dekxal
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mercoledì 17 giugno 2020
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bene ma non benissimo
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Bohemian Rhapsody é un film che vuole essere a tutti i costi impattante e potente sotto tutti i punti di vista, e in alcuni momenti lo é veramente, anche grazie ad un Rami Malek strepitoso. Il vero problema é il ritmo davvero discontinuo della pellicola, c'é una netta differenza tra la parte iniziale e centrale del film, con la prima che risulta eccessivamente frettolosa e approssimativa, e la seconda che invece rallenta in modo improvviso la narrazione. Il fatto é che questa differenza di ritmo é troppo palpabile e la mancata caratterizzazione di praticamente tutti i membri della band apparte Mercury , rende davvero difficile provare emozioni o sensazioni quando interagiscono fra di loro.
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Bohemian Rhapsody é un film che vuole essere a tutti i costi impattante e potente sotto tutti i punti di vista, e in alcuni momenti lo é veramente, anche grazie ad un Rami Malek strepitoso. Il vero problema é il ritmo davvero discontinuo della pellicola, c'é una netta differenza tra la parte iniziale e centrale del film, con la prima che risulta eccessivamente frettolosa e approssimativa, e la seconda che invece rallenta in modo improvviso la narrazione. Il fatto é che questa differenza di ritmo é troppo palpabile e la mancata caratterizzazione di praticamente tutti i membri della band apparte Mercury , rende davvero difficile provare emozioni o sensazioni quando interagiscono fra di loro. Il film riesce poi a risollevarsi grazie ad una buona parte finale che comunque non riesce a rendere Bohemian Rhapsody un filmone, anche perché tolta quest'ultima e l'interpretazione di Mali, resta ben poco di memorabile. In sostanza un film senza infamia e senza lode, che rimane comunque apprezzabile per la performance attoriale del suo protagonista e per la ricostruzione presso che perfetta del Live Aid.
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elgatoloco
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giovedì 25 novembre 2021
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biomovie complessivamente valido
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Un po'stretto tra"memorial"e"poltically correct", questo"Bohemian Rhapsody"(David FLetchet, ma in origine Bryan Singer, Anthony Mc Carten e Bryan Singer autori di soggetto e il solo Mc Carten per lo screenplay, 2018). Storia del gruppo dei"QUeen", ma in specie di Freddie Mercury, invero Faruk Bulsara, di oridini parsi e di religione zoroastriana(la sua famiglia), nato a Zanzibar per"caso"(il lavoro dle padre)e poi Londinese, dapprima operaio-scaricatore di bagagli e studente di design, ma in particolare musicista, cantante, compostiore decisamente cantante, con la voglia di emergere, come anche tasitersta brillante e con tanta voglia di emrgere: dopo esperienze con gruppi minori, entra nei"QUEEN"o meglio li fonda nel 1970 insieme a Brian May(chitarra), Roger Taylor(batteria), cui poi si aggiunge Roger Deacon(batteria).
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Un po'stretto tra"memorial"e"poltically correct", questo"Bohemian Rhapsody"(David FLetchet, ma in origine Bryan Singer, Anthony Mc Carten e Bryan Singer autori di soggetto e il solo Mc Carten per lo screenplay, 2018). Storia del gruppo dei"QUeen", ma in specie di Freddie Mercury, invero Faruk Bulsara, di oridini parsi e di religione zoroastriana(la sua famiglia), nato a Zanzibar per"caso"(il lavoro dle padre)e poi Londinese, dapprima operaio-scaricatore di bagagli e studente di design, ma in particolare musicista, cantante, compostiore decisamente cantante, con la voglia di emergere, come anche tasitersta brillante e con tanta voglia di emrgere: dopo esperienze con gruppi minori, entra nei"QUEEN"o meglio li fonda nel 1970 insieme a Brian May(chitarra), Roger Taylor(batteria), cui poi si aggiunge Roger Deacon(batteria).. Difficoltà, grandi successi, speranze e delisioni, fino al coronamento del concerto "LIve Aid", insieme agli altri grandi del rock. con la scoperta di essere bisessuale, a prevalenza omosex, ma in seguito con il terribile peso della comunicazione di essere malato id AIDS, malattia allora incurabile. Come sempre nei film biografici, qui c'è qualche errore(o accomodamento, dao comunquei da una volontà di semplicificazione o invece da una certa superficiaità nelle documentazione, anche perché forse, però, certe fonti erano imprecise),, ma in complesso ik film finisce per corrispondere a quanto è da narrare. Emerge , anche per merito della bravura di Rami Malek, che interprete Mercury, la grande bravura, ossia(meglio)il reale talento dell'artista, come anche la "disperata volontà" di emergere e affermarsi, necessaria comunque nel mondo dlelo spettacolo e in particoalre nel mondo del rock, dove, bisogna dirlo, ill detto hobbesiano dello"homo homini lupus"è assolutamente fondamentale per conseguire il successo. Se già nei Sixities la"guerra"tra"Beatles"e"Stones"(anche a detrimneto di bands migliori, come gli"Animals"o di "Emerson, Lake and Palmer", questa tendenza nei Seventies e dopo non si placa, anzi, se possibile, diventa ancora più dura, non fosse che per l'amplificazione dei mass.media e della disponibilità tecniche corrispondenti a disposizione di bands e singooi musicisti. Decisamente aderebete al poltically correct la querelle sull'orientamento di genere di Fredie, dove l'jniziale sconcerto in famiglia e con la moglie risulta poi superato, almeno in parte.. La realizzazione del film è stata travagliata, come noto da varie fonti, a iniziare dall rinuncia di dii Sacha Baron Cohen come interprete protagonista, ma in comoplesso ilm fil ci ridà i grandi brani dei"Queen"e la "macchina desiderante"della sua musica e di quanto la "spinge". El Gato
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great steven
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mercoledì 30 marzo 2022
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bio-pic musicale che va a colpo sicuro.
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BOHEMIAN RHAPSODY (USA/UK, 2018) diretto da BRYAN SINGER. Interpretato da RAMI MALEK, LUCY BOYNTON, GWILYM LEE, BEN HARDY, JOSEPH MAZZELLO, AIDAN GILLEN, ALLEN LEECH, TOM HOLLANDER, AARON MCCUSKER, MIKE MYERS ● La storia dei primi quindici anni della leggendaria rock band inglese, dal 1970 (anno in cui Farrokh Bolsara, alias Freddie Mercury, entrò come voce solista negli Smile, affiancando Brian May alla chitarra e Roger Taylor alla batteria; l’anno successivo la formazione, con l’aggiunta di John Deacon al basso, cambiò nome in Queen) alla partecipazione al Live Aid nel 1985, evento musicale internazionale che ebbero l’onore di aprire. Rievocando l’incisione degli storici album, i favolosi tour in giro per il mondo, le immortali canzoni di successo, i disaccordi fra i membri (e anche quelli che videro contrapporsi il quartetto ai produttori discografici) e il discutibile (ma reale) utilizzo della celebrità a scopo di divertimento autoreferenziale, il film di B.
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BOHEMIAN RHAPSODY (USA/UK, 2018) diretto da BRYAN SINGER. Interpretato da RAMI MALEK, LUCY BOYNTON, GWILYM LEE, BEN HARDY, JOSEPH MAZZELLO, AIDAN GILLEN, ALLEN LEECH, TOM HOLLANDER, AARON MCCUSKER, MIKE MYERS ● La storia dei primi quindici anni della leggendaria rock band inglese, dal 1970 (anno in cui Farrokh Bolsara, alias Freddie Mercury, entrò come voce solista negli Smile, affiancando Brian May alla chitarra e Roger Taylor alla batteria; l’anno successivo la formazione, con l’aggiunta di John Deacon al basso, cambiò nome in Queen) alla partecipazione al Live Aid nel 1985, evento musicale internazionale che ebbero l’onore di aprire. Rievocando l’incisione degli storici album, i favolosi tour in giro per il mondo, le immortali canzoni di successo, i disaccordi fra i membri (e anche quelli che videro contrapporsi il quartetto ai produttori discografici) e il discutibile (ma reale) utilizzo della celebrità a scopo di divertimento autoreferenziale, il film di B. Singer pone l’accento sulla figura del carismatico leader in modo da evidenziarne senza pietà, ma anche senza abbandonare una cifra narrativa che ne riconosca il valore, tutte le intime contraddizioni. Freddie Mercury (1946-1991) era un giovane che si divertiva a provocare il padre e soprattutto a infrangere i tabù della sua generazione, un ragazzo cresciuto ai tempi della rivoluzione sessuale che arrivò solo col tempo a nutrire dubbi sulla sua sessualità, alimentando a dismisura il proprio ego proprio in virtù del plauso che lo circondava, ma disposto in seguito a fare un passo indietro, così da piantare in asso un manager personale che in fin dei conti non gli interessava per niente (e che si vendicò, al termine del periodo in cui Freddie si allontanò dalla band per tentare la carriera solista, parlando in televisione dei suoi festini decadenti) e tornare da Brian, Roger e John, i quali, malgrado le iniziali riserve, lo perdonarono e lo riaccolsero. Figura femminile fondamentale nella vicenda umana di Mercury fu Mary Austin, commessa in una maglieria che lo amò ricambiata e successivamente continuò a essergli amica fedele dopo che il cantante le dichiarò il proprio orientamento sessuale. La sceneggiatura del neozelandese Anthony McCarten ritrae in modo veritiero anche le figure di contorno, dal manager della band John Reid al saggio cameriere Jim Hutton e alla famiglia Bolsara, di origine parsi. Interpreti bravissimi (in particolar modo i quattro attori che interpretano i musicisti della band hanno un’aderenza quasi impressionante ai propri personaggi), sequenze musicali ricreate con vigore, contributi tecnici di ottima qualità. E allora a cosa si devono le critiche che questo bio-pic (per altro il bio-pic musicale di maggior successo nella storia del cinema, con oltre 900 milioni di dollari d’incasso) ha sollevato in determinati ambienti? A parte le incongruenze per i tempi cronologici di alcuni brani e il playback che giunge in soccorso di R. Malek per non guastare l’atmosfera da sogno, è probabile che costruire un mito cinematografico a ridosso di un mito musicale, difficilmente evita di risultare pedissequo, inattendibile o quantomeno prevedibile. Nel caso specifico di Mercury, questo discorso si avvicina alla realtà stretta dei fatti senza affondare le unghie nell’aura di un uomo profondamente inquieto che, sebbene non temesse rivali sul palcoscenico, riuscisse a battere qualunque record di vendita, fosse un pianista, chitarrista, tenore lirico, designer, atleta e artista di bravura tale da aspirare al ruolo di demiurgo e infine mordesse la vita applicandovi la follia del genio, aveva comunque da gestire una complessa natura che nemmeno sul letto di morte trovò la propria risoluzione. In ogni caso, la performance da Oscar di Malek, per quanto semplifichi la gloria di una leggenda del passato recente, ha il merito di intrattenere saldamente lo spettatore cogliendo gli aspetti pratici della sua personalità e facendone una messinscena intensa e godibile. Al suo fianco, G. Lee (May), B. Hardy (Taylor) e J. Mazzello (Deacon) – lo sceneggiatore McCarten dà a ciascuno di loro uno spazio non solo sufficiente, ma decisamente adeguato –, gli fungono da efficace contraltare come amici, compagni di lavoro e di squadra e confidenti indefessi nella buona e nella cattiva sorte. La vertigine lirica di Bohemian Rhapsody (mi riferisco al brano, non al titolo del film) è resa in modo superbo nella sequenza della registrazione nell’edificio della fattoria, quando il quartetto intona i Galileo, Bismillah, Scaramouche e Figaro ormai divenuti parte dell’immaginario collettivo. Altre tue statuette andarono, nel 2019, al montaggio, al sonoro e al montaggio sonoro.
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lunedì 3 dicembre 2018
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bel ricordo di freddie
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Ho visto ieri Bohemian Rhapsody film diretto da Bryan Singer, anche se il regista è stato licenziato a due settimane dalla fine della lavorazione ed il lavoro è stato portato a termine da Dexter Fletcher,nonostante ció la pellicola rimane diretta dal regista statunitense. il Film non è stato acclamato dalla critica, tanto da parlare di buchi di sceneggiatura, forse dovuti al cambio del regista, mentre al contrario è piaciuto al pubblico che lo considera un degno omaggio alla memoria di FreddieMercury.Personalmente reputo Bohemian Rhapsody un buon film, per questo non sono d'accordo con la critica, che a mio parere lo ha punito troppo pesantemente, ma posso capirne alcune perplessità. Il film inizialmente è troppo celere , tanto da sembrare noioso, la trama scorre troppo velocemente e la sceneggiatura ne perde di qualità.
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Ho visto ieri Bohemian Rhapsody film diretto da Bryan Singer, anche se il regista è stato licenziato a due settimane dalla fine della lavorazione ed il lavoro è stato portato a termine da Dexter Fletcher,nonostante ció la pellicola rimane diretta dal regista statunitense. il Film non è stato acclamato dalla critica, tanto da parlare di buchi di sceneggiatura, forse dovuti al cambio del regista, mentre al contrario è piaciuto al pubblico che lo considera un degno omaggio alla memoria di FreddieMercury.Personalmente reputo Bohemian Rhapsody un buon film, per questo non sono d'accordo con la critica, che a mio parere lo ha punito troppo pesantemente, ma posso capirne alcune perplessità. Il film inizialmente è troppo celere , tanto da sembrare noioso, la trama scorre troppo velocemente e la sceneggiatura ne perde di qualità. La pellicola, a mio parere migliora durante il film,fino a raggiungere il suo apice alla fine, nella rappresentazione del concerto Live Aid, fatta magistralmente, perfetta anche l'interpretazione di Rami Said Malek, il quale non avrebbe potuto impersonarsi meglio in un personaggio difficile come il solista dei Queen. Vi consiglio quindi,se non lo avete fatto,di andarvi a vedere Bohemian Rhapsody, non sarà un capolavoro, ma lascia comunque delle belle emozioni.
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massenzio99
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lunedì 3 dicembre 2018
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bel ricordo di freddie
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Ho visto ieri Bohemian Rhapsody film diretto da Bryan Singer, anche se il regista è stato licenziato a due settimane dalla fine della lavorazione ed il lavoro è stato portato a termine da Dexter Fletcher,nonostante ció la pellicola rimane diretta dal regista statunitense. il Film non è stato acclamato dalla critica, tanto da parlare di buchi di sceneggiatura, forse dovuti al cambio del regista, mentre al contrario è piaciuto al pubblico che lo considera un degno omaggio alla memoria di FreddieMercury.Personalmente reputo Bohemian Rhapsody un buon film, per questo non sono d'accordo con la critica, che a mio parere lo ha punito troppo pesantemente, ma posso capirne alcune perplessità. Il film inizialmente è troppo celere , tanto da sembrare noioso, la trama scorre troppo velocemente e la sceneggiatura ne perde di qualità.
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Ho visto ieri Bohemian Rhapsody film diretto da Bryan Singer, anche se il regista è stato licenziato a due settimane dalla fine della lavorazione ed il lavoro è stato portato a termine da Dexter Fletcher,nonostante ció la pellicola rimane diretta dal regista statunitense. il Film non è stato acclamato dalla critica, tanto da parlare di buchi di sceneggiatura, forse dovuti al cambio del regista, mentre al contrario è piaciuto al pubblico che lo considera un degno omaggio alla memoria di FreddieMercury.Personalmente reputo Bohemian Rhapsody un buon film, per questo non sono d'accordo con la critica, che a mio parere lo ha punito troppo pesantemente, ma posso capirne alcune perplessità. Il film inizialmente è troppo celere , tanto da sembrare noioso, la trama scorre troppo velocemente e la sceneggiatura ne perde di qualità. La pellicola, a mio parere migliora durante il film,fino a raggiungere il suo apice alla fine, nella rappresentazione del concerto Live Aid, fatta magistralmente, perfetta anche l'interpretazione di Rami Said Malek, il quale non avrebbe potuto impersonarsi meglio in un personaggio difficile come il solista dei Queen. Vi consiglio quindi,se non lo avete fatto,di andarvi a vedere Bohemian Rhapsody, non sarà un capolavoro, ma lascia comunque delle belle emozioni.
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clavius
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mercoledì 5 dicembre 2018
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ciò che conduce a divenire un'icona
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La ricostruzione dell'esistenza di Freddy Mercury (in particolare soffermandosi sulla sua inarrestabile ascesa artistica) permette di sondare le mille sfaccettature dell'essere uomini. E c'è il rischio di strizzare l'occhio al pubblico ben oltre il consentito, avvalendosi in modo spregiudicato dell'attacco di qualche pezzo musicale arcinoto per mascherare l'incedere magari zoppicante di una sceneggiatura politically correct. Non nego infatti che il film rischi in molti momenti di scivolare nell'agiografia, ma ha comunque il merito di restituire in svariati passaggi una certa genuinità di Mercury e del suo rapporto con la musica così come con la vita tout cour.
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La ricostruzione dell'esistenza di Freddy Mercury (in particolare soffermandosi sulla sua inarrestabile ascesa artistica) permette di sondare le mille sfaccettature dell'essere uomini. E c'è il rischio di strizzare l'occhio al pubblico ben oltre il consentito, avvalendosi in modo spregiudicato dell'attacco di qualche pezzo musicale arcinoto per mascherare l'incedere magari zoppicante di una sceneggiatura politically correct. Non nego infatti che il film rischi in molti momenti di scivolare nell'agiografia, ma ha comunque il merito di restituire in svariati passaggi una certa genuinità di Mercury e del suo rapporto con la musica così come con la vita tout cour. Fin dagli esordi si assiste all'emergere di un istrionismo sfrenato a cui si accompagna una sorta di ingenuità che hanno reso Mercury, nell'immaginario collettivo, un unicum della storia del rock.
Il film evita purtroppo allo spettatore gli ultimi dolorosi anni di questo performer che fu capace di accomiatarsi dal suo pubblico con una discreta dose di teatralità romantica. Ci sarebbe stato ottimo materiale per un'altra ora buona di film. Ma la scelta di concludere la pellicola là dove era iniziata (cioè nella iconica esibizione al live aid del 1985) è un comprensibile tentativo di rendere omaggio al punto più alto della sua carriera. Ad un momento capace di consacrare per sempre un interprete. Quell'indimenticabile performance nel tramonto londinese, fece impallidire le esibizioni di tutte le band che seguirono. E qui l'energia di Mercury, tanto teatrale quanto genuina, ha giocato un ruolo determinante. In questo il film riesce a restituire fedelmente quella forza, quell'elettricità capace di sconquassare le masse.
Se un difetto si può ascrivere a questa pellicola, è quello di aver tutto sommato privilegiato la sfera pubblica di questa star e di essersi immersa solo parzialmente nelle dinamiche private che vengono certo evocate, senza mai riuscire davvero a raccontare pienamente i contrasti e le ambiguità di questo uomo poliedrico.
Inutile ricordare che la colonna sonora, praticamente dominata dai successi dei Queen, è bellissima. Nota di merito anche per gli interpreti, tutti molto somiglianti agli originali.
*** 1/2
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dariobottos
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lunedì 24 dicembre 2018
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un percorso di redenzione
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Ho rivisto il film una seconda volta a breve distanza dalla prima, per un'occasione, ma ne è valsa la pena, perchè ho capito (intuito?) il meccanismo del film che adesca lo spettatore. La prima volta ci sono andato con un pregiudizio non del tutto positivo, influenzato dalla critica che non lo esaltava a differenza del giudizio esaltante del pubblico. Ne sono uscito conquistato, pur non essendo un grande conoscitore dei Queen. Perchè ero stato travolto da quell'onda emotiva? La seconda visione mi ha dato la risposta.
E' un film catartico, un percorso di purificazione sia del protagonista sia dello spettatore.
L'attore che interpreta Freddy Mercury è decisamente bravo e dà l'anima, ma non è un bel film, specialmente la prima parte che sembra un "docu-film" contemporaneo ai fatti che registra.
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Ho rivisto il film una seconda volta a breve distanza dalla prima, per un'occasione, ma ne è valsa la pena, perchè ho capito (intuito?) il meccanismo del film che adesca lo spettatore. La prima volta ci sono andato con un pregiudizio non del tutto positivo, influenzato dalla critica che non lo esaltava a differenza del giudizio esaltante del pubblico. Ne sono uscito conquistato, pur non essendo un grande conoscitore dei Queen. Perchè ero stato travolto da quell'onda emotiva? La seconda visione mi ha dato la risposta.
E' un film catartico, un percorso di purificazione sia del protagonista sia dello spettatore.
L'attore che interpreta Freddy Mercury è decisamente bravo e dà l'anima, ma non è un bel film, specialmente la prima parte che sembra un "docu-film" contemporaneo ai fatti che registra. Però la vicenda personale di Freddy Mercury è intrigante perchè fruga nelle pieghe di una personalità border-line, tipo drag-queen, scoprendo un mondo ai più probabilmente poco noto, a quelli che dei Queen importava soprattutto la musica. Il comportamento trasgressivo di FM è impietosamente messo sotto i riflettori, anche se in forma soft, e fino alla rivelazione della sua malattia, al tempo inguaribile e fatale, è una discesa agli inferi. Ma c'è una possibilità di riscatto, ed è la partecipazione al grande concerto Live Aid in aiuto dell'Etiopia, cui partecipano i più importanti gruppi e cantanti dell'epoca (il 1985). FM che si era messo in proprio ritorna in seno al gruppo (la sua vera "famiglia") previo richiesta di perdono, e il gruppo riesce in extremis ad iscriversi all'evento. Qui, nel film, avviene la piena redenzione di FM. E' un'apoteosi, cui partecipa emotivamente il pubblico nelle sale, in tutto solidale col pubblico del Wembley Stadium di Londra dove suonano i Queen. Canzone dopo canzone, l'onda emotiva si trasmette dallo schermo alla sala, e scatta il processo liberatorio, l'adesione completa al film, l'atto catartico nel vero ed originale senso della parola, non solo catarsi estetica ma filosofica e psicoterapeutica.
La redenzione è avvenuta, e si esce come sollevati e palpitanti dalla sala (oltre che per la bellezza delle canzoni).
In questo senso il film è stato costruito magistralmente.
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luci benni
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sabato 1 dicembre 2018
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un mercury grottesco
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Chiederei ragione di quella protesi spropositata, di quelle mossette che ricordano Jerry Lewis, dell'affettazione, degli sguardi ammiccanti ed eccessivi. Sarebbe Freddy Mercury, questo? Il film si fa guardare, ma complessivamente il risultato è davvero mediocre. Bravi gli attori che interpretano gli altri musicisti della band e in particolare Brian May, convincenti, calati nella parte, sempre coerenti con l personaggi.
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gustibus
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domenica 2 dicembre 2018
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ottima musica
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Che salva questo film e'la musica reale dei QUEEN.Io 65enne ricordo benissimo il momento d'oro di questa band.Qui il racconto e'basato di piu'su Freddy Mercury(Rami Malek),origini pakistane,con il padre che mi avrebbe voluto la strada della musica.Invece Freddy come solista dalla voce straordinaria e' stato il pilastro dei "queen".Parlando del racconto e dando un reale giudizio al film.Bryan Singer(il regista)nn ha proprio osato fare un racconto piu' interno alla dinamica del personaggio,tutto rigorosamente sul "politicamente corretto"..forse non preciso nel raffigurare che da bisessuale era poi gay....leggevo che un gentile signore ha scritto"posso portare i miei figli?"Scelta del genitore!(per me)Mercury era gay.
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Che salva questo film e'la musica reale dei QUEEN.Io 65enne ricordo benissimo il momento d'oro di questa band.Qui il racconto e'basato di piu'su Freddy Mercury(Rami Malek),origini pakistane,con il padre che mi avrebbe voluto la strada della musica.Invece Freddy come solista dalla voce straordinaria e' stato il pilastro dei "queen".Parlando del racconto e dando un reale giudizio al film.Bryan Singer(il regista)nn ha proprio osato fare un racconto piu' interno alla dinamica del personaggio,tutto rigorosamente sul "politicamente corretto"..forse non preciso nel raffigurare che da bisessuale era poi gay....leggevo che un gentile signore ha scritto"posso portare i miei figli?"Scelta del genitore!(per me)Mercury era gay...con tanto di capellino tipico del l'omosessuale americano.Strano che nel film non si veda mai cosi' durante le esibizioni.La parte migliore del film sono le 4canzoni che i Queen o meglio Freddy chiude il film all'African day del 1985.Malek bravino ma perforare il vero Mercury era un impresa,ma la produzione non cercava sentieri di oscar...le canzoni sono tutte quelle reali della band.Salvano il film,ma bastano?
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anna
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domenica 2 dicembre 2018
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un tributo adeguato al mito
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A dispetto delle critiche negative, il film è un tributo adeguato al mito di Freddy Mercury e alla band. Quando ci si trova dinanzi a un artista così poliedrico e irripetibile il rischio di trasformarlo in caricatura di se stesso è forte,ma Malik ha saputo dare giustizia dell’artista e dell’uomo, con misura e rispetto. Tutto il racconto è un prologo di quegli ultimi venti,indimenticabili, minuti di esibizione al Live Aid, una delle migliori esibizioni in assoluto di una rock band. Ci di dimentica di essere in un cinema e ci si ritrova a cantare e battere le mani come se fossimo dentro la scena... è il segno di una recitazione credibile, coinvolgente, emozionante.
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A dispetto delle critiche negative, il film è un tributo adeguato al mito di Freddy Mercury e alla band. Quando ci si trova dinanzi a un artista così poliedrico e irripetibile il rischio di trasformarlo in caricatura di se stesso è forte,ma Malik ha saputo dare giustizia dell’artista e dell’uomo, con misura e rispetto. Tutto il racconto è un prologo di quegli ultimi venti,indimenticabili, minuti di esibizione al Live Aid, una delle migliori esibizioni in assoluto di una rock band. Ci di dimentica di essere in un cinema e ci si ritrova a cantare e battere le mani come se fossimo dentro la scena... è il segno di una recitazione credibile, coinvolgente, emozionante. Forse l’imbastitura narrativa sarà un po’ banale, seguirà uno schema ormai abusato (le umili origini, le traverse, l’ascea, il declino) ma in fondo è la vita! Un film che, mi auguro, riceva premi importanti, soprattutto il suo protagonista, anche solo per il coraggio di averci provato!
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[+] si vede che non conosci il mito
(di colette84)
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