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Ultimo aggiornamento giovedì 23 maggio 2019
Clare è l'unica sopravvissuta all'assassinio della sua famiglia. Per vendicarsi ha bisogno di aiuto e si affida alle capacità di un aborigeno. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, Al Box Office Usa The Nightingale ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 383 mila dollari e 40,1 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Tasmania, 1820. Clare, giovane donna irlandese, sta scontando da tre anni una pena al servizio del tenente Hawkins, aguzzino dalla faccia d'angelo che adora sentirla cantare. In attesa della promozione a capitano, Hawkins abusa di lei e una notte per capriccio le toglie tutto: dignità, marito, bambina. Data per morta, Clare risorge dalle sue ceneri e decide di prendersi la sua vendetta. A cavallo e al fianco di Billy, aborigeno tasmaniano cacciato dalle sue terre, si mette sulle tracce di Hawkins. Il viaggio sarò lungo, i pericoli enormi, la speranza un lumicino.
The Nightingale è un film che cade a fagiolo. Seconda volta di Jennifer Kent, è un prodotto di genere che mette la questione del genere al centro.
È un racconto di rivincita femminile che per la radicalità del carattere e la tenacità del proposito rinvia al clima e alle ragioni delle recenti battaglie per i diritti delle donne. Sottogenere militante del film horror, il rape and revenge, The Nightingale confronta in una partita di caccia due minoranze (oggetto sessuale la donna, oggetto oppresso l'aborigeno) e un 'ufficiale' (che incarna l'impunità dell'uniforme). Il genere, dispensatore di un piacere che non rinuncia alle questioni morali e celebra la liberazione catartica delle vittime contro i loro aguzzini, non brilla solitamente in sottigliezza.
Jennifer Kent, già passata per la porta principale e la pagina di un racconto di terrore per raccontare l'ambivalenza materna (Babadook), va addirittura oltre, sgombrando tutta la psicologia, semplificando fino all'osso la drammaturgia e riducendo il décor a una casa e a una foresta. La struttura narrativa è addirittura limpida: stupro, fuga, caccia alla donna, rovesciamento dei ruoli. Il cattivo, il suo galoppino e il suo alfiere, abbietti, sadici e sfrenati, sono mostri irredimibili che l'autrice riduce allo stato animale. La vittima, giovane, bella e presto violata a turno, è sporcata dal fango e dal sangue secco, e rigenerata dal lordume come pura forza di resistenza vitale.
Semplificazione e metafore sono da programma e a rischio caricatura: la rabbia troppo grande, la meschinità troppo profonda, le ferite troppo sanguinanti, il sangue troppo rosso, la notte troppo nera, il giorno troppo lungo. Jennifer Kent, outsider australiana e promessa di un nuovo respiro nel paesaggio orrorifico dopo Babadook, trasloca in Tasmania i suoi incubi e la sua fantasia primitiva.
Colonia inglese nel 1820, le sue foreste e i suoi spazi aperti, la sua storia e il genocidio della popolazione locale da parte dei coloni, offrono impegno alla causa di un personaggio la cui resilienza passa per la violenza. D'altronde l'inversione della relazione vittima-carnefice, applicando al massimo la formula biblica "occhio per occhio, dente per dente", è uno dei piaceri più perversi del cinema horror.
Ma è sufficiente invertire lo stereotipo virile per doppiarlo? Ritorcere contro se stesso un genere storicamente fallocratico? Mettere in scena una donna che cessa di essere una preda per diventare a suo turno predatrice la emancipa dalla violenza a cui si adegua? Domande enormi, per l'arte come per la vita.
Dalle recensioni precedenti alla mia ho letto alcune critiche che non condivido avviamente. Oggi, per la rassegna a Milano dei film del Festival di Venezia 75, ho visto questo film che nello stesso tempo è una mazzata nello stomaco e una carezza all'intelletto. La regista non ha usato mezzi termini, la cruderltà e la violenza erano di casa in quell'epoca (1820).
Jennifer Kent non si risparmia con la sua ultima fatica, The Nightingale, l'usignolo, affondando le mani in argomenti scottanti e territori impervi dalle notevoli implicazioni etiche e morali cercando di usare il linguaggio visivo forte e d'impatto per indurre a riflessioni più che mai attuali e necessarie le quali tuttavia rischiano di annebbiare il giudizio sul film.
Film estremamente violento e di forte impatto emotivo, questo "The Nightingale" della regista australiana Jennifer Kent è a tutti gli effetti un horror del sottogenere "rape and revenge": un personaggio femminile subisce una durissima violenza e si vendica in modo terribile di tutti quelli che vi hanno partecipato. Si tratta di uno dei generi più violenti e allo stesso [...] Vai alla recensione »
#Venezia75 - THE NIGHTINGALE - Concorso - Complessita' a livello di una storia di Topolino per un "rape and revenge movie" che sembra attingere alle brutalita' di "Marika degli inferni" declinandola con messaggi antirazzisti stile "Radici". Ma qui siamo in Tasmania e i cattivi sono gli ufficiali inglesi (anzi cattivissimi e stupidi) mentre gli aborigeni sono buonissimi e-zeppi-di-buoni-sentimenti. Vai alla recensione »
Se il filone sembra quello di un western femminista degli antipodi, per di più insulare e desolato della più estrema propaggine australe del dominio coloniale inglese agli inizi del XIX secolo, non ci si inganni; gli intenti programmatici a detta della sorprendente regista di Brisbane sono invece quelli diachiaratamente attuali ed universali della strisciante violenza che attraversa un consorzio umano [...] Vai alla recensione »