La Trattativa Stato Mafia

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Un film di Sabina Guzzanti. Con Enzo Lombardo, Sabina Guzzanti, Sabino Civilleri, Filippo Luna.
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Docu-fiction, durata 108 min. - Italia 2014. - Bim Distribuzione uscita giovedì 2 ottobre 2014. MYMONETRO La Trattativa Stato Mafia * * * - - valutazione media: 3,10 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L'Italia oscurantista del terrorismo mafioso. Valutazione 4 stelle su cinque

di Great Steven


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sabato 3 agosto 2019

# LA TRATTATIVA (IT, 2014) diretto da SABINA GUZZANTI. Interpretato da SABINA GUZZANTI, NINNI BRUSCHETTA, ENZO LOMBARDO, SABINO CIVILLERI, FRANZ CANTALUPO, NICOLA PANNELLI, MICHELE FRANCO, CLAUDIO CASTROGIOVANNI, SERGIO PIERATTINI
Roma, 30 gennaio ’92: la Cassazione conferma le condanne ai quattrocentosessanta mafiosi imputati nel più grande processo, durato sei ani, nella storia della giustizia mondiale. Un formidabile successo delle indagini condotte dal pool antimafia di cui fanno parte Caponnetto, Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello. La rappresaglia criminale non si fa aspettare: il 12 marzo ’92 viene assassinato Salvo Lima, il maggiore esponente della DC siciliana, appartenente alla corrente di Andreotti. Il 23 maggio trova la morte in un agguato Falcone e il 19 luglio è la volta di Borsellino. Eppure la mafia non è ancora soddisfatta, e pertanto prosegue col terrorismo: Firenze, cinque morti; Milano, altrettanti; Roma, ventidue feriti. Qual era l’obiettivo dell’offensiva terroristica della mafia? Per quale ragione le indagini sull’attentato a Borsellino furono depistate da funzionari di polizia, fino alla condanna di un balordo innocente? Perché alti ufficiali dei carabinieri si incontrarono con Vito Ciancimino, «il più politico dei mafiosi e il più mafioso dei politici», catturarono Riina ma impedirono al magistrato Caselli di perquisire il suo covo, permettendo a quelli di Cosa Nostra di ripulirlo, mentre non arrestarono Provenzano benché sapessero dov’era? Perché, inoltre, nel 1993 si formarono decide di leghe meridionalistiche in vista delle elezioni politiche dell’anno seguente? Infine, perché, dopo il fallito attentato del 23 gennaio ’94 allo stadio Olimpico, la mafia accantonò la strategia terroristica e che rapporto c’era fra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi? Il sesto lungometraggio della Guzzanti, meravigliosamente coadiuvata da una compagnia di attori di carattere, è un efficace pastiche di generi – documentario, storico, comico, poliziesco, gangster, giallo, satirico – e di stili – inchiesta, intervista, fiction, teatro, cabaret, iperrealtà, surrealtà – che mette al tappeto e sbriglia con convinzione l’ingarbugliato bandolo della matassa della storia italiana nel triennio 1992-94. Il risultato consiste in un’opera di ammirevole impegno civile e ampia e accurata documentazione storica, capace d’informare e formare avvincendo, commuovendo, indignando e divertendo. Ma il suo miglior pregio è l’aver scoperto e rappresentato l’essenza del male che si annida nel nostro Stato: la mentalità di politici al governo e funzionari di grossa mole secondo la quale le leggi sono variabili dipendenti dei propri interessi, nonché di capricciose connivenze e convenienze. In un Paese dove la corruzione e le truffe a vari livelli sembrano il solo mezzo per alimentare un funzionamento regolare delle attività sociali, economiche e politiche, la repulsione provata per coloro che si adoperano in tal senso non può non passare attraverso l’occhio dell’artista che, con la sua forma espressiva (in questo caso la settima arte), deve aprire il libro allo spettatore, in modo non da spiattellargli una verità nuda e cruda, bensì da creargli un profondo argomento di discussione che egli potrà valutare con la sua sensibilità. Coraggiosa la regista che, ispirandosi probabilmente al cinema di Petri e di Rosi, parte dai documenti (intercettazioni, testimonianze di pentiti, atti processuali) – e deve averne studiati un mucchio notevole – e li mette in scena assegnando ai suoi interpreti i vari ruoli in commedia, senza la pretesa di renderla un’operazione realista, anzi, piuttosto querelando la natura brechtiana della ricostruzione. Con una produzione complessa e travagliata che ha richiesto ben quattro anni di lavorazione, l’esito si dimostra molto più che all’altezza di ciò che gli ha preparato il terreno: superbo! La sequenza in cui don Puglisi agonizzante sorride al suo sicario è un finale indimenticabile. Presentato fuori concorso a Venezia 2014. Distribuito nelle sale italiane a partire dal 2 ottobre 2014 dalla BiM. Incasso conclusivo: 342mila euro.

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