Gli anni '60 di Mad Men
La pubblicità è l'anima del commercio. Si dice così, si dice. La pubblicità è creatività ma è soprattutto business. In televisione negli USA ma ora anche qui da noi la pubblicità si mette in mostra nelle serie. Ha iniziato Mad Men con quegli uomini folli, innovativi, fuori degli schemi, di Madison Avenue, che hanno iniziato l'era dell'advertising moderna. Nei primi anni '60 giravano molti soldi e chi lavorava in agenzia oltre ad essere avanti aveva un'aura snob, di chi faceva un lavoro difficile da spiegare. La pubblicità un tempo (fino agli anni '80) aveva un grande feeling con il Dio Denaro. E paradossalmente anche con i vizi umani. Tutti che fumano sigarette (le fotogeniche Lucky Strike"), che bevono whisky a ogni ora del giorno e della notte. I mad men si muovevano all'interno di un'epoca, contraddistinta dalla morte di Marilyn e dai missili su Cuba, in cui l'abito faceva il monaco, e dove gli uomini facevano gli uomini e le donne si occupavano di apparire e di cercare marito per mettere su famiglia. Matthew Weiner, però, creatore della serie e maniaco di ogni dettaglio, ha pensato di bene di mettere in parallelo quel mondo con quello attuale, entrambi schiavi dell'immagine e destinati a oscurare i problemi del quotidiano, le lotte interiori, i pericoli derivanti dal passare del tempo che comunque scorre incessante e lascia dei segni. Gli anni '60 sono i primi periodi dell'evoluzione della società verso il cambiamento, e quella pubblicità che sembra innovativa si deve confrontare con ciò che accade. Nella terza stagione in onda negli Stati Uniti, si mostra un mondo dorato che si deve confrontare con la competizione, con le fusioni aziendali e le acquisizioni con la lotta per il potere ("Homo homini lupus").

Il tecnicismo di Trust Me
In Trust me, invece, altra serie tv dedicata all'universo pubblicitario, queste logiche sono più chiare, più alla luce del giorno, e sono il tecnicismo e i meccanismi d'agenzia, estremamente reali, che la fanno da padroni, fintanto che la commedia e l'amicizia dei due protagonisti non ci riportano nella fiction. Qui si mostrano le infrastrutture, le ironie, l'onnipresenza dei marchi in ogni attimo della nostra vita. E come in What women want brand reali come Apple e Starbucks appaiono come per magia emblemi del product placement. Trust me si diverte a giocare con la pubblicità, ma per evitare che lo spettatore si annoi perdendo i riferimenti in luoghi che non deve necessariamente conoscere, si concentra su due uomini e una donna, diversi fra loro, che potrebbero esistere ovunque anche al di fuori dell'advertising. Mason (Erick McCormack, Will & Grace) è un lavoratore convinto, un marito e un padre di famiglia, Conner (Tom Cavanagh) è single e immaturo, gli piace giocare e flirtare. Infine c'è Monica una copywriter un po' nervosetta ago della bilancia fra i due. Trust me, ideata da Hunt Baldwin e John Coveny, due pubblicitari di Chicago, è una serie tv classica, un comedy drama strutturato come un buddy movie. I riferimenti alla società esistono, ma in un certo senso per evitare il rischio di influenzare negativamente l'audience, sono molto leggeri, anche perché la pubblicità è un settore che la crisi l'ha sentita veramente.
Mad Men e Trust me frequentano lo stesso ambiente ma sono diametralmente opposte. La prima che vive nel passato è un vero specchio dell'umanità attuale, la seconda che vive nel presente se ne vuole astrarre. L'apparenza inganna anche e soprattutto in televisione, e ciò che sembra non è, e ciò che è si maschera.