La quinta stagione può considerarsi un vero e proprio spartiacque, con guerre sanguinosissime, morti eccellenti e uno sproporzionato numero di tradimenti.
di Alessandro Buttitta
La quinta stagione di Vikings partiva con un grandissimo punto interrogativo. E ora, senza Ragnar Lothbrok, cosa sarà di questa serie? La risposta, più che convincente, l'hanno fornita i suoi eredi, agguerriti e combattivi come non mai, trasformatisi in personaggi chiave per capire come i vichinghi abbiano segnato un'epoca conquistando terre fino ad allora sconosciute. Non a caso, sin dai primi episodi, lo showrunner Michael Hirst ha sempre affermato che Vikings è la storia di Ragnar e dei suoi figli. Del resto, a ben vedere, le figure consegnate alla Storia, quella con la S maiuscola, sono Ivar il Senzaossa e Bjorn. Di Ragnar, per quanto il suo nome sia evocativo, per quanto le sue imprese siano state affascinanti, si conoscono le gesta soltanto attraverso miti e leggende che per loro intrinseca natura hanno un'attendibilità più che limitata.
Proposta in prima visione su TIMVISION a pochissime ore di distanza dalla messa in onda su History Channel, la quinta stagione di Vikings ha rappresentato uno spartiacque.
Ha messo al centro l'affermazione norrena nel Nord Europa, ha evidenziato le contraddizioni del potere, ha messo in luce ambizioni e paure in egual misura, dando spazio a una polifonia di emozioni contrastanti. Basti pensare all'avvio di questo quinto ciclo di episodi, segnato dalle celebrazioni del funerale di Sigurd e dalla conquista della città di York.
Con sequenze di rara efficacia, la serie ha approfondito le varie anime dei protagonisti in scena, in special modo di quelli più amati dal pubblico. Da una parte ha dato spazio a Lagertha, donna indomita che ha mostrato come si combattono le avversità del destino. Dall'altra ha mostrato l'evoluzione di Floki, esploratore di impareggiabile abilità che ha deciso di dedicare la propria vita alla conoscenza e alla contemplazione in Islanda dopo la morte della moglie, l'adorata Helga. Senza dimenticare il percorso di Heahmund, spregiudicato vescovo guerriero che con il suo carisma è stato in grado di influenzare l'ascesa al trono dei più diversi pretendenti.
In quest'annata, cruenta come poche, ci sono state guerre sanguinosissime, morti eccellenti e uno sproporzionato numero di tradimenti. Lo testimoniano le faide tra i figli di Ragnar, il comportamento più che ambiguo di Rollo, la tempesta di minacce e anatemi che hanno stravolto le esistenze di Ubbe, Hvitserk e Halfdan. In un simile scenario, difatti, è impossibile nutrire sentimenti concilianti. Sono l'angoscia e l'orgoglio a guidare uomini e donne in imprese più grandi di loro, in contese dominate dalle più cieche brame.