La storia di un disadattato, incapace di superare un trauma familiare invero irrilevante rispetto a ben altre asprezze cui la vita ci condanna. Un disadattato come ce ne sono migliaia, che anzichè finire con un buco in vena o assiderato sotto ad un ponte, muore di stenti ed inedia dopo aver scoperto (che genio!) che la felicità non esiste se non la condividi (senza nulla dire sulla sofferenza che con il suo comportamento infantile ed irresponsabile ha causato a chi gli voleva bene e l'ha cresciuto, pur con tutti gli errori che un famiglia può commettere). Un eremitaggio nichilista, mosso più da bassa volontà di vendetta che da ricerca della libertà nel selvaggio nordovest, populisticamente e furbescamente spacciato dal regista per ricerca di sè stessi attraverso un'improbabile e risibile sfida salvifica alla natura (e la natura, chi la ama lo sa, la si rispetta, non la si sfida...). La quale natura, giustamente, ha fatto il suo corso, e coerentemente con quanto Darwin ci insegna, ha soppresso il protagonista che, alla faccia della sua patetica ricerca di un'esistenza integralista-naif-naturalistica scevra dai dettami artefatti ed artificiali che la civilizzazione ci impone, si ciba sparando con una carabina (Dio sa dove avrà trovato tutte quelle munizioni, dato che è andato avanti mesi a sparare, nonostante nel film ce lo propinino con uno zainetto da trekking...) vive e muore su un materasso (classico prodotto della civilizzazione) all' interno di un autobus abbandonato (quanto di più artificiale ed innaturale esista!)...
Una boiata di film, dedicato ad un non-personaggio, che avrebbe avuto semplicemente bisogno, anzichè di un'avventura on-the-road-into-the-wild, di un buon assistente sociale e di un buono psichiatra.
Un boiata di film, lo ribadisco, che è anche un insulto a tutti quei medici, missionari, volontari laici, ricercatori ecc. ecc., che abbandonano veramente la civiltà e tutto ciò che hanno (beni, titoli e posizione sociale), mossi da fini ben più alti, trasferendosi in una natura veramente selvaggia ed ostile, al fine di assistere il prossimo (fossero anche i nostri cugini animali) e fare del bene.
Senza la pretesa di essere ricordati in un filmaccio Hollywoodiano di bassa lega.
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federico
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venerdì 10 ottobre 2008
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hai ragione
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Bravo piervittorio hai perfettamente ragione. la tua analisi del film non è affatto banale ma figlia di una visione molto realista e pragmatica della vita. apprezzo in particolare la tua conclusione dove menzioni figure come i missionari e simili che fanno del bene, invece che semplicemente fuggire , evadere e null'altro.
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edoardo
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giovedì 16 ottobre 2008
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per piervittorio
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Sono convinto che questo film a prima vista abbia due diverse interpretazioni, dipende dalla persona che lo vede (dal suo carattere, dal suo modo di vivere, dalla sua esperienza di vita) quale interpretazione seguire. Comunque ti assicuro che se lo guardi più di una volta con attenzione e leggi il libro ti rendi conto che l' interpretazione è una sola. Credimi da quello ke hai scritto capisco ke nn sei riuscito a capire il film, apri gli occhi, riguardalo, leggi il libro e non te ne pentirai accorgendoti di ke capolavoro hai davanti...il mio è un consiglio, non una critica.
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