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domenica 20 febbraio 2022
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commento
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Film orribile stupidì senza e senso e di gran cattivo gusto !
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harroldthebarrel
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venerdì 4 febbraio 2022
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insulso
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Era difficile, con un tale concentrato di grandi attori, riuscire a fare un film disastroso come questo. Ridley Scott e McCarthy sono riusciti nell'impresa..Sullo sfondo una vicenda di narcotraffico (complimenti per l'originalità...) con un bell' avvocato tutto pucci pucci con l'amata che decide di entrare, non si capisce nemmeno perché e per fare cosa, nel giro losco. A Cameron Diaz il ruolo di una sadica e sanguinaria lady nera all'insegna di Eros e thanatos. Bardem e Pitt sono pseudoboss che si rivelano farlocconi. Seguire la trama è un optional, mentre i dialoghi che ambirebbero a essere di grande profondità sconfinano nell'insulso.
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Era difficile, con un tale concentrato di grandi attori, riuscire a fare un film disastroso come questo. Ridley Scott e McCarthy sono riusciti nell'impresa..Sullo sfondo una vicenda di narcotraffico (complimenti per l'originalità...) con un bell' avvocato tutto pucci pucci con l'amata che decide di entrare, non si capisce nemmeno perché e per fare cosa, nel giro losco. A Cameron Diaz il ruolo di una sadica e sanguinaria lady nera all'insegna di Eros e thanatos. Bardem e Pitt sono pseudoboss che si rivelano farlocconi. Seguire la trama è un optional, mentre i dialoghi che ambirebbero a essere di grande profondità sconfinano nell'insulso. La tensione, che indubbiamente caratterizza all'inizio il film, lascia progressivamente spazio a un certo fastidio. Per fortuna il film non è troppo lungo.
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aleadamo
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domenica 15 agosto 2021
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recensione perfetta
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Concordo. Film deludente rispetto al valore del regista e del cast.
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fabri
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lunedì 18 gennaio 2021
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pessimo
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Purtroppo uno zero non si poteva dare, nonostante un cast notevole, il film è inguardabile sotto tutti i profili, dalla storia alla suspance.
A mio giudizio, non c'è nulla da salvare, anche perchè è parecchio noioso.
Da evitare.
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ennio
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martedì 18 settembre 2018
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sconclusionato
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Mi viene da dire: a ciascuno il suo. Se gli scrittori facessero gli scrittori e i registi facessero i registi, le opere artistiche ne guadagnerebbero. Invece nel caso di "il procuratore", uno scrittore di fama, e per me quasi di culto come Cormac Mccarthy, mette giù una sceneggiatura solo per il cinema.
Risultato: evanescente.
Un cast "stellare", per quanto di stelle mediamente stagionate, al servizio di una trama che la capisce solo chi l'ha scritta, e anche se la capisci non ha nulla nè di innovativo nè di thriller. L'appassionato di cinema sa per esperienza che un cast troppo "stellare" non è un buon presagio.
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Mi viene da dire: a ciascuno il suo. Se gli scrittori facessero gli scrittori e i registi facessero i registi, le opere artistiche ne guadagnerebbero. Invece nel caso di "il procuratore", uno scrittore di fama, e per me quasi di culto come Cormac Mccarthy, mette giù una sceneggiatura solo per il cinema.
Risultato: evanescente.
Un cast "stellare", per quanto di stelle mediamente stagionate, al servizio di una trama che la capisce solo chi l'ha scritta, e anche se la capisci non ha nulla nè di innovativo nè di thriller. L'appassionato di cinema sa per esperienza che un cast troppo "stellare" non è un buon presagio. Le stelle in genere funzionano al meglio quando sono una o due. E' nel carattere dell'attore-Narciso dare il meglio di sè quando sa che non ha rivali. Forse anche per questo in certi film che già si presume saranno delle tavanate, i grandi attori accettano di fare gruppo, mal che vada fanno una cattiva figura condivisa.
Se il buon McCarthy la prossima volta mi facesse il piacere di scriverci almeno un libro con la sua sceneggiatura.
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rudy_50
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domenica 10 settembre 2017
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film duro ma ben fatto
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film ben fatto, la scena col cappio mi ha traumatizzato, non ho guardato.
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dario
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lunedì 26 dicembre 2016
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teatrale
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Come ti traduco una tragedia in una doppia tragedia a tavolino. Tutto prevedibile e inutili ammazzamenti sadici. Qualche buon dialogo e un discreto rimo. Ma troppi salti e troppi ammiccamenti a chi ama la violenza, o la teme (che è un po' come amarla). Colpi di scena telefonati, Assurdità. Ridley Scotto ha cannato e così Cormac Mc Carthy nella veste di sceneggiatore (sopravvalutatop anche come scrittore). Troppo superficiale volendo essere molto profondo. Resta la volontà, manca il seguito.
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fabal
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giovedì 7 luglio 2016
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vetrina di situazioni estreme
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Un avvocato a corto di soldi decide di mettersi in società con due loschi figuri per gestire un traffico di droga dal Messico. L’affare è di quelli grossi: una partita di coca da circa 20 milioni di dollari. Che però viene rubata e tra i complici del furto compare anche un ragazzo uscito di prigione da poco, a cui proprio l’avvocato aveva pagato la cauzione. La malavita messicana, che non crede nelle coincidenze, mette in atto la sua rappresaglia.
Ridley Scott dirige The Counselor per omaggiare il fratello Tony, morto l’anno prima dell’uscita del film. Il montaggio clippato e i primi piani, con dialoghi serrati e incisivi, ricordano in effetti il dinamismo di Spy Game o Pelham 123.
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Un avvocato a corto di soldi decide di mettersi in società con due loschi figuri per gestire un traffico di droga dal Messico. L’affare è di quelli grossi: una partita di coca da circa 20 milioni di dollari. Che però viene rubata e tra i complici del furto compare anche un ragazzo uscito di prigione da poco, a cui proprio l’avvocato aveva pagato la cauzione. La malavita messicana, che non crede nelle coincidenze, mette in atto la sua rappresaglia.
Ridley Scott dirige The Counselor per omaggiare il fratello Tony, morto l’anno prima dell’uscita del film. Il montaggio clippato e i primi piani, con dialoghi serrati e incisivi, ricordano in effetti il dinamismo di Spy Game o Pelham 123. La sceneggiatura del premio Pulitzer Mc Carthy è adeguata nel sostenere il ritmo imposto dal regista, ma deraglia quando presenta scene di sesso o violenza spesso gratuite, o quando chiude ciascuna delle clip con la pretesa di un qualche insegnamento filosofico, esposto con scambi di battute dalla dubbia profondità. I protagonisti vorrebbero essere antieroi ma con un onesto bignami-aforismario zen; ovviamente lo zen scafato, brutale, disilluso di chi convive col marcio e non teme la morte. Ne risultano personaggi caricaturali, specie la bella e cinica Cameron Diaz, talmente spietata da essere poco credibile. Come poco credibile, al limite del ridicolo, è il suo rapporto sessuale con la Ferrari gialla dell’esterrefatto Bardem - non capiamo se per quello che sta recitando o per la controfigura bionda che apre una clamorosa spaccata sul parabrezza dell’auto, ma non vogliamo saperlo- scena gratuita che invece di alzare il tono volutamente corrotto del film, si sgonfia nella sua volgare inutilità (e, per inciso, non è comunque per niente sexy).
In buona sostanza, più che un film solido e organico, The Counselor (perché poi sottotitolarlo “Il procuratore”, dato che significa "avvocato" e Fassbender è un avvocato, resta un enigma) sembra un collage di situazioni forzatamente estreme messe in vetrina, il solito vizio dell’hard boiled fine a stesso a cui anche Ridley Scott paga il suo tributo non richiesto. Il cappio meccanico che recide l’aorta, la decapitazione di un motociclista con un fil di ferro o la già citata porcata della Diaz sulla Ferrari. Di fondo, a parte le massime da solipsismo filosofico dei protagonisti, non vi è nemmeno il messaggio politico presente invece nel buon Traffic di Soderbergh, equivalente nella tematica, nei giochi di luce come nello scorrimento fluviale di sangue, ma decisamente più strutturato.
Stupisce come una penna del calibro di Cormac Mc Carthy possa aver costruito una sceneggiatura così debole, che forse avrebbe necessitato di un approccio maggiormente ironico. Nelle mani dei Coen il soggetto del già brillante sceneggiatore di Non è un paese per vecchi avrebbe magari trasformato in un funzionale grottesco quel che invece in The Counselor appare semplicemente superfluo.
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[+] decisamente non all''altezza degli altri.
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elgatoloco
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lunedì 1 giugno 2015
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decisamente interessante
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Non tratto da una fonte letteraria, sceneggiatura, regia e interpretazione(con i grossi calibri del cinema odierno, da Fabbender alla Cruz, dalla Diaz a Pitt a Bardem, tutti/e con sfumature olto diverse e proprio anche per questo particolarmente inquietanti)convergono nella creazione di un'opera particolarmente importante, nuova nella pregnanza di una"suspense"che è nella sospensione della realtà, nell'"assurdo"(para-kafkiano, verrebbe da dire, non fosse che qui i segni dell'inquietudine ci sono tutti)del counselor precipitato in una situazione terribile, non fosse che le condizioni a priori per quella situazione in realtà ci sono, pur se lui non se ne è mai curato né se cura tuttora.
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Non tratto da una fonte letteraria, sceneggiatura, regia e interpretazione(con i grossi calibri del cinema odierno, da Fabbender alla Cruz, dalla Diaz a Pitt a Bardem, tutti/e con sfumature olto diverse e proprio anche per questo particolarmente inquietanti)convergono nella creazione di un'opera particolarmente importante, nuova nella pregnanza di una"suspense"che è nella sospensione della realtà, nell'"assurdo"(para-kafkiano, verrebbe da dire, non fosse che qui i segni dell'inquietudine ci sono tutti)del counselor precipitato in una situazione terribile, non fosse che le condizioni a priori per quella situazione in realtà ci sono, pur se lui non se ne è mai curato né se cura tuttora. Scott, rinunciando in gran parte alla"spettacolarità"di molti suoi film(qui solo paesaggi, inseguimenti, ma non troppo"show", una volta tanto), riesce a creare un film continuamente inquietante, dove il dramma sembra assumere valenze anche(quasi)comiche nella prima parte, scivolando poi verso la tragedia... , El Gato
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no_data
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mercoledì 10 dicembre 2014
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rivedere la recensione di gabriele niola
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E' fuoriviante: "...l'avvocato vive e ama come una persona normale, senza curarsi dei rischi della sua professione." Non è la sua professione che lo espone al rischio, ma il fatto di aver finanziato una partita di droga dei messicani e destinata a Chicago, spinto dall'avidità e noncurante delle conseguenze (come tutti gli ricordano nei dialoghi anche troppo sentenziosi, durante l'intero film), che è appunto un apologo morale, scritto da McCarthy, sull'irreversibilità delle conseguenze delle proprie azioni. Allontanto il culto cristiano e le sue consolazioni (confessione, grazia, intervento divino) resta solo la selvaggia legge della natura, che qui viene impersonata dalla belva "Cartello". Ma dalla scrittura alla pellicola l'opera finisce per essere irrisolta e confusa.
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E' fuoriviante: "...l'avvocato vive e ama come una persona normale, senza curarsi dei rischi della sua professione." Non è la sua professione che lo espone al rischio, ma il fatto di aver finanziato una partita di droga dei messicani e destinata a Chicago, spinto dall'avidità e noncurante delle conseguenze (come tutti gli ricordano nei dialoghi anche troppo sentenziosi, durante l'intero film), che è appunto un apologo morale, scritto da McCarthy, sull'irreversibilità delle conseguenze delle proprie azioni. Allontanto il culto cristiano e le sue consolazioni (confessione, grazia, intervento divino) resta solo la selvaggia legge della natura, che qui viene impersonata dalla belva "Cartello". Ma dalla scrittura alla pellicola l'opera finisce per essere irrisolta e confusa. Troppi protagonisti che si muovono con eccessiva baldanza scassando ulteriormente una sceneggiatura che - a causa del profilo troppo alto dell'autore, che qui è anche produttore - non è stata rivista e adattata come avrebbe imposto qualunque normale produzione hollywoodiana. Peccato: somiglia a una di quelle cilecche sessuali che si producono per un eccesso di aspettative...
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