rewind10
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lunedì 3 dicembre 2018
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un senso di vuoto misto a tristezza
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La proiezione del film si è appena conclusa, ho finalmente visto la pellicola che aspettavo da anni e dentro ho un mix di emozioni contrastanti. Esaltazione per il finale che da vero Fan non può non emozionarti, rammarico per ciò che è stato raccontato ( o meglio storpiato ) e vuoto perché quando escono i titoli di coda, ti rendi conto che questo viaggio nel mondo dei Queen si è appena concluso e realizzi quanto ti mancherà. Ne vorresti di più ma non è possibile.
Da questa pellicola salvo poche cose purtroppo, tra tutte l'interpretazione di Malek che senza dubbio ha richiesto tante ore di lavoro all'attore, anche se alla lunga ho trovato la gestualità eccessiva.
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La proiezione del film si è appena conclusa, ho finalmente visto la pellicola che aspettavo da anni e dentro ho un mix di emozioni contrastanti. Esaltazione per il finale che da vero Fan non può non emozionarti, rammarico per ciò che è stato raccontato ( o meglio storpiato ) e vuoto perché quando escono i titoli di coda, ti rendi conto che questo viaggio nel mondo dei Queen si è appena concluso e realizzi quanto ti mancherà. Ne vorresti di più ma non è possibile.
Da questa pellicola salvo poche cose purtroppo, tra tutte l'interpretazione di Malek che senza dubbio ha richiesto tante ore di lavoro all'attore, anche se alla lunga ho trovato la gestualità eccessiva. Freddie nel privato era una persona timida ed estremamente riservata.
Grande enfasi alle parti live che sono state ricreate molto bene, riescono a trasmettere la stessa carica emotiva dei veri concerti. Da questo punto di vista ottimo lavoro a mio avviso. Ho apprezzato anche delle piccole chicche (tra tutte la registrazioni in studio di Bohemian Rhapsody) che, pur non essendo fedeli al 100%, mi hanno fatto sorridere.
Per il resto, buio profondo. La storia è stata reinterpretata in modo quasi scandaloso, inaccettabile per chi ha letto le biografie. Ci sono decine di aneddoti errati o vere e proprie castronerie che mi hanno lasciato decisamente perplesso. Alcune di esse sono quasi imbarazzanti.
In merito ho letto scusanti del tipo: "è solo un film", oppure "dura 2 ore è impossibile riprodrre tutto". Prima cosa non è solo un film, stai producendo la ricostruzione della vita di una delle più celebri e carismatiche rock star di tutti i tempi! No dico, scusate se è poco. Secondo con i giusti ritmi sarebbe potuto durare anche un'ora in più. Il film a tratti sa anche trasmettere delle emozioni ma se sai che ciò che stai vedendo è finto, il tutto ti crolla addosso come un castello di carta.
E quindi cosa mi rimane di tutto ciò? Ascolto le loro canzoni, rileggerò i libri, riguarderò per l'ennesima volta i concerti rammaricandomi per l'occasione persa. Malgrado tutto ho apprezzato di rivivere la loro leggenda per 2 ore, forse è questo ciò che conta realmente.
The show must go on..
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[+] idem
(di colette84)
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lucascialo
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lunedì 10 dicembre 2018
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emozionante, ma pecca di troppe licenze poetiche
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Produrre un Biopic su una leggenda non è mai facile. Occorre trovare il giusto equilibrio tra la coerenza con la realtà, le aspettative di chi l'ha amata e il gusto commerciale del pubblico. Affinché arrivi a quante più persone possibile e non faccia piangere la casa di produzione in termini di incassi. Bohemian Rhapsody c'è riuscito? Poco, pendendo soprattutto dalla parte dell'ultimo fattore. Risentendo soprattutto del racconto di parte che ne ha dato Brian May. Il quale negli anni ha avuto pure il coraggio di continuare a pubblicare col marchio Queen senza Freddie Mercury. Il film è emozionante, ti resta. Esalta quanto basta una icona immortale quale è stata Freddie Mercury, trasposto in maniera mostruosa da Rami Malek.
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Produrre un Biopic su una leggenda non è mai facile. Occorre trovare il giusto equilibrio tra la coerenza con la realtà, le aspettative di chi l'ha amata e il gusto commerciale del pubblico. Affinché arrivi a quante più persone possibile e non faccia piangere la casa di produzione in termini di incassi. Bohemian Rhapsody c'è riuscito? Poco, pendendo soprattutto dalla parte dell'ultimo fattore. Risentendo soprattutto del racconto di parte che ne ha dato Brian May. Il quale negli anni ha avuto pure il coraggio di continuare a pubblicare col marchio Queen senza Freddie Mercury. Il film è emozionante, ti resta. Esalta quanto basta una icona immortale quale è stata Freddie Mercury, trasposto in maniera mostruosa da Rami Malek. Così come mostruosamente uguali sono gli altri membri del film. Su tutte, è proprio la sequenza finale, quella del Live Aid, ha spiazzare di più. Il privato di Freddie Mercury viene ben miscelato col suo profilo pubblico. Ma al netto delle emozioni e dei facili entusiasmi, si passa alle note dolenti. E non sono poche. In primis l'inizio, che fa già temere in una profonda bocciatura. La pellicola scorre con troppa fretta, tanto che dopo 10 minuti già ci troviamo la band formata. Della vita privata di Freddie sappiamo poco, così come del fatto che John Deacon si fosse aggiunto solo un anno dopo dalla formazione iniziale, che era inizialmente un trio. Confermando tutto ciò, la eiaculazione precoce della quale troppo spesso soffre il Cinema: quella di arrivare al punto troppo in fretta. Tanto da chiederti: "e cosa farà vedere per il resto del film?". Poi ci sono le tante, troppe, licenze poetiche. Abbiamo detto del primo incontro dei membri, al quale va aggiunto il fatto che Mercury già si esibisse nei locali. Inoltre, importunò gli altri due membri per mesi e non bastò una piccola esibizione canora fuori al locale. E poi l'incontro con Mary Austin e il loro rapporto non andarono proprio così. E ancora, John Deacon ha una presenza molto marginale, quasi come fosse una presenza fastidiosa. Per molti si tratta di una rivalsa di May e Taylor per come sia uscito dalla band alla morte di Freddie. Anche il licenziamento del manager John Reid e l'allontanamento di Paul Prenter non sono andati così. Come il fatto che la band non si sia mai sciolta, ma ci furono solo dei progetti solisti paralleli. Anche il Live Aid viene enfatizzato come un successo dovuto alla presenza dei Queen. Ma non andò così. Loro diedero un contributo come i tanti altri grandi artisti che si alternarono sul palco. Infine, volendo sorvolare qualche altra discrepanza con la realtà, resa anche necessaria dal dover romanzare la storia per confezionarla per il cinema, arriviamo all'aspetto più toccante: quando Freddie scopre ufficialmente di avere l'Aids e lo comunica al resto del gruppo. In realtà ciò accade nel 1989 e non prima del Live Aid. Che diventa così per loro l'ultima grande esibizione insieme. Insomma, dimenticando la storia ufficiale, e volendo godere soprattutto della interpretazione di Malik, Bohemian Rhapsody è un film godibile, da non perdere. Inoltre, è servito sicuramente a rispolverare l'interesse nei confronti di un gruppo che ha fatto la storia della musica. E alimenterà, come spesso accade in questi casi, la curiosità dei più giovani. Sempre più persi e smarriti in generi e personaggi che accostati ai giganti del passato, appaiono nani insignificanti.
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tmpsvita
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domenica 13 gennaio 2019
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tanti problemi sì, ma il film funziona
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Una produzione che ha riscontrato non poche difficoltà, principalmente dovute dal rapporto tumultuoso tra il regista (Bryan Singer) e l'attore protagonista (Rami Malek), ha dato vita ad un biopic affatto esente da difetti ma che in un modo o nell'altro si fa apprezzare.
Uno dei problemi più importanti è probabilmente quello legato all'aspetto prettamente narrativo, ovvero laddove la pellicola risente di una narrazione poco fluida e mal amalgamata nel suo insieme, il film inizia infatti in maniera veloce, adrenalinica, talvolta addirittura troppo risultando superficiale; nel corso della durata però subisce un brusco rallentamento, percettibile nella seconda metà, la quale risulta estremamente più lenta e densa trovando così il risultato opposto, un eccessivo soffermarsi che rischia di far apparire l'intero film troppo statico; sul finale si riprende ma il dosaggio dei minuti alla fine risulta un po' mal gestito.
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Una produzione che ha riscontrato non poche difficoltà, principalmente dovute dal rapporto tumultuoso tra il regista (Bryan Singer) e l'attore protagonista (Rami Malek), ha dato vita ad un biopic affatto esente da difetti ma che in un modo o nell'altro si fa apprezzare.
Uno dei problemi più importanti è probabilmente quello legato all'aspetto prettamente narrativo, ovvero laddove la pellicola risente di una narrazione poco fluida e mal amalgamata nel suo insieme, il film inizia infatti in maniera veloce, adrenalinica, talvolta addirittura troppo risultando superficiale; nel corso della durata però subisce un brusco rallentamento, percettibile nella seconda metà, la quale risulta estremamente più lenta e densa trovando così il risultato opposto, un eccessivo soffermarsi che rischia di far apparire l'intero film troppo statico; sul finale si riprende ma il dosaggio dei minuti alla fine risulta un po' mal gestito.
Sempre riguardante il narrato un altro difetto è la discutibile attendibilità con la quale vengono esposti i vari fatti, non tutto è stato raccontato, altro è stato modificato, qualcosa è aggiunto e alla fine quello che viene presentato come biopic si rivela un film romanzato tratto da una storia vera che spesso fa domandare se ciò che si vede sia successo veramente o meno.
Tralasciando qualche altro difetto qua e là di minore importanza questi sono i due che più si fanno sentire, nonostante ciò, come ho detto, il film si fa apprezzare, come? Beh semplicemente perché per quanto imperfetto riesce in ogni caso a raggiungere il suo obbiettivo. Un film come questo doveva riscaldare l'amore dei fan che nostalgici vogliono risentire i propri idoli, far riprovare alcune delle emozioni che i mitici Queen riuscivano a far provare con ognuna delle loro canzoni, far riscoprire a chi poco li ha ascoltati il loro stile, la loro musica e il loro fascino, appassionare i giovani alla loro storia così da forgiare nuovi fan e riportare i Queen dove meritano di essere. E "Bohemian Rhapsody" ci riesce, lo dimostra il riscontro positivo da parte del pubblico e dei giovani, gli incassi sorprendenti al box office e l'entrata in classifica dei vecchi album dei Queen e della colonna sonora che rispolvera i più importanti, significativi ed emozionanti classici che li hanno resi famosi in tutto il mondo.
Il merito di tutto ciò va sì, a tutto il comparto tecnico notevole dalla regia al montaggio, ma soprattutto a Rami Malek che ingoia il personaggio, la personalità e la persona che è stata Freddy Mercury e ne imita un ritratto perfetto, curato nei più piccoli dettagli, in un'interpretazione maniacalmente geniale. Malek si immedesima con grandissima credibilità nel ruolo e lo rende vero, ci sono momenti nei quali lo spettatore neanche si chiede se quello che sta guardando sia un attore o il vero Freddy perché sa che è il vero Freddy, ed è qui che Malek centra il bersaglio, fa sentire lo spettatore proprio come se stesse guardando l'originale solista del famoso gruppo Britannico senza che questo se lo chieda, insomma incredibile.
Il film quindi furbamente si regge quasi del tutto su la sua interpretazione e sullo spartito travolgente dei Queen e ciò gli basta e avanza, non doveva essere un capolavoro ma doveva fare ciò per cui è nato (a parte fare soldi) e lo fa quindi ben fatto.
Voto: 7+/10
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nino pellino
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mercoledì 16 gennaio 2019
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in memoria di freddy mercury
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Il regista Bryan Singer con questo film omaggia la memoria del grande artista Freddy Mercury, indimenticabile voce solista del gruppo dei Queen. Ottima l'interpretazione dell'attore protagonista Rami Malek nel ruolo del compianto musicista, in quanto riesce a calarsi perfettamente in un personaggio così carismatico e così ricco di diverse sfaccettature. Questa pellicola non ha certo la pretesa di sintetizzarci in circa 130 minuti l'evoluzione del gruppo e del suo leader in ogni minimo particolare e difatti forse volutamente ci sono delle imperfezioni storiche su diversi avvenimenti che hanno riguardato la famosa band nel corso della propria carriera. E quindi il film si limita in maniera intelligente e pratica ad evidenziare i momenti principali che vengono resi molto bene dall'efficace interpretazione di tutti i personaggi della storia (l'attore che recita la parte di Bryan May è perfettamente identico all'originale): dai primi albori degli anni '70 in cui il cantante si unì al resto del gruppo fino al grande trionfo internazionale del famoso Live Aid del 1985.
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Il regista Bryan Singer con questo film omaggia la memoria del grande artista Freddy Mercury, indimenticabile voce solista del gruppo dei Queen. Ottima l'interpretazione dell'attore protagonista Rami Malek nel ruolo del compianto musicista, in quanto riesce a calarsi perfettamente in un personaggio così carismatico e così ricco di diverse sfaccettature. Questa pellicola non ha certo la pretesa di sintetizzarci in circa 130 minuti l'evoluzione del gruppo e del suo leader in ogni minimo particolare e difatti forse volutamente ci sono delle imperfezioni storiche su diversi avvenimenti che hanno riguardato la famosa band nel corso della propria carriera. E quindi il film si limita in maniera intelligente e pratica ad evidenziare i momenti principali che vengono resi molto bene dall'efficace interpretazione di tutti i personaggi della storia (l'attore che recita la parte di Bryan May è perfettamente identico all'originale): dai primi albori degli anni '70 in cui il cantante si unì al resto del gruppo fino al grande trionfo internazionale del famoso Live Aid del 1985. Una pellicola che pertanto rende onore e omaggio ad un grande gruppo risaltandone tutti gli aspetti carismatici e le contraddizioni personali del loro cantante.
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giorgio postiglione giorpost
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domenica 26 maggio 2019
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il mercury di singer è pura frenesia audio-visiva
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Farrokh Bulsara è un giovane studente di origini parsi trapiantato a Londra dall'età di 18 anni. Figlio di onesti (e religiosi) lavoratori, eredita da loro il senso del dovere che lo spinge a svolgere i lavori più umili, come il facchino all'aereoporto di Heathrow.
Spesso deriso per le sue radici, erroneamente confuse per pachistane, Farrokh sa di possedere il fuoco sacro dell'arte: deve soltanto trovare il canale giusto per consentirgli uno sfogo. Rapito da un concerto degli Smile, band amatoriale locale, si propone immediatamente come sostituto del cantante, in rotta coi compagni, facendo la conoscenza di Brian May e Roger Taylor: è amore (artistico) a prima vista.
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Farrokh Bulsara è un giovane studente di origini parsi trapiantato a Londra dall'età di 18 anni. Figlio di onesti (e religiosi) lavoratori, eredita da loro il senso del dovere che lo spinge a svolgere i lavori più umili, come il facchino all'aereoporto di Heathrow.
Spesso deriso per le sue radici, erroneamente confuse per pachistane, Farrokh sa di possedere il fuoco sacro dell'arte: deve soltanto trovare il canale giusto per consentirgli uno sfogo. Rapito da un concerto degli Smile, band amatoriale locale, si propone immediatamente come sostituto del cantante, in rotta coi compagni, facendo la conoscenza di Brian May e Roger Taylor: è amore (artistico) a prima vista.
Grazie alla sua incredibile voce, aiutata da un'insolita conformazione del cavo orale, il rock diviene il mezzo scelto per realizzare i suoi sogni; le sue doti canore non passano inascoltate, tant'e che attira sin da subito decine di fans nei vari locali dove i rinominati "Queen" si esibiscono.
In breve tempo il giovane Bulsara cambia nome all'anagrafe e procura un manager ed un contratto discografico alla band che intanto si completa con l'arrivo del bassista John Deacon.
Nasce, così, la leggenda di Freddie Mercury, uno dei più grandi frontman della storia del rock, animale da palcoscenico e fautore del tipico stile glam dei prolifici ed irripetibili anni '70. Il suo è talento difficile da tenere a bada, caratterizzato (come per i geni di ogni campo) da eccessi, ambiguità sessuale ed eccentricità.
Saranno questi i caratteri distintivi di un uomo dalla personalità tanto bizzarra ed egocentrica quanto fragile e sensibile; la sua stella, la cui epopea è ben nota, si consumerà troppo presto, in un drammatico percorso nel quale non mancano ostacoli che hanno le sembianze di parassiti, arrampicatori sociali e discografici incapaci.
Prima che il buio cali definitivamente, Freddie indosserà nuovamente la corona da Re e si mostrerà al mondo, al Live Aid del 1985, in tutto il suo splendore, in canottiera e jeans, conscio di dover "servire" un'ultima volta i suoi fans, perché lui, in fondo, altri non è che un performer.
Il miglior performer di sempre.
Bohemian Rhapsody (UK, 2018) non teme spoiler, perché narra di una storia conosciuta e per la quale, purtroppo, non c'è stato lieto fine. Il titolo rievoca la canzone più bella e famosa dello storico gruppo e fa da traino a tutta la pellicola.
Nella finzione, come nella realtà, ciò che sembra eccessivo o surreale è (quasi) totalmente accaduto, solo con alcune differenze, perlopiù cronologiche, rispetto ai fatti reali.
Sarà per esigenze di copione o magari per i primi sintomi di "anzianità" dei superstiti, fatto sta che l'opera è piena di inesattezze che (tuttavia) vengono istantaneamente perdonate grazie ad una notevole rappresentazione di Mercury del bravissimo Rami Malek, in un ruolo tanto rischioso quanto totalizzante. All'attore americano, che impara alla perfezione le gestualità "live" del rocker, possiamo solo contestare movenze eccessivamente femminili (un tempo avremmo detto "effemminate", ma siamo nell'epoca del me-too) non riscontrabili nel baffuto vocalist. Il regista Bryan Singer riesce nella difficile impresa della sintesi e, soprattutto, nel compito arduo di romanzare alcuni aspetti apparentemente irromanzabili: la scoperta della malattia e la sequenza dell'uscita dalla clinica sono da cineteca, così come è da applausi l'incredibile parte finale nella quale il bravo cineasta fa letteralmente un copy and past della performance al Wembley Stadium.
Il resto lo fanno le notevoli somiglianze degli attori ai 4 componenti originali della band, al punto che si fa fatica a pensare che quel capellone non sia davvero il chitarrista Brian May.
Film che rimarrà, a tutti gli effetti, nella storia della Settima Arte e, pur non essendo perfetto, ha il merito di emozionare attraverso una pura e semplice frenesia audio-visiva: più lo si vede e più viene voglia di (ri)ascoltare Freddie Mercury e i Queen.
Voto: 8,5
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flyanto
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venerdì 21 dicembre 2018
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il bioopic di un mito
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“Bohemian Rhapsody” , evocando un grosso successo musicale del gruppo dei Queen, è il titolo del film biopic su questo famoso complesso rock, capitanato dal grande ed istrionico cantante Freddy Mercury. Pertanto il film è, ovviamente, tutto incentrato sulla figura di questo talento della musica rock, dagli esordi sino, all’apice della propria carriera, al concerto Live Aid tenuto a Wembley. Da qui l’annuncio alla stampa della sua contrazione della malattia dell’Aids che lo condusse poi nel 1991, all’età di 45 anni, ad una morte prematura.
Il film, che si presenta come una semplice e mera biografia di un personaggio talentuoso, molto originale, istrionico, alquanto teatrale, parecchio discusso per le proprie ambivalenti tendenze sessuali (con una preferenza per le relazioni maschili) e della sua ascesa professionale, nonostante sia stato attaccato negativamente dalla critica per essersi limitato soltanto a ciò, in realtà è una testimonianza che ben documenta e presenta la figura di Freddy Mercury, delineandone un ritratto vero e profondo (per quanto possibile dalle rigide ‘censure’ imposte dai restanti compagni del gruppo).
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“Bohemian Rhapsody” , evocando un grosso successo musicale del gruppo dei Queen, è il titolo del film biopic su questo famoso complesso rock, capitanato dal grande ed istrionico cantante Freddy Mercury. Pertanto il film è, ovviamente, tutto incentrato sulla figura di questo talento della musica rock, dagli esordi sino, all’apice della propria carriera, al concerto Live Aid tenuto a Wembley. Da qui l’annuncio alla stampa della sua contrazione della malattia dell’Aids che lo condusse poi nel 1991, all’età di 45 anni, ad una morte prematura.
Il film, che si presenta come una semplice e mera biografia di un personaggio talentuoso, molto originale, istrionico, alquanto teatrale, parecchio discusso per le proprie ambivalenti tendenze sessuali (con una preferenza per le relazioni maschili) e della sua ascesa professionale, nonostante sia stato attaccato negativamente dalla critica per essersi limitato soltanto a ciò, in realtà è una testimonianza che ben documenta e presenta la figura di Freddy Mercury, delineandone un ritratto vero e profondo (per quanto possibile dalle rigide ‘censure’ imposte dai restanti compagni del gruppo). Il regista statunitense Bryan Singer, analizzando, e portando sullo schermo, attentamente il carattere e la personalità di Mercury, consegna allo spettatore un ritratto di un uomo molto sensibile, spesso solo, consapevole del proprio talento ma per nulla arrogante, amante degli eccessi in tutti i sensi e piuttosto promiscuo sessualmente. Inoltre, il film si avvale dell’ottima interpretazione del giovane attore statunitense, di origine egiziana, Rami Malek che, debitamente truccato per ciò che riguarda l’aspetto fisico da farlo assomigliare come una fotocopia al reale Freddy Mercury, è stato anche capace di imparare attentamente ed in maniera precisa le movenze, la postura nel corso dei concerti, le espressioni del volto ed anche il modo di parlare del cantante che, avendo origini indiane ed avendo soggiornato durante l’infanzia in più svariate località della Terra, possedeva un inglese parecchio ‘imbastardito’ dalle inflessioni straniere (il pubblico italiano, ascoltando la versione doppiata del film, purtroppo, non può verificarlo). In conclusione, molto della riuscita, e del conseguente successo, della pellicola va senza alcun dubbio attribuito a Malek, in aggiunta, ovviamente, alla colonna sonora composta dai brani più famosi dei Queen che risultano sempre e per tutte le generazioni un piacevole ascolto.
Sicuramente consigliabile.
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rogertah
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venerdì 4 gennaio 2019
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leggete
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Film spettacolare, sono una fan dei queen da anni ormai e posso dire che è stupendo. Sinceramente non capisco quelli che dicono “non mi è piaciuto, troppi errori. etc..”, ragazzi questo è un FILM non un DOCUMENTARIO quindi mi sembra ovvio che ci siano delle imperfezioni qua e la.. Se volete guardarvi la biografia di Freddie Mercury andateve su youtube o compratevi il libro. Oltretutto ci tengo a precisare che dietro questo film c’erano dietro ROGER TAYLOR e BRIAN MAY a dare istruzioni. Siete talmente babbi che non avete neanche capito il senso psicologico del film perché vi siete persi dietro questi stupidi errori di date. Vorrei vedere voi a creare un film su 15 anni della carriera dei Queen! Questo film è stato fatto per dare onore al leggendario Freddie Mercury, e da parte di ogni membro del cast c’è stato un grandissimo impegno, soprattutto da Rami Malek che meriterebbe addirittura un Oscar! Se avessero rispettato ogni piccola inesattezza il film sarebbe durato 4/5 ore, e non credo che vi saresti visti un film del genere, soprattutto se addirittura non vi fosse andato bene il finale con uno dei loro concerti MIGLIORI, che scommetto non abbiate nemmeno capito l’uscita proprio in quel modo dei personaggi.
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Film spettacolare, sono una fan dei queen da anni ormai e posso dire che è stupendo. Sinceramente non capisco quelli che dicono “non mi è piaciuto, troppi errori. etc..”, ragazzi questo è un FILM non un DOCUMENTARIO quindi mi sembra ovvio che ci siano delle imperfezioni qua e la.. Se volete guardarvi la biografia di Freddie Mercury andateve su youtube o compratevi il libro. Oltretutto ci tengo a precisare che dietro questo film c’erano dietro ROGER TAYLOR e BRIAN MAY a dare istruzioni. Siete talmente babbi che non avete neanche capito il senso psicologico del film perché vi siete persi dietro questi stupidi errori di date. Vorrei vedere voi a creare un film su 15 anni della carriera dei Queen! Questo film è stato fatto per dare onore al leggendario Freddie Mercury, e da parte di ogni membro del cast c’è stato un grandissimo impegno, soprattutto da Rami Malek che meriterebbe addirittura un Oscar! Se avessero rispettato ogni piccola inesattezza il film sarebbe durato 4/5 ore, e non credo che vi saresti visti un film del genere, soprattutto se addirittura non vi fosse andato bene il finale con uno dei loro concerti MIGLIORI, che scommetto non abbiate nemmeno capito l’uscita proprio in quel modo dei personaggi.. davvero apprezzate questo film, perché io conosco bene il gruppo e vedere queste inesattezze non mi ha fatto innervosire, anzi il contrario. Voto:10/10
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venerdì 30 novembre 2018
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bene, ma non benissimo
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"Bohemian Rhapsody". Andarlo a vedere? Se non si conosce a fondo la storia dei Queen e di Freddie Mercury, assolutamente si. Se la si conosce, andarci col protettivo gastrico, perché si avrà un bruciore di stomaco continuo per 2 ore. Allora il film... si potrebbe dire "si, ma...". C'è stato un "si, ma..." durante tutta la proiezione. Punti a favore: l'interpretazione di Rami Malek nei panni di Freddie. Wow. È stato eccezionale. Ha vissuto la parte fino in fondo all'anima, l'ha studiato nei minimi particolari, tipo il movimento delle labbra sui denti, le movenze del viso e del corpo..ha ridato vita ad un Freddie uomo quasi perfetto, senza esagerare o ostentare, che era un rischio grande.
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"Bohemian Rhapsody". Andarlo a vedere? Se non si conosce a fondo la storia dei Queen e di Freddie Mercury, assolutamente si. Se la si conosce, andarci col protettivo gastrico, perché si avrà un bruciore di stomaco continuo per 2 ore. Allora il film... si potrebbe dire "si, ma...". C'è stato un "si, ma..." durante tutta la proiezione. Punti a favore: l'interpretazione di Rami Malek nei panni di Freddie. Wow. È stato eccezionale. Ha vissuto la parte fino in fondo all'anima, l'ha studiato nei minimi particolari, tipo il movimento delle labbra sui denti, le movenze del viso e del corpo..ha ridato vita ad un Freddie uomo quasi perfetto, senza esagerare o ostentare, che era un rischio grande. Secondo, l'emozione che può darti rivedere il tuo mito come uomo. Anche se ci sono stati parecchi scivoloni nel banale o nell'esagerato, e su quello non si perdona. Terzo, il fatto che abbiano lasciato su tutte le canzoni la voce originale. E menomale! Tentare l'imitazione della voce di Freddie, sarebbe stato gridare: "Harakiri"! Per il resto... è stata una tragedia annunciata. Anacronistico (volete sbrigarvi? Non mettete le date! Non è un biopic), esagerazioni scialbe ed errori grossolani del tutto evitabili, persone importanti che non vengono neanche citate o viste di striscio. Ruolo del tutto marginale attribuito a Brian May, Roger Taylor e John Deacon. Cosa?!?! State scherzando?!?! Attori somiglianti e buonissima interpretazione, anche loro. E tutto ciò perché "il film deve durare 2 ore quindi facciamo tutto un calderone". No. Non ci sto. E il finale. Il finale ragazzi. Chiuso malissimo. Ok, non vuoi toccare la malattia, comprensibile, avrebbe fatto tanto male. Anche se, si sarebbe potuto toccarla velatamente, con delicatezza, e magari chiudere con un Freddie che nel 91, poco prima di morire, lancia davanti alle telecamere un ultimo messaggio ai fans "io vi amo ancora". Avrebbe avuto senso. Avrebbe toccato il cuore. Ok, vuoi evitare tutto questo, chiudi almeno col concerto di Wembley dell'86. Ha più senso. Ultima apparizione dei Queen su un palco in tour. Il concerto da record. Il re dei concerti. E invece no. Tagli ste cose e mi chiudi col live Aid dell'85. Ma io ti spezzo le ossa! Vale la pena andarlo a vedere? Si. È fatto bene? No. È fatto benino. Tutto qui. È un film fatto per gli occhi delle persone a cui piacciono Freddie, i Queen, ma non ne conoscono in fondo la storia. Allora li si, ti emozioni e ti piace. Ma, c'è sempre quel ma. Chi sa, chi ama visceralmente il mito, la leggenda, uscirà dalla sala contento, sì, ma con l'amaro in bocca. Si poteva fare tutto molto meglio ed attenersi molto più alla realtà. Ma un 7/7.5, tirato a forza, glielo si può dare.
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festuceto
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venerdì 30 novembre 2018
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modesto tributo alla leggenda
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Ho affrontato la visione di Bohemian Rapsody con molta prudenza, senza nutrire alcuna aspettativa, ma onestamente l'ho trovato un buon film. Il suo limite è che si regge su due soli pilastri: il comparto musicale eccellente (com'era prevedibile) e l'immenso carisma di Freddie Mercury rievocato, solo in parte, dall'interpretazione appassionata, ma altalenante, di Malek. La somiglianza fisica e somatica solo superficiale, la gestualità e la mimica a volte credibili, altre meno, bastano per creare la fragile illusione di un inedito documentario dell'epoca con uno sguardo, molto ravvicinato, alla vita privata del protagonista ai suoi - presunti - travagli interiori e alle vicende sentimentali, senza mai - per fortuna - scivolare nell'agiografia.
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Ho affrontato la visione di Bohemian Rapsody con molta prudenza, senza nutrire alcuna aspettativa, ma onestamente l'ho trovato un buon film. Il suo limite è che si regge su due soli pilastri: il comparto musicale eccellente (com'era prevedibile) e l'immenso carisma di Freddie Mercury rievocato, solo in parte, dall'interpretazione appassionata, ma altalenante, di Malek. La somiglianza fisica e somatica solo superficiale, la gestualità e la mimica a volte credibili, altre meno, bastano per creare la fragile illusione di un inedito documentario dell'epoca con uno sguardo, molto ravvicinato, alla vita privata del protagonista ai suoi - presunti - travagli interiori e alle vicende sentimentali, senza mai - per fortuna - scivolare nell'agiografia.
Appunto, un'illusione, destinata a infrangersi, svelando la più modesta realtà di un onesto e dignitoso tributo alla Leggenda.
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chiaragolightly
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sabato 1 dicembre 2018
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film commerciale.
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Sinceramente molto delusa. Il film è costruito veramente male e finisce per essere dispersivo e superficilale. Non è un film né sulla Band né sull'Uomo. Gli scivoloni storiografici non possono sicuramente essere giustificati da esigenze di copione. Il taglio registico è quello di un documentario low budget della bbc. I dialoghi sono imbarazzanti e degni di un teen drama; sentire Freddie pronunciare battute come "mi piacciono gli uomoni in divisa" è ridicolo, ed anche un po' offensivo. La malattia viene solamente accennata e il film secondo me perde di spessore. Quello che salva questa pellicolo sono le canzoni originali dei Queen. Un po' pochino per questo c'è già YouTube e Spotify.
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Sinceramente molto delusa. Il film è costruito veramente male e finisce per essere dispersivo e superficilale. Non è un film né sulla Band né sull'Uomo. Gli scivoloni storiografici non possono sicuramente essere giustificati da esigenze di copione. Il taglio registico è quello di un documentario low budget della bbc. I dialoghi sono imbarazzanti e degni di un teen drama; sentire Freddie pronunciare battute come "mi piacciono gli uomoni in divisa" è ridicolo, ed anche un po' offensivo. La malattia viene solamente accennata e il film secondo me perde di spessore. Quello che salva questa pellicolo sono le canzoni originali dei Queen. Un po' pochino per questo c'è già YouTube e Spotify...
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