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Della colpa e del perdono

Revanche, rivede discute e riflette sul tema della colpa e del perdono e non è il solo.
di Gabriele Niola

La domenica al cinema il lunedì all'inferno
Götz Spielmann 1961, Wels (Austria). Regista del film Revanche - Ti ucciderò.

giovedì 25 febbraio 2010 - News

La domenica al cinema il lunedì all'inferno
Crocefissi, preghiere, messe, peccati e punizioni. Pur non essendo al centro dello svolgimento di Revanche la religiosità e il rapporto con leggi e morali divine costituiscono una chiave di lettura sottolineata con insistenza da Götz Spielmann. Se nell'America degli anni '40 le storie di criminali e prostitute presi in vortici di perdizione si snodavano tutte assecondando una morale rigidamente cristiana senza bisogno di sottolineatura alcuna, nel cinema moderno quando l'etica religiosa permea le storie di passione e redenzione lo fa in maniera più esplicita ma senza essere necessariamente una guida morale, spesso è messa in discussione, altre volte si contraddice e solo in una minoranza di casi è promossa.
Gli snob del cinema criticano molto le fiction televisive italiane sempre ruotanti intorno a vite di santi, martiri e papi ma anche la settima arte non scherza. Revanche non è infatti il solo film a rielaborare temi che hanno a che vedere con la cultura religiosa. Quattro tra le pellicole al momento nelle sale e quattro tra quelle che arriveranno nel prossimo mese girano intorno alla morale cristiana, al contrario delle produzioni televisive però sanno mettere in discussione, ognuna a modo suo, i precetti clericali. Dal marianico Lourdes al biblico Codice: Genesi, dal paradisiaco Amabili resti all'apocalittico Legion sembra che ripensare l'essenza del vivere come aderenza o distacco dalla propria formazione religiosa sia un'esigenza di questi tempi.

I film in sala
Se Revanche indaga i limiti delle colpe individuali e il senso che possa avere credere in una punizione divina per le proprie malefatte quando poi siamo noi stessi a stabilire di chi debba essere la responsabilità di un certo atto non ha certo timore di fare altrettanto prendendo di petto la questione dell'intervento divino Lourdes. Sebbene non intenda sporcarsi le mani con la discussione sull'esistenza o meno di Dio, il film di Jessica Hausner non risparmia stoccate a tutto il mondo che intorno alla religione vive e vegeta. Siamo dalle parti del cristianesimo puro nella sua manifestazione più becera, l'odissea commerciale dei pellegrinaggi a Lourdes come modo per riflettere sulle conseguenze del più imprevedibile tra gli avvenimenti che dovrebbero invece essere prevedibili: un miracolo nel luogo ad esso deputato.
È molto diretto, a modo suo, anche Il mi$$ionario che utilizza la religione e la religiosità come pretesto farsesco finendo per mostrare la percezione comune delle figure clericali e come la missione del prete possa essere portata in fondo anche con metodi poco ortodossi. La dinamica è quella tipica delle commedie degli equivoci: lo scambio di persona, il ladro che diventa prete perchè l'abito lo rende monaco, e che una volta calato in quei panni risolve i problemi a modo suo.
Sta bene attento invece a non parlare mai direttamente di religione Amabili resti che però è in gran parte ambientato nell'aldilà, in una specie di Purgatorio che non porta questo nome ma che vede le anime attendere la risoluzione dei conflitti terreni che le tengono in stallo. Sebbene di Dio non si parli mai tutto il racconto ruota attorno ad un tema tipico di ogni religione: cosa ci accade dopo la morte, che rapporto continueremo ad intrattenere con i nostri cari ancora in vita e se ci sia o meno qualcosa in grado di sopravvivere alla nostra essenza materiale.
Infine ha un rapporto decisamente complesso con la religiosità il picaresco Promettilo!. L'ultima fatica di Kusturica descrive, come spesso capita al regista, un mondo in cui spiritualismo religioso ed essenza soprannaturale spicciola si fondono, in cui l'icona di San Nicola piange lacrime vere senza che nessuno se ne stupisca, dove i matrimoni si fondono con i funerali in un'unica parata caotica e musicale contrappuntata dagli spari dei fucili e in cui la visione del mondo del regista schiaccia ogni morale divina.

I film da venire
Su tutti regna lui, che del cattolicesimo ne ha fatto un vero problema di vita e di cinema, Martin Scorsese. Il suo nuovo film, Shutter Island, ancora una volta utilizza una trama che apparentemente nulla ha di religioso (l'indagine allucinata intorno ad una sparizione in un manicomio criminale arroccato su un'isola in mezzo al mare) per indagare i limiti dei precetti religiosi nella vita reale. "I peccati non si scontano in Chiesa ma per strada e nelle case" faceva dire Scorsese ad Harvey Keitel già nel suo primo film, Mean streets, e ancora in Shutter Island sembra che l'esigenza tutta terrena di porre rimedio con i dolori del corpo ai propri peccati interiori ossessioni il regista italoamericano.
Chi ha seguito le avventure animate o fumettistiche di Kenshiro della scuola di Hokuto già avrà capito dal solo trailer di Codice: Genesi che la figura interpretata da Denzel Washington, il guerriero solitario in un mondo postapocalittico che porta con sè il germe di un futuro migliore, è foriera di una forte simbologia cristologica. Del resto già il titolo (sia italiano che originale, The book of Eli) non nasconde gli evidenti riferimenti biblici.
Sempre intorno all'Apocalisse girerà anche Legion che però sceglie la chiave decisamente più leggera dell'americanata per trattare della lotta per il destino del mondo. Religiosità poca, cazzotti tanti.
Ultimo in ordine di tempo (uscirà il 19 Marzo) ma tra i più interessanti esperimenti di variazione su tematiche cristiane è invece Il profeta. La nuova mirabolante fatica di Jacques Audiard, premiata a Cannes, racconta di un carcerato che diventa il ponte tra la vecchia e la nuova malavita, il profeta di un nuovo tipo di gangster, ossessionato dal fantasma dell'uomo che ha dovuto uccidere per guadagnarsi il rispetto dei boss della galera e da enigmatiche visioni premonitrici.

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