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aragorn82
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giovedì 10 novembre 2011
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una storia suggestiva
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Esiste qualcosa dopo la morte? Una speranza a cui pensano tutti, almeno una volta nella vita.
I protagonisti di questo film, in modo diverso sono testimoni di un esperienza nell'aldilà che va oltre la comprensione umana.
Clint Eastwood ci coinvolge e ci emoziona ancora una volta grazie ad una storia suggestiva che cerca anzi che ha bisogno di risposte.
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taxidriver
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venerdì 4 novembre 2011
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oltre la morte
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Clint ci stupisce ancora una volta. Dopo Gran Torino, realizza un altro grande film, addirittura superiore a quest'ultimo. Lo sguardo di Eastwood, pur essendo quasi totalmente descrittivo e privo di moralismi, riesce ad essere penetrante e allo stesso tempo delicato più di qualsiasi lezione morale. Cinema scarno ed essenziale, narrato con maestria e grandissimo pathos. A Clint bastano poche inquadrature azzeccate, sguardi emblematici, dialoghi brevi, sequenze disposte ad arte, per essere profondo come pochi. Ma l'intreccio fra le storie, i personaggi, i luoghi, coinvolge e stupisce, nonostante Clint non cerchi a tutti i costi l'effetto-shock, la suspence; eppure nel film succedono cose enormi, gravi, spaventose.
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Clint ci stupisce ancora una volta. Dopo Gran Torino, realizza un altro grande film, addirittura superiore a quest'ultimo. Lo sguardo di Eastwood, pur essendo quasi totalmente descrittivo e privo di moralismi, riesce ad essere penetrante e allo stesso tempo delicato più di qualsiasi lezione morale. Cinema scarno ed essenziale, narrato con maestria e grandissimo pathos. A Clint bastano poche inquadrature azzeccate, sguardi emblematici, dialoghi brevi, sequenze disposte ad arte, per essere profondo come pochi. Ma l'intreccio fra le storie, i personaggi, i luoghi, coinvolge e stupisce, nonostante Clint non cerchi a tutti i costi l'effetto-shock, la suspence; eppure nel film succedono cose enormi, gravi, spaventose. Ma non perde mai la bussola, e riesce ogni volta a trasformare il dramma, a elaborare il lutto dei personaggi insieme allo spettatore. Forse perchè nell'aldilà c'è un'altra vita, come sa bene il bravissimo Matt Damon, e come ha potuto constatare personalmente anche Cècile De France. Ma ne siamo così sicuri, poi? oppure, forse, alle persone basta crederlo, basta credere che da qualche parte i loro cari defunti siano ancora in vita.
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peppe.simeone
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domenica 9 ottobre 2011
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leggerezza in stile eastwood
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sicuramente non il suo miglior film, ma comunque un ottimo film. incredibile la capacità dell'eterno clint di essere "leggero" nel trattare temi "pesanti", ed in questo caso "pesantissimi"! una riflessione sulla morte, l'ennessima di uno degli artisti più geniali della storia del cinema. toccante, mai banale, mai scontato. l'inizio catastrofico e definitivo viene esorcizzato da un finale perfetto in cui non vi è una "fine" ma un nuovo "inizio" pieno di speranza.
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francesco morelli
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domenica 25 settembre 2011
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il commento di francesco morelli
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beh diciamo che Clint Eastwood ha fatto sapere alle persone che la morte era cosi e a me questo film mi è piaciuto molto.
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lucio
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domenica 25 settembre 2011
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il mistero della vita
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Chi nasce muore. Chi muore rinasce? C'è un'altra vita dopo il trapasso? In tutti i libri di religione e di filosofia sono scritte tre domande a cui ancora nessuno ha dato una risposta definitiva: chi siamo, dove andiamo, quanto ci resta ancora da vivere. I credenti si affidano a Dio. Gli atei si consolano tra di loro facendo finta di essere felici e di non pensarci. In realtà ci pensano tutti, in un modo o nell'altro. E tutti aspettano che dal cielo scenda il Signore dei fedeli e degli scettici per dire, una volta per sempre, cosa ci stiamo a fare su questo strano pianeta. In attesa della venuta celeste l'uomo riflette, ha congizione di sé, raggiunge vette elevate di pensiero, scruta l'infinito, osserva le stelle e si domanda: chi ha creato il Creato? Perchè la Terra è sospesa nello spazio invece di precipitare negli abissi dell'universo? Cosa sono i buchi neri? A tali impossibili domande ha tentato di dare una risposta, con l'ausilio della macchina da presa, un ottantenne americano che di mestiere fa il regista: Clint Eastwood.
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Chi nasce muore. Chi muore rinasce? C'è un'altra vita dopo il trapasso? In tutti i libri di religione e di filosofia sono scritte tre domande a cui ancora nessuno ha dato una risposta definitiva: chi siamo, dove andiamo, quanto ci resta ancora da vivere. I credenti si affidano a Dio. Gli atei si consolano tra di loro facendo finta di essere felici e di non pensarci. In realtà ci pensano tutti, in un modo o nell'altro. E tutti aspettano che dal cielo scenda il Signore dei fedeli e degli scettici per dire, una volta per sempre, cosa ci stiamo a fare su questo strano pianeta. In attesa della venuta celeste l'uomo riflette, ha congizione di sé, raggiunge vette elevate di pensiero, scruta l'infinito, osserva le stelle e si domanda: chi ha creato il Creato? Perchè la Terra è sospesa nello spazio invece di precipitare negli abissi dell'universo? Cosa sono i buchi neri? A tali impossibili domande ha tentato di dare una risposta, con l'ausilio della macchina da presa, un ottantenne americano che di mestiere fa il regista: Clint Eastwood.
Il suo "Hereafter" è un viaggio avventuroso nei luoghi inesplorati dell'aldilà. Un ragazzo vive con angoscia la morte del suo fratello gemello e vuole poter parlare con lui. Una giornalista francese, in vacanza con il fidanzato in Indonesia, viene travolta dalle onde anomale di uno tsunami e vede la morte da vicino. Forse la "tocca" e la "sente" mentre è immersa nel mare che ogni cosa mette a soqquadro. Sopra di lei un orsacchiotto di pezza la guarda (è una scena memorabile, da cineteca) fluttuare in un labirinto di acqua, di ricordi e di sensazioni mai provate prima. In un'altra parte del mondo un giovanotto con delle capacità soprannaturali rinuncia ad esse nel tentativo di vivere come una persona normale. Il caso fa incontrare queste tre persone in Inghilterra in un alternarsi di vicende davvero straordinarie. "Hereafter" è uno di quei film che fanno bene alle mente e al cuore.
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morgana
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martedì 30 agosto 2011
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dov'è il dramma?
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Dov'è il dramma?
Proprio le tre storie che si intrecciano costituiscono il fattore banalità.
Tecnica di narrazione vista e stravista.E che non costituisce niente di eccezionale.
Alla fine(molto alla fine)i personaggi si incontrano:ma che gran stupore!
Per concludere cosa?Il bimbo parla con suo fratello:wow.
Il protagonista maschile finisce,portato a viva forza,innamorato dell'unica protagonista femminile rimasta.Doppio Wow.
Eppure il sensitivo stupido ed ottuso che non accetta o apprezza la sua dote ha scocciato:chiunque pagherebbe per avere un dono del genere,senza farne necessariamente una professione e cavarne soldi:questo non impedisce di riconoscere l'eccezionale valore del dono,come in maniera insidiosa il regista vorrebbe sostenere.
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Dov'è il dramma?
Proprio le tre storie che si intrecciano costituiscono il fattore banalità.
Tecnica di narrazione vista e stravista.E che non costituisce niente di eccezionale.
Alla fine(molto alla fine)i personaggi si incontrano:ma che gran stupore!
Per concludere cosa?Il bimbo parla con suo fratello:wow.
Il protagonista maschile finisce,portato a viva forza,innamorato dell'unica protagonista femminile rimasta.Doppio Wow.
Eppure il sensitivo stupido ed ottuso che non accetta o apprezza la sua dote ha scocciato:chiunque pagherebbe per avere un dono del genere,senza farne necessariamente una professione e cavarne soldi:questo non impedisce di riconoscere l'eccezionale valore del dono,come in maniera insidiosa il regista vorrebbe sostenere.
La facoltà in più può essere usata in mille direzioni,anche soltanto esplicate nella propria mente..Invece di stare a sentire ed a risentire i pezzi di romanzi letti e straletti dello stesso,medesimo,unico autore.Qui la povertà intellettuale,umana
e la poca curiosità del protagonista è evidente.La componente religiosa,poi,in questa faccenda dell'aldilà che è anche aldiquà:dov'è,nel film?Senza essere credenti ma non volendo essere miopi,dato che c'è ed è da struzzi ignorarla.Liquidarla così,sostenendo che i preti e le suore vogliono avere l'esclusiva nel trattare l'argomento,mi sembra un po' limitativo..e limitante.
Tanto entusiasmo per la "novità"della lingua francese e delle tre nazioni,America,Gran Bretagna e Francia,che affrontano il problema.Perchè non mettere anche i sottotitoli in americano ed in inglese,allora?Perchè soltanto in francese?Perchè è l'unica lingua che "fa fascino"?
Che banalità nel pensare che la soluzione a tutto sia sempre l'amore.
Ma davvero si va avanti dopo la morte così,come fanno banalmente i protagonisti di questo film?
C'è da spararsi!Senza voler andare incontro alla morte,per carità,ma come gesto di rifiuto.
Non regge la tesi inverosimile che l'unica donna con cui George possa rifarsi una vita sia quella che ha provato la morte.E neppure che abbia cominciato a guardare al"futuro" soltanto con lei.Se è per questo sognava l'amore pure nel caso dell'aspirante cuoca.
E chi gli dice che con la giornalista andrà meglio?Perchè,non può vedere i defunti anche con lei,magari in un Hereafter2?Non mi stupirei...È inverosimile pensare che lei non glielo chieda,dato che il bimbo ha avuto la geniale idea di urlarlo,in libreria,che egli era il famoso sensitivo.E poi,se dobbiamo essere precisi,la prima visione che il medium ha avuto della giornalista è stata della sua morte...quindi non cambia molto,anche in questo caso,
la prima impressione nella sostanza..Morte e sempre morte...In seguito poi,approccio carnale e sensuale(i romantici preferiscono pensare subito all'amore)con lei ma con qualsiasi donna..
Alla stregua di quello che provava con l'aspirante cuoca che desiderava baciare
e di cui ha accettato l'invito a casa.Non mi sembra una novità la sua.
Banale il cercare dei vivi del sapore della vita in un corso sciatto di cucina .
Tutti i fan del regista entusiasti per la visione dolce della morte:ma perchè il paradiso
è una novità?
Tutti a dire che Clint Eastwood non dà risposte e tutti euforici per questo:ma se racconta persino com'è l'aldilà attraverso il resoconto del fratellino morto e la solita panzana consolante e non esaustiva del "sono dentro di te!"
Altro che serenità,il film lascia con un grande senso di insoddisfazione,perchè l'aldiquà lo conoscevamo ed è stato anche banalmente raccontato,
non era neccessario storcerlo con tanto grigiore così.
Sull'aldilà nel vero senso del termine,poi,nessuna riflessione interessante.
La scena del bacio è la più stucchevole e poco realistica mai vista finora...Amore perchè?
Per una appena vista e di cui si sono lette le prime pagine del libro da lei scritto?
Un po' adolescenziale,alla Federico Moccia oserei dire.
Ma se poi il sensitivo la morte non l'ha mai amata!?
Come fa ad innamorarsi di chi ha vissuto la morte?
Se non ha mai voluto accogliere i messaggi di chi,morto,tramite lui,cercava di porsi in contatto con i suoi cari?
Forse che schifo volerne fare la sua professione,vivere di questo?
E perchè l'ha fatto prima?Mancanza di personalità,di acume o finta ingenuità?
Davvero non avrebbe mai potuto immaginare come avrebbero potuto precipitare gli eventi?
Forse il messaggio finale è che si può ascoltare un morto o chicchessia soltanto per amore?
Pretestuoso...
Come sostenere che si può ascoltare una persona soltanto se la si ama..
A questo punto ci sono ben poche speranze a questo mondo
ed i docenti universitari possono darsi all'ippica.
Niente eccessi:altro merito attribuito al regista.
Invece il suo atteggiamento americano che finge di essere un lord inglese,
che conserva la sua eleganza e pochezza persino di fronte alla morte è poco realistico.
Ed analitico soltanto,casomai,di quella che può essere una superficie,
l'apparenza patinata dietro la quale si nascondono dolore e ben altro.
Ma chi è che vive la morte in maniera così fredda ed equilibrata,spenta,composta,
con a stento una lacrima,senza tormento interiore,di pensieri,di cuore che si spacca in pezzi,
di emozioni che dominano e che offuscano la mente,di tendini che non fanno altro
che esser continuamente tesi verso qualcosa che vogliono afferrare?
Dopo l'esperienza della morte,vissuta in senso stretto o in senso lato,si scrive composti un libro,si rifiuta la possibilità di conoscere chi la morte l'ha conosciuta e si cerca il sensitivo?
Questa è la reazione alla morte,secondo il regista?
Ma davvero Clint ci fa così banali e superficiali,noi umani?O realmente crede
questi modi stucchevoli di reagire i più comuni,gli unici giusti,o i soli possibili?
Più che di delicatezza e grazia parlerei di superficialità e cattivo gusto.Povertà di contenuti senz'altro e mancato approfondimento dei pochi che ha deciso di trattare.
Eppure il materiale a cui attingere era tanto,gli spunti di riflessione molteplici,anche su quel poco che ha proposto.Pigrizia mentale del caro Clint?
È facile nascondere il tutto dietro l'alibi delle tinte pastello e dei tocchi impressionisti...Quelli erano artisti che davvero,con tocchi leggeri,svisceravano la realtà delle cose:ma qui il dramma
o anche"la realtà dopo la morte",che egli pretende di raccontare,dov'è?
In esperienze così lontane ed inverosimili?
Di chi da piccolo perde suo fratello e ne ha così tanta coscienza?
In genere i bambini dimenticano e la storia del bimbo che cerca il fratello morto in una nuvola,in una stella o in una voce,in un cappello o in un segnale è trita e ritrita se non stucchevole.
E meno male che alla fine incontra un sensitivo vero,perchè altrimenti poteva finire come chi ha sperimentato Vanna Marchi.
Di chi sopravvive allo tsunami e si limita soltanto a scrivere un libro?
E di sensitivi che rifiutano banalmente il loro dono quando potrebbero semplicemente gestirlo diversamente,non ne abbiamo già visti?Che c'è di eccezionale o anche di condivisibile in questo?
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liuk©
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lunedì 29 agosto 2011
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toccante
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Film molto interessante che riesce a toccare un tema difficile in maniera semplice e poetica senza degenerare nel soprannaturale. Difficile non rimanere toccati davanti al bambino ed al suo caso umano così come impossibile non sentire la solitudine e voglia di normalità del sensitivo. Ottimi quindi i personaggi e le loro caratterizzazioni, anche grazie a recitazioni buone, ottime nel caso del giovanissimo.
Non lo ritengo un capolavoro a causa della lentezza delle scene che, a tratti, possono decisamente risultare soporifere. Forse Clint non era il regista giusto per questa trama, se pur rimane una pellicola assolutamente da vedere.
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fede81
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lunedì 29 agosto 2011
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hereafter
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Un film di una semplicità e di una complessità straordinarie.
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mar.ck
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venerdì 19 agosto 2011
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ke skifo ...anke se è clint!
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non si può essere ipocriti, sono un "fan" dei film di eastwood, ma non tutto quello che fa dev'essere un capolavoro, addirittura questo herefter fa schifo.
Il film non trasmette nessuna emozione, non ha un bella trama, non esplora in modo profondo il caso vita-morte. Insomma ancora una volta si consiglia un film e si da una grossissima valutazione solo perchè è fatto da un grande regista, mentre altri film meno conosciuti sono svalorizzati. Herefter è il film più brutto di Eastwood e ve lo dice uno che li ha visti tutti. Altro che consigliato assolutamente si!
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