Habi, la extranjera

Film 2013 | Drammatico 92 min.

Regia di María Florencia Álvarez. Un film con Martina Juncadella, Martin Slipak, Lucía Alfonsín, Maria Luisa Mendonça. Cast completo Genere Drammatico - Argentina, Brasile, 2013, durata 92 minuti. - MYmonetro 2,57 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 27 agosto 2013

María Florencia Alvarez è nata nel 1977 a Buenos Aires, dove attualmente vive.

Consigliato nì!
2,57/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,14
CONSIGLIATO NÌ
La conversione all'Islam di una ragazza in fuga dalla propria identità.
Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

In viaggio a Buenos Aires con un pretesto, Analia ne approfitta per mettere in atto una evasione dal proprio alveo familiare e cambiare identità. Diventa Habiba, una ragazza libanese emigrata, e si immerge in una cultura altra, rapita dalla sua diversità.
Indossare maschere sociali è fin da Pirandello una delle modalità predilette per veicolare narrativamente disagio e incapacità di relazionarsi agli affetti più cari. Come un novello Mattia Pascal, la giovane Analia sceglie di cambiare identità e, per spirito di estrema opposizione, sceglie di incarnare quella più lontana possibile dalle proprie origini, tuffandosi a capofitto nel temuto e affascinante mondo dell'Islam. In una successione di atti derivati da impulsi, Analia dapprima diviene Habiba e studia teologia coranica e tradizioni libanesi, quindi crede di trovare l'amore in Hassan, salvo comprendere così fino in fondo l'impossibilità di mantenere il bluff.
Uno spunto stimolante ma dal fiato corto e non particolarmente innovativo, sorretto da una regia altrettanto timida e incapace di imprimere una svolta audace a narrazione e messinscena. Il tema dello sguardo sull'altro e dell'impossibilità di mentire alla proprie origini è prima sfiorato e poi affrontato, ma la riflessione resta in superficie, accarezzando delicatamente i corpi ma senza scavare nella psiche. Per scelta di sobrietà e sottrazione, forse, per nascondersi nella comodità dell'incompiuto, altrettanto probabilmente.
Maria Florencia Alvarez, alla sua prima regia di un lungometraggio, getta più volte il sasso per poi ritrarre la mano, affidandosi in larga parte alle doti recitative di un'ottima Martina Juncadella, particolarmente credibile come ribelle silenziosa, bomba innescata pronta a esplodere improvvisamente quando un ostacolo si frappone tra lei e la sua fuga dalle proprie radici. Cinema da festival, che seduce brevemente ma non lascia il segno. Co-produce Walter Salles.

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