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Ultimo aggiornamento martedì 9 gennaio 2018
Seguendo la quotidianità del quattordicenne Pio, Jonas Carpignano ritrae la Ciambra, luogo in cui vive una comunità rom stanziale di Gioia Tauro, in Calabria. Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, 7 candidature e vinto 2 David di Donatello, 1 candidatura a Spirit Awards, In Italia al Box Office A Ciambra ha incassato 165 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Pio, 14 anni, vive nella piccolo comunità Rom denominata A Ciambra in Calabria. Beve, fuma ed è uno dei pochi che siano in relazione con tutte le realtà presenti in zona: gli italiani, gli africani e i suoi consanguinei Rom. Pio segue e ammira il fratello maggiore Cosimo e da lui apprende gli elementi basilari del furto. Quando Cosimo e il padre vengono arrestati tocca a Pio il ruolo del capofamiglia precoce che deve provvedere al sostentamento della numerosa famiglia.
Jonas Carpignano torna nei luoghi che avevano contrassegnato i suoi esordi e lo fa con la passione e la tenacia di chi conosce a fondo la materia che intende trattare, se ne lascia attrarre conservando però sempre il controllo di un film che fonde una riflessione socio antropologica al desiderio di raccontare una fase di passaggio fondamentale per il suo protagonista. Il quale è quel Pio Amato che già si era fatto notare in Mediterranea e che qui porta sulle fisicamente fragili ma attorialmente solide spalle l'intero film.
Nel suo sguardo si leggono domande esistenziali che la voce non sa esprimere così come dalla sua ritrosia e dai suoi imbarazzi emergono i segni di un'infanzia e di una preadolescenza che non hanno potuto essere tali a causa di una precoce immissione nel non facile mondo degli adulti. Che tale non lo considerano (a partire dal fratello) ma che nulla gli nascondono di una realtà quotidiana in cui il mestiere di vivere richiede la capacità di guardarsi costantemente le spalle.
Carpignano si mette al servizio di queste persone che in gran parte recitano se stesse e lo fanno con una spontaneità e veridicità che pochi nel cinema italiano sanno gestire con altrettanta maestria. La macchina da presa entra nelle loro vite senza pretendere di asservirle ai propri fini e sapendo anche mutare modalità e tempi a seconda della comunità messa in luce di volta in volta. Gli africani (che per i Rom sono tutti 'marocchini') hanno una vitalità non folcloristica ma quasi necessitata dal dover sopravvivere in un ambiente non amichevole che contrasta con la lucida determinazione malavitosa degli uomini della ndrangheta locale.
Osservato con uno sguardo lucido ed esterno, A Ciambra si presenta come un efficace e partecipe ritratto di un mondo che molti preferiscono non conoscere e disprezzare. Non è però possibile nascondere il dubbio che proprio a costoro, in un periodo particolarmente caldo nei confronti dell'immigrazione, offra occasione per un'ulteriore conferma dei propri assunti aprioristici e generalizzanti.
È un film imperfetto, perchè non parla nè vuole tendere alla perfezione. Non ci sono artifizi scenografici, nè emotivi. Non c'è quell'impressionante bellezza, più comunemente chiamata estetica, che toglie spazio ai personaggi. C'è una narrazione senza sofismi nè particolari accenti.
Ciambra è una piccola comunità Rom calabrese insediatasi nella via omonima alla periferia di Gioia Tauro, e Jonas Carpignano è il trentatreenne regista che ha scelto di vivere in quella zona e di raccontare le loro condizioni di vita. Il film, di fatto, fornisce l’occasione di uno slice of life anche su varie comunità che vivono in quel contesto, e sulla problematica [...] Vai alla recensione »
Bell'esperimento neorealista, che funziona in virtù dell'esotismo del soggetto. Chi di noi guarderebbe/passerebbe un paio d'ore in compagnia degli zingari? Quasi nessuno, ovvio. Invece la forma filmica scelta dalla regìa, mezzo documentario mezza fiction, rende lo spettatore partecipe del modus vivendi di questa comunità così particolare.
Inizia con il livore di un cielo grigio, il cupo incedere della macchina da presa su una steppa su cui si stagliano verdi montagne. Poi un uomo ripreso di spalle dinanzi a un cavallo immobile nell’erba. L’uomo si appoggia alla testa del cavallo e ne accarezza teneramente la criniera. Non è l’Anatolia o la Russia di un cinema di autore ma la Calabria di Gioia Tauro, crocevia [...] Vai alla recensione »
Pio è un ragazzino che vive in un campo rom di Gioia Tauro con la sua numerosa famiglia. Sono zingari italiani, parlando dialetto reggino e sono criminali. Quando suo padre e suo fratello vengono arrestati, sente che è giunto il momento di occuparsi della famiglia. Gli brucia dentro quella voglia adolescenziale di prendrsi il proprio posto nel mondo, che nel suo caso è un mondo [...] Vai alla recensione »
Pio Amato (interpretato da lui stesso) ha 13 anni; vive con una ampia famiglia Rom in una periferia di una periferia, a Ciambra, ai margini di Gioia Tauro. Il passato familiare affiora solo nei sogni di Pio, quando –racconta il nonno – loro erano “liberi e contro tutti”, a girare con un cavallo per il mondo. Oggi l’incastro è vivacchiare di furti di auto [...] Vai alla recensione »
Film deludente nel complesso. Passi per gli interpreti: non sono attori professionisti e non si può pretendere troppo. Il ritmo manca: il film a tratti si trascina in modo stanco e in certi momenti annoia veramente. Manca la capacità di raccontare: la storia risulta banale, scontata nel suo svolgersi, a volte persino ingenua o poco verosimile.
A CIAMBRA DI JONAS CARPIGNANO E' UN FILM DI RARA BELLEZZA. Bellezza formale. Dello sguardo potente del regista, del suo personale, originale, linguaggio cinematografico. Iperrealisticoimpressionista. Bellezza della cruda natura umana. Bellezza drammaturgica. Bellezza dello scavo alla ricerca di una rivelazione. Bellezza poetica.
Si può leggere in molti modi il film "A Ciambra" di Jonas Carpignano. Come un documentario socio-antropologico che impietosamente descrive la realtà di un territorio del tutto al di fuori dello stato civile. Una sorta di enclave, "a ciambra" appunto, spartita tra clan di etnie diverse e popolata da "Brutti, sporchi e cattivi" senza ideali né speranze e privati anche di quel sarcasmo con cui Ettore [...] Vai alla recensione »
Nel quartiere Ciambra, a Gioia Tauro una comunità Rom, calabrese, ha il problema di trovare il sostentamento quotidiano. Pio, l’adolescente della famiglia, cerca di imparare più in fretta possibile, nella forma e nella sostanza, dal fratello maggiore Cosimo. Quando questo, insieme al padre, viene arrestato, per Pio è il momento di dimostrare a tutti che è ormai un [...] Vai alla recensione »
Non capisco come si possano dare 4 o 5 stelle ad un film come questo. E' una storia scontata, sono vite e situazioni conosciute, solo un marziano appena sbarcato sulla Terra potrebbe sorprendersi ed emozionarsi per un film che dice cose trite e risapute.
Perché autentico, giovane, sincero. Narrazione semplice, senza strafare. Consigliato
E' stato candidato agli Oscar dall'Italia come film straniero. Sinceramente speravo che il cinema italiano potesse esprimere meglio che qualche giorno di vita di un campo Rom. Va bene che è film verità, quasi un documentario. Va bene che la regia è ottima e che quasi tutto il film è girato camera a mano con inquadratura a 1 metro.
Bellezza formale. Dello sguardo potente del regista, del suo personale, originale, linguaggio cinematografico. Iperrealisticoimpressionista. Bellezza della cruda natura umana. Bellezza drammaturgica. Bellezza dello scavo alla ricerca di una rivelazione. Bellezza poetica. Bellezza irresistibile dei personaggi. Di un film che lascia senza fiato.
Il titolo viene dal nome di una comunità rom di Gioia Tauro, Calabria. Il regista Jonas Carpignano, che ha trentatre anni ed è un italiano di educazione ed esperienza newyorkese (e, informazione di sicuro non secondaria, nella produzione di questo progetto ha avuto accanto Martin Scorsese, e attrarre la sua attenzione e il suo interesse non è cosa di tutti i giorni, costituisce di per sé un titolo [...] Vai alla recensione »
L'opera seconda di Carpignano, accolta benissimo alla Quinzaine des Realisateurs di Cannes dove è stata premiata come miglior film europeo, è l'esempio perfetto di un nuovo cinema italiano che con termine orrendo si può definire "glocal": radicato in un territorio, lontano da Roma, tanto da essere sottotitolato in italiano, e insieme di respiro internazionale (nella produzione di A ciambra è intervenuto [...] Vai alla recensione »
C'è un ragazzino che vuole crescere in fretta eppure davanti al bivio tra l'infanzia e l'età adulta avrà ancora un attimo di esitazione: cosa significa crescere, quali rinunce, quale destino? Pio ha tredici anni, beve, fuma già molte sigarette ma intorno lui fumano anche i più piccoli. Vive alla Ciambra, una comunità rom a Gioia Tauro, paesaggio di mondezza, abusivismi, regole ferree di divisione del [...] Vai alla recensione »