Il film di Giovanni Troilo mostra quanto innovativo, radicale e moderno sia stato l'approccio all'arte del pittore francese.
di Rossella Farinotti
Claude Monet (Parigi, 1840 - Giverny, 1926) ha combattuto la guerra dal suo giardino di casa, a Giverny, dipingendo l'ultima, maestosa opera sulle ninfee. Mentre il mondo era in subbuglio e la Francia arrancava tra i morti in trincea e la desolazione in città, un anziano Monet prendeva una posizione decisa e pacifista: quella di restare nel suo prezioso giardino, abbandonato da chi si era dovuto arruolare, figli e collaboratori, a dipingere la natura che vedeva attraverso quegli occhi, ormai malati, ma ancora dotati dal potere unico del trasporre le cose in maniera irripetibile. Così termina Le Ninfee di Monet - Un incantesimo di acqua e luce, il film documentario dedicato allo straordinario pittore impressionista che ha passato l'esistenza a dipingere le 3 cose che più amava, e che ha studiato, plasmato e ritrattato per tutto il corso della sua lunga vita: la natura, l'acqua, il colore.
E di natura, acqua e colore tratta questo film, realizzato da Giovanni Troilo, riconoscibile dalle immagini di forte impatto estetico già dalle prime inquadrature e dalle zoommate sui luoghi di formazione e creazione dell'artista francese, nato a Parigi, dove ha studiato, per poi spostarsi sulle fredde, grigie ed imponenti costiere della Normandia, a Varengeville-sur-mer, fino a placarsi in un'oasi di fiori, quella della casa di Giverny, dove Monet decide di piantare solo alberi e piante da fiore, appunto, per incrementare il colore nella sua vita e nelle opere.