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martedì 20 gennaio 2009
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into the wild
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E’ stato scritto anche troppo su quest’ultima opera di Penn, portato in trionfo come nuovo Messia di… qualcosa. Non volendo mischiarmi a voci “generiche”, a distanza di un anno dall’uscita della pellicola, ho pensato di buttar giù qualcosa. Nel frattempo I walked into the wild per tre volte.
Storia vera di Christopher Mccandless, brillante giovane del West Virginia che, una volta laureato, decide di scappare dal mondo che lo circonda per rifugiarsi in una solitudine mistica, alla ricerca dell’essenza della vita (e dei suoi motivi di esistere). Comincia così un lungo peregrinare prima verso Sud , Messico, poi verso l’Alaska, regno incontrastato di ciò che è ostile alla società inventata dall’uomo moderno, la natura.
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E’ stato scritto anche troppo su quest’ultima opera di Penn, portato in trionfo come nuovo Messia di… qualcosa. Non volendo mischiarmi a voci “generiche”, a distanza di un anno dall’uscita della pellicola, ho pensato di buttar giù qualcosa. Nel frattempo I walked into the wild per tre volte.
Storia vera di Christopher Mccandless, brillante giovane del West Virginia che, una volta laureato, decide di scappare dal mondo che lo circonda per rifugiarsi in una solitudine mistica, alla ricerca dell’essenza della vita (e dei suoi motivi di esistere). Comincia così un lungo peregrinare prima verso Sud , Messico, poi verso l’Alaska, regno incontrastato di ciò che è ostile alla società inventata dall’uomo moderno, la natura. Il suo viaggio finirà bene.
E’ fantastico quando un semplice film è in grado di descriverti con tale verosimiglianza le emozioni e gli stati d’animo di un personaggio.
La rabbia iniziale (meglio: l’esasperazione) che comporta la fuga, e la nostra tentazione di elevare Mccandless a eroe dei nostri giorni (addirittura la beneficenza, viene da pensare) smorzata da un’antipatia latente, quasi naturale, suggerita da questa stessa rabbia in fondo ingiustificata verso gli “innocenti” genitori. E man mano che il viaggio continua la realizzazione che qualcosa si sta schiarendo, e lo scemare della ribellione lascia il posto alla consapevolezza di un obiettivo principe: la ricerca della felicità (chi non ha questo obiettivo?).
Ma non una ricerca limitata, come quella di molti, ai paletti che la società impone da sempre: oggi un consumismo sfrenato e un tradizionalismo di facciata che inevitabilmente svuota istituzioni antiche (ma non vecchie) come la famiglia, l’istruzione ecc.
Una ricerca disperata, radicale, che porta l’uomo ai confini del mondo e delle proprie possibilità, ma che non si può non giustificare.
Per scoprire cos’è la felicità bisogna andare tutti quanti in Alaska? No, no… Ma Christopher John Mccandless evidentemente sì. Evidentemente aveva bisogno di questo per scappare dall’alienazione delle auto nuove e delle facoltà di legge.
Per ritornare al film, ciò che lo rende grande è questa capacità di rendere palpabile l’esigenza di cercare. Sembrano messi lì apposta (ricordando che è una storia vera è stupefacente) i compagni di viaggio che Chris incontra: su tutti l’ultimo, commovente per semplicità e sincerità.
Complimenti a Emile Hirsch, alla sua prima prova importante, ma non ci sono interpreti che sfigurino in quest’ottima prova corale.
E ci si può solo inginocchiare di fronte alla colonna sonora di Eddie Vedder (ma io sono di parte), inedito cantastorie in versione intimista.
Per una volta quello di cui mi posso lamentare riguarda il contorno del film: apprezzato da tutti!
C’è qualcosa che non va, dico. Di solito c’è sempre qualcuno che non condivide, come è possibile?
Risposta pessimista: la visione superficiale può portare a selezionare solo alcuni momenti, slogan e ridurre l’intero percorso a una serie di aforismi privi di contesto. Questo porta molto successo, in una società di massa, ma sarebbe orripilante se fosse così.
Risposta ottimista: la grandezza del tema, la sua profondità (il fine ultimo dell’uomo si potrebbe dire) è stato talmente centrato che ha colpito (magari anche inconsciamente) la gran parte della platea. Sarebbe bello.
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leo
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martedì 13 gennaio 2009
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polpettone banale
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Avevo resistito ad andare a vederlo al cinema subdorando il pacco... mi consegno impavido a vederlo a noleggio....altro che pacco...un paccone polpettone banale con ingenuità deprimente per dialoghi, personaggio principale, regia. Poco da dire: uno dei peggiori film degli ultimi anni e non per nulla...nonostante un buon battage pubblicitario.... non tutto il pubblico si è fatto raggirare e non si è presentato al botteghino. Da dimenticare
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ilaria
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martedì 13 gennaio 2009
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into the wild
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film pessimo infarcito di luoghi comuni discorsi stereotipati a volte sembra un documentario sulle bellezze americane da scoprire in stile alle falde del kilimangiaro. ma almeno le scenografie dei paesaggi le salvo, la musica pessima. un film inutile che non toglie e aggiunge nulla alla storia del cinema.da evitare. faticosamente lungo ci si agita nella poltrona nella speranza che finisca il prima possibile. sean penn torna a recitare che fai meglio per favore. gia' la promessa era insopportabile e ridicolo come film ma qui hai toccato il fondo.
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il controcorrente
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domenica 4 gennaio 2009
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sbaglio, o un film si vede fino alla fine?
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Vorrei capire se c'è qualcuno che ha visto fino alla fine questo film, perche non c'è nessuno che denuncia la censura che è stata fatta verso esso (visto che è stato vietato ai minorenni, a differenza dei film sul sesso o altre cose stupide definite più educative).
Forse però l'ho capito, infatti nessuno parla della grande sconfitta simbolica che subisce la scienza. Stò parlando della scena in cui egli si avvelena perchè quel suo manualetto non può nulla di fronte alla magnificenza e alla varietà della natura.
D'altronde fino ad allora lui non sapeva dare il vero nome alle cose, infatti è proprio nell'ultima frase che da il vero nome alla felicità.
Se qualcuno ha visto fino alla fine questo film, potrebbe (perfavore) tener conto del nome che gli dà???
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dony 64
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domenica 4 gennaio 2009
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film intenso
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Film drammatico che racconta a storia di un giovane ragazzo che decide di abbandonare la vita caotica di tuttii giorni per evadere nel bel mezzo della natura dell'Alaska.Il film anche se lento e' interessante ed intenso e a mio parere da vedere.Voto 7+
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klimt
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venerdì 2 gennaio 2009
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film per teen ager
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A livello commerciale un senso può anche averlo ma l'ingenuità della sceneggiatura e la storia non un granchè interessante pesano a tal punto che il film risulta veramente indigesto
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(di micky21)
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gabriel
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sabato 27 dicembre 2008
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chiamarlo film è una bestemmia
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regia da principiante e soggetto compatibile solo con la banalità imperante
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albe
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martedì 23 dicembre 2008
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intenso poetico meraviglioso
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Premetto che io 5 stelle le non le regalo senza motivo. Questo film è grande, per molti motivi.
Ogni persona tende a giudicare la follia che porta alla vera libertà con prospettive differenti: chi condanna la fuga dalla società, chi invidia il coraggio di abbandonare le comodità della propria famiglia, chi si lascia affascinare dallo spirito d'avventura on the road. Quel che è certo è che quanto vedrete vi darà parecchio materiale di riflessione. Forse vi commuoverà, o forse non accetterete mai che si finisca per cercare la morte per mano di una natura sevaggia perfettamente evitabile nel mondo civile. McCandless si riappropriò di tutta l'immensa comunanza con la natura dei nostri più remoti antenati, e insieme, di tutti i rischi racchiusi in tale purezza.
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Premetto che io 5 stelle le non le regalo senza motivo. Questo film è grande, per molti motivi.
Ogni persona tende a giudicare la follia che porta alla vera libertà con prospettive differenti: chi condanna la fuga dalla società, chi invidia il coraggio di abbandonare le comodità della propria famiglia, chi si lascia affascinare dallo spirito d'avventura on the road. Quel che è certo è che quanto vedrete vi darà parecchio materiale di riflessione. Forse vi commuoverà, o forse non accetterete mai che si finisca per cercare la morte per mano di una natura sevaggia perfettamente evitabile nel mondo civile. McCandless si riappropriò di tutta l'immensa comunanza con la natura dei nostri più remoti antenati, e insieme, di tutti i rischi racchiusi in tale purezza. Ogni giorno cambiare orizzonti: una libera vita vissuta fino all'ultima goccia.
Cosa chiediamo noi persone comuni per essere felici?
Cosa chiedono i veri spiriti liberi, pazzi, sognatori?
I contenuti filosofici di questo film possono dividere, ma il pubblico non può negare come la natura, emblema di una vita priva di contaminazioni, sia mostrata in tutta la sua forza tra estrema felicità e estremo dolore.
Imperdibile.
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salvatore
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domenica 21 dicembre 2008
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capolavoro
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giovannizall
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sabato 20 dicembre 2008
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ba...
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bè c'è una cosa , le palle di fare un qualcosa del genere le devi avere , e se non sono palle quelle a farti fare un viaggio del così deve essere qualcosa di veramente grande e importante per tè!e poi di lascire i genitori in quel modo il motivo c'era-....e anche abbastanza plausibile.Comunque invece di fare la mia vita sedentaria monota noiosa che faccio io , ha fatto tanto meglio lui!Saluti
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