superiore.
Bravo Matteo Rovere come Produttore . Ottima idea un pò troppo dilatata . La meticolosa ricostruzione dei linguaggi , degli usi e dei costumi di allora , ha fatto sì che si è perso un pò il filo narrativo rendendolo esile. Ben vengano però prodotti simili nel panorama del nostro Cinema in quanto alla loro realizzazione tecnica e impronta Artistica.
Piaciuto molto l'uso che si è fatto della violenza, perché se è vero che si combatte è vero, in realtà, che si tratta di una lotta per la sopravvivenza. Questa violenza non deve fare paura, né, per fortuna, intende essere spettacolare. È una lotta per la vita, istinto, ma anche riscatto e libertà.
Annoiare con due di violenza feroce non è facile. Il primo re ci riesce alla grande cercando continuamente la spettacolarità da baraccone con musica roboante, sangue e violenza senza riuscire mai a nascondere il vuoto della storia, la mancanza di idee della regia e della messa in scena. Roma merita molto di più per raccontare la sua nascita.
Gran film. Gran film ITALIANO, va detto, va urlato,e ne dobbiamo essere fieri. Grazie quindi a Matteo Rovere, che si conferma un vero alieno del nostro cinema dopo l’innovativo “Veloce come il vento”, grazie ai coraggiosi produttori. Un film dal sicuro respiro internazionale, recitato in una lingua arcaica e girato in posti bellissimi e apparentemente incontaminati.
Storia, azione, mito, ma non solo. Un amore viscerale tra due fratelli, un crescendo di emozioni crude, reali. E quella sensazione (rara per un film italiano), che oltre ad una perfetta messa in scena e a degli attori straordinari (raro anche questo), ci sia un racconto che voglia dire altro, simbolico, profondo. Al quale continui a pensare anche ore dopo averlo visto. Complimenti.
Il Primo Re è un film che non ha concorrenza, unico nel suo genere. Guardando questo film entri nell'atmosfera dell'ambiente raccontato, è anche fatto in latino quindi che volere di più. Film più che all'altezza del cinema Italiano. è con questi film di questo calibro che l'Italia ha il suo valore artistico e culturale.
Sin dalla prima scena vengono caratterizzati in modo estremamente preciso i due protagonisti: Romolo prega mentre Remo bada a quello che succede intorno a loro. Questo caratterizzazione è continuamente ribadita durante il film con i loro comportamenti, che nel caso di Remo poi, sfociano nel sacrilegio contro la sacerdotessa ed il fuoco sacro.
Intorno al film si sta generando un dibattito che forse, in base al successo potrà allargarsi e magari incattivirsi. La polemica sul supposto fascismo del film nasce sicuramente anche da una sorta di riflesso condizionato: Mussolini ha saccheggiato abbondantemente il mito di Roma per accreditare la visione del regime fascista come restauratore della sua grandezza e della sua politica [...] Vai alla recensione »
Capolavoro per la regia di Matteo Rovere e l'interpretazione perfetta di Alessandro Borghi. La storia della fondazione di Roma, nelle figure dei fratelli Romolo e Remo, raccontata con onestà e nel tentativo di rispecchiare il verosimile. Pregevole la scelta di utilizzare il proto-latino e lasciare i dialoghi all'essenziale, mantenendo il mito ma affrontandolo con tale realismo.
Voglio dissentire fortemente da tante recensioni che gridano al miracolo cinematografico. Innanzi tutto una ricerca dello splatter e del disgustoso che a mio avviso serve a celare la totale mancanza di una storia degna di questo nome. I dialoghi in proto-latino sono quasi nulii e forse è un bene perchè i pochi che ci sono sono di una banalità sconcertante.
io il film non l'ho ancora visto e sono dubbioso: la rivista ciack parla troppo do Vahalla Rising- La mai domanda è "Il Primo re " ricorda "Vahalla Risng??" grazie
Intenso e pieno di valenza, ma nulla che non sia verosimile. Bellissima la fotografia, interpretazione degli attori eccezionale. Non sembra Italiano per quanto è ben fatto. Andate, ma sconsigliato ai più " sensibili".
E' una delle cose peggiori mai viste.Un film del genere non può durare 2 ore.Grave è la pretesa di verosimiglianza storica. Cosa che non c'è. Pretendono che il Tevere abbia straripato causando uno tsunami, cosa scientificamente non plausibile. Questo per giustificare un'ambientazione primitiva. Sembra un film che parla dei protocelti e non dei proto-latini.
E la scopiazzata non regge. Mi chiedo perché l’avallo a questi kolossal dei romani noartri quando invece si potrebbero investire i soldi pubblici in cose molto più utili...
il film ricostruuisce bene la stroria della genesi di roma a partire dal rapporto dei leggendari fratelli la ricostruzione appare tuttavia eccessivamente fangosa e con trionfo di sangue violenza e lotte continue certamente le vicende e le relazioni dell'epoca avevano una modalità e una mediazione diversa da oggi, ma mi è parsa improbabile la presa del potere deboli i contesti abitativi [...] Vai alla recensione »
C'era una volta il peplum. Genere quant'altri mai relegato alla storia minore del cinema italiano, tra anni Cinquanta e Sessanta nutrì le seconde visioni di tutto il Paese, generando ricchezza per produttori ed esercenti da nord a sud della penisola. L'idea - poi sfruttata dal più moderno e spregiudicato western all'italiana - era di far germogliare un intero genere (che comunque affondava le radici nel nostro cinema muto e nella nostra storia antica) a partire dai residui, lacerti, resti, giacimenti dei set e dell'immaginario della mitica Hollywood sul Tevere. Tra i vari Il colosso di Rodi e Ercole alla conquista di Atlantide - per citare i migliori e più fantasiosi - c'erano decine di titoli meno ricordati oggi, tra cui Romolo e Remo, diretto nel 1961 da Sergio Corbucci, e co-sceneggiato tra gli altri da Sergio Leone. Il film, interpretato dal grande Steve Reeves, ripercorreva la storia della fondazione di Roma secondo schemi piuttosto tradizionali, con un occhio particolare all'iperbole dei corpi dei protagonisti e un impianto spettacolare di innegabile forza, anche grazie alla formidabile professionalità degli autori coinvolti.
La domanda è questa: anche Il primo re (guarda la video recensione) è un peplum? Sinceramente, stupisce un po' il discorso generale che circonda lo sforzo (encomiabile va detto subito) di Matteo Rovere, una riflessione cioè che tende a esaltare l'assoluta novità del progetto dentro il cinema italiano.
Se dal punto di vista produttivo è difficile discutere che si tratti di un "apax", di un'operazione sorprendente e spiazzante, dal punto di vista dell'immaginario invece ci sembra abbia parentele piuttosto strette con quel passato del cinema italiano. In fondo, chi oggi riconosce a Rovere l'intelligenza di appoggiarsi a quel cinema internazionale a metà tra film epico e survival movie, citando Valhalla Rising o Revenant, non fa altro che confermare quell'arte del riciclaggio all'italiana cha ha fatto la nostra fortuna e che segna gran parte della creatività dei nostri generi (dove per riuso e appunto riciclaggio non si indica certo furbizia o plagio, bensì consapevolezza che il cinema e le industrie creative rimescolano e riassemblano per natura).
E così, Il primo re diventa un territorio davvero suggestivo per gli storici, poiché se il pubblico o qualche appassionato ha la sensazione di trovarsi di fronte al corrispettivo nazionale di Apocalypto e dell'epico-cruento caro ai titoli citati (con l'aggiunta della recitazione in latino con sottotitoli italiani), al cinefilo smaliziato salta all'occhio la cara, vecchia scuola all'italiana.
Alessandro Borghi è innanzitutto una bellezza classica. Il sex symbol di un altro tempo, l'età d'oro del cinema italiano, la reincarnazione di Franco Interlenghi. Eppure ha deciso di incarnare altro che lo charme rassicurante e smarrito. In un paese che non interroga mai il corpo attoriale, Alessandro Borghi è un'evidenza. Un'evidenza che provoca l'inerzia della stampa specializzata, un corpo che inchioda e immobilizza come sotto l'effetto di un sortilegio terrificante o eccitante. Talvolta, come in Napoli velata, le due suggestioni convivono e il corpo di Alessandro Borghi diventa oscuro oggetto del desiderio. Il suo potere di attrazione, la sessualità pericolosa, la malìa blu dello sguardo sono evidenti a Ferzan Özpetek che lo esibisce nel talamo o sul tavolo autoptico. Una scena sigilla poi la crescente tensione sessuale tra il suo personaggio e l'anatomopatologa di Giovanna Mezzogiorno, confermando quella sua fisicità magnetica e sottilmente modulata, raramente leggera, sovente fragile. Attraverso differenti universi, la fragilità ritorna nei suoi ruoli con sorprendente frequenza.
Amico fraterno per Claudio Caligari sulla spiaggia di Ostia, (Non essere cattivo), dona la replica a Luca Marinelli e abita un film sulla chance e la sfortuna, sui piccoli azzardi della vita che tolgono qualcuno dalla miseria e ci affondano un altro senza sapere il perché.
E poi Aureliano (Suburra), Luigi Tenco (Dalida), Stefano Cucchi (Sulla mia pelle), è come se tutta la debolezza maschile repressa gli piombasse addosso, in un cinema italiano che non aveva trovato un attore per incarnarla da Massimo Girotti.
Declinato nei generi e in una filmografia che abita spesso la periferia di Roma e il suo marasma postindustriale, il corpo dell'attore non si perde mai in un puro movimento edonista, condannato a sopportare sulle solide spalle i colpi incessanti di un destino tragico. Teppista platinato che vuole diventare un uomo in Suburra o fuggire l'abisso che si avvicina a misura che lui si allontana in Non essere cattivo, dietro la vernice del controllo e il volto impassibile dei suoi personaggi, brucia sempre un fuoco ardente. A suo agio nei racconti di scacco o salto sociale, svolti in un quadro legale o illegale, dove le figure rispettabili si mescolano ai delinquenti e la porosità tra le classi è estrema, Borghi colleziona impressionanti performance fisiche e non risparmia certo il corpo. Pila elettrica sempre carica può trasformarsi in un incontrollabile Joker, la risata isterica, l'occhio folle, il corpo sfrenato e spinto fino all'incandescenza. Ma è il corpo come arma politica a marcare, almeno fino a oggi, la sua carriera.
"Il Lazio del 753 a.C., l'anno della fondazione di Roma, era simile a una terra di barbari. Si combatteva con lance dalla punta di bronzo, ci si copriva con pelli di animale. L'agricoltura e la pastorizia erano le forme primarie di sussistenza, le case erano capanne dalle mura di fango. Condizioni di vita che richiamano quelle della Gerusalemme prima di Cristo o degli indiani d'America". Deve ancora uscire in sala, Il primo re di Matteo Rovere, e già il film incassa una promozione: quella di Sergio Iacomoni, presidente del Gruppo Storico Romano, che da 25 anni mette in scena a Roma - nella cornice del Circo Massimo - la ricostruzione "istituzionale" dei natali della città. Un evento che è al centro del film di Rovere, con Alessandro Borghi nei panni di Remo e Alessio Lapice in quelli di Romolo, e sul quale è oggi impossibile avere certezza assoluta: "Si pensa che i due fratelli, che forse non erano nemmeno gemelli, furono allevati da una lupa, ovvero una prostituta - spiega Iacomoni - ma per avere un quadro preciso di quell'epoca possiamo basarci su pochissimi reperti. Roma si è espansa costruendosi addosso: per scoprire cosa accadde davvero intorno al Tevere dovremmo dragare il fiume per almeno 4 metri".
L'origine divina della città ("Due fratelli destinati a sfidare gli dei", recita la trama ufficiale del film) ci è stata tramandata tra gli altri da Tito Livio nelle "Storie" e da Plutarco, che nel suo "Vite Parallele" scriveva: "Roma non avrebbe potuto assurgere a tanta potenza se non avesse avuto, in qualche modo, origine divina tale da offrire, agli occhi degli uomini, qualcosa di grande e inesplicabile". Ma cosa racconta la leggenda?
Secondo la leggenda Romolo e Remo sarebbero i figli di Rea Silvia, sacerdotessa del tempio di Vesta e figlia del re di Albalonga Numitore, che per un capriccio di Marte partorì due figli senza padre. Considerata sacrilega e gettata nel fiume Aniene dallo zio usurpatore Amulio, della sua sorte non si seppe più nulla (ma secondo alcune versioni della storia fu resuscitata dal fiume): i suoi figli Romolo e Remo, nascosti in una cesta, furono tratti in salvo sotto al colle Palatino da una lupa, che invece di divorarli li accudì. Il pastore Faustolo e sua moglie Acca Larenzia, che vivevano poco distante e non avevano figli, trovarono i bambini mentre sorvegliavano il loro gregge e decisero di prenderli con sé. Diventati adulti i due giovani si vendicarono dello zio, ripristinando il regno di Numitore, e decisero di fondare una propria città. Che nacque, contro ogni previsione, dal sangue versato proprio dai due fratelli, coinvolti in una disputa fatale.
Quando le città non esistevano ancora. Quando gli uomini erano in balia dell'acqua e del fuoco. Quando la natura incuteva terrore e gli dei sapevano essere feroci. È in questo mondo arcaico e brutale che si svolge Il primo Re di Matteo Rovere (Veloce come il vento): una rilettura sorprendente della leggenda di Romolo e Remo che si colloca a pieno titolo al livello di produzioni come Revenant o Il trono [...] Vai alla recensione »
Che a Matteo Rovere piacessero le sfide lo si era capito già ai tempi di Veloce come il vento. Le riprese delle gare automobilistiche di quel film, così ben orchestrate e cariche di adrenalina, esprimevano la visione di un regista giovane e ambizioso, con un'idea precisa di cinema che nulla ha a che spartire con l'ordinario e il mediocre; un approccio che senza rinnegare le proprie origini italiane, [...] Vai alla recensione »
La fondazione di Roma riletta attraverso il forte legame, viscerale, di due fratelli, Romolo e Remo, che finì con il famoso duello fratricida. Il tutto raccontato in un film italiano che è una bella sorpresa per la sua capacità di trascinare lo spettatore nella Storia, affrontando temi delicati (come la religione) senza mai sbracare, rischiando con immagini che urteranno i più sensibili, riuscendo [...] Vai alla recensione »
A suo modo, Il primo re è una delle operazioni più coraggiose e originali del recente cinema italiano. Un film epico, parlato in un protolatino reinventato con l'ausilio di specialisti, sulla fondazione di Roma. La storia del viaggio di un gruppo di guerrieri reietti guidati da Remo (Borghi), che si installano in un villaggio e devono passare dall'etica della guerra alla fondazione di una civiltà, [...] Vai alla recensione »
Due fratelli, un impero da fondare, una lotta contro gli dei all'ultimo sangue, letteralmente. Dopo decenni di peplum, un giovane grande regista e produttore decide di affrontare la sfida mai provata prima: raccontare il mito fondativo dell'Antica Roma, prima che divenisse Caput Mundi. Senza fiato. Cosi ti lasciano la prima scena, i primi minuti de Il primo Re.
Nell'universo arcaico e violento del «Primo Re», Romolo (Alessio Lapice) è la vittima designata, il fratello fragile, tenuto in vita dall'amore incondizionato di Remo (Alessandro Borghi) che lo protegge ad ogni costo. Per quasi tutto il film, Romolo appare sanguinante, febbricitante, sul punto di esalare l'ultimo respiro. Eppure, del mito fondativo di Roma, ricostruito da Matteo Rovere in un film potente [...] Vai alla recensione »
Il potere non si condivide, scrive Cicerone nel De officiis. «Per assicurarsi ciò che gli sembrava utile», prosegue da politico raffinato, un figlio di Rea Silvia uccise l'altro, e il suo gesto fu «un crimine [], con rispetto di Quirino o Romolo». Al mito dell'assassinio che ha fondato Roma torna Il primo re (Italia e Belgio, 2019, 127'). Lo fa con una sapienza narrativa e una forza espressiva da tempo [...] Vai alla recensione »
Sono anni che per vedere un film in versione originale con sottotitoli bisogna cercarlo con pazienza (la pirateria neanche la consideriamo). Solo un certo giorno la settimana, solo in poche sale scelte, solo in orari di scarso affollamento (a Milano l'indirizzo sicuro da novembre è l'Arlecchino, da tenere a mente in sede di classifiche sulla qualità della vita).
Nella costruzione del personaggio di Remo c'è tutto il reale display of power de Il Primo Re di Matteo Rovere: lo si intuiva già dall'abituale abilissima campagna di marketing targata Groenlandia, tutta incentrata su questo Alessandro Borghi animalesco, primordiale, epico. Ed effettivamente sulla fisicità nervosa e sulla recitazione impulsiva dell'attore italiano del momento il film fa reggere in pratica [...] Vai alla recensione »
Nell'Italia cinematografica dove funzionano solo befane o farse della Magliana un film ambientato nel 753 a.C., recitato in latino arcaico, su Romolo e Remo, si ama a prescindere. Se poi è come Il primo re, chapeau, veramente, anche se Matteo Rovere e Andrea Paris (produttore), artefici dell'operazione, sono con tutta evidenza due pazzi. Il mito fondativo di Roma, la "pugna" dei fratelli discendenti [...] Vai alla recensione »
"Tremate, questa è Roma!". Succede raramente e nell'odierno cinema italiano quasi mai che all'audacia di un film corrisponda quella di coloro che l'hanno realizzato. "Il primo re", in questo senso, è un titolo inedito perché affronta una prova ad altissimo coefficiente di rischio e la vince con uno sfoggio a tutto schermo di personalità stilistica, originalità culturale e vigoria spettacolare: ambientato [...] Vai alla recensione »
No, non basta riesumare certo cinema italiano popolare degli anni '70, poco autoriale in quanto a profondità di tematiche e impegno socio-politico, e anche un po' sanamente burino per quel suo tentativo di imitazione dei diversi generi cinematografici (l'horror, il thriller, l'avventura, meglio se spruzzati di pruriginoso erotismo) con cui riuscire ad attrarre in sala gli spettatori non ancora irretiti [...] Vai alla recensione »
"Un dio che può essere compreso non è un dio". La citazione di William Somerset Maugham in esergo al film racchiude pienamente il senso dell'operazione compiuta da Matteo Rovere con Il primo re. Ambizioso ben oltre le attuali possibilità del nostro cinema, realizzato con un budget di circa 9 milioni di euro in coproduzione con il Belgio, il film - superato l'impatto iniziale che rimanda inevitabilmente [...] Vai alla recensione »
Chi ricordi Romolo e Remo di Sergio Corbucci (1960), nel primo re di Matteo Rovere ritroverà solo la prestanza degli interpreti principali di un film che potrebbe titolarsi, meglio, Remo e Romolo. Il personaggio principale è infatti Remo (Alessandro Borghi), una sorta di Conan del Lazio di circa ventotto secoli fa, che, col gemello Romolo (Alessandro Lapice), è sommerso dal Tevere in piena, è reso [...] Vai alla recensione »