The Unforeseen

Robert Redford e Terrence Malick producono il nuovo documentario di Laura Dunn, autrice del pluripremiato Green che sottolineava l'emergenza del disastro ecologico causato da industrie petrolchimiche ai danni del fiume Mississipi.
In The Unforeseen (L'imprevisto) la Dunn continua a trattare la tematica ambientalista raccontando la storia dell'ascesa di un texano che da semplice fattore diventa un ricco imprenditore sfruttando le ciniche logiche edilizie del boom dei Settanta.
La controversa figura di Gary Bradley (questo il suo nome) lascia insolute una serie di domande. È possibile superare senza alcuna ferita il labile confine tra natura e progesso? È giusto sacrificare qualsiasi valore per un sicuro e gigantesco profitto?
Come un tumore che si diffonde a macchia d'olio senza un preciso criterio, così lo sviluppo edilizio minaccia la vita del singolo senza che lui stesso ne abbia consapevolezza. Sarebbe limitativo indirizzare la denuncia solo ai costruttori, lobbisti e giuristi che hanno danneggiato i tesori naturalistici locali. Come suggerisce lo stesso Redford (chiamato in causa dalla regista), la responsabilità appartiene anche a chi è contrario agli interessi degli speculatori ma rimane nell'ombra per mancanza di coraggio.
Il potere visivo dell'opera sta anche nel mostrare i profondi cambiamenti che la natura è costretta a subire ogni giorno da parte dell'uomo. L'acqua di una nota riserva naturale del Texas mostrata pura e limpida agli inizi degli anni Novanta, appare opaca e sporca quattordici anni dopo. Le contraddizioni del sogno americano emergono nel contrappunto di immagini di repertorio delle contestazioni e interviste ai diretti interessati: cittadini pro e contro le nuove edificazioni sono testimoni di un costante conflitto (non solo americano) tra la corsa affannosa all'oro e la protezione del proprio lato selvatico. 