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pegg94ful
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giovedì 7 luglio 2011
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inutile!
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Un film inutile,senza senso e soprattutto noiosissimo:129 minuti di pura agonia!
Storia banale e sconclusionata,finale orribile,sceneggiatura pessima.... L'uniche cose che si salvano sono le recitazioni e gli eff speciali(l'onda all'inizio è fatta abbastanza bene).
Io ve lo sconsiglio,ma il mio è solo un parere personale! :) VOTO=4
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monica montanari
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giovedì 7 luglio 2011
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un cowboy sotto le stelle
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Il vecchio cowboy vuol dirci qualcosa e lo fa senza chiederci quella regressione all'infanzia che esige da noi uno Shyamalan facendo ampio ricorso alla "magia della rappresentazione". Eastwood mette in scena tre racconti incentrati allo spasimo - com'è d'uso in Eastwood - sui personaggi e facendoli convergere in un incontro finale, risolutore. In prima fila, un ragazzino inglese, Marcus (personaggio ritagliato sulla falsa riga de il Sesto senso di Shyamalan, di Elliot (Loach) e della saga di Potter (Rowling), interpretato da un tnero ma poco plastico George McLaren. Marcus è alla ricerca di un "contatto" con il fratello gemello morto in un incidente di strada. Abbimo poi George operaio e sensitivo interpretato da un Matt Damon, invecchiato e in fuga da Jason Bourne, bravissimo.
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Il vecchio cowboy vuol dirci qualcosa e lo fa senza chiederci quella regressione all'infanzia che esige da noi uno Shyamalan facendo ampio ricorso alla "magia della rappresentazione". Eastwood mette in scena tre racconti incentrati allo spasimo - com'è d'uso in Eastwood - sui personaggi e facendoli convergere in un incontro finale, risolutore. In prima fila, un ragazzino inglese, Marcus (personaggio ritagliato sulla falsa riga de il Sesto senso di Shyamalan, di Elliot (Loach) e della saga di Potter (Rowling), interpretato da un tnero ma poco plastico George McLaren. Marcus è alla ricerca di un "contatto" con il fratello gemello morto in un incidente di strada. Abbimo poi George operaio e sensitivo interpretato da un Matt Damon, invecchiato e in fuga da Jason Bourne, bravissimo. George vive la condanna di riuscire a entrare in comunicazione con i defunti delle persone che incontra. Infine abbiamo Cecile De France che interpreta con credibilità e scarsa simpatia i panni di Marie, giornalista rampante e sconvolta da un'esperienza di premorte cui cerca di dare spiegazione.
Intrecciando questo materiale, il vecchio cowboy con un piede nella fossa, ci manda a dire "Ehi, ragazzi, non crederete che sia finita qui". Parla ai suoi concittadini ma anche agli europei, adottando la cifra stilistica dei rispettivi linguaggi cinematografici. Di qui la costruzione degli episodi che può risultare farraginosa. Ma a Clint serve far parlare un francese, un inglese e un americano, come nelle barzellette. Per questo costruisce meticolosamente episodi tanto lontani e complessi. Ecco i gemelli "loachiani" delle council house londinesi, ecco il melieu radicale francese elitario e ultraborghese in pieno stereotipo del cinema d'oltralpe, ecco Charing Cross che in pendant con la King Cross di Harry Potter, condurrà anche Marcus a trovare il suo binario "otto e trequarti" sotto la forma di un cappellino che miracolosamente gli salva la vita. Ecco la cartolina dell'italoamericano che sa fare il sugo di pomodoro e degusta barbaresco - che ci piaccia o no, resta questo di noi nell'immaginario globale - . Eastwood ci tiene proprio a farci sentire coinvolti, a farci capire che parla di noi e per noi e che per riuscirci è disposto ad affrontare la solitudine intellettuale che circonda tutti coloro che si inoltrano nel recintro sacro - dell'escatologia, della morte, dell'ultraterreno - riservato per antico patto alle religioni. La coscienza non va dispersa, partecipa solidalmente alla realtà in divenire, continua a operare nel qui ed ora intorno a noi e influenza la realtà "dei vivi", argomenta Eastwood. Una lezione consolatoria e un acuto "j'accuse" verso una scienza che si ideologizza e diviene scientismo, tautologicamente, lasciando fuori di sè le questioni fondamentali dell'esistenza. Lo rivela la battuta chiave del giornalista radicale Didier (Thierry Neuvic): "Se ci fosse qualcosa oltre la morte, la scienza lo avrebbe già scoperto". Che cosa si può immaginare di più puramente antiscientifico di questa chiusura verso potenziali nuove scoperte?
Una notazione stilistica: nel dar celluloide alle visioni di George - Matt Damon, il rischio di scivolare nel "ehi, sono la nonna e ti raccomando di mettere la maglia di lana" era assai alto. La maestria di Eastwood nel non rinunciare all'immagine ma nel saper usare il cinema per dipingere senza fotografare è realmente notevole. I morti avvistati da George - Matt Damon sono luce e flash dal passato.
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scrabble
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lunedì 27 giugno 2011
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grande film firmato eastwood
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splendido ben curato nonostante la difficoltà dellle tematiche
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g_andrini
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giovedì 23 giugno 2011
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non male
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Consigliatomi da una amica, fan di Eastwood regista, mi è apparso interessante. Stranamente, diversamente dal solito, l'ho visto in più momenti, a pezzi. C'è un pò di erotismo alla francese, un pò di aldilà, un pò di morte, insomma è piuttosto vario. Da consigliare? Si, anche se si deve conoscere il gusto della persona.
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lennon
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giovedì 23 giugno 2011
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mi dispiace, ma mi ha deluso
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Innanzitutto voglio precisare di essere un grandissimo estimatore di Clint, sia come attore, che come regista (ma anche come compositore), giusto per mettere le cose in chiaro. Nonostante questo devo dire che questa pellicola ha profondamente deluso le mie aspettative: venivamo da film come Million Dollar Baby, Invisctus e sopratutto Gran Torino, assolutamente indimenticabile, e quindi per me era logico aspettarsi l' ennesimo capolavoro. Invece no. Il film manca totalmente di ritmo, si trascina stancamente senza mai un acuto, sono stato per tutto il tempo ad aspettare il punto di svolta, come se tutto d' un tratto dovesse cambiare tutto per entrare in un' altra dimensione, per imprimere alla storia un' accelerazione decisa.
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Innanzitutto voglio precisare di essere un grandissimo estimatore di Clint, sia come attore, che come regista (ma anche come compositore), giusto per mettere le cose in chiaro. Nonostante questo devo dire che questa pellicola ha profondamente deluso le mie aspettative: venivamo da film come Million Dollar Baby, Invisctus e sopratutto Gran Torino, assolutamente indimenticabile, e quindi per me era logico aspettarsi l' ennesimo capolavoro. Invece no. Il film manca totalmente di ritmo, si trascina stancamente senza mai un acuto, sono stato per tutto il tempo ad aspettare il punto di svolta, come se tutto d' un tratto dovesse cambiare tutto per entrare in un' altra dimensione, per imprimere alla storia un' accelerazione decisa. Invece no. Mi è sembrato, oltretutto, che il tema della morte sia stato solo sfiorato, e non affrontato con decisione come qualcuno sostiene: in fondo si vedono solamente dei flash dall' aldilà e Damon che sta lì a raccontarli, non si prende una posizione decisa su cosa ci aspetti dopo la morte. In conclusione devo dire che quando è finito il film non dico di aver provato un senso di liberazione, sarebbe ingeneroso nei confronti del mio idolo, ma sono rimasto con un senso di incompletezza, mi sono detto :"e allora?".Comunque un incidente di percorso ci piò anche stare, la prossima volta Eastwood non ci deluderà
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gianluca bazzon
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mercoledì 15 giugno 2011
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clint e la morte
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Clint Eastwood non è più un giovanotto e coerentemente con i problemi della sua età, si mette a riflettere, o semplicemente a raccontare, della morte.
La morte può essere un problema di rilevanza politica e lo si era visto in un suo precedente film, “Million dollar baby”.
In questo caso prova a congetturare l'esistenza dell'aldilà.
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Clint Eastwood non è più un giovanotto e coerentemente con i problemi della sua età, si mette a riflettere, o semplicemente a raccontare, della morte.
La morte può essere un problema di rilevanza politica e lo si era visto in un suo precedente film, “Million dollar baby”.
In questo caso prova a congetturare l'esistenza dell'aldilà. Il titolo è una parola composta inglese che, a ben guardare, letteralmente significa qui-dopo. In effetti della morte non possiamo che parlarne qui e ora e l'aldilà non è pensabile se non nell'aldiquà, cioè nella contingenza, pur ammettendo, con tutta la fede possibile, una trascendenza.
Clint Eastwood non scivola nel dogmatismo parlando di un argomento che è un vero e proprio tabù della nostra civiltà e che lo è nella misura in cui non si ha nessuna conoscenza scientificamente provata della cosiddetta vita dopo la morte, e non eminentemente per le emozioni che vi sono collegate: paura, terrore, dolore, sentimento di lutto.
Ma veniamo al film: le storie che disegnano la trama sono tre: c'è Marie Lelay, giornalista e scrittrice di fama parigina che, trovandosi in Valparaiso del Cile viene travolta letteralmente dallo tsunami in una delle sequenze più straordinarie del cinema eastwoodiano: la potenza dell'onda è espressa in tutta la sua forza distruttrice e spettacolarità. La donna viene salvata miracolosamente ma racconterà di essersi trovata in un luogo tra la vita e la morte e di aver avuto delle visioni. Dopo questo fatto, come è ovvio prevedere, non sarà più la stessa, nonostante mantenga tutte le facoltà che aveva in precedenza. È come (di)staccata dalle faccende quotidiane e per questo viene allontanata dal suo impiego e spinta a scrivere un libro di tipo politico (su Mitterrand). Riuscirà invece, non senza problemi, a farsi pubblicare il libro che testimonia la sua esperienza di morte, mancando i propositi politici.
Poi c'è George (Matt Damon), ex sensitivo con un fratello talmente poco sensibile (scusate il gioco di parole) da cercare continuamente di riportarlo alla sua “vocazione”, che per George, più che un dono costituisce una vera condanna, mentre per il fratello significava una fonte di reddito. George vorrebbe una vita normale ma tutti i tentativi per ottenerla (si iscrive ad un corso di cucina da un simpatico chef italiano) sembrano vani.
Infine c'è Markus, ragazzino intelligente e introverso che perde l'inseparabile fratello gemello, Jason, e viene affidato dagli assistenti sociali ad una famiglia adottiva, data l'indigenza della madre, alcolizzata, tossico-dipendente e in lutto per la perdita di un figlio. Markus non si da pace e cerca di ricontattare in ogni modo il fratellino, facendo visita a medium e sensitivi di ogni sorta, senza risultati soddisfacenti.
Alla fiera del libro di Londra le storie dei tre personaggi si intrecciano, per certi versi in maniera indelebile. Il finale scioglie la trama e offre un lieto fine, nonostante Eastwood inserisca un elemento di mistero: il contenuto della lunga lettera che George fa recapitare a Marie nella stanza del suo Hotel londinese rimane ignoto, come ignota e misteriosa rimane la questione dell'aldilà.
Lo scetticismo che colpisce normalmente le persone di fronte a un medium è tenuto ben presente dal regista che riconosce la malafede di certi “ciarlatani”. Ma George, oltre ad essere completamente disinteressato, possiede davvero un potere, quello di entrare in contatto con gli spiriti. E nonostante l'effetto benefico che procura alle persone, George rifiuta questo dono che sente come un peso e come una lontananza dalla vita, dimenticando quanto questo dono costituisca la sua identità. Il nostro regista ci regala un personaggio ai limiti della realtà ma allo stesso tempo buono e lo inserisce in un contesto reale, contornato da eventi storicamente accaduti ( lo tsunami, gli attentati di Londra a Charing Cross ). Non ci è dato sapere se ciò sia la testimonianza di una vera e sincera apertura all'aldilà ( fatto nuovo nel suo cinema ) o se sia una semplice ipotesi spinta dalla ricerca di un senso in un età in cui la morte, o meglio la sua idea, è sempre più minacciosa.
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vittorio
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sabato 11 giugno 2011
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il piu' brutto di eastwood
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4 o 5 stelle per questo film? Una storia fatta e rifatta...con un finale piatto e due ore di nessuna emozione....
Decisamente deludente...
Il peggiore di Eastwood!!
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(di stronziocobalto)
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valenzale22
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martedì 7 giugno 2011
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alla grande
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frankie
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lunedì 6 giugno 2011
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un film un po' inutile
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Stavolta il buon clint mi ha un decisamente deluso. Ho trovato il tutto traballante, la storia, i personaggi, i dialoghi. Non si capisce che cosa volesse dire né tantomeno dove andasse a parare. Il fatto di essere ben girato non salva il film da una netta insufficienza.
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brucemyhero
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lunedì 6 giugno 2011
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hereafter
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Una premessa: "un film di Cleant Eastwood, inteso come regista anche di se stesso.., ma non è questo il caso, è sempre da guardare con tanta attenzione".
Il film che non ti aspetti, questo è Eastwood. Una voce fuori dal coro che produce e dirige, cercando di mettere a fuoco situazioni sempre molto umane, col suo modo di interrogarsi. A prescindere da cosa piace o no allo spettatore. Un bel testone, nel senso buono del termine ovviamente. E allora o lo ami o lo detesti, perchè i suoi ritmi sono anomali, come lo è la narrazione. Il film in questione parte con una incredibile, quanto sorprendente rappresentazione dello tsunami che colpì le isole della Thailandia, provocando oltre 200.
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Una premessa: "un film di Cleant Eastwood, inteso come regista anche di se stesso.., ma non è questo il caso, è sempre da guardare con tanta attenzione".
Il film che non ti aspetti, questo è Eastwood. Una voce fuori dal coro che produce e dirige, cercando di mettere a fuoco situazioni sempre molto umane, col suo modo di interrogarsi. A prescindere da cosa piace o no allo spettatore. Un bel testone, nel senso buono del termine ovviamente. E allora o lo ami o lo detesti, perchè i suoi ritmi sono anomali, come lo è la narrazione. Il film in questione parte con una incredibile, quanto sorprendente rappresentazione dello tsunami che colpì le isole della Thailandia, provocando oltre 200.000 vittime. Questo è solo lo spunto di partenza che farebbe presupporre "altro". E invece tutto cala 'apparentemente' un pò troppo. Ma è quando i film finiscono che si tirano le somme, e tra tante produzioni sul tema, sinceramente realizzate con più piglio e spettacolo, ti sorprendi, perchè ti resta qualcosa in più seppure di spettacolo ve ne sia stato meno. Un bel tipo "quest'uomo" mi verrebbe da dire, a cui non mancano una grande dose di sensibilità e capacità introspettiva. "Se amate gli effetti e le solite cose, non fa per voi" firmato; Clint Eastwood.
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