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Vollywood, Nuovo Cinema Volturno

De Angelis: "Queste storie nascono dal Volturno. È il fiume che le genera: un fiume che raccoglie e trascina via scarti, ma anche cose molto preziose". Il vizio della speranza, dal 22 novembre al cinema.
di Ilaria Ravarino

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martedì 20 novembre 2018 - Focus

Castelvolturno. Sono 70, forse 80 barche di pescatori che fanno su e giù per il fiume Volturno, nel tratto salato, dove si pescano le spigole destinate al mercato di Napoli ("Ma tante le vendiamo a Genova"), fino al punto in cui le acque si fanno più dolci. Settanta barche e nemmeno un porto, un approdo, una banchina. "Pure che ci provi, fai la domanda al comune, sembra che le cose si mettono in moto, poi nulla. Non succede nulla", spiega uno dei tanti pescatori che muovono i gozzi tra i "calacala" (le gru) e le reti tese nelle acque del fiume che "per ora sono pulite, vabbuò diciamo che vanno ancora bene, che volendo si potrebbero salvare". Volendo. Lui, che fa questo mestiere da sempre, è rassegnato a essere considerato "un pescatore di terza, quarta categoria - dice - perché se vivi qui sei considerato di meno. Meno degli europei". Non potendo insegnare il mestiere al figlio, che ha scelto di dedicarsi all'insegnamento, ha messo le sue competenze al servizio del cinema, insegnando a Pina Turco, protagonista nel film di Edoardo De Angelis Il vizio della speranza (guarda la video recensione) (al cinema dal 22 e in libreria, come romanzo, dal 21), come si porta una barca: "Ho anche recitato in una scena. Ma non sono un attore. Sono e resto un pescatore". Il suo non è l'unico caso di "cine-contaminazione" sulle sponde del Volturno.

In questa terra dimenticata dalle istituzioni, in cui basta una pioggia a far allagare le strade, i canali di scolo sono un'utopia e l'abusivismo un cancro esteso e fatale, il cinema italiano sembra aver trovato un nuovo terreno d'elezione.
Ilaria Ravarino

"In tre, quattro anni si sono affinate le professionalità e si è sviluppata ex novo una dinamica professionale - ha detto De Angelis, tra i primi a credere nelle potenzialità espressive di Castel Volturno e nei suoi primi collettivi, come il glorioso Villaggi Globali - Il cinema, e non parlo solo del mio, sta facendo tanto per questo territorio. Quando sono venuto a girare Perez., Castel Volturno era ancora abitata da sinistri personaggi che detenevano illegalmente le chiavi di certe case abbandonate. Quando sono tornato per Indivisibili mi hanno detto: mi dispiace, ora si fa tutto con la legalità. Siamo ovviamente felici che sia successo. Fare cinema non significa saccheggiare una terra, ma ararla".
Certo qualche problema, al tempo di Indivisibili, c'era comunque stato. Piccole minacce, una richiesta di denaro, la polizia che "presta" alla troupe quattro agenti in borghese. Stavolta invece il territorio avrebbe reagito meglio, lasciandosi persino coinvolgere nella lavorazione: "Qualche locale ha fatto da comparsa, altri sono stati coinvolti in produzione o nella sicurezza", commenta un ragazzo che fa da autista ai giornalisti in tour.


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