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Agorà: sotto un cielo di stelle

Arriva in sala l'eroina illuminata di Amenábar, scienziata e filosofa del IV secolo.
di Marzia Gandolfi

Vita di Ipazia
Alejandro Amenábar (52 anni) 31 marzo 1972, Santiago del Cile (Cile) - Ariete. Regista del film Agora.

martedì 20 aprile 2010 - Incontri

Vita di Ipazia
Accusata di eresia dal vescovo (e poi santo) Cirillo e massacrata sull'altare per mano dei parabolani, Ipazia, astronoma e filosofa neoplatonica, non ripudiò mai scoperte e convinzioni perché in contrasto con l'ideologia dominante di un movimento religioso allora fanatico e intollerante. Indifferente all'amore degli uomini e incurante della propria incolumità fisica, Ipazia osò sfidare, piena della grazia e della forza della ragione, "venerande sentenze" pronunciate nell'Alessandria d'Egitto del 391 dopo Cristo. Appassionata osservatrice di cieli stellati, comprese perfettamente i moti dei corpi celesti e quelli più imperscrutabili dei potenti. Quattro anni dopo il tuffo fatale nel mare del pescatore galiziano di Javier Bardem, Alejandro Amenábar "mette in piazza" e in schermo la passione divorante per la conoscenza di una donna alla ricerca del segreto della perfezione siderea. Sacro furore filosofico, inconciliabile con la comunità cristiana nascente, che la condurrà su un rogo ideale, all'offerta di sé, allo smembramento e, siamo certi, alla ricomposizione armoniosa con lo spirito del cielo e della terra. A Roma per presentare il suo film, il regista "degli altri" accomoda l'Ipazia di Rachel Weisz sull'altare pagano della pace (Ara Pacis Augustae) e ci racconta il ruolo dello scienziato in rapporto al potere costituito, politico o religioso. In attesa forse di un nuovo Rinascimento.

Polemiche & perfezionamenti
Alejandro Amenábar: Quando decisi di scrivere questo film sapevo bene a che cosa sarei andato incontro. Ero cosciente già dopo la prima stesura che il mio film avrebbe acceso le polemiche e stimolato dibattiti infiniti, questo perché Agorà racconta un momento particolare e delicato della cristianità, un periodo storico mai portato sullo schermo. Il mio film non è e non vuole essere un atto d'accusa contro la religione cattolica, è al contrario un'opera rispettosa che denuncia l'intolleranza a tutti i livelli. Le reazioni dopo la proiezione ufficiale a Cannes furono piuttosto forti, per questa ragione abbiamo deciso di rimettere mano al film, eliminando alcuni passaggi, moderando l'aspro contrasto politico-religioso e concentrandoci sul personaggio di Ipazia.

La storia si ripete
Alejandro Amenábar: Da sempre sono convinto che la storia non faccia che ripetersi identica a se stessa. La storia che vediamo svolgersi sullo schermo e che accadeva sulla terra 1700 anni fa non è in fondo così lontana dagli eventi che la sconvolgono ancora oggi. È per esprimere questa idea che ho scelto di usare la tecnica di allontanamento e di guardare il mondo dall'alto, lasciando che sullo sfondo si sentissero i pianti dei bambini, le urla delle donne o i fruscii della natura. Da quella distanza tutto risulta immutato: donne e uomini di scienza continuano a subire il destino di Ipazia, di cui ho "addolcito" la morte. La scienziata morì per scarnificazione ma ho pensato che la vista di questa pratica crudele sarebbe risultata intollerabile al pubblico così, contravvenendo alle fonti, ho deciso per la lapidazione. Questa pena capitale viene ancora applicata, provocando la morte di tante, troppe donne. Con questa licenza volevo creare una connessione tra il passato e il presente.

Per caso o per azzardo
Alejandro Amenábar: Dico sempre che sono arrivato a questo film per caso. Fin da ragazzino ero appassionato di astronomia ma il mio approccio restava scolastico, durante le ricerche per Agorà ho capito allora che questa disciplina deve esser avvicinata in maniera spirituale, perché interroga qualcosa di superiore, qualcosa che sta molto in alto, forse dio. Insomma io volevo fare un film sull'astronomia che comprendesse tutte le più grandi personalità della storia che si fossero espresse a riguardo, Galileo, Newton, compresi presto però che sarebbe stato impossibile inserirli tutti nel mio film. Durante le mie ricerche mi imbattei allora in Ipazia, l'unica donna in un mondo di uomini che insegnava agli uomini. Avevo trovato il mio personaggio ideale, un personaggio tollerante in un mondo intollerante. L'insegnamento di Ipazia era proprio la tolleranza verso gli altri, la comprensione e il rapporto che aveva con i suoi allievi era simile a quello che Gesù intratteneva coi suoi discepoli. Ipazia era una magnifica eccezione che poté esprimersi in un periodo favorevole alle donne. Una donna devota soltanto alla sua scienza, sposata col cielo. Purtroppo non sappiamo molto delle sue scoperte scientifiche, tutto quello che vedrete nel film è stato inventato per esigenze cinematografiche, compreso le speculazioni sulla scoperta della teoria eliocentrica.

Ricostruendo Alessandria d'Egitto
Alejandro Amenábar: Volevo che il mio film fosse un autentico viaggio nel passato per questa ragione ho chiamato intorno a me tutti professionisti europei il cui contributo ha portato alla perfezione. La mattina quando alle sette arrivavo sul set sentivo di essere veramente in Alessandria d'Egitto, questo era lo spirito con cui io e il mio cast tecnico affrontavamo il film. Abbiamo deciso di costruire e girare il più concretamente possibile. Alcune cose sono state migliorate digitalmente ma facendo in modo di non minare la credibilità di quello che veniva proposto.

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