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Grazie a Dio, la parola liberata e l'ipocrisia del potere cattolico

Ozon firma un film-dossier impeccabilmente orchestrato che suscita un'empatia immediata coi suoi protagonisti e le loro storie. Orso d'Argento alla Berlinale e dal 17 ottobre al cinema.
di Marzia Gandolfi

Grazie a Dio

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Melvil Poupaud (51 anni) 26 gennaio 1973, Parigi (Francia) - Acquario. Interpreta Alexandre Guérin nel film di François Ozon Grazie a Dio.
mercoledì 9 ottobre 2019 - Focus

Non è la prima volta che François Ozon affronta temi di risonanza sociale, la prostituzione con Giovane e bella, l'identità sessuale con Una nuova amica, ma è la prima volta che si appassiona a un grand sujet della società: il silenzio della Chiesa davanti ai preti pedofili. La materia è così forte che la messa in scena sembra invisibile ma non per questo meno virtuosa.

Potrebbe trattarsi di un film processo, un processo rimandato troppo a lungo, potrebbe trattarsi di un film inchiesta, adattato da una storia vera, potrebbe trattarsi ancora di un film sociale, un film importante su un soggetto tabù. Grazie a Dio è tutti questi film insieme ma è anche e soprattutto una storia di uomini che hanno in comune lo stesso trauma infantile e che dopo anni di rimozione si ritrovano risorgendo.
Marzia Gandolfi

François Ozon disegna con un pudore estremo il ritratto di individui, dagli orizzonti sociali e culturali differenti, che finalmente trovano la parola: marito modello e padre di famiglia esemplare, Alexandre Guérin (Melvil Poupaud) è all'origine della rivelazione dell'affaire; battagliero irriducibile e fiero del suo ateismo, François Debord (Denis Ménochet) forma con Gilles Perret (Éric Caravaca) il tandem offensivo e costruttivo che non è mai riuscito a costituire con suo fratello; proletario instabile e irritabile, Emmanuel Thomassin (Swann Arlaud) è provato dal suo passato nella carne (è epilettico) e nella virilità. Turbati dall'iniziativa legale di Alexandre, non vogliono saperne niente di quella "vecchia storia" che gli ha spezzato l'infanzia e di cui diventeranno presto i paladini ostinati. Paladini di una lotta contro il crimine pedofilo in seno alla Chiesa. Perché oltre agli uomini al cuore del film c'è la Chiesa, struttura ieratica piena di faglie che permettono a individui pericolosi come padre Preynat di insinuarsi e prosperare.

Eppure Grazie a Dio, il cui titolo è improntato a un'inaudita gaffe sfuggita pubblicamente al Cardinale Barbarin ("Grazie a Dio questi crimini sono stati prescritti"), non è affatto un film antireligioso. Numerosi dei suoi protagonisti sono credenti e Ozon è sempre rispettoso con quelli che credono, concertando dibattiti senza fine sulla fede. Il carico contro la gerarchia episcopale si rivela tanto più aspro quanto più evita la caricatura. Attori sottili e messa in scena misurata sono sufficienti a François Ozon 'a far male'. Il regista si affida di fatto a dichiarazioni officiali e documenti autentici. Quello che interessa davvero al regista è il sistema Chiesa che fa passare il Male senza essere malvagio in sé.

Philippe Barbarin è mostrato come un uomo di potere che sembra onestamente non comprendere la sua responsabilità e nemmeno temere la gravità della situazione. Una gravità che neanche padre Preynat sa misurare. La singolarità del suo caso è che il prete non ha mai negato le aggressioni e le violenze che gli vengono attribuite. Il carnefice rivede le sue vittime e parla loro con la gentilezza di un curato che si avvicina a un bambino, come se il tempo non fosse passato, come se niente fosse accaduto, niente di grave in tutti i casi. Pertanto mai padre Preynat contesta le accuse che confessa sistematicamente spiegando di essere malato, come se in qualche modo fosse anche lui una vittima. Preynat non è né furbo né calcolatore e si congeda dagli uomini che gli rimandano il suo crimine con la speranza sincera di poter continuare a mantenere una relazione cordiale e amicale. Condotta che lo rende ancora più spaventoso.

Il caso Preynat provocò un'ondata di choc nella diocesi lionese, affidata al Cardinal Barbarin nel 2002. L'altro prelato, pur conoscendo le 'voci', confermate da Preynat nel 2007, informò la Santa Sede soltanto nel 2015, dopo aver ricevuto la lettera accorata e risoluta di una delle vittime. Il cardinale si difese invocando la prescrizione dei fatti ma nel marzo 2019 è stato riconosciuto colpevole di omissione e condannato a sei mesi di prigione con la condizionale. Padre Preynat è stato condannato invece il 4 luglio 2019, cinque mesi dopo uscita del film di Ozon in Francia, alla dimissione dello stato clericale. Si tratta della più alta pena prevista dalla giustizia della Chiesa. Per la prima volta, l'autore francese sceglie di raccontare dei personaggi veri, di evocare una storia vera e dei fatti gravissimi.


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In foto una scena del film Grazie a Dio.
In foto una scena del film Grazie a Dio.
In foto una scena del film Grazie a Dio.

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