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Come inserire gli effetti digitali in un'ambientazione anni '60

Trucchi e soluzioni utilizzati in X-Men: L'inizio.
di Marco Consoli

January Jones e Kevin Bacon in una scena del film X-Men: L'inizio.
January Jones (January Kristen Jones) (46 anni) 5 gennaio 1978, Sioux Falls (South Dakota - USA) - Capricorno. Interpreta Emma Frost nel film di Matthew Vaughn X-Men: L'inizio.

giovedì 9 giugno 2011 - Making Of

Come si inseriscono strabilianti effetti digitali in un contesto storico come gli Anni Sessanta senza creare un contrasto visivamente anacronistico? Questa poteva essere considerata la principale sfida creativa per John Dykstra, leggenda degli effetti visivi che dopo due Oscar (Star Wars, Spider-Man) e svariate nomination, è stato scelto per supervisionare il lavoro su X-Men: L’inizio. A guardare il film l’impressione, dal punto di vista degli effetti, è quello di un utilizzo ridotto al minimo, meno spettacolare di quanto ci si potrebbe aspettare in una pellicola sugli X-Men, e per questo apparentemente inferiore dal punto di vista qualitativo rispetto ai capitoli precedenti. Fin dall’introduzione dei personaggi e per buona parte della pellicola, la computer grafica viene usata per poche inquadrature e per effetti già ampiamente usati nel cinema (e quindi metabolizzati dallo spettatore): è il caso del morphing con cui Mystica bambina si trasforma nella madre di Xavier, o della prima volta in cui Sebastian Shaw controlla l’energia, quando si ha quasi la sensazione che sia stato usato un vecchio effetto ottico. Vedremo più avanti che non è così, ma quel particolare look digitale che spesso fa sembrare finte le immagini non analogiche, viene limitato al ciclone di Riptide, ai piedi giganti della Bestia, mentre le apparizioni e sparizioni di Azazel tra lingue di fuoco pur digitali potrebbero essere create benissimo con tecniche tradizionali.
In un contesto visivo così smaccatamente rétro , in cui persino gli ultrasuoni di Banshee sembrano copiati da un film di fantascienza di 50 anni fa e il riconoscimento dei mutanti da parte di Xavier avviene con una sovrapposizione di immagini di persone, in bianco e nero e a colori, la parte del leone la fa Emma Frost. Per trasformare il corpo statuario di January Jones in diamante, Dykstra e i suoi hanno dovuto lavorare in modo inusuale, ricalcando l’immagine e le espressioni dell’attrice fotogramma per fotogramma, sostituendole poi meticolosamente con la simulazione del diamante. Un lavoro reso più difficile dal poco tempo a disposizione – solo un anno di lavoro per completare 1150 inquadrature – e del fatto che è stato necessario studiare a lungo la rifrazione della luce delle sfaccettature del diamante per evitare un effetto “plasticoso” di quella che doveva apparire come pietra dura. Matthew Vaughn oltretutto ha preteso di girare tutte le scene con gli attori in camera, rendendo più ardua la sostituzione di January Jones che normalmente sarebbe avvenuta girando solo l’immagine del fondale o al massimo la scena con l’interprete vestita di una tuta verde, cancellabile al computer.
Nonostante la certezza che il film si attirerà qualche critica dal punto di vista visivo, perché poco spettacolare (una nave esplode in tre inquadrature, la scena finale dei missili punta più sulla suspense che sulla grandiosità), trucchi e magie non mancano, ma talvolta sono invisibili: è totalmente digitale il Kevin Bacon che assorbe l’energia atomica e si distorce, così come sono digitali i riflessi degli attori e dell’ambientazione nella stanza degli specchi e l’isola su cui si svolge l’attacco finale. Peccato che il sottomarino ci si schianti sopra accartocciandosi in maniera davvero poco realistica: unico neo, la simulazione dei metalli (vedi gli elmetti dei nazisti), di un lavoro efficace e al servizio di trama e ambientazione.

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