anonimo
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domenica 19 ottobre 2008
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non si è veramente liberi se non lo sono tutti
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Un borghesuccio americano si scopre insofferente al suo ambiente, ma invece di provare a cambiare le cose, a mettersi dalla parte degli umili e degli ultimi, degli sfruttati, fa la cosa più semplice: scappa, evade, sfugge alle sue responsabilità di persona che ha preso coscienza. E ovviamente crepa, perchè la ribellione solo individuale non può che portare alla morte o all'integrazione totale (vedi Sean Penn, ex ribellino che oggi fa questo film ultra-borghese, o Dennis Hopper, che oggi fa la campagna elettorale a McCain). Non si è liberi se si è gli unici ad esserlo, devono esserlo tutti: non si può essere liberi tra gli oppressi. Un film trionfo dell'evasione e del ribellismo borghese fine a se stesso.
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anonimo
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domenica 19 ottobre 2008
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non si è liberi se non lo sono tutti
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Un mediocre borghesuccio americano (Emile Hirsch) è insofferente al suo ambiente, ma invece di sforzarsi a cambiare le cose, a unirsi a chi ha meno, agli Umili e agli Ultimi (vengono prima le liberazioni collettive di quelle individuali, ma il giovanotto è troppo borghese per saperlo o capirlo), preferisce fuggire, evadere, finendo in un ribellismo fine a se stesso: ovviamente crepa, perchè la liberazione solo individuale non può che portare alla morte. Però da Sean Penn c'era da aspettarselo: non è il primo ex-ribelle (ribelluccio) a rincoglionirsi e integrarsi nel Sistema, Dennis Hopper fa la campagna elettorale per John McCain... Le liberazioni solo individuali non possono che portare a questo, morte o integrazione finale.
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Un mediocre borghesuccio americano (Emile Hirsch) è insofferente al suo ambiente, ma invece di sforzarsi a cambiare le cose, a unirsi a chi ha meno, agli Umili e agli Ultimi (vengono prima le liberazioni collettive di quelle individuali, ma il giovanotto è troppo borghese per saperlo o capirlo), preferisce fuggire, evadere, finendo in un ribellismo fine a se stesso: ovviamente crepa, perchè la liberazione solo individuale non può che portare alla morte. Però da Sean Penn c'era da aspettarselo: non è il primo ex-ribelle (ribelluccio) a rincoglionirsi e integrarsi nel Sistema, Dennis Hopper fa la campagna elettorale per John McCain... Le liberazioni solo individuali non possono che portare a questo, morte o integrazione finale. Non si è mai liberi tra oppressi, non si è liberi se non lo sono tutti.
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ele
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giovedì 16 ottobre 2008
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"into the wild" lascia spunti su cui riflettere
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Non ho le competenze per giudicare se in questo film ci sono errori di regia, se è una storia non originale ecc...
So solo che "Into the wild" mi ha veramente emozionato, con le sue bellissime musiche, i paesaggi e i primi piani degli attori.
I dialoghi sono molto belli... da ricordare!
Infine è un film che lascia spazio a molte interpretazioni e induce a riflettere su valori come: la solitudine, il perdono, la felicità, la natura, la famiglia, l'amicizia...
Insomma... è un film sicuramente da vedere, che ci cambia!
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trofio
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martedì 14 ottobre 2008
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la carriera è un'invenzione del ventesimo secolo
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Assolutamente da vedere e da gustare per gli spunti di riflessione che offre sulla vita che conduciamo noi "inseriti", per la fotografia magnifica e per la prova da attore di questo Emile Hirsch.
Uno di quei film che dopo averlo visto ti fa riflettere, puoi condividere oppure no le scelte del protagonista, ma le sue riflessioni non sono per nulla banali.
Film da evitare se non si ha voglia di concentrarsi e di lasciarsi coinvolgere (anche se vedere un film senza questi due presupposti a mio avviso è inutile).
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safin
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giovedì 9 ottobre 2008
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uno dei film trash della storia
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la forza della pubblicità che fa leva sulle menti fragili e insulse. Che film penoso e regalare questi 2 minuti per scrivere è già troppo
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m.r.
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mercoledì 8 ottobre 2008
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ottimo
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Favoloso, uno dei migliori del 2007 e di sempre.
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leo
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lunedì 6 ottobre 2008
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un filmone! forse un po' lento
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Gran bel film, con un Sean Penn che dimostra le sue doti non solo come attore ma anche come regista, l'aveva già fatto nella direzione del film la promessa del 2001, e ottimo hirsh, un ragazzo che ha davvero talento!!
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piervittorio
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lunedì 6 ottobre 2008
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boiata terrificante
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La storia di un disadattato, incapace di superare un trauma familiare invero irrilevante rispetto a ben altre asprezze cui la vita ci condanna. Un disadattato come ce ne sono migliaia, che anzichè finire con un buco in vena o assiderato sotto ad un ponte, muore di stenti ed inedia dopo aver scoperto (che genio!) che la felicità non esiste se non la condividi (senza nulla dire sulla sofferenza che con il suo comportamento infantile ed irresponsabile ha causato a chi gli voleva bene e l'ha cresciuto, pur con tutti gli errori che un famiglia può commettere). Un eremitaggio nichilista, mosso più da bassa volontà di vendetta che da ricerca della libertà nel selvaggio nordovest, populisticamente e furbescamente spacciato dal regista per ricerca di sè stessi attraverso un'improbabile e risibile sfida salvifica alla natura (e la natura, chi la ama lo sa, la si rispetta, non la si sfida.
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La storia di un disadattato, incapace di superare un trauma familiare invero irrilevante rispetto a ben altre asprezze cui la vita ci condanna. Un disadattato come ce ne sono migliaia, che anzichè finire con un buco in vena o assiderato sotto ad un ponte, muore di stenti ed inedia dopo aver scoperto (che genio!) che la felicità non esiste se non la condividi (senza nulla dire sulla sofferenza che con il suo comportamento infantile ed irresponsabile ha causato a chi gli voleva bene e l'ha cresciuto, pur con tutti gli errori che un famiglia può commettere). Un eremitaggio nichilista, mosso più da bassa volontà di vendetta che da ricerca della libertà nel selvaggio nordovest, populisticamente e furbescamente spacciato dal regista per ricerca di sè stessi attraverso un'improbabile e risibile sfida salvifica alla natura (e la natura, chi la ama lo sa, la si rispetta, non la si sfida...). La quale natura, giustamente, ha fatto il suo corso, e coerentemente con quanto Darwin ci insegna, ha soppresso il protagonista che, alla faccia della sua patetica ricerca di un'esistenza integralista-naif-naturalistica scevra dai dettami artefatti ed artificiali che la civilizzazione ci impone, si ciba sparando con una carabina (Dio sa dove avrà trovato tutte quelle munizioni, dato che è andato avanti mesi a sparare, nonostante nel film ce lo propinino con uno zainetto da trekking...) vive e muore su un materasso (classico prodotto della civilizzazione) all' interno di un autobus abbandonato (quanto di più artificiale ed innaturale esista!)...
Una boiata di film, dedicato ad un non-personaggio, che avrebbe avuto semplicemente bisogno, anzichè di un'avventura on-the-road-into-the-wild, di un buon assistente sociale e di un buono psichiatra.
Un boiata di film, lo ribadisco, che è anche un insulto a tutti quei medici, missionari, volontari laici, ricercatori ecc. ecc., che abbandonano veramente la civiltà e tutto ciò che hanno (beni, titoli e posizione sociale), mossi da fini ben più alti, trasferendosi in una natura veramente selvaggia ed ostile, al fine di assistere il prossimo (fossero anche i nostri cugini animali) e fare del bene.
Senza la pretesa di essere ricordati in un filmaccio Hollywoodiano di bassa lega.
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(di federico)
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anonimo
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giovedì 2 ottobre 2008
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uno dei film più reazionari e anti-ribelli
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"Into the wild" è un film borghese, trionfo dell'Evasione: il protagonista borghese e fascistello, invece di provare a cambiare le cose, scappa nel bosco! Prova a fare la rivoluzione, è troppo comodo scappare!
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(di luka)
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stefano
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giovedì 2 ottobre 2008
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falsi miti
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alla visione di questo film ho persino rivalutato "Vacanze di Natale"
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