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Split, James McAvoy: «Il mio personaggio arrabbiato e violento»

L'attore a Milano insieme al regista Shyamalan e Anya Taylor-Joy per presentare il film. Dal 26 gennaio al cinema.
di Emanuele Sacchi

Split

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Da sinistra il regista M. Night Shyamalan, l'attrice Anya Taylor-Joy e l'attore protagonista James McAvoy durante il photocall a Milano.
giovedì 12 gennaio 2017 - Incontri

Più che umiltà la sensazione che comunica M. Night Shyamalan è quasi di candore. Anche per parlare di un film terrificante come Split, capace di sfiorare temi estremamente sensibili, il regista affronta ogni domanda che gli viene rivolta in conferenza stampa con cortesia e semplicità. Con la schiettezza di chi non ha bisogno di indossare maschere per parlare della propria arte e non si fa problemi nel citare colleghi o titoli di altre opere che lo hanno ispirato. Insieme a lui, a presentare il film in un lussuoso hotel di Milano, c'erano James McAvoy, straordinario interprete di Kevin e di tutte le sue multiple personalità, e Anya Taylor-Joy, talento emergente che con due soli titoli - Split e The Witch - vanta già un curriculum invidiabile.

Split è un film caratterizzato dall'ossessione per gli spazi chiusi, girato quasi completamente all'interno di un sotterraneo. Quanto ti fa paura questa sensazione claustrofobica?
M. Night Shyamalan: "Molta paura e infatti cerco di trasmetterla al pubblico. Ho cercato di rendere palpabile la sensazione di non sapere mai cosa ci sia dall'altra parte e quindi di che cosa possa succedere dopo. Quale nuovo personalità si proporrà?".
In genere ci si prepara per interpretare il ruolo di un personaggio. Nel caso di Split la parte richiedeva di prepararsi per otto personaggi differenti, che tipo di esperienza è stata? James McAvoy: "Ha richiesto ovviamente molto più tempo rispetto al solito e il ricorso a molti trucchi per poter aumentare le differenze tra un personaggio e l'altro".

Ogni personaggio ha una sua personalità e una sua fisicità, proprio per il senso che Night vuole svelare e sviscerare in questo film, legato a questa particolare forma di patologia.
James McAvoy

L'attesa di un colpo di scena è tale quando si guarda un film di Shyamalan che ci si chiede quanto giochi la consapevolezza di questa cosa. Quasi che si possa tradurre in un gioco, in una complicità con lo spettatore. Nel caso di Split poi i colpi di scena davvero non si contano...
Shyamalan: "In realtà, al di là di quanto si parli di questa cosa, spesso riguarda la struttura stessa di un film. Ad esempio, in questo caso, il primo "colpo di scena" corrisponde a un momento in cui vengono condivise delle informazioni con lo spettatore, alla rivelazione di qualcosa. Ad esempio sul passato di Casey e sull'evoluzione del suo personaggio. Quando racconti una storia giochi anche con la struttura del film, in maniera spesso imprevedibile".


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In foto Anya Taylor-Joy.
In foto M. Night Shyamalan.
In foto James McAvoy.

Altri film sul tema del disturbo associativo dell'identità - penso a Identità di James Mangold, per dire - hanno rappresentato un'ispirazione, in qualche modo, o un termine di paragone per la realizzazione di Split? Qualcosa che magari avete visionato prima di girare il film?
Shyamalan: "Ho visto dei film che mi hanno ispirato ma non in questo senso specifico, magari sono titoli che possono risultare quasi fuorvianti o inattesi. Ad esempio ho rivisto molti film di Altman, forse è per questo che ricorro a molti zoom, spesso rallentati, o altri accorgimenti stilistici. Oppure Niente da nascondere o il greco Kynodontas, su come creare la giusta dose di tensione e di pathos, di scioccare con una semplice macchina da presa. Poi non c'entra con questo ma di recente sono riuscito a recuperare finalmente La grande bellezza e l'ho adorato. Amo il cinema italiano".
McAvoy: "Io guardo davvero pochi film, non ho visto neanche la metà di quelli citati qui! Nel mio caso l'ispirazione proviene dalla storia, è lei a dovermi ispirare. Lo so, dovrei vederne di più, cercherò di rimediare [risate, nda]".
C'è stata una particolare enfasi sulla scelta dei costumi, visto anche che una delle personalità di Kevin è quella di uno stilista, esperto di moda? Le personalità per divenire tali corrispondono a un abito, che è sempre lo stesso: anche la personalità femminile di Patricia si veste sempre allo stesso modo...
McAvoy: "Il nostro costumista, Paco Delgado, è lo stesso che ha lavorato a The Danish Girl, quindi in un certo senso ha già vissuto il fatto di dover vestire un personaggio effeminato, ma prigioniero di un corpo maschile, come la mia Patricia.

Una delle cose che probabilmente rende Patricia così arrabbiata e violenta è proprio questo inevitabile e insormontabile limite alla sua femminilità.
James McAvoy

Shyamalan: "Mi chiedono spesso perché mi appassiono così tanto alla psicologia di personaggi così peculiari, ma in fondo credo che dipenda da mia moglie. Quando le correvo dietro perché mi ero innamorato di lei, seguivo sempre le sue lezioni di psicologia e ho finito per appassionarmi anche alle lezioni! Forse se mi fossi innamorato di una ginnasta girerei sempre film sulla ginnastica, chissà [risate, nda]".


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