marvelman
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mercoledì 19 novembre 2008
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148 minuti di noia !!!
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Non vedevo l'ora che finisse : Che stress !!!
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alterego
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sabato 15 novembre 2008
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2 ore e passa della mia vita perse...
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Alla fine del film ti accorgi che non è servito proprio a niente... Il film non ti ha lasciato proprio niente! Praticamente è la storia di un ragazzo da ricovero che non è mai contento della gente che lo circonda e preferisce stare solo! E stando da solo in Alaska riesce a trovare la sua libertà... e una volta trovata la libertà si accorge che quella non è la vera libertà ma è troppo tardi e muore... E' la storia di un suicidio voluto... e per questo motivo non da nessun messaggio positivo... lo sappiamo tutti che il mondo di cui facciamo parte non è il massimo ma non è con lo stare soli, col fuggire che si migliorano le cose... alla fine lo ha letto anke lui che la vera felicità e la vera libertà te la danno l'amore, la famiglia.
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Alla fine del film ti accorgi che non è servito proprio a niente... Il film non ti ha lasciato proprio niente! Praticamente è la storia di un ragazzo da ricovero che non è mai contento della gente che lo circonda e preferisce stare solo! E stando da solo in Alaska riesce a trovare la sua libertà... e una volta trovata la libertà si accorge che quella non è la vera libertà ma è troppo tardi e muore... E' la storia di un suicidio voluto... e per questo motivo non da nessun messaggio positivo... lo sappiamo tutti che il mondo di cui facciamo parte non è il massimo ma non è con lo stare soli, col fuggire che si migliorano le cose... alla fine lo ha letto anke lui che la vera felicità e la vera libertà te la danno l'amore, la famiglia... dobbiamo cercare di migliorare le cose nel nostro piccolo! Se tutti facessero così il mondo sarebbe diverso! E c'era bisogno di andare in Alaska per capirlo??? C'era bisogno di vedersi un insulso film per capirlo??? Non credo... stimo molto gli essere umani e queste sono cose che anche il bimbo di due anni riesce a capire xkè sono innate... le pazzie sono le eccezioni che confermano la regola! Mi spiace tanto per la famiglia, la sorella, la ragazza e il vecchietto le uniche persone ad aver sofferto veramente le pazzie di un essere umano!
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fede92
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sabato 8 novembre 2008
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la vera sfida di penn
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Avevo letto il libro. Mi ha affascinata la storia di questo ragazzo che molla tutto per inseguire il suo sogno, l'Alaska. Mi ha fatto pensare. La superficialità delle persone, un mondo creato sul businesses. Mi ha fatto piangere. Immaginavo questo ragazzo, tutto solo, alla ricerca della felicità, per poi morire di una morte assurda, triste e alla fine scopre che la felicità è bella solo se è condivisa, ed è vero.
La trasposizione dal libro allo schermo è stata fantastica, unica, e questo grazie a Penn, che con questo film ha sfidato tutti e se stesso, mettendosi alla prova. Ha dato prova che, oltre ad essere un ottimo attore, è anche un regista eccezionale.
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daniela
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martedì 4 novembre 2008
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un capolavoro come pochi mai visti!
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Di questo film è possibile amare tutto, dalla ineccepibile regia che ti fa sentire parte integrante dei grandi spazi flmati al personaggio che incarna quel lato coraggioso e ribelle che c'è in ognuno di noi.
Ti commuove e stupisce, ti fa urlare di ira per la sua triste fine e ti lascia infine un ricordo dolce per quanto avresti voluto conoscere Cris
Un film per ogni epoca e ogni età dove ogni secondo di pellicola trasuda la parola LIBERTA'
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paioco89
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lunedì 27 ottobre 2008
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una lezione di cinema e di vita firmata penn
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Una lezione di arte, dunque cinema, e di vita. Pieno, carico di significati e metafore sulla nostra esistenza massacrata dal mondo moderno e schiacciati dal peso di una società priva di valori e cieca nel riconoscere la vera essenza ella felicità, il film firmato da Sean Penn dimostra quanto l'uomo possa veramente essere una creatura alquanto mediocre e debole ma anche forte e determinata. Un ragazzo che fugge senza quel "bene" (oggi fa più del male che del bene) ovvero il denaro che gli permetterebbe vita facile, per compiere un'impresa straordinaria: riabbracciare la natura con tutte le conseguenze, le paure e le difficoltà che gli si celano dietro per purificarsi da quel mondo che gli sta stretto, quel mondo fatto di essere umani dediti solo alla cupidigia alla lussuria e chissà a quale altro peccato.
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Una lezione di arte, dunque cinema, e di vita. Pieno, carico di significati e metafore sulla nostra esistenza massacrata dal mondo moderno e schiacciati dal peso di una società priva di valori e cieca nel riconoscere la vera essenza ella felicità, il film firmato da Sean Penn dimostra quanto l'uomo possa veramente essere una creatura alquanto mediocre e debole ma anche forte e determinata. Un ragazzo che fugge senza quel "bene" (oggi fa più del male che del bene) ovvero il denaro che gli permetterebbe vita facile, per compiere un'impresa straordinaria: riabbracciare la natura con tutte le conseguenze, le paure e le difficoltà che gli si celano dietro per purificarsi da quel mondo che gli sta stretto, quel mondo fatto di essere umani dediti solo alla cupidigia alla lussuria e chissà a quale altro peccato. La voglia di fidarsi del prossimo, di amarlo di farsene strumento di vita, portatore di felicità. L'incontro con tutti i personaggi del film mostra quanto l'uomo possa essere mezzo di positività nel mondo e di quanto allora (aggiungo un pensiero personalissimo ma penso alquanto condiviso) l'umanità possa sprecare di se stessa.
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edgardpoe
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domenica 26 ottobre 2008
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fosse un film italiano
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fosse un film prodotto in italia grideremmo allo scandalo per la banalità, dialoghi e sceneggiatura insulsi. SCAN-DA-LO-SO
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mereddin
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sabato 25 ottobre 2008
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la storia di un selvaggio egocentrico ed egoista
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Una storia, al di là di una valutazione intellettuale fittizia, che mi ha fatto incazzare non poco, all'inizio. Poi, mano mano che il tessuto narrativo descriveva il personaggio, l'incazzatura montava, montava.. Già da come il personaggio si rivolgeva ai suoi genitori (ma perché non l'hanno preso a calci?) rivelava un egoismo ed una ingratitudine fuori dall'ordinario. Il meschino se ne parte senza meta, alla ricerca di se stesso.. alla faccia della miseria brucia una cifra di soldi e se ne frega altamente di come soffrono i suoi affetti più cari. In una crisi esistenziale molto vicina alla psicosi, trova modo di annoiare mortalmente se stesso e chi lo guarda. No. Non sono riuscito a finirlo il film, e il signor Penn avrebbe fatto bene a continuare a fare l'attore invece di imitare malamente Bergman e Fellini, facendo proseliti, per la sua storia, solo nell'ingenuità di un pubblico che, spinto da una critica prezzolata, è sempre pronto a cercare di dimostrare il proprio, presunto, livello intellettuale, gridando al capolavoro.
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Una storia, al di là di una valutazione intellettuale fittizia, che mi ha fatto incazzare non poco, all'inizio. Poi, mano mano che il tessuto narrativo descriveva il personaggio, l'incazzatura montava, montava.. Già da come il personaggio si rivolgeva ai suoi genitori (ma perché non l'hanno preso a calci?) rivelava un egoismo ed una ingratitudine fuori dall'ordinario. Il meschino se ne parte senza meta, alla ricerca di se stesso.. alla faccia della miseria brucia una cifra di soldi e se ne frega altamente di come soffrono i suoi affetti più cari. In una crisi esistenziale molto vicina alla psicosi, trova modo di annoiare mortalmente se stesso e chi lo guarda. No. Non sono riuscito a finirlo il film, e il signor Penn avrebbe fatto bene a continuare a fare l'attore invece di imitare malamente Bergman e Fellini, facendo proseliti, per la sua storia, solo nell'ingenuità di un pubblico che, spinto da una critica prezzolata, è sempre pronto a cercare di dimostrare il proprio, presunto, livello intellettuale, gridando al capolavoro. Prima o poi qualcuno dovrebbe pubblicare un annuario delle "sole" mondiali. Scusate, ma sono ancora sotto choc!
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[+] al di là dei gusti
(di federer)
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ettam
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sabato 25 ottobre 2008
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spettacolo!
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adoro questo film,dalle musiche spettacolari, alle ambientazioni,al fatto ke sia una storia vera..un on the road (detta da ki odia il genere) avventuristico, ke ci fa ricorde ke bisogna apprezzare quello ke abbiamo qui intorno, non c'è bisogno dell'alaska x avere la felicità..e x ki ha parlato di sfida della natura, il protagonista non la sfida,cerca di conoscerla
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alessandro
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lunedì 20 ottobre 2008
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un grande film 2
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Fosse il solito viaggio di formazione formato road movie, staremmo dall'inizio con il protagonista per facilitare un'opportuna identificazione e maturazione tappa dopo tappa. E invece partiamo dalla fine, dalla meta raggiunta. Non cominciamo dal protagonista che ci introduce in un luogo, fcendoci perdere dentro. Partiamo da un luogo senza orizzonte, un immenso nulla di neve dentrocui un veicolo si avvicina percorreno il limite sinistro dell'inquadratura. Sean Penn avebbe potuto seguire la falsariga del libro e condurci una tappa geogafica dopo l'altra. E invece costruisce il cammino altrnandola con il racconto del confronto finale del sè con sè ed approda alla figura finale di McCandless nudo, ormai quasi morto che incrocia un orso il quale lo annusa e lo lascia in pace perchè sente l'odore del veleno perchè coglie il suo stato di non appartenenza, nè alla natura nè alla civiltà.
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Fosse il solito viaggio di formazione formato road movie, staremmo dall'inizio con il protagonista per facilitare un'opportuna identificazione e maturazione tappa dopo tappa. E invece partiamo dalla fine, dalla meta raggiunta. Non cominciamo dal protagonista che ci introduce in un luogo, fcendoci perdere dentro. Partiamo da un luogo senza orizzonte, un immenso nulla di neve dentrocui un veicolo si avvicina percorreno il limite sinistro dell'inquadratura. Sean Penn avebbe potuto seguire la falsariga del libro e condurci una tappa geogafica dopo l'altra. E invece costruisce il cammino altrnandola con il racconto del confronto finale del sè con sè ed approda alla figura finale di McCandless nudo, ormai quasi morto che incrocia un orso il quale lo annusa e lo lascia in pace perchè sente l'odore del veleno perchè coglie il suo stato di non appartenenza, nè alla natura nè alla civiltà. McCandless sembra imparare che la vita va condivisa e viene da pensare che non c'era bisogno di andare fino in Alaska per capirlo. Ma il suo è un traguardo vissuto, lontano anni luce dalla nostra ovvia abitudine, triste eredità, noiosa accondiscendenza alla comunità. Così quel giovane un pò saccente ed arrogante nella sua cultura e nei libri che porta sempre con sè ci rivela che per stare al mondo occorre saper chiamare ogni cosa col suo vero nome, non lasciarsi condizionare dai vincoli e dai modi di pensare che gli altri ci suggeriscono ma anche da quelli che noi stessi ci costruiamo senza confrontarci con gli altri, perchè lui McCandless,alias Alex Supertramp che non voleva essere avvelenato dalla società è stato avvelenato dalla natura, perchè anche quella in fondo è un'illusione, l'ultima. Mccandless deve farne di strada per perdre il vizio della citazione pedante o della predica messianica senza messia, ma alla fine per lui la morte coincide con l'ultimo bagliore di verità, faticosamente conquistata. A scapito di tutti gli affetti, con dolore ma per questo ancor più vera.
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[+] bravo ma..
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alessandro
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lunedì 20 ottobre 2008
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un grande film
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Into the Wild è la ricostruzione ipotetica di un diario di viaggio, la stessa, o quasi che ha fatto Herzog con Grizzly Man. Chris McCandless come Treadwell è un personaggio profondamente herzoghiano, uno di quei conquistatori dell'inutile ispirati da un afflato tanto azzardoso ed estremo da spingerli, arroganti e indomiti, incontro all'oscura insidia della Natura. Bisogna partire da questo assunto per provare a capire veramente questo film e non cadere in certi errori che hanno indotto molti a non cogliere appieno il senso dell'ultima fatica di Sean Penn. Partire dal fascino perenne per a narrazione e la messa in scena della trageda umana, tenendo conto del potere ipnotico della messa in scena della tracotanza: ottusità indomabile che conduce un giovane di soli 24 anni a morire solo come un cane e senza affetti in mezzo a terre selvagge e sconosciute.
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Into the Wild è la ricostruzione ipotetica di un diario di viaggio, la stessa, o quasi che ha fatto Herzog con Grizzly Man. Chris McCandless come Treadwell è un personaggio profondamente herzoghiano, uno di quei conquistatori dell'inutile ispirati da un afflato tanto azzardoso ed estremo da spingerli, arroganti e indomiti, incontro all'oscura insidia della Natura. Bisogna partire da questo assunto per provare a capire veramente questo film e non cadere in certi errori che hanno indotto molti a non cogliere appieno il senso dell'ultima fatica di Sean Penn. Partire dal fascino perenne per a narrazione e la messa in scena della trageda umana, tenendo conto del potere ipnotico della messa in scena della tracotanza: ottusità indomabile che conduce un giovane di soli 24 anni a morire solo come un cane e senza affetti in mezzo a terre selvagge e sconosciute. Mc Candlessè profondamnte umano in questa sua ubris ma è anche un alieno nel senso che non appartiene al luogo fisico mentale culturale che abita nè a quello cui tende. In questo è simile a Treadwell herzoghiano. in questi personaggi la smania di trovare un posto nel mondo, una qualche verità o risposta li porta a rifuggire il destino convenzionale che sembra loro esser destinato. Tra i due esiste una qualche differenza. Treadwell è un sistematico, uno che si è prefissato uno scopo e che vuole raggiungerlo con rigore, McCandless è invece un cavaliere errante con molti complessi, paure non affrontate, rifiutate e rifuggte, la sua ossessione per il superameno dei limiti sembra fondarsi più che sulla conoscenza del sè su una insofferenza congenita verso le regole, leimposizioni per le limitazioni. tReadwell allor muorecome forse avrebbe sognato di morire, mentre McCandless muore perchè la sua irrequietezza e il suo ingenuo individualismo scambiato per ascetico fervore nn gli possono consentire di sopravvivere. McCandless muore disperato, fallito nella sua aspirazione all'autosufficienza, all'autodeterminazione. Qui risiede il signficato profondo dela tragedia descritta nel film diPenn. McCandless infatti fugge da ogni tpo di omunicazione e i pochi messaggi che lascia sono per i pochi fortuiti incontri che fa nel suo percorso. Chris si separa da un nome e da un'identità che sentirà il bisogno di recuperare solo n punto di morte. tuttavia scrive incapace di una totale indipendenza dall'altrui. Da questi pochi significativi scampoli Penn parte per affrontare la nevrosi dell'alieno americano McCandless. In questo senso si possono spiegare gli sguardi in macchina che ricorrono con una certa continuità e che hanno suscitato non poche critiche. La macchina da pesa quasi sempre appoggiata a terra non fa che veicolare un'interpellazion ovvero implicare nella narrazione del sè il coinvolgimento diretto delo spettatore nella tragedia. Questi sguari in macchina diventano la cifra stilistica che trasformano l'apparente racconto epico in un diario intimo. La dialettica continua tra introspezione intima e apertura epica del paesaggio fa esplodere la narrazione in un andirivieni temporale e spaziale che affonda le radici i un immaginario controculturale di cui Penn si alimenta con vigore. Int the Wild è un film politico come lo può essere una interrogazione sulle miserie umane, un saggio sull'incapacità di reggre le pesioni del conformismo e della competizione, sulla debolezza del sistema familiare, sulle difficoltà dell'evasione ed infine sulla bellezza.
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