giampituo
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lunedì 9 gennaio 2017
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ma perché parlarne male?
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Ma perché parlarne male? Perché non rilassarsi a rielaborare, ciascuno di noi, il proprio lutto. Il lutto della fine di una persona cara. Ma anche il lutto per la scomparsa del ricordo di una vita oramai trascorsa, con momenti dolci, pieni d'amore, di tenerezza. Al tepore di un sentimento buono. Lo so. Sembra non credibile scrivere delle lettere che sai non arriveranno mai, al Tempo all'Amore e alla Morte. Quando hai perso tutto. Anche quando sei fuori dal mondo per il dolore che oramai ti annienta. Quando cammini in bicicletta contromano a tutta velocità.
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Ma perché parlarne male? Perché non rilassarsi a rielaborare, ciascuno di noi, il proprio lutto. Il lutto della fine di una persona cara. Ma anche il lutto per la scomparsa del ricordo di una vita oramai trascorsa, con momenti dolci, pieni d'amore, di tenerezza. Al tepore di un sentimento buono. Lo so. Sembra non credibile scrivere delle lettere che sai non arriveranno mai, al Tempo all'Amore e alla Morte. Quando hai perso tutto. Anche quando sei fuori dal mondo per il dolore che oramai ti annienta. Quando cammini in bicicletta contromano a tutta velocità. O quando rimani chiuso al buio della tua casa svuotata di tutto. Angoscia che ti arriva fino alle viscere. Quelle che non hanno i nervi del cuore. Ma che ti colpisce forte, fino a farti mancare il respiro. Senza una sola lacrima. Atterrito. Ma lui, Willy Smith, è così. E ha il coraggio, ancora una volta di esprimerlo in un film. E poi scopri che non solo lui, che ha subìto la perdita della sua bambina di sei anni, vive nella dimensione della sofferenza. I tre amici/soci della sua azienda vivono a modo loro diverse, magari inconsapevolmente, sofferenze della vita di tutti i giorni. Kate Winslet la mancata maternità per le esigenze della carriera. Edward Norton la mancanza di un qualunque rapporto affettivo con la figlia affidata alla sua ex moglie. Michael Pena con una mai vinta terribile malattia senza avere il coraggio di aprirsi con la propria famiglia. Eh già! Così scopri che la sofferenza quando arriva può annientarti. Il Tempo l' Amore e la Morte fanno soltanto il loro lavoro. E il film ci trasmette in modo semplice, didattico, magari a tratti anche in maniera eccessivamente melensa, ma solo per arrivare a tutti e dovunque, che una speranza c'é sempre. In fondo alla strada. Speranza. Eccolo l'ultimo ruolo. Non interpretato da un attore di questo meraviglioso cast. Ma è il più bravo. Speranza di ritrovare la bellezza collaterale, meglio la collateral beauty che unisce tutte le cose. Il più profondo. Il ruolo protagonista. Assieme alla musica della colonna sonora. Da grande film. Per un film da non sottovalutare semplicisticamente.
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christianbrianza
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sabato 7 gennaio 2017
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buon film, filosoficamente un po meno
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Bellezza collaterale cosa? Che già non si capisca bene cosa sia in effetti questo concetto e che anche lo stesso regista provi a spiegarcelo nel film(con poco successo) mostra come la parte filosofica di questo film, che pretende di toccare argomenti non banali come amore tempo e morte, sia abbastanza debole.E questo rovina l intero prodotto diciamolo. Il film come pellicola gira anche, trama bizzara ma la sceneggiatura gira bene e tutto sommato scorrevole. E se ci si fosse fermati ai tre personaggi di Norton,Winslet e Mexico man filosofia e vita reale si intrecciano bene, con un certo piglio nel racconto e spiritoso al punto giusto. Ma il problema sta nella parte di storia di Will Smith, comunque sempre molto intenso nelle parte drammatiche, dove amore tempo e morte fanno a gara per dire una banalità dietro l altra senza andare mai veramente a scavare nel cuore di Will Smith che allo spettatore resta infine celato.
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Bellezza collaterale cosa? Che già non si capisca bene cosa sia in effetti questo concetto e che anche lo stesso regista provi a spiegarcelo nel film(con poco successo) mostra come la parte filosofica di questo film, che pretende di toccare argomenti non banali come amore tempo e morte, sia abbastanza debole.E questo rovina l intero prodotto diciamolo. Il film come pellicola gira anche, trama bizzara ma la sceneggiatura gira bene e tutto sommato scorrevole. E se ci si fosse fermati ai tre personaggi di Norton,Winslet e Mexico man filosofia e vita reale si intrecciano bene, con un certo piglio nel racconto e spiritoso al punto giusto. Ma il problema sta nella parte di storia di Will Smith, comunque sempre molto intenso nelle parte drammatiche, dove amore tempo e morte fanno a gara per dire una banalità dietro l altra senza andare mai veramente a scavare nel cuore di Will Smith che allo spettatore resta infine celato. L unico punto in cui ci si può mettere in contatto è l immedisimazione, punto di forza de La ricerca della felicità, ma allora tutto il contesto filosofico risulta retorica, certo magari d effetto per chi abituato a cinecomics o sparattitto, ma un po poco per chi cercava un film "spiazzante", alla Sorrentino. In conclusione è film gradevole, piangere piangerete, ma non vi cambierà certo la vita
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ricbossss
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giovedì 5 gennaio 2017
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deludente, nonostante il cast più che dignitoso
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Film assolutamente al di sotto delle aspettative... Partiamo dai personaggi. Ognuno di essi ha una vita problematica: Claire vorrebbe una famiglia, Whit ha una figlia che lo odia, e Simon ha addirittura un tumore. Ognuno di essi meriterebbe un approfondimento psicologico che non c'è; drammi, in particolare quello di Simon, che vengono liquidati con 3 frasi sconnesse di una pazzoide (la Morte) che dispensa consigli con una leggerezza davvero snervante. Whit risulta il più ambiguo, si atteggia a persona profonda ed emotiva, e poi, nella stessa scena, magari tra una lacrima e l'altra, tira fuori una battuta completamente avulsa dal contesto. Infine il "protagonista" Haward (Will Smith) è mal sviluppato e non risulta mai davvero coinvolgente, nè il vero protagonista del film.
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Film assolutamente al di sotto delle aspettative... Partiamo dai personaggi. Ognuno di essi ha una vita problematica: Claire vorrebbe una famiglia, Whit ha una figlia che lo odia, e Simon ha addirittura un tumore. Ognuno di essi meriterebbe un approfondimento psicologico che non c'è; drammi, in particolare quello di Simon, che vengono liquidati con 3 frasi sconnesse di una pazzoide (la Morte) che dispensa consigli con una leggerezza davvero snervante. Whit risulta il più ambiguo, si atteggia a persona profonda ed emotiva, e poi, nella stessa scena, magari tra una lacrima e l'altra, tira fuori una battuta completamente avulsa dal contesto. Infine il "protagonista" Haward (Will Smith) è mal sviluppato e non risulta mai davvero coinvolgente, nè il vero protagonista del film. Il regista si prefissa obiettivi e temi ben al di sopra della propria portata, e il film che ne esce risulta confuso, disorganico, a tratti noioso e soprattutto inconcludente. Una forzatura
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[+] davvero commovente e drammatico
(di luck82)
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