Titolo originale Collateral Beauty.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 94 min.
- USA 2016.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 4gennaio 2017.
MYMONETROCollateral Beauty
valutazione media:
2,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il tema della difficoltà di sopravvivenza dei genitori alla morte di un figlio è stato più volte trattato, anche in modo egregio, dal cinema americano, spesso con lo spirito empirico, positivo e combattivo tipico degli anglosassoni.
Questa volta è diverso: un giovane manager di successo non riesce più a trovare alcun appiglio dopo la morte della figlia: si trova in un totale burn out e si dissocia completamente dalla realtà. Purtroppo per lui, nella sua posizione non ha neanche il diritto di impazzire o almeno, se deve farlo deve provocare meno danni possibili: l'elaborazione del suo lutto personale diventa un problema per tutta l'azienda di cui possiede il pacchetto di maggioranza. Un fatto privato e delicatissimo si trasforma in un problema collettivo condizionando pesantemente il destino di tre suoi collaboratori e dell'azienda stessa.
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Il tema della difficoltà di sopravvivenza dei genitori alla morte di un figlio è stato più volte trattato, anche in modo egregio, dal cinema americano, spesso con lo spirito empirico, positivo e combattivo tipico degli anglosassoni.
Questa volta è diverso: un giovane manager di successo non riesce più a trovare alcun appiglio dopo la morte della figlia: si trova in un totale burn out e si dissocia completamente dalla realtà. Purtroppo per lui, nella sua posizione non ha neanche il diritto di impazzire o almeno, se deve farlo deve provocare meno danni possibili: l'elaborazione del suo lutto personale diventa un problema per tutta l'azienda di cui possiede il pacchetto di maggioranza. Un fatto privato e delicatissimo si trasforma in un problema collettivo condizionando pesantemente il destino di tre suoi collaboratori e dell'azienda stessa.
Il piano escogitato dai tre per farlo sembrare incapace di intendere e di volere e, quindi ottenere la delega a vendere le sue azioni, ottiene gli effetti sperati ma anche degli effetti indesiderati e collaterali che si riverberano sul vissuto di ognuno di loro con conseguenze positive e inaspettate:è la bellezza collaterale che può derivare anche dalle situazioni peggiori; quando già siamo sull'orlo del baratro ma abbiamo ancora la forza di sollevare lo sguardo e notare un panorama bellissimo che fino ad allora ci era sfuggito.
Tocca a tre attori teatrali dilettanti e venali mettere in moto questo meccanismo che, come personaggi shakespeariani, riusciranno ad ispirare l'esiguo uditorio con i valori universali che non risentono del passare delle epoche. La vita non è forse come un'opera teatrale dove ognuno di noi indossa una maschera diversa a seconda dei ruoli che deve giocare? E il teatro non è la rappresentazione della vita? Recita meglio il padre straziato dalla morte della figlia o il teppista aspirante attore che viene dal ghetto? Forse il dubbio più angosciante rimane se mai o, in quale occasione della vita, potremo finalmente essere noi stessi.Finale sorprendentemente azzeccato e lode a Will.
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Bella idea di partenza. Eccellente la "chiave" per andare avanti. Non vorrei essere troppo ovvio, ma era Frank Capra che bisognava tenere presente, non il "muccinismo" che ha dato l'imprinting al film.
Il risultato è un film patinato, con ottimi attore, ricco di buoni sentimenti e sempre con la lacrima in canna. Per certi versi un prodotto... perfetto. Un perfetto melodramma, ultraromantico, dove ognuno ha il suo problema e la sua rinascita dal problema stesso, farcito di passaggi e soluzioni scontati, con colpo di scena finale e ( visto che gli autori, giustamente, conoscevano l' esistenza di un certo Capra) forzatissimo "finalone" con gli angeli sul ponte al Central Park
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Il concetto di bellezza collaterale è vero, viene spiegato o almeno il regista cerca di spiegarlo in maniera molto problematica, ma penso che di per sé, spiegare un concetto così profondo e vasto sia difficile o quasi impossibile farlo, come d’altronde abbiamo visto in questo film. Ciò non toglie però il fatto che, anche se lo introduce in maniera goffa, aziona un meccanismo nello spettatore che lo porta a pensare e a riflettere, di conseguenza non serve più il bisogno di una spiegazione dal film perché ognuno ricerca una sua personale risposta e definizione di questo concetto.
A mio parere ciò non toglie valore alla pellicola, giustamente come hai fatto notare sono stati toccati tre temi molto importanti: amore, tempo, morte, e non sono stati sviluppati in maniera approfondita ma il regista ha fatto una scelta stilistica, si è voluto concentrare sulla vita del protagonista Howard e come queste astrazioni lo abbiano colpito e come lui stesso abbia influenzato la vita dei suoi amici e colleghi.
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Il concetto di bellezza collaterale è vero, viene spiegato o almeno il regista cerca di spiegarlo in maniera molto problematica, ma penso che di per sé, spiegare un concetto così profondo e vasto sia difficile o quasi impossibile farlo, come d’altronde abbiamo visto in questo film. Ciò non toglie però il fatto che, anche se lo introduce in maniera goffa, aziona un meccanismo nello spettatore che lo porta a pensare e a riflettere, di conseguenza non serve più il bisogno di una spiegazione dal film perché ognuno ricerca una sua personale risposta e definizione di questo concetto.
A mio parere ciò non toglie valore alla pellicola, giustamente come hai fatto notare sono stati toccati tre temi molto importanti: amore, tempo, morte, e non sono stati sviluppati in maniera approfondita ma il regista ha fatto una scelta stilistica, si è voluto concentrare sulla vita del protagonista Howard e come queste astrazioni lo abbiano colpito e come lui stesso abbia influenzato la vita dei suoi amici e colleghi.
Il fatto che non venga approfondito psicologicamente il personaggio principale non sia stato per una scelta superficiale ma bensì scontata del regista, primo perché penso che tutti abbiano perso una persona amata e che sappia perciò il dolore che si prova e secondo proprio perché tutti alla fine sappiamo cosa si prova non serve affatto approfondire questo aspetto in quanto lo si può cogliere meglio attraverso il linguaggio del corpo e non con parole. Inoltre per quanto ogni persona sia diversa e possa affrontare il lutto in maniera personale, il dolore è un punto in comune per tutti, e probabilmente il regista ha voluto puntare proprio su questo. Per quanto riguarda invece gli altri aspetti e personaggi il regista se li avesse approfonditi il film sarebbe risultato troppo pesante e difficile da seguire, per questo motivo penso abbia deciso in modo azzardato è vero, ma ha puntato molto sull’emozione che suscita (dopotutto è di un dramma che stiamo parlando), ha puntato sull’immedesimazione nel protagonista grazie all’ottima recitazione di Will Smith (che d’altronde non perde mai un colpo) e accennando a vari temi ha permesso agli spettatori, non tutti ovviamente, di cogliere vari spunti di riflessione. Inoltre è stato giocato proprio per questo sul detto e non detto, sulla recitazione, sottolineato da quel finale “aperto” che mette in discussione l’intera struttura dell’intera storia. Chi lo dice alla fine che il protagonista fosse realmente Howard e non i suoi amici, Claire, Whit e Simon??
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Questo film è davvero qualcosa di speciale. Non banale, non lento, frasi sempre messe al punto giusto. Attori bravissimi. Noi tutti ci lamentiamo durante la nostra minuscola vita di qualsisi cosa, certo non sarà un film a farci cambiare carattere e stie di vita, ma sicuro per chi ha qualche sentimento e cuore riuscira a far ragionare ed emozionare. Consigliato sicuramente. forse un piccolo piccolo gradino sotto "7 anime".
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Credo che questo film (peraltro bellissimo) abbia dato modo ai recensori ed alla critica di giustificarsi uno stipendio. Un cast di attori eccezionale che in questo film si prendono lo spazio che meritano senza esigere forzatamente la loro parte di mattatori. Un tema importante come la morte trattato con tatto e leggera superficialità a volte come a saper scaricare la tensione. Spaesato e passivo a volte è solamente il giudizio di chi non comprende la trama nel suo senso più profondo, nel guardare oltre i bigliettini di Natale e di cogliere la vera bellezza collaterale fatta anche dalla semplicità di una regia che gioca molto su elementi umani ed umili. Umiltà che manca del tutto a chi si arroga il diritto di pensare che un cast stellare deve recitare sempre in primo piano.
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Credo che questo film (peraltro bellissimo) abbia dato modo ai recensori ed alla critica di giustificarsi uno stipendio. Un cast di attori eccezionale che in questo film si prendono lo spazio che meritano senza esigere forzatamente la loro parte di mattatori. Un tema importante come la morte trattato con tatto e leggera superficialità a volte come a saper scaricare la tensione. Spaesato e passivo a volte è solamente il giudizio di chi non comprende la trama nel suo senso più profondo, nel guardare oltre i bigliettini di Natale e di cogliere la vera bellezza collaterale fatta anche dalla semplicità di una regia che gioca molto su elementi umani ed umili. Umiltà che manca del tutto a chi si arroga il diritto di pensare che un cast stellare deve recitare sempre in primo piano. Non ho studiato cinema. Ma ho studiato. E se il film mi ha colpito significa che almeno una parte del bersaglio l'ha colpita. Invito i critici che hanno "insultato" Collateral Beauty, a giudicare un film e la sua sceneggiatura senza dover forzatamente ricorrere ad ingranaggi mentali criptici e fintamente esotici per guadagnare il loro status di terapeuta e psicologo del cinema. Un consiglio, vedete il film quando siete nel giusto stato emotivo. Non è la regia esigente. È la critica ad accontentarsi delle poche nozioni che conosce per vomitare parole a caso... Consiglio il film. Un semplice capolavoro che richiede attenzione e l'accettazione di accontentarsi, fino alla fine. E di riflettere sul ruolo (volutamente teatrale) di alcuni tra gli attori in questione.
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Un film incentrato sul dolore per una perdita di una persona cara, molto impegnativo dal punto di vista emozionale, specie per i più sensibili.Inizia commovente e profondo e prosegue sempre sul drammatico , ma emozionando sempre di più con 3 aspetti fondamentali della vita, ovvero AMORE, TEMPO E MORTE.Un Will Smith come sempre perfetto ad entrare in queste parti intrattiene e non poco anche il pubblico meno emozionabile, ben fatto, film che sembra completare una trilogia di film su temi profondi come SETTE ANIME E ALLA RICERCA DELLA FELICITA'.
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Un film incentrato sul dolore per una perdita di una persona cara, molto impegnativo dal punto di vista emozionale, specie per i più sensibili.Inizia commovente e profondo e prosegue sempre sul drammatico , ma emozionando sempre di più con 3 aspetti fondamentali della vita, ovvero AMORE, TEMPO E MORTE.Un Will Smith come sempre perfetto ad entrare in queste parti intrattiene e non poco anche il pubblico meno emozionabile, ben fatto, film che sembra completare una trilogia di film su temi profondi come SETTE ANIME E ALLA RICERCA DELLA FELICITA'. Personalmente l'ho trovato un gran bel film drammatico, e l'interpretazione di Will Smith lo rende più bello di quanto lo sarebbe altrimenti.
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Il regista de "Il diavolo veste Prada" David Frankel reinterpreta il capolavoro letterario di Charles Dickens "A Christmas carol" mostrandoci l'altra faccia del Natale, quella ben lontana da regali, sorrisi e canzoni festose, quella fatta di uomini e donne ridotte a percentuali dal più crudele male il destino possa mai riservare: la morte di un figlio. Ed è proprio uno di questi uomini il protagonista di "Collateral beauty", Howard Inlet, dirigente pubblicitario che piange ormai da 3 anni l'improvvisa morte della figlia, stroncata a soli 6 anni da una malattia tanto rara quanto vigliacca. Per costringerlo a reagire (in gioco c'era infatti il destino dell'intera società di cui era maggiore azionista), i suoi tre più fidati collaboratori Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Pena) ingaggiano tre attori teatrali affinché rivestano i ruoli di Amore, Tempo e Morte, i "concetti astratti" rei di aver tradito Howard, spronandolo (similmente a come i tre fantasmi fecero con il vecchio Scrooge) ad uscire dallo stato di depressione che questi si è ormai da troppo tempo autoinflitto.
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Il regista de "Il diavolo veste Prada" David Frankel reinterpreta il capolavoro letterario di Charles Dickens "A Christmas carol" mostrandoci l'altra faccia del Natale, quella ben lontana da regali, sorrisi e canzoni festose, quella fatta di uomini e donne ridotte a percentuali dal più crudele male il destino possa mai riservare: la morte di un figlio. Ed è proprio uno di questi uomini il protagonista di "Collateral beauty", Howard Inlet, dirigente pubblicitario che piange ormai da 3 anni l'improvvisa morte della figlia, stroncata a soli 6 anni da una malattia tanto rara quanto vigliacca. Per costringerlo a reagire (in gioco c'era infatti il destino dell'intera società di cui era maggiore azionista), i suoi tre più fidati collaboratori Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Pena) ingaggiano tre attori teatrali affinché rivestano i ruoli di Amore, Tempo e Morte, i "concetti astratti" rei di aver tradito Howard, spronandolo (similmente a come i tre fantasmi fecero con il vecchio Scrooge) ad uscire dallo stato di depressione che questi si è ormai da troppo tempo autoinflitto.
Nella cornice di un procedere forse un po' troppo lineare (anche se non privo di un, seppur unico, grande colpo di scena finale), assistiamo ad un Will Smith che si trasfigura filosofo di un pessimismo esistenziale assolutamente attuale (e giustificato), regalando così la sua performance più intensa dai tempi de "La ricerca della felicità". Un cast quello selezionato dal Frankel che tiene a fatica il passo di un gigante come Smith, ad eccezione del solo Norton (e forse della Winslet), il cui personaggio completa, insieme con la figura del protagonista, un ritratto profondo dell'intima forza di un padre.
La colonna sonora (firmata Mychael Danna e Theodore Shapiro) fa il suo dovere nell'accompagnare più che dignitosamente la narrazione di una storia dal sapore drammatico e nostalgico.
In conclusione l'ultima fatica del Frankel non è certamente esente da alcuni evidenti difetti (un cast non proprio azzeccato, un contesto narrativo forse un po' troppo lineare), inevitabili se si considera l'estrema audacia di un progetto ambizioso come "Collateral beauty", eppure dall'inizio alla fine la storia scorre liscia come le tessere di un domino ben congegnato, riuscendo (in gran parte) laddove si era scommesso: il prodotto finale intrattiene, fa riflettere, ma sopratutto commuove, e d'altro canto non è proprio questa la "bellezza collaterale" del cinema?
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Non è bastato al film un cast davvero degno di merito, il film rimane sempre troppo complesso e si perde varie volte, con intrecci che mi è quasi sembrato una puntata di beautiful. Parlando degli attori non potevano prenderne di migliori. Will smith, divino ai tempi di io sono leggenda, Kate Winslet, una delle attrici migliori in circolazioni, anche lei bravissima quando ha recitato in The reader e revolutionary road, Edward Norton, in Birdman fantastico, Helen Mirren, che non ha bisogno di presentazione, keira Knightley, anche lei degna di merito in Espiazione, e infine Michael Pena, che è il primo film che ho visto in cui recitava, e devo dire che ha molto talento.
Molte cose nel film sono rimaste molte cose incomplete, che dovevano avere delle conseguenze.
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Non è bastato al film un cast davvero degno di merito, il film rimane sempre troppo complesso e si perde varie volte, con intrecci che mi è quasi sembrato una puntata di beautiful. Parlando degli attori non potevano prenderne di migliori. Will smith, divino ai tempi di io sono leggenda, Kate Winslet, una delle attrici migliori in circolazioni, anche lei bravissima quando ha recitato in The reader e revolutionary road, Edward Norton, in Birdman fantastico, Helen Mirren, che non ha bisogno di presentazione, keira Knightley, anche lei degna di merito in Espiazione, e infine Michael Pena, che è il primo film che ho visto in cui recitava, e devo dire che ha molto talento.
Molte cose nel film sono rimaste molte cose incomplete, che dovevano avere delle conseguenze.
Alla fine del film in sala sono addirittura partiti gli applausi, non da parte mia ovviamente.
L'unica cosa bella del film è la musica degli One Republic ai titoli di cosa, che non gusta mai.
Sintetizzando penso che il film ha una buona idea ma è stata sviluppata malissimo. Il tutto è molto "arrafazonato" e privo di trama.
La fine del film è davvero deludente.
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Il film iper pubblicizzato del regista Davide Frankel non delude le aspettative, ma di certo non le conferma appieno.
I tre attori ingaggiati dai soci di Howard per impersonare Morte (Brigitte/Helen Mirren), Tempo (Raffi/ Jacob Latimore) e Amore (Aimee/Keira Knightley) sono all’altezza del loro compito sia nella finzione che nella realtà e di certo non sfigurano rispetto ai loro quattro colleghi corrispettivi. La figura centrale è ovviamente quella di Will Smith, protagonista inevitabile, che con l’espressione costantemente triste e gli occhi che quasi scoppiano per le lacrime, esalta ancora una volta la sua vena drammatica e porta lo spettatore nella disperazione infinita di un padre che ha perso troppo presto la sua unica figlia.
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Il film iper pubblicizzato del regista Davide Frankel non delude le aspettative, ma di certo non le conferma appieno.
I tre attori ingaggiati dai soci di Howard per impersonare Morte (Brigitte/Helen Mirren), Tempo (Raffi/ Jacob Latimore) e Amore (Aimee/Keira Knightley) sono all’altezza del loro compito sia nella finzione che nella realtà e di certo non sfigurano rispetto ai loro quattro colleghi corrispettivi. La figura centrale è ovviamente quella di Will Smith, protagonista inevitabile, che con l’espressione costantemente triste e gli occhi che quasi scoppiano per le lacrime, esalta ancora una volta la sua vena drammatica e porta lo spettatore nella disperazione infinita di un padre che ha perso troppo presto la sua unica figlia. Come vediamo all’inizio, in mezzo e alla fine, però, la trama è metaforicamente rappresentata dal domino, l’unica cosa che sembra placare le ansie e i pensieri di Howard. Il gioco, apparentemente senza uno scopo (“Non c’è né un tabellone, né una palla o un canestro”), è invece la sintesi della storia raccontata, dei tre elementi e della vita stessa. Un atto di creazione, di costruzione, per cui ci vuole tempo, attenzione e cura, fatto di singoli tasselli che cadono uno dopo l’altro fino alla distruzione finale. Un piccolo tocco col dito scatena quindi una serie di emozioni che non si possono fermare, di bugie che non si possono più nascondere, di inevitabile scontro con la realtà che fa male, con cui bisogna fare i conti per trovare la pace. Ecco che quindi il filo conduttore sono i tre elementi: l’inizio è la morte della bambina che è stata amata e non ha avuto abbastanza tempo, ma poi c’è ancora la vita, ci sono ancora le preoccupazioni di tre padri, di una donna che vorrebbe essere madre, di una malattia, dell’amore che finisce col divorzio o prosegue nelle difficoltà, ma in realtà è in ogni cosa, mentre il tempo scorre inesorabile e fa da tramite tra la nascita e la fine, tra il sentimento corrisposto o meno e il non capire come tutto possa rompersi. Già proprio come il domino, che non si comprende perché bisogna costruirlo con pazienza, se poi tutto deve finire con i tasselli che cadono e sembrano rendere vano tutto il lavoro fatto usando il prezioso tempo. Però, mentre tutto si distrugge, le tessere creano un gioco di colori e si scopre che attraverso la caduta si forma uno splendido mosaico, un movimento fluido e regolare…e finalmente si ha la sensazione che un senso quella cosa ce l’abbia: eccola, la bellezza collaterale. Non è un caso quindi che si crei un effetto simile quando le tre tessere portanti della storia partono da un punto unico (Howard) ma poi si dividono e vanno a finire ognuna rispettivamente nei tre amici, che hanno i loro problemi e non possono più fermare la spinta iniziale che li costringe ad avere dei faccia-a-faccia decisivi. Penso non sia un caso neanche il fatto che sia tutto ambientato a Natale - a parte il fatto che è un film uscito a dicembre negli USA - cioè la festa dell’amore, dei bambini, della nascita di un uomo che religiosamente un giorno sconfiggerà la morte e di quel Babbo Natale che sa bene come usare il tempo e in una notte fa il giro del Mondo. Questo però è ciò che scaturisce dalle mie riflessioni a proposito di temi solo abbozzati sullo scheletro narrativo, che sceneggiatori, attori e regista avrebbero dovuto far nascere mettendo qualche indizio qui e lì, inserendo piccole frasi, piccoli gesti in una trama non eccelsa e forse sviluppata poco per le potenzialità di cast e argomenti. In superficie rimane il tentativo maldestro di un intreccio formato dal mix di un classico dramma (Howard e la figlia scomparsa) e di una mezza commedia (Attori ed attori, dove Helen Mirren/Morte spicca tra i suoi colleghi). Sinceramente poteva essere il film dell’anno, un nuovo punto di riferimento per la cinematografia sentimentale, invece rimane solo una confezione natalizia da scartare con la lacrimuccia di chi si accontenta del classico maglione con le renne. In ogni caso, con delle prove attoriali così e qualche timido - e prevedibile - colpo di scena, la pellicola si guadagna a stento la sufficienza e ci ricorda che decidiamo noi se il tempo è solo un’illusione, se la morte ci fa paura e se l’amore esiste davvero, in quali forme e soprattutto con quale intensità. [-]
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"Bellezza collaterale".
Cosa ci potrà mai essere di bello nella perdita di una figlia di 6 anni, portata via da una rara forma di tumore? Cosa c'è di positivo nel perdere la voglia di vivere, nel ridursi quasi ad uno "zombie" e non avere più speranza o uno scopo nella vita ?
Sembra essere la tipica trama di un dramma strappalacrime in pieno stile americano, in cui Will Smith, protagonista del nuovo film di David Frankel, si cala perfettamente fin dai tempi delle collaborazioni con Muccino; in questo caso, però, il regista è riuscito a dare alla pellicola una sfumatura più leggera, incrociando la storia del protagonista con quella dei suoi 3 colleghi (Kate Winslet, Edward Norton e Michael Pena), i quali ingaggiano degli attori professionisti per impersonare le tre astrazioni che governano ogni cosa: il Tempo, l'Amore e la Morte, alle quali il loro amico (nonché capo dell'agenzia che rischia di fallire) aveva scritto delle lettere di protesta.
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"Bellezza collaterale".
Cosa ci potrà mai essere di bello nella perdita di una figlia di 6 anni, portata via da una rara forma di tumore? Cosa c'è di positivo nel perdere la voglia di vivere, nel ridursi quasi ad uno "zombie" e non avere più speranza o uno scopo nella vita ?
Sembra essere la tipica trama di un dramma strappalacrime in pieno stile americano, in cui Will Smith, protagonista del nuovo film di David Frankel, si cala perfettamente fin dai tempi delle collaborazioni con Muccino; in questo caso, però, il regista è riuscito a dare alla pellicola una sfumatura più leggera, incrociando la storia del protagonista con quella dei suoi 3 colleghi (Kate Winslet, Edward Norton e Michael Pena), i quali ingaggiano degli attori professionisti per impersonare le tre astrazioni che governano ogni cosa: il Tempo, l'Amore e la Morte, alle quali il loro amico (nonché capo dell'agenzia che rischia di fallire) aveva scritto delle lettere di protesta. Poco a poco, Howard (Will Smith) viene spronato ad affrontare il lutto della figlia, grazie anche all'aiuto di una donna che organizza incontri terapeutici per genitori che hanno perso i propri bambini, ed è proprio lei ad esplicitare il misterioso titolo e il suo significato. La bellezza collaterale, infatti, è tutto ciò che inzialmente non si riesce a vedere, perché troppo offuscati dal dolore o dai pensieri negativi per poterla cogliere,ma quando ciò accade, allora il mondo acquista di nuovo significato: c'è bellezza in un padre che cerca di riconquistare l'affetto di una figlia, in una donna che aspetta il suo momento per crearsi finalmente la famiglia che sogna, in un uomo che non riesce a confessare di essere malato per paura di far soffrire chi gli sta accanto e in un uomo tenta di trovare di nuovo un senso alla sua esistenza.
Probabilmente alcune tematicheavrebbero potute essere sviluppate più a fondo, alcune questioni sono state risolte in maniera troppo sbrigativa, come il finale inaspettato e un po' fuori dalle righe,chedà quasi un lieto fine alla storia, ma in fin dei conti è stata una scelta abbastanza attinente all'atmosfera del film, che lascia gli spettatori con delle riflessioni da fare, senza appesantirli inutilmente con il solito dramma.
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