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Sokurov: "Siamo noi a salvare l'arte"

Intervista al regista di Francofonia, in concorso alla 72. Mostra di Venezia.
di Paola Casella

In foto il regista Aleksandr Sokurov durante il photocall di Francofonia.
Aleksandr Sokurov Altri nomi: (Alexander Sokurov ) (73 anni) 14 giugno 1951, Podorvikha (Russia) - Gemelli. Regista del film Francofonia - Il Louvre sotto occupazione.

martedì 8 settembre 2015 - Incontri

Casualità: è la parola più usata da Aleksandr Sokurov, il regista russo che quest'anno concorre al Lido con Francofonia - Il Louvre sotto occupazione. A sentire lui, anche il Leone d'oro vinto quattro anni fa con il suo Faust è stato "una casualità", tanto più che Sokurov aveva dichiarato nel 2007 di non voler più partecipare in concorso. "Ma i produttori e distributori insistono che sia la forma più economica ed efficace di promozione del mio cinema. E siccome sono squattrinati sono costretto, mio malgrado, ad aiutarli, li osservo correre e porto loro l'acqua e gli asciugamani".

La sua casa di produzione si chiama Ideal Audience. Chi è il suo pubblico ideale?
Qualunque persona illuminata e istruita in grado di affrontare la fatica di comprendere gli altri. Chiunque ami la musica e la drammaturgia, e nutra un genuino interesse per i rapporti umani. Non tutti hanno queste caratteristiche, dunque i miei film non si rivolgono a un pubblico di massa. Ma ho un rapporto semplice con lo spettatore: lo amo e vorrei che mi capisse. Se non ci riesce non mi offendo, perché penso di essere io a non essermi spiegato bene.

Che ne pensa di questa settantaduesima edizione della Mostra? In concorso ci sono tanti registi bravissimi e tanti film sicuramente migliori del mio, cui auguro di vincere tutti i premi possibili. Io non ci tengo a vincere, viaggiare avanti e indietro mi pesa! (Ride)

Secondo lei chi sta battendo nuove strade in termini di linguaggio cinematografico?
jzenštejn, Bergman, Visconti...

Veramente parlavo del presente...
I nomi che ho fatto non rappresentano il passato o il presente, ma il futuro. In Francofonia lei pone la domanda: a chi possiamo rivolgerci per salvarci?

Qual è la sua risposta?
Secondo lei?

Arte e cultura?
No, perché non è l'arte a salvare noi, siamo noi a salvare l'arte. Persino durante le guerre mondiali, persone senza grandi poteri si sono poste a difesa dell'arte e della cultura. Quando i nazisti si sono ritirati dalle città europee occupate hanno piazzato mine in molti punti strategici per distruggere monumenti e musei, e i soldati semplici sovietici le hanno disinnescate, spesso sacrificando la vita.

Solo i soldati sovietici?
Certo che no, sicuramente l'hanno fatto anche quelli americani o inglesi. E i nazisti che avevano piazzato le mine hanno sulla coscienza la morte di molti di quegli artificieri. Il punto è che la salvezza dell'arte è sempre affidata al singolo.

Lei crede nell'umanità?
Senza dubbio, anche perché sono un uomo anche io, mica un alieno.

In Francofonia lei è la voce narrante e appare in alcune scene...
Anche questa è una casualità: abbiamo girato a casa mia in 24 ore e l'attore che doveva interpretare il ruolo del narratore non si è presentato. Mi sono messo la su giacca e mi sono inquadrato soltanto di spalle!

Come mai molti film d'azione contemporanei stanno riproponendo il tema della Guerra Fredda?
È un segno palese della volontà di purificarsi, come quando si butta via il pesce marcio liberandosi di un peso maleodorante. È l'odore di cadavere in putrefazione, perché le idee della Guerra Fredda erano ottuse e insensate, nate morte, e dunque destinate a decomporsi.

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