Alice nel paese di Burton
di Paola Casella Europa
Per i fan di Tim Burton, Alice in Wonderland rischia di essere in parte una conferma e in gran parte una delusione. Per spiegarsi meglio bisogna decostruire il film, un'operazione da anatomopatologo che ferisce qualunque cinefilo, e in particolare gli ammiratori (come chi scrive) di quel creatore di mondi fantastici che è Burton. Ma tant'è, il catalogo è questo:
I difetti
Perché trasformare Alice in una maggiorenne protofemminista quando lo scopo della storia originale era raccontare i turbamenti e gli stravolgimenti fisici ed emotivi di una teenager in divenire? Vogliamo davvero appaltare ai creatori di Harry Potter il copyright sull'adolescenza inquieta oscurando l'originalità del capolavoro di Carroll, con tanto di ambigue sfumature di lolitismo? Dobbiamo per forza dare ad Alice una consapevolezza tracimante di "senno di poi" che è già dall'inizio oltre il risveglio finale delle sensibilità (e dei sensi) dell'Alice originaria? È ascoltando la canzone finale del film che arriva l'ispirazione su chi poteva essere la Alice di Tim Burton, volendo farne una giovane donna: Avril Lavigne, versione contemporanea (e molto rock) della bambina bionda e petulante, ma a suo modo amabile, inventata da Lewis Carroll. [...]
di Paola Casella, articolo completo (4624 caratteri spazi inclusi) su Europa 6 marzo 2010
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