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toty bottalla
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martedì 11 marzo 2014
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l'esplorazione del mistero più grande!
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Il grande mistero che clint eastwood cerca di interpretare attraverso esperienze umane mettendo la "fede" come ultima risorsa ragionevole, il vero sensitivo ha un'importanza notevole nella storia, perchè esso stesso parte del mistero inafferrabile che come in un gioco si ferma sulla soglia della verità, chi è coinvolto in esperienze dolorose cerca risposte, prove e speranze vagamente razionali, ma ogni volta arrivati in fondo, si torna a "l'ultima risorsa" ottimi gli effetti speciali in un film che però non riesce a coinvolgere del tutto, a tratti dolciastro ma ben assemblato nelle storie convergenti. Saluti.
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ultimoboyscout
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mercoledì 4 settembre 2013
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la vita oltre la morte.
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Uno dei film meno riusciti dell'Eastwood regista, il sesto in quattro anni ad 80 anni e non accenna a rallentare. Una storia d'amore e morte senz'altro bella, toccante e molto umana, che guarda al paradiso e all'aldilà con occhio laico e non vuole supposizioni ma cerca risposte certe. Film solidissimo, con attori bravi, credibili ed intensi ed effetti speciali da far invidia (lo tsunami è davvero da paura), un viaggio per vedere se il buon Walt Kowalski sia stato ammesso in paradiso oppure no. L'idea di partenza è di Peter Morgan, sceneggiatore inglese e nome caldissimo, che mescola personaggi e storie per farli convergere solo alla fine, una giornalista morta per qualche secondo durante lo tsunami, un operaio americano col dono di parlare coi morti e un ragazzino inglese che ha appena perso il gemello.
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Uno dei film meno riusciti dell'Eastwood regista, il sesto in quattro anni ad 80 anni e non accenna a rallentare. Una storia d'amore e morte senz'altro bella, toccante e molto umana, che guarda al paradiso e all'aldilà con occhio laico e non vuole supposizioni ma cerca risposte certe. Film solidissimo, con attori bravi, credibili ed intensi ed effetti speciali da far invidia (lo tsunami è davvero da paura), un viaggio per vedere se il buon Walt Kowalski sia stato ammesso in paradiso oppure no. L'idea di partenza è di Peter Morgan, sceneggiatore inglese e nome caldissimo, che mescola personaggi e storie per farli convergere solo alla fine, una giornalista morta per qualche secondo durante lo tsunami, un operaio americano col dono di parlare coi morti e un ragazzino inglese che ha appena perso il gemello. Tutti e tre alla ricerca di risposte, troveranno, anzi conquisteranno, la serenità. "Hereafter" non è un capolavoro, è lontanissimo dall'esserlo, Old Clint non invecchia non invecchia ma regna sulle immagini coi suoi effetti che valgono più di ore e ore di stronzate catastrofiche, i suoi raggi di luce che accarezzano gli arredi che sembrano veri e propri miracoli e Matt Damon è l'ennesimo sensitivo che vive il suo dono come una maledizione. Un'opera buona che Eastwood smussa qua e la, soprattutto alleggerisce il carico soprannaturale assecondando quello fiabesco e quello reale mettendo nel suo mirino la commozione terrena. Tutto è lieve, dosato, forse antico e lo è pure la retorica. La storia più bella e toccante è quella di George, interpretato da un immenso Matt Damon, le vicende degli altri protagonisti invece tolgono ritmo, mordente e intimità e Cecile DeFrance è l'unica a non apparire all'altezza, poco convincente e spaesata, sarà perché Clint è un vero americano capace di centrare i lati qualsiasi essi siano del suo paese, faticando, per contro a Londra e Parigi. Film saggio e delicato ma rivedibile più per le mancanze di Morgan che di Eastwood.
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francesco2
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venerdì 29 marzo 2013
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stavolta eastwood ha toppato
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Le donne ed i bambini. Tutti, credo, abbiamo sentito cheanche gli individui più crudeli dovrebbero risparmiarli.
Eastwood viene naturalmente dal Western...ed il rispetto che, in questo film, mostra per le donne ed i bambini assume i "Contorni" di
una vera e propria stima. Ma con le sue tre storie, didascaliche ed irrisolte (Fa parzialmente, ma molto parzialmente, eccezione quella del bambino), forse anche con qualche attore non al massimo, "Hereafter" ha proprio l'aria di un'ocasione mancata.
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simobirilli
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mercoledì 20 marzo 2013
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lento e trama piatta
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Lungo, noioso che sfrutta la tragedia dello tsunami e in generale dei defunti per incuriosire (deludendo) lo spettatore. Ma il personaggio di Matt Daemon a che serve? Inutile e non approfondito. Questa volta Clint hai sparato a salve!
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(di brucemyhero)
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shiningeyes
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giovedì 21 febbraio 2013
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clint maturo e corragioso
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Compito non facile per Eastwood dirigere un film dal genere non proprio conosciuto da lui: il soprannaturale.
Ma Clint è uomo intelligente e di esperienza, e non vorrei essere cattivo nel dire che ormai, alla sua età, sia un tema molto vicino quello della vita oltre la morte. Comunque, Clint, riesce a fare un ottimo lavoro, esplorando gli animi insicuri e i dubbi dei tre personaggi cardine del film, e soprattutto, sul come farci tirare fuori i nostri dubbi e domande sul tema in questione.
Affascinante è senz'altro la sceneggiatura, anche se scricchiola un po' su alcune parti, e rendendosi a volte poco interessante; il montaggio, ottimo, la salva in calcio d'angolo.
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Compito non facile per Eastwood dirigere un film dal genere non proprio conosciuto da lui: il soprannaturale.
Ma Clint è uomo intelligente e di esperienza, e non vorrei essere cattivo nel dire che ormai, alla sua età, sia un tema molto vicino quello della vita oltre la morte. Comunque, Clint, riesce a fare un ottimo lavoro, esplorando gli animi insicuri e i dubbi dei tre personaggi cardine del film, e soprattutto, sul come farci tirare fuori i nostri dubbi e domande sul tema in questione.
Affascinante è senz'altro la sceneggiatura, anche se scricchiola un po' su alcune parti, e rendendosi a volte poco interessante; il montaggio, ottimo, la salva in calcio d'angolo.
Le tre storie sono belle ed interessanti, ma hanno dei punti deboli e non sono distribuite bene: la storia di Marie parte bene, ma poi diventa insipida, ed assume un'importanza inferiore delle altre due.
Quella di George ad esempio, è più curiosa e meglio collegata(un buon Matt Damon), come quella di Marcus, che ci colpisce di più sulla nostra sensibilità.
Film con molti cali, però, conto anche la difficoltà nel girare film di questo genere, spesso privi di carne e pesce, e questo, di film, spicca su molti.
Apprezzo poi particolarmente l'uso delle luci a tono celeste nel film, quasi a dargli quell'aria soprannaturale di cui necessita; senza parlare poi, della apocalittica e devastante scena dello tsunami.
Molti dicono che Clint si è un po' afflosciato dopo “Invictus” e “Hereafter”, e che lo preferiscono nella direzione in toni da duro, come era solito a fare. Io dico che, girare film con successo e impegno come questo, su temi insoliti alla sua sfera, sia segno di maturità e coraggio, e aggiungo che non si può essere duri tutta la vita. Lunga vita a Clint!
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tatiana micaela truffa
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lunedì 12 novembre 2012
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elegante
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L'argomento della morte - o meglio - delle esperienze di pre-morte, trattato con sublime raffinatezza, senza voler scadere nel morboso, o tentando di spaventare.
Anzi, questo film mette ben in guardia dai vari ciarlatani che sul contatto con l'aldilà vogliono farsi i soldi, ingannando la gente.
Un film triste ma dal lieto fine, da vedere, quando si ha voglia di riflettere un po'.
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L'argomento della morte - o meglio - delle esperienze di pre-morte, trattato con sublime raffinatezza, senza voler scadere nel morboso, o tentando di spaventare.
Anzi, questo film mette ben in guardia dai vari ciarlatani che sul contatto con l'aldilà vogliono farsi i soldi, ingannando la gente.
Un film triste ma dal lieto fine, da vedere, quando si ha voglia di riflettere un po'.
Com'è consueto della regia di Clint Eastwood, ogni singolo personaggio è studiato nei minimi particolari (ho trovato strepitosa la mamma dei due gemellini), la recitazione è sublime, ed ogni scena è girata in modo magistrale.
Ottimo film, tuttavia dal maestro Eastwood mi aspettavo persino di più.
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em.ina
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lunedì 29 ottobre 2012
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death after life
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lacrime facili, trama debole e finale scontatissimo ...
non ci si puo' abbandonare a nessuna sensazione se non a quella di un inizio promettente.
non ha nulla a che fare con i capolavori di Clint Eastwood!
SCONSIGLIATO
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mazzi92
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mercoledì 12 settembre 2012
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clint cosa mi hai combinato?
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Devo dire che sono stato enormemente deluso da questo film di clint.Attori a parte questo film non e riuscito a coinvolgermi per via di una sceneggiatura molto blanda e di un ritmo veramente lentissimo.Certo, qua e la ci sono scene che sembrano rialzare un po l interesse dello spettatore e invece il nulla.Forse sono rimasto deluso perche prima ho visto film del calibro di Mystic River o Gran torino pero davvero, lo dico da fan di clint, questo film va considerato come un prodotto mediocre nella sua immensa cinematografia.
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gabriella
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mercoledì 22 agosto 2012
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esistenze sospese
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Dell'ultimo film di Clint Eastwood è stato detto e scritto tanto, così che alla fine il pubblico si è spaccato in due, da una parte chi lo esalta e dall'altra chi lo denigra, Certo che chi si aspettava un film sul paranormale, ( come certa stampa lo ha presentato,) è rimasto deluso, ma chi conosce il famoso attore e regista americano, non cade in certi tranelli, capisce che si tratta di una boutade pubblicitaria, sa bene che Eastwood non è certo il tipo di prestarsi a facili espedienti per attirare il pubblico al cinema, ha sempre trattato temi profondi di riflessione e quest'ultimo lavoro non è da meno.
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Dell'ultimo film di Clint Eastwood è stato detto e scritto tanto, così che alla fine il pubblico si è spaccato in due, da una parte chi lo esalta e dall'altra chi lo denigra, Certo che chi si aspettava un film sul paranormale, ( come certa stampa lo ha presentato,) è rimasto deluso, ma chi conosce il famoso attore e regista americano, non cade in certi tranelli, capisce che si tratta di una boutade pubblicitaria, sa bene che Eastwood non è certo il tipo di prestarsi a facili espedienti per attirare il pubblico al cinema, ha sempre trattato temi profondi di riflessione e quest'ultimo lavoro non è da meno. Il tema affronta con estrema delicatezza e pudore la domanda a cui nessuno sa dare una risposta, cosa ci sia oltre questa vita. Se lo chiede Marie, giornalista francese d'assalto, donna di successo,( il suo volto è su tutti i cartelloni di Parigi) in vacanza in Indonesia, scampa miracolosamente a uno tsunami e si trova per qualche istante in una situazione di premorte, se lo chiede Marcus, ragazzino londinese a cui è morto il fratello gemello, investito da un camion per sfuggire a una babygang. Chi non vuole più chiederselo è George, sensitivo di New York che accetta un lavoro in fabbrica per liberarsi dal pesante fardello di riuscire a comunicare con l'aldilà. Persone che avvenimenti tragici e traumatici hanno cambiato radicalmente le loro esistenze e che si trovano a guardare la vita da un'altra prospettiva. Così è per Marie, cui non può più bastare di andare in tv e fare a pezzi il politico o l'industriale di turno, non può più bastare la relazione sentimentale con il suo capo, il quale, tra l'altro, non trova di meglio che sostituirla nel cartellone e nel letto, perchè o si continua a cavalcare l'onda, o si è tagliati fuori.
E la vita di Marcus non potrà più essere la stessa, diviso dal fratello, il più intraprendente dei due, quello che sapeva sempre cosa dire e cosa fare, anche gestire e accudire la loro madre, donna fragile dipendente da droghe e alcool.
Anche George cerca di sopravvivere in qualche modo cercando la normalità, come quella di iscriversi a un corso di cucina italiana, lì farà la conoscenza di una ragazza che inizialmente sarà attratta dal giovane, ma poi scapperà da lui spaventata.
Sarà Londra dove i tre protagonisti s'incontreranno, Marie, venuta a presentare il libro in cui parla della sua esperienza, George, appassionato di Dickens , desideroso di conoscerne il narratore che ascolta sempre in cassetta , Marcus riconoscerà George, il quale, impietosito dal ragazzo, accetta di fargli una seduta, durante la quale riuscirà a comunicare con Jason, il fratello morto. E' una delle scene più commoventi del film, George alla fine troverà le parole giuste per Marcus, che se la deve cavare da solo, che non potrà mai più contare sull'aiuto del fratello. Sarà quello di cui Marcus ha bisogno di sentirsi dire, che importa se le parole sono di Jason o per interposta persona quelle di George, nessun assistente sociale è riuscito a relazionarsi in questo modo con lui, solo servizi tecnici di assistenza. "Dovì è adesso Jason?domanda Marcus a George__ NOn lo so__ ma tu hai fatto tante di quelle sedute__ e ancora non lo so_. Non ha la pretesa di dare una possibile risposta, il regista, sa bene che sarebbe impossibile, a meno che non voglia avventurarsi nel surreale, così come ha fatto Vincent Ward in "Aldilà dei sogni", film infarcito di filosofie newage e incursioni dantesche.
George conoscerà Marie e per la prima volta si troverà a fantasticare su un possibile futuro ( bellissima la scena del bacio finale), e guardare alla vita, non alla morte.
Perchè il film di Eastwood parla di vita, non di morte, di come la vita vada vissuta nonostante sia attraversata dal dolore, dalla sofferenza, e la vita va vissuta solamente guardando avanti, con coraggio, con forza, evitando le insidie dei ciarlatani, dei falsi santoni che speculano sul dolore altrui vendendo illusioni, ben sapendo che la disperazione cerca appigli ovunque, come cerca inizailmente il piccolo Marcus, prima d'incontrare George.
Il paragone che è stato fatto con i film di Shyamalan è grossolano, oltre che improprio, il regista di "Il sesto senso", gioca da illusionista, ingannando l'occhio e la mente dello spettatore, che alla fine è costretto a riavvolgere il nastro e rivedere il film a ritroso per darvi una spegazione.
Con questo film siamo ritornati al cinema "epidermico, quello di "million dollar baby", di "Mistic river", di "Gran Torino", dopo la leggera incrinatura di "Invictus", che dovendo raccontare una biografia ha dovuto per forza di cose seguire una traccia obbligata che in qualche modo ha penalizzato il film, almeno dal punto di vista emotivo.
Hereafter ha avuto anche una nomination all'oscar per gli effetti speciali, non che Clint abbia bisogno di stupirci con gli effetti, semmai la necessità di rendere credibile la forza devastante di uno tsunami. L'effetto maggiore è nelle emozioni, perchè riesce a toccare corde molto profonde, si esce dal cinema con la voglia di discuterne, di condividere, di sicuro con qualcosa in più di quando si è entrati.
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emanuele90
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lunedì 21 maggio 2012
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buono,ma c'è di meglio
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Eastwood non è mai banale:ogni suoi film è intriso di messaggi,sentimenti, emozioni e di quel "senso" che ormai manca non solo a molti film, ma anche ad ogni aspetto del reale. Ritengo,però, che questa volta si sia spinto troppo oltre tentando di dare un'immagine strabusata e poco originale della morte. L'idea di descrivere l'influenza della morte sui tre protgonisti è ottima, meno l'idea di darne una definizione,di confinarla ad una banalità concettuale che stride non poco con la grandezza di Eastwood.
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