stefano bruzzone
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sabato 29 novembre 2014
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incomprensibile!!
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Grande regia, grande cast e film girato ed interpretato molto bene. Detto questo è lecito pensare ad un capolavoro, invece il film non decolla mai realmente trascinandosi malinconicamente per tutti i suoi 111 minuti sino ad un epilogo discutibile ma degno di una storia molto difficile da capire e seguire ed a tratti realemente sfuggente e noiosa.
Voto: 5
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pergam
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domenica 23 novembre 2014
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troppe parole e pochi fatti strampalati
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Sono andata a vederlo in sala e dopo 40 minuti sono uscita per la noia, la banalità e l'autocelebrazione in dialoghi astrusamente ricercati.
L'ho a fatica visto finire in tv e confermo quanto sopra scritto.
Fassenberg e Bardem sprecati, Cruz melensa, Diaz a mio avviso inadatta al ruolo e Pitt sempre uguale a se stesso. Perez brava e credibile.
nel complesso noiosissimo
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dackar
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sabato 22 novembre 2014
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ridley scott e la fissazione del male
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fin dai tempi di alien, r.s. ha sempre avuto nei confronti del male una vera e propria fascinazione. il robot che cercava di sopprimere ripley esprimeva ammirazione per la purezza del mostro che uccideva senza remore, senza coscienza, senza rimorsi. nelle sue produzioni successive il male è sempre ritornato puntuale, anche se poi il bene finiva per trionfare. nell' inguardabile prometheus, un fiasco clamoroso, il male è tornato però a farla da padrone, sia pure con un finale aperto per un sequel che spero non sarà mai realizzato. a guardar bene anche in blade runner, il film che per me resta il suo capolavoro, il "male" avrebbe prevalso se non fosse stato lo stesso "male", roy, a virare in bene, per amore di quella vita che per lui era irrevocabilmente terminata.
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fin dai tempi di alien, r.s. ha sempre avuto nei confronti del male una vera e propria fascinazione. il robot che cercava di sopprimere ripley esprimeva ammirazione per la purezza del mostro che uccideva senza remore, senza coscienza, senza rimorsi. nelle sue produzioni successive il male è sempre ritornato puntuale, anche se poi il bene finiva per trionfare. nell' inguardabile prometheus, un fiasco clamoroso, il male è tornato però a farla da padrone, sia pure con un finale aperto per un sequel che spero non sarà mai realizzato. a guardar bene anche in blade runner, il film che per me resta il suo capolavoro, il "male" avrebbe prevalso se non fosse stato lo stesso "male", roy, a virare in bene, per amore di quella vita che per lui era irrevocabilmente terminata. con la morale che un nexus qualsiasi era comunque migliore dell' essere umano incaricato di sopprimerlo. qui, invece, r.s. varca l' ultima barriera e proclama la vittoria per k.o. del male sul bene, un bene miserabile, è vero, ma certamente meno atroce di un male assoluto che distrugge solo per il piacere (sadico, quindi erotico) di distruggere. peccato che nella sua esaltazione del male, del piacere di uccidere fine a se stesso, r.s. incorra nella svista di dimenticare che gli animali, a differenza degli uomini, uccidono solo quando ne hanno bisogno. può darsi che i cuccioli di ghepardo uccidano anche per gioco, per imparare l' arte e metterla da parte per quando saranno adulti; ma sarebbe comunque un gioco istruttivo, funzionale alla sopravvivenza, e non quella coazione a ripetere (il male) che ridley scott ci vorrebbe far credere. ed anche la tesi finale espressa da cameron diaz al fratello(?) di un male necessario alla continuazione della specie, il cui mancato esercizio, provocando l' infiacchimento, ci condurrà alla rovina, è artificiosa, risibile, pretestuosa e, alla fine, fasulla. che l' uomo porti in se una buona dose di male non era certo necessario che fosse r.s. a ricordarcelo. ma la storia, almeno fino ad oggi, ci dice che alla fine, magari dopo alti e bassi, con i bassi che possono durare anche più degli alti, la situazione è andata sempre miglirando. in conclusione, da questo polpettone eccessivamente pretenzioso, dove i criminali più incalliti, loschi e foschi, si esprimono con proprietà e sapienza di linguaggio tali da far impallidire anche gli intellettuali più raffinati, si può trarre solo una conclusione, del resto ovvia e risaputa: panettiere fai il tuo mestiere.
per quanto riguarda gli attori sugli scudi cameron diaz, cattiva credibile anche senza la trovata cinematografica dei ghepardi.
gigione come al solito javier barden, sprecata penelope cruz, insignificante, ma forse questa volta era la cifra giusta, un fassbinder che almeno non appare ridicolo come il biondo (se non ricordo male) del già ricordato prometheus. brad bitt, al solito, è bello e decorativo. e da non trascurare l'avvocato(?) malavitoso che sul finale insegna al malcapitato collega come si sta al mondo (dei malavitosi) facendogli intendere come non ci sia niente, ma proprio niente da fare. film da consigliare? no.
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charlie94
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venerdì 21 novembre 2014
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inutilmente verboso
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Un buon regista,un cast grandioso per un film inutile
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peer gynt
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martedì 11 novembre 2014
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fai qualunque cosa allo spettatore, tranne annoia
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Storia straparlata, soporifera e mal raccontata di un balordo, di professione avvocato, che per superare un periodo finanziariamente difficile (non tanto però da non andare all'altro capo del mondo, cioè ad Amsterdam, per comprare un costoso diamante per la fidanzata:non c'era proprio un posto più vicino dove fare l'acquisto?) si improvvisa intermediario in un affare di droga, facendosi consigliare da due navigati malandrini della zona. Risultato, malgrado le filosofiche perle di saggezza che i due (Bardem e Pitt) ci ammanniscono in continuazione, un fallimento totale. Sembravano così saggi, così profondi conoscitori del male che alberga nell'uomo e dei desideri delle donne! Come mai alla fine si sono dimostrati così assurdamente stupidi? Il problema del film è tutto qui: una scrittura che vola alto si mette a fare a pugni con una storia già vista e piena di buchi narrativi (quanto fa più atmosfera il non detto! non vorrai mica spiegare tutto?) e con dei personaggi inconsistenti.
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Storia straparlata, soporifera e mal raccontata di un balordo, di professione avvocato, che per superare un periodo finanziariamente difficile (non tanto però da non andare all'altro capo del mondo, cioè ad Amsterdam, per comprare un costoso diamante per la fidanzata:non c'era proprio un posto più vicino dove fare l'acquisto?) si improvvisa intermediario in un affare di droga, facendosi consigliare da due navigati malandrini della zona. Risultato, malgrado le filosofiche perle di saggezza che i due (Bardem e Pitt) ci ammanniscono in continuazione, un fallimento totale. Sembravano così saggi, così profondi conoscitori del male che alberga nell'uomo e dei desideri delle donne! Come mai alla fine si sono dimostrati così assurdamente stupidi? Il problema del film è tutto qui: una scrittura che vola alto si mette a fare a pugni con una storia già vista e piena di buchi narrativi (quanto fa più atmosfera il non detto! non vorrai mica spiegare tutto?) e con dei personaggi inconsistenti.
Insomma, sa tanto di operazione commerciale malriuscita: grande scrittore + grande regista + grandi attori = grande film.
No, operazione sbagliata! E il risultato non arriva.
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iuriv
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domenica 12 ottobre 2014
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parole, parole. tante parole.
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Questo film mi ha attirato come il miele con gli orsi. Un po' perché di Ridley Scott continuo a fidarmi, nonostante qualche passo falso di troppo, un po' perchè il cast prometteva favile, ma soprattutto per la presenza di Mccarty alla sceneggiatura.
Mi chiedevo cosa potesse venire fuori da un connubio così ampio di grossi calibri e dopo la prima parte della visione, mi sono sentito un fesso che ci è cascato con tutte le scarpe. L'esordio della pellicola propone una scena di simil sesso, devastata da un dialogo prolisso e ridondante che mi ha distrutto di noia. Tutto ciò prima ancora di vedere i titoli di testa.
Il guaio è che non finisce così. Gli autori insistono per tutta la prima fase della pellicola a costruire conversazioni dal suono artificiale, quasi fossero alla ricerca di donare al loro lavoro tonnellate di frasi storiche da ricordare e citare.
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Questo film mi ha attirato come il miele con gli orsi. Un po' perché di Ridley Scott continuo a fidarmi, nonostante qualche passo falso di troppo, un po' perchè il cast prometteva favile, ma soprattutto per la presenza di Mccarty alla sceneggiatura.
Mi chiedevo cosa potesse venire fuori da un connubio così ampio di grossi calibri e dopo la prima parte della visione, mi sono sentito un fesso che ci è cascato con tutte le scarpe. L'esordio della pellicola propone una scena di simil sesso, devastata da un dialogo prolisso e ridondante che mi ha distrutto di noia. Tutto ciò prima ancora di vedere i titoli di testa.
Il guaio è che non finisce così. Gli autori insistono per tutta la prima fase della pellicola a costruire conversazioni dal suono artificiale, quasi fossero alla ricerca di donare al loro lavoro tonnellate di frasi storiche da ricordare e citare. Peccato che queste situazioni siano davvero troppe e si finisca per faticare a tenere insieme ciò che si sta vedendo, provando la sensazione che la trama non stia andando da nessuna parte.
In realtà qualcosa sta succedendo e, anche se un po' in disparte, la storia sta arrivando allo zenith. Questa impostazione narrativa mi ha fatto piombare nel culmine della vicenda senza che quasi me ne accorgessi. Dal nulla è scoppiato tutto e si sono viste le caratteristiche che cercavo nel film.
Innanzitutto la regia di Scott, che quando le scene si fanno movimentate ha sempre da dire la sua. Ma soprattutto la forza narrativa di McCarty, con il suo modo asciutto di chiudere certi conti e la sua filosfia da strada.
Resta solo da capire se il gioco vale la candela, ovvero se l'esasperante prima parte del film sia digeribile a sufficienza per preparare lo spettatore ai fuochi d'artificio finali. Perché nell'attesa si notano anche altre stonature, oltre alla logorrea che affligge questo lavoro.
In particolare ho dovuto fare i conti con un disegno dei personaggi che non mi ha convinto più di tanto. A Bardem, per esempio, è stato affidato il ruolo di un criminale fuori dalle righe e ipercolorato decisamente eccessivo. Questo ha portato, oltre che a dialoghi troppo costruiti, a situazioni grossolane che dovevano delineare certi rapporti, ma che si sono trasformate in scene fuori dalla scala emotiva.
Di contro la pia mogliettina Penelope Cruz è irritante e zuccherosa da sembrare una dodicenne. Quando la situazione precipita, però, invece di farsela addosso se l'asciuga con un paio di lacrime e ragisce con incomprensible naturalezza.
Insomma, qui si tratta di un film a due volti in cui le cose che contano per lo sviluppo della trama non sono sempre in primo piano. E' una scelta ardita che, tutto sommato, è abbastanza in linea con la narrativa di Cormac McCarty. Però chiede un prezzo allo spettatore che, facendo i conti, può anche essere troppo alto.
Sopportare la prima metà della pellicola (e forse anche di più) è un compito non facile, ma ripaga quando tutti i tasselli tornano al loro posto. Ne varrà la pena?
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gianlucarinaldi
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mercoledì 17 settembre 2014
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cameron diaz da applausi!
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Ridley Scott, dopo aver sperimentato svariati generi, torna al cinema con un film anomalo. La storia in se per se è piuttosto banale: il punto cruciale è il paradosso morale del protagonista, difensore della legge eppure coinvolto spontaneamente in un affare losco che porterà lui e la donna che ama verso un tragico destino. Al di la di questo, The Counselor è un raro (forse unico) esempio di thriller filosofeggiante. Non per questo è da considerarsi capolavoro.
I dialoghi sono veramente troppi, sembra quasi di assistere alla messa in scena di una pièce teatrale.
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Ridley Scott, dopo aver sperimentato svariati generi, torna al cinema con un film anomalo. La storia in se per se è piuttosto banale: il punto cruciale è il paradosso morale del protagonista, difensore della legge eppure coinvolto spontaneamente in un affare losco che porterà lui e la donna che ama verso un tragico destino. Al di la di questo, The Counselor è un raro (forse unico) esempio di thriller filosofeggiante. Non per questo è da considerarsi capolavoro.
I dialoghi sono veramente troppi, sembra quasi di assistere alla messa in scena di una pièce teatrale. La sceneggiatura è senza dubbio ambiziosa e di raffinata fattura, ma a tratti da l’impressione che sepolto sotto le tante belle parole ci sia nientemeno che il nulla. Si dibatte (in maniera retorica) su questioni quali l’amore, il sesso, il dolore e la morte. Niente di nuovo.
L’idea di affidare la stesura dello script a Cormac McCarthy, autore di romanzi quali “The Road” e “Non è un paese per vecchi”, nel complesso non giova al film, piuttosto ne rallenta il ritmo. Inoltre, per alcuni spettatori, seguire lo sviluppo della trama può risultare difficoltoso a causa di notevoli omissioni su determinati aspetti della storia (un po’ ingarbugliata la vicenda del carico di droga).
Quello che conta è il modo in cui i personaggi vengono sviluppati: la caratterizzazione avviene tramite i dialoghi (d’altronde ci stanno solo quelli) i migliori dei quali appartengono alla Diaz, che qui firma l’interpretazione della sua carriera.
Tutto il cast stellare (Fassbender, Cruz, Bardem, persino Pitt) recita davvero molto bene, ma la chicca è proprio la bionda Cameron. Reduce da una miriade di ruoli comici (un paio anche drammatici), il personaggio della perversa manipolatrice è un’interessante novità tanto per l’attrice quanto per lo spettatore. È lei la vera vincente della storia: si serve di chiunque, non ha sentimenti, non ha nulla da perdere e quindi nessuna debolezza. In un mondo marcio come quello che il pessimista (o realista?) Scott ci mostra qui, l’unico a sopravvivere e a conquistare la vittoria è il predatore. Guarda caso, il personaggio della Diaz ha tatuato sulla schiena il pelo maculato del ghepardo, animale onnipresente nel film (uccide con eleganza).
Da citare almeno due scene: la Diaz che fa sesso con la Ferrari di Bardem (da non crederci!) e la violentissima morte di Pitt tra le strade di Londra.
Regia buona e funzionalmente distaccata (vedi la sequenza del cadavere della Cruz gettato nella discarica).
Non da sottovalutare come fa la maggior parte dei critici, ma si poteva fare di meglio.
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ninavv
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lunedì 25 agosto 2014
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non createvi aspettative..verranno deluse!
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'Stasera andiamo sul leggero...ma d'autore' ci siamo detti scegliendo un regista come Scott. Bardem in un ruolo visibilmente non suo, come un'invecchiata Cameron Diaz autrice di intrighi terribili ma dispettosa come una bambina. Volgarità gratuite ovunque. Nessun colpo di scena, in compenso ogni personaggio (da Pitt all'avvocato messicano che spunta dal nulla verso la fine) parla ermeticamente cercando di dare lezioni sulla vita all'ingenuo (quasi stupido) avvocato.
Giudizio unanime: la cosa più bella del film sono i due ghepardi.
Da evitare!
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l'imbecille
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lunedì 18 agosto 2014
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film confuso ed azioni inspiegabili
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Di norma i film vanno in crescendo. Qui siamo all'opposto. Una buona regia, bei colori, scenografia eccellente e il fior fiore degli attori promettevano al meglio. Tutto sbagliato! Una storia impalpabile e inconsistente nonché impossibile. Personaggi contraddittori e fiumi di dialoghi ermetici e incomprensibili anche a filosofi e sociologi. E che dire del ruolo dell'avvocato? Un mister Hyde e un Dr Jekill di antesignana memoria. Un delicato amoroso aspirante criminale. Contraddizione artistica fantastica. Fatti ed accadimenti che offendono la creatività dello spettatore: che dire della cordina di acciaio messa tra un ciglio e l'altro di una strada per decapitare il motociclista? Un'offesa per lo spettatore in buona fede: una strada in Messico dove (almeno così viene montata) dove in una me
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Di norma i film vanno in crescendo. Qui siamo all'opposto. Una buona regia, bei colori, scenografia eccellente e il fior fiore degli attori promettevano al meglio. Tutto sbagliato! Una storia impalpabile e inconsistente nonché impossibile. Personaggi contraddittori e fiumi di dialoghi ermetici e incomprensibili anche a filosofi e sociologi. E che dire del ruolo dell'avvocato? Un mister Hyde e un Dr Jekill di antesignana memoria. Un delicato amoroso aspirante criminale. Contraddizione artistica fantastica. Fatti ed accadimenti che offendono la creatività dello spettatore: che dire della cordina di acciaio messa tra un ciglio e l'altro di una strada per decapitare il motociclista? Un'offesa per lo spettatore in buona fede: una strada in Messico dove (almeno così viene montata) dove in una mezza giornata non passa nessuno; all'ultimo minuto l'attentatore riceve una telefonata (da chi?) che lo avverte che il motociclista sta per arrivare (lo seguivano da una postazione satellitare??)
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[+] come fa bred pitt ad avere i 20 milioni di dollari
(di conny72vr)
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vittorio dornetti
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lunedì 7 luglio 2014
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troppe parole
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The counselor non mi ha convinto, prima di tutto perché la sua pretesa di "racconto filosofico" (che è tutta dello sceneggiatore) mal si combina col gusto figurativo di Scott, prestato all'azione ormai dopo il folgorante esordio dei "Duellanti" dove, appunto, la filosofia veniva espressa dalle immagini. Qui si parla troppo, e non sempre chiaro, e finisce per essere irritante questo affanno di stupire tutto e tutti. Mi sa che lo script corrisponda esattamente a Cameron Diaz che si diverte a scandalizzare il prete per il puro gusto di demolire quello che di "positivo" rimane in lui e accampare con la massima forza il concetto che tutto è perverso, che gli idealisti si illudono (anzi i riflessivi) di fronte allo scatenamento delle belve in cui si riassume l'essere umano.
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The counselor non mi ha convinto, prima di tutto perché la sua pretesa di "racconto filosofico" (che è tutta dello sceneggiatore) mal si combina col gusto figurativo di Scott, prestato all'azione ormai dopo il folgorante esordio dei "Duellanti" dove, appunto, la filosofia veniva espressa dalle immagini. Qui si parla troppo, e non sempre chiaro, e finisce per essere irritante questo affanno di stupire tutto e tutti. Mi sa che lo script corrisponda esattamente a Cameron Diaz che si diverte a scandalizzare il prete per il puro gusto di demolire quello che di "positivo" rimane in lui e accampare con la massima forza il concetto che tutto è perverso, che gli idealisti si illudono (anzi i riflessivi) di fronte allo scatenamento delle belve in cui si riassume l'essere umano. Sarà... A meno che la morale sia la stessa dei film di Scorsese che vede la città ( e il mondo in genere) come "civitas diaboli", in quella che è quindi una visione metafisicas in cui il male la fa da protagonista assoluto. L'uomo è una belva, gode di cacciare, i cacciatori (e i famelici) sono le persone migliori perché sanno e non fingono di essere diversi. Tutta qui la morale?
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