Titolo originale | La trattativa |
Titolo internazionale | The State-Mafia Pact |
Anno | 2014 |
Genere | Docu-fiction, |
Produzione | Italia |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Sabina Guzzanti |
Attori | Enzo Lombardo, Sabina Guzzanti, Sabino Civilleri, Filippo Luna, Franz Cantalupo Michele Franco, Nicola Pannelli, Claudio Castrogiovanni, Sergio Pierattini, Maurizio Bologna, Antonino Bruschetta, Manuela Lo Sicco, Nino D'Agata, Domenico Centamore, Sandro Maria Campagna, Guglielmo Rubino, Lorenzo Marte, Jay Natelle, Massimo De Lorenzo, Ettore Bravo, Antonio Romeo (II). |
Uscita | giovedì 2 ottobre 2014 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
MYmonetro | 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 19 gennaio 2015
Un gruppo di lavoratori dello spettacolo decide di mettere in scena le vicende relative alla cosiddetta "trattativa" tra Mafia e Stato. In Italia al Box Office La Trattativa Stato Mafia ha incassato 342 mila euro .
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Un gruppo di lavoratori dello spettacolo, capitanatati da Sabina Guzzanti, decide di mettere in scena le vicende controverse relative alla cosiddetta "trattativa", quella che sarebbe intercorsa tra Stato e mafia all'indomani della tragica stagione delle bombe (Roma, Milano, Firenze). In un teatro di posa, dunque, un gruppo di attori ricostruisce, nei modi di una "fiction giornalistica", i passaggi fondamentali di una vicenda complessa e piena di omissis che inizia dall'uccisione di Falcone e Borsellino fino ad arrivare al processo che vede sul banco degli imputati, fianco a fianco, politici e mafiosi. Vent'anni di storia italiana: l'uccisione di Salvo Lima, il maxi processo, la strage di Capaci, l'uccisione di Borsellino, le bombe a Roma, Firenze, Milano, la fallita strage allo Stadio Olimpico... con i suoi discussi protagonisti: Riina, Provenzano, Ciancimino padre e figlio, Caselli, i capi del Ros Mori e Subrani, Napolitano, Mancino, Scalfaro, i pentiti, Gaspare Spatuzza, Mutolo, Dell'Utri, Mangano... e Berlusconi, ovviamente, quello vero e quello fatto dalla Guzzanti.
La trattativa, presentato Fuori Concorso alla Mostra di Venezia 2014, è un progetto al quale Sabina Guzzanti ha lavorato per molto tempo e che le ha richiesto, immaginiamo, una grandissima mole di lavoro. Oltre alle ricerche e alla raccolta dei tantissimi materiali e fonti, la parte più complicata ha coinciso con la "forma" della messa in scena, ovvero quale dispositivo utilizzare per raccontare questa vicenda. Molte potevano essere le alternative, e ognuna portatrice di conseguenze.
La Guzzanti sceglie di dichiarare il meccanismo, si auto-denuncia, dice sin da subito che quella che si sta per vedere è una rappresentazione realizzata da dei lavoratori dello spettacolo, quindi svela gli "autori" (non giornalisti, non documentaristi, non magistrati, non storici) e il linguaggio utilizzato. Quel che si vedrà, tra materiali di repertorio, interviste realizzate ad hoc, docu-fiction, pannelli grafici e quant'altro, è il frutto di una ricostruzione siffatta, accurata ma anche "inventata", eppure assunta come vera.
L'aspetto più problematico di un'operazione come questa riguarda proprio la forma della messa in scena, in riferimento alla materia trattata, perché lì risiede la sua ambiguità. È finzione (spettacolo?), eppure si dice come sono andate le cose. In questo mischiare repertori e ricostruzioni, intercettazioni e deposizioni, interviste e cabaret, è difficile sapere chi dice cosa, se un dialogo è inventato o il resoconto di un fatto realmente avvenuto, se un passaggio è frutto di una deduzione giornalistica o probatoria, se il tic di un personaggio è una caricatura oppure una imitazione. E questo "dubbio", in alcuni casi facilmente risolvibile in altri meno, sposta il film verso lidi remoti, para-televisivi, da cabaret di denuncia, facendo saltare l'impianto documentale e documentario a favore dello spettacolo della dietrologia in un girotondo che fa girare la testa.
Questa confusione richiede l'accettazione aprioristica della "bontà" degli autori, da una parte, e anche la comprensione profonda della parzialità della ricostruzione. Sembrerebbe ovvio, ma non è proprio così, per quel tanto di intenzione didattica e didascalica espressa sin dalle prime battute del film, subito dopo la boutade di Gaspare Mutolo alla prova d'esami di teologia, conversione carceraria e mai tardiva. All'inizio la Guzzanti con sguardo aperto e chiaro, rivolgendosi allo spettatore, ci dice in che cosa è consistita la trattativa. Non ha dubbi sul fatto che sia esistita o meno, altrimenti non avrebbe fatto il film, e porta una serie consistente di deduzioni, ma la verità è nelle sue mani e non si fa problemi a mischiare questo e quello, finzione e realtà, sudore e cerone, imitazione e ritratto, testimoni e attori, libretti rossi con libretti rossi...
Alla fine, ci chiediamo, che cosa è questo film? È un film di denuncia? Un film a tesi? Una docu-fiction? Un articolo di Travaglio? Uno spettacolo teatrale? Una puntata estesa di Santoro? Una serata speciale di Fazio curata dalla Dandini? È cinema? È televisione? Oppure una web-serie a puntate? Troppe domande, poche risposte. Allora eccone alcune.
È utile? Dipende. È bello? Non proprio. È appassionante? A tratti. Se ne esce arricchiti o frastornati? Più la seconda. Si ride? C'è poco da ridere. Vuol far ridere? Un po' sì. È ammiccante? Certo. Parla al suo uditorio? Senza dubbio. Convincerà chi la pensa diversamente? Non tanto. Fa domande o dà risposte? È un prontuario di risposte. Avrà successo in sala? C'è da sperarlo. Perché? Perché è meglio parlare di queste cose che non. È ritmato? Si. Annoia? No. Indigna? Solo chi non s'è fatto un'idea prima. Tira colpi bassi? Domanda inutile. C'entra qualcosa con Belluscone - Una storia siciliana, il film di Maresco? Niente: quello di Maresco è cinema e parla degli italiani, questo della Guzzanti è una docu-tv-fiction e parla agli italiani. Quello di Maresco è un urlo di dolore, quello della Guzzanti è semmai un urlo di terrore, bloccato in un ghigno.
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L'impianto del film è su tre piani. L'utilizzo estremamente parco di documenti filmati originali li rende estremamente efficaci, come fossero frustate di realtà in faccia al pubblico. La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione. In questo modo sono possibili continui flashback nel passato, con l'espediente geniale di inquadrare [...] Vai alla recensione »
La Guzzanti è tornata dietro la macchina da presa, facendo quello che le riesce meglio: puntare una luce sui lati oscuri di questa Italia. E lo fa col suo solito piglio, ammiccante, coinvolgente, documentato. “La trattativa”, presentato nella sezione “Fuori concorso” all’ultima Mostra del Cinema di Venezia con un’inevitabile ridda di polemiche, porta sullo [...] Vai alla recensione »
Un film caotico e vivace nella forma, ma dalla chiara esposizione degli avvenimenti che descrivono lo sviluppo di attentati, richieste ed accordi. Risponde all'esigenza di informare gli italiani su quanto si tende ad ignorare riguardo gli odierni processi, che non riguardano solo gli interessati di stragi o morti per mafia. Ripercorrendo la semina di quegli anni, lo svolgersi di indagini, mancati [...] Vai alla recensione »
"Trapiantare" la visceralità di certo teatro o del teatro nel cinema, arte già più consona al "distacco", quantomeno perché manca il contatto immediato con la platea, è un tentativo che riporta a film più recenti "Cesare non deve morire", o più "datati" -Il "Teatro di guerra" di Martone, film sottovalutato [...] Vai alla recensione »
# LA TRATTATIVA (IT, 2014) diretto da SABINA GUZZANTI. Interpretato da SABINA GUZZANTI, NINNI BRUSCHETTA, ENZO LOMBARDO, SABINO CIVILLERI, FRANZ CANTALUPO, NICOLA PANNELLI, MICHELE FRANCO, CLAUDIO CASTROGIOVANNI, SERGIO PIERATTINI Roma, 30 gennaio ’92: la Cassazione conferma le condanne ai quattrocentosessanta mafiosi imputati nel più grande processo, durato sei ani, nella storia della [...] Vai alla recensione »
Lo scheletro del film è posto su tre piani, e l'utilizzo di documenti e filmati originali li rende estremamente efficaci e compromettenti, proprio per questo risulta uno dei film più censurati di sempre. La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione, il pubblico si sente coinvolto, si sente parte integrante del cast, una sorta di 'Sei personaggi in [...] Vai alla recensione »
Una importante e precisa ricostruzione storica degli ultimi anni di processi e avvenimenti storici. Finalmente il mosaico con tanti tasselli mancanti inizia a comporsi e inziamo a capire come sia stato possibile completare la distruzione di un Paese già in rovina da tempo. "La trattativa" serve alla politica e alla mafia per far si che la stagione di una mafia impazzita appoggiata [...] Vai alla recensione »
Interessante l'espediente tecnico ripreso da "Tre ipotesi sulla morte dell'anarchico Pino Pinelli" che garantisce a nessuno il ruolo di reale protagonista. Taglia i costi a causa del budget evidentemente ridotto, modificando all'occorrenza la scenografia, riducendo la finzione. Riporta gli sguardi sulla realtà, non è un'inchiesta, ma una delle molteplici verità riconducibili alle infinite versioni [...] Vai alla recensione »
Coraggioso film inchiesta del 2014 di Sabina Guzzanti sulla trattativa Stato-mafia con il relativo processo ancora in corso nelle aule giudiziarie e lontano dalle contraddittorie sentenze di primo e secondo grado, per certi versi entrambi sconcertanti e sbalorditive, rispettivamente del 2018 e 2021. Un docufilm dal tono ambivalente tra satira e denuncia civile con inserti di filmati di repertorio delle [...] Vai alla recensione »
Una sorta di docu-fiction mista a cinema e teatro; insomma c'è un pò di tutto in questo progetto di Sabina Guzzanti durato ben 4 anni che narra gli eventi ormai tristemente famosi avvenuti negli anni 90 con i numerosi omicidi per mano della Mafia e le successive trattative, reali o presunte, fra Stato e Mafia. Un buon lavoro, ottimamento svolto, anche se di nuovo all'orizzonte [...] Vai alla recensione »
"La trattativa" è un tema difficile da spiegare non fosse per il fatto che ci sono al riguardo più domande che risposte. A maggior ragione quando un artista decide di metterla in scena compie certamente già un grande sforzo a livello di ricostruzione e poi di sceneggiatura. Di questo non possiamo non dare merito a Sabina Guzzanti del suo lavoro. Il film-inchiesta "La trattativa" riesce nell'intento [...] Vai alla recensione »
Ricostruzione discutibile di fatti indecorosi (i contatti Stato-Mafia)? Può darsi. Il calore della Guzzanti può avere esagerato qualcosa, ma non certo la questione di fondo: pregasi evitare qualunque intesa fra due parti completamente opposte. E' osceno solo pensare che contatti possano avvenire, siano avvenuti, avvengano tuttora. La Guzzanti è brava, dirige bene, non annoia, [...] Vai alla recensione »
Possibile che debba essere il cinema, possibile che debba essere una attrice comica, dover mettersi alla regia per confezionarci gli ultimi venticinque anni di storia repubblicana, storia che purtroppo in realtà dovrebbe raccontare qualcun altro. Io penso che Sabina Guzzanti farebbe volentieri a meno di dedicarsi ad eventi che bene o male hanno tracciato la nostra vita nell'ultimo periodo, [...] Vai alla recensione »
... scriveva Franco Battiato in "Povera Patria" del 1991. NOI penso che questa primavera non la vedremo mai. Vedendo il coraggioso film della Guzzanti mi chiedevo QUANTI italiani sapessero come si sono svolte le vicende della mancata perquisizione del covo di Riina dopo il suo arresto. Questo è solo uno degli effetti della vittoria della mafia su QUESTO stato (la mafia non può [...] Vai alla recensione »
Condivido appieno il giudizio espresso nella scheda,il film è un'accozaglia indefinibile di generi:documentario,cabaret, intervista, servizio pubblico.L'intento della guzzanti ,per quanto nobile è sicuramente disatteso da una storia disordinata,confusa, disorganizzata.La regista dovrebbe decidere cosa fare da grande.Abbandonando la verve dell'imitatrice, in cui era veramente [...] Vai alla recensione »
Realmente un capolavoro, per temi trattati, ma anche per una regia che combacia un mix di teatro e fiction. Appassionante anche per la bravura degli attori che ti fanno rivivere gli avvenimenti più oscuri italiani. Sicuramente il miglior film della Guzzanti.
Comincio dicendo che non ritengo che sia il miglior film fatto da Sabina Guzzanti. In questo senso a mio parere il miglior lavoro della regista è Draquila che nel suo genere è un vero capolavoro. La Trattativa però è un film di qualità su vari punti di vista. La narrazione è molto bella ed è particolare il modo in cui la Guzzanti decide di narrare la [...] Vai alla recensione »
Da vedere e far vedere soprattutto ai ragazzi, che non hanno vissuto fatti, speranze e delusioni di quegli anni per capire il presente. Film che permette di conoscere fatti altrimenti faticosi da sapere perché narrati solo in letture non facili. La narrazione nel film è chiara precisa, alleggerita ma non analizzata della tipica ironia e satira della Guanti.
Casomai qualcuno avesse ancora dei dubbi su come hanno funzionato le cose in Italia fino adesso,si guardi questo film documentario,fa chiarezza e mette luce su tanti punti interrogativi da 20 anni a questa parte e anche di più...problema è che le cose non sono mai migliorate,anzi...
si, grazie Sabina....perchè con questo tuo nuovo film rammenti agli italiani il motivo principale di come questo nostro Paese sia diventato così invivibile e gli italiani così arrendevoli. Per chi conosce il grande lavoro svolto dalla Guzzanti di questi ultimi 10 anni questo film non dirà molto di nuovo, secondo me LA TRATTATIVA è rivolto a chi vuole provare a destarsi dal coma italico di cui soffre [...] Vai alla recensione »
Film da vedere assolutamente. Dal punto di vista cinematocrafico in senso stretto (fotografica, ritmo, scene etcc...) non è un film da 5 stelle, è godibile ma non è un capolavoro. Credo che però sia un film assolutamente da vedere se lo considera un docu-film, anche perchè è l'unico film in Italia che cerca di porsi dei dubbi su zone grigia della storia italiana.
I titoli di coda confermano che questa opera non è una forma di accanimento contro persone e lo stato. I non luogo a procedere suonano come la vecchia insuficienza di prove. So che sei colpevole ma non ho elementi a sufficienza per condannarti. Poi, ognuno tragga le sue conclusioni sempre nel rispetto delle vittime.
Oltre ad essere un film è qualcosa di piu.Narra la verità che il nostro stato ci nasconde ancora. Altrimenti perchè questo film non è stato pubblicizzato per nulla? Guardatelo, fa venire i brividi....cosi ci aiuta ad aprire gli occhi.
Sono sostanzialmente d'accordo con Zonta, di fatto non si capisce bene cosa sia. Il mix di ironia, comicità e testimonianza così fatto può confondere il meno attrezzato. Sembra fatto per il solito giro di fans. Temo solo che d'ora in poi possa fornire alibi ai negazionisti per liquidare chi tentasse qualsiasi ricostruzione con un "vabbè, un altra Sabina [...] Vai alla recensione »
Coraggiosa Sabina Guzzanti che, ispirandosi al cinema di Petri e di Rosi, parte dai documenti (intercettazioni, testimonianze di pentiti, atti processuali) - e deve averne studiati una marea - e li mette in scena assegnando ai suoi attori le varie parti in commedia, senza pretendere di fare operazione realista; anzi denunciando la natura brechtiana della ricostruzione.
Malgrado le ambizioni e l'impegno di messa in scena è riduttivo vedere in La trattativa un film nel senso artistico e narrativo e anche di intrattenimento, e tantomeno un documentario. Perché, senza poterne mettere in dubbio l'interesse, è soprattutto un pamphlet, genere cui l'autrice non è nuova. Sui dati raccolti e sullo sguardo comico-satirico al quale Sabina Guzzanti non rinuncia mai prevale l'esposizio [...] Vai alla recensione »
La chicca, purtroppo l'unica, è Nicola Mancino, allora ministro dell'interno, che confessa di non conoscere Borsellino. Per il resto il documentario della maestrina Sabina Guzzanti sulla (presunta?) trattativa Stato-mafia degli anni Novanta ondeggia tra realtà e fiction, senza aggiungere nulla di nuovo e facendo sempre prevalere il livore sullo sdegno. Che barba. Da Il Giornale, 2 ottobre 2014