L'Alice femminista in 3D non vale il cartoon Disney
di Valerio Caprara Il Mattino
Tim Burton, uno dei rari geni ancora reperibili su grande schermo, «doveva» incontrare il cult-book del reverendo professore Lewis Carroll ed è forse questa la causa della generale impressione deludente. «Alice in Wonderland» chiama senza dubbio a raccolta l'intero caravanserraglio burtoniano sotto le insegne della committenza Disney: restando stretti in quest'ottica, però, la valutazione risulta penalizzata perché il legame con la versione supervisionata dallo stesso Walt nel 1951 rende la sortita vulnerabile in partenza. [...]
di Valerio Caprara, articolo completo (1806 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino 12 marzo 2010