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Dov'è il dramma?
Proprio le tre storie che si intrecciano costituiscono il fattore banalità.
Tecnica di narrazione vista e stravista.E che non costituisce niente di eccezionale.
Alla fine(molto alla fine)i personaggi si incontrano:ma che gran stupore!
Per concludere cosa?Il bimbo parla con suo fratello:wow.
Il protagonista maschile finisce,portato a viva forza,innamorato dell'unica protagonista femminile rimasta.Doppio Wow.
Eppure il sensitivo stupido ed ottuso che non accetta o apprezza la sua dote ha scocciato:chiunque pagherebbe per avere un dono del genere,senza farne necessariamente una professione e cavarne soldi:questo non impedisce di riconoscere l'eccezionale valore del dono,come in maniera insidiosa il regista vorrebbe sostenere.
La facoltà in più può essere usata in mille direzioni,anche soltanto esplicate nella propria mente..Invece di stare a sentire ed a risentire i pezzi di romanzi letti e straletti dello stesso,medesimo,unico autore.Qui la povertà intellettuale,umana
e la poca curiosità del protagonista è evidente.La componente religiosa,poi,in questa faccenda dell'aldilà che è anche aldiquà:dov'è,nel film?Senza essere credenti ma non volendo essere miopi,dato che c'è ed è da struzzi ignorarla.Liquidarla così,sostenendo che i preti e le suore vogliono avere l'esclusiva nel trattare l'argomento,mi sembra un po' limitativo..e limitante.
Tanto entusiasmo per la "novità"della lingua francese e delle tre nazioni,America,Gran Bretagna e Francia,che affrontano il problema.Perchè non mettere anche i sottotitoli in americano ed in inglese,allora?Perchè soltanto in francese?Perchè è l'unica lingua che "fa fascino"?
Che banalità nel pensare che la soluzione a tutto sia sempre l'amore.
Ma davvero si va avanti dopo la morte così,come fanno banalmente i protagonisti di questo film?
C'è da spararsi!Senza voler andare incontro alla morte,per carità,ma come gesto di rifiuto.
Non regge la tesi inverosimile che l'unica donna con cui George possa rifarsi una vita sia quella che ha provato la morte.E neppure che abbia cominciato a guardare al"futuro" soltanto con lei.Se è per questo sognava l'amore pure nel caso dell'aspirante cuoca.
E chi gli dice che con la giornalista andrà meglio?Perchè,non può vedere i defunti anche con lei,magari in un Hereafter2?Non mi stupirei...È inverosimile pensare che lei non glielo chieda,dato che il bimbo ha avuto la geniale idea di urlarlo,in libreria,che egli era il famoso sensitivo.E poi,se dobbiamo essere precisi,la prima visione che il medium ha avuto della giornalista è stata della sua morte...quindi non cambia molto,anche in questo caso,
la prima impressione nella sostanza..Morte e sempre morte...In seguito poi,approccio carnale e sensuale(i romantici preferiscono pensare subito all'amore)con lei ma con qualsiasi donna..
Alla stregua di quello che provava con l'aspirante cuoca che desiderava baciare
e di cui ha accettato l'invito a casa.Non mi sembra una novità la sua.
Banale il cercare dei vivi del sapore della vita in un corso sciatto di cucina .
Tutti i fan del regista entusiasti per la visione dolce della morte:ma perchè il paradiso
è una novità?
Tutti a dire che Clint Eastwood non dà risposte e tutti euforici per questo:ma se racconta persino com'è l'aldilà attraverso il resoconto del fratellino morto e la solita panzana consolante e non esaustiva del "sono dentro di te!"
Altro che serenità,il film lascia con un grande senso di insoddisfazione,perchè l'aldiquà lo conoscevamo ed è stato anche banalmente raccontato,
non era neccessario storcerlo con tanto grigiore così.
Sull'aldilà nel vero senso del termine,poi,nessuna riflessione interessante.
La scena del bacio è la più stucchevole e poco realistica mai vista finora...Amore perchè?
Per una appena vista e di cui si sono lette le prime pagine del libro da lei scritto?
Un po' adolescenziale,alla Federico Moccia oserei dire.
Ma se poi il sensitivo la morte non l'ha mai amata!?
Come fa ad innamorarsi di chi ha vissuto la morte?
Se non ha mai voluto accogliere i messaggi di chi,morto,tramite lui,cercava di porsi in contatto con i suoi cari?
Forse che schifo volerne fare la sua professione,vivere di questo?
E perchè l'ha fatto prima?Mancanza di personalità,di acume o finta ingenuità?
Davvero non avrebbe mai potuto immaginare come avrebbero potuto precipitare gli eventi?
Forse il messaggio finale è che si può ascoltare un morto o chicchessia soltanto per amore?
Pretestuoso...
Come sostenere che si può ascoltare una persona soltanto se la si ama..
A questo punto ci sono ben poche speranze a questo mondo
ed i docenti universitari possono darsi all'ippica.
Niente eccessi:altro merito attribuito al regista.
Invece il suo atteggiamento americano che finge di essere un lord inglese,
che conserva la sua eleganza e pochezza persino di fronte alla morte è poco realistico.
Ed analitico soltanto,casomai,di quella che può essere una superficie,
l'apparenza patinata dietro la quale si nascondono dolore e ben altro.
Ma chi è che vive la morte in maniera così fredda ed equilibrata,spenta,composta,
con a stento una lacrima,senza tormento interiore,di pensieri,di cuore che si spacca in pezzi,
di emozioni che dominano e che offuscano la mente,di tendini che non fanno altro
che esser continuamente tesi verso qualcosa che vogliono afferrare?
Dopo l'esperienza della morte,vissuta in senso stretto o in senso lato,si scrive composti un libro,si rifiuta la possibilità di conoscere chi la morte l'ha conosciuta e si cerca il sensitivo?
Questa è la reazione alla morte,secondo il regista?
Ma davvero Clint ci fa così banali e superficiali,noi umani?O realmente crede
questi modi stucchevoli di reagire i più comuni,gli unici giusti,o i soli possibili?
Più che di delicatezza e grazia parlerei di superficialità e cattivo gusto.Povertà di contenuti senz'altro e mancato approfondimento dei pochi che ha deciso di trattare.
Eppure il materiale a cui attingere era tanto,gli spunti di riflessione molteplici,anche su quel poco che ha proposto.Pigrizia mentale del caro Clint?
È facile nascondere il tutto dietro l'alibi delle tinte pastello e dei tocchi impressionisti...Quelli erano artisti che davvero,con tocchi leggeri,svisceravano la realtà delle cose:ma qui il dramma
o anche"la realtà dopo la morte",che egli pretende di raccontare,dov'è?
In esperienze così lontane ed inverosimili?
Di chi da piccolo perde suo fratello e ne ha così tanta coscienza?
In genere i bambini dimenticano e la storia del bimbo che cerca il fratello morto in una nuvola,in una stella o in una voce,in un cappello o in un segnale è trita e ritrita se non stucchevole.
E meno male che alla fine incontra un sensitivo vero,perchè altrimenti poteva finire come chi ha sperimentato Vanna Marchi.
Di chi sopravvive allo tsunami e si limita soltanto a scrivere un libro?
E di sensitivi che rifiutano banalmente il loro dono quando potrebbero semplicemente gestirlo diversamente,non ne abbiamo già visti?Che c'è di eccezionale o anche di condivisibile in questo?
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