Anno | 2007 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Russia |
Durata | 153 minuti |
Regia di | Nikita Mikhalkov |
Attori | Nikita Mikhalkov, Sergey Makovetsky, Sergey Garmash, Aleksei Petrenko, Yuriy Stoyanov Valentin Gaft, Sergei Gazarov, Mikhail Yefremov, Oleksiy Gorbunov, Sergei Artsybashev, Viktor Verzhbitskiy, Roman Madyanov, Aleksandr Adabashyan, Apti Magamaev. |
Uscita | venerdì 27 giugno 2008 |
Tag | Da vedere 2007 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,38 su 21 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 marzo 2017
Remake attualizzato in versione russa del celebre film di Sidney Lumet, La parola ai giurati. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, In Italia al Box Office 12 ha incassato 91,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Un testo teatrale al servizio dell'occhio esperto del regista russo Nikita Mikhalkov. Remake de La parola ai giurati - film che nel 1957 segnò l'esordio alla regia di Sidney Lumet - 12 ne è un riuscitissimo adattamento, grazie anche a una prova corale degli attori senza alcuna defezione.
Ambientato totalmente all'interno di una palestra, dodici giurati si ritrovano a dover decidere all'unanimità della sorte - ormai segnata - di un giovane ceceno accusato di parricidio. Ma nel meccanismo qualcosa si inceppa, e la certezza della pena viene messa in dubbio da un giurato che, poco a poco, costringe ognuno a rivedere le proprie posizioni, rendendo la sentenza più difficile del previsto.
Un thriller psicologico che rappresenta il ritorno alla regia di un maestro del cinema mondiale (Oci Ciornie, Pianola meccanica) con una sceneggiatura attualizzata ed efficacissima sulla giustizia (umana e divina) e sul libero arbitrio.
La pellicola, dal punto di vista formale, si serve delle ottime prove attoriali dei "giurati" - fra i quali un affascinante Mikhalkov - differenziandosi totalmente dal "fratello" americano, puntando tutto nella messa in scena di una tragedia legata indissolubilmente alla storia russa degli ultimi decenni, raccontando allo spettatore l'evolversi stesso dell'omicidio, in modo da ribaltarne gradualmente verità e convinzioni.
Nonostante la durata (quasi tre ore), la concentrazione resta focalizzata sul destino di un giovane e sulla possibilità di una giusta redenzione, puntando il dito sul destino e sull'indifferenza degli esseri umani verso i propri simili, indifferenza che viene scalfita da ogni singolo giurato che, in una specie di catarsi, esterna al cospetto degli altri le proprie tragiche esperienze.
12 giurati hanno il compito di decidere la sorte di un giovane ceceno accusato di parricidio. Inizialmente sembra tutto deciso, facendo intendere che hanno assistito ad un processo le cui prove inchiodavano il ragazzo alle sue responsibilità: tuttavia, alla prima votazione, uno dei giurati si mostra titubante, vota per l'assoluzione con l'intento di prendere tempo e portare gli altri [...] Vai alla recensione »
Un ragazzo ceceno viene accusato di aver accoltellato il padre adottivo, un ufficiale russo. Dodici giurati si ritirano in una palestra per decidere se sia colpevole o innocente. Pregevole remake de La parola ai giurati, molto più lungo e riflessivo e con un cast di gran livello. Del capolavoro di Lumet 12 non condivide l'immediatezza teatrale dei dialoghi serrati, che da soli ricostruivano [...] Vai alla recensione »
Ottimo film. E aggiungo, all'inizio sembrerebbe uno di quei polpettoni proprio del cinema russo, invece diventa via via sempre più avvincente.
Film drammaticamente divertente. Il finale è un capolavoro.
Film molto bello e teso, anche se il tutto s svolge, paritacamente, in una stanza. Nonostante questo è un film molto avvincente e ben costruito, solo un grande regista (come Tarantino, ad esempio) può permettersi di non girare in esterna. Lo consiglio
Gli nuoce il semplicismo, e una certa forma manierata, convenzionale, di presentare i personaggi. Ma la regia funziona molto bene e la storia crea interesse grazie ad un crescendo irresistibile. Sta sottotraccia, ma alla fine prende il sopravvento. Finale sorprendente e un po' forzato, ma simpatico, coinvolgente. Interpretazione minimalista, tuttavia efficace per la buona sceneggiatura. [...] Vai alla recensione »
Gran pezzo di teatro. Come fare un film con una buona sceneggiatura e senza cambiare stanza. decisamente al di sopra delle righe.
Un film che riesce a tenere desta l'attenzione dello spettatore per due ore e mezza sicuramente qualche pregio lo deve avere, e infatti ottimi interpreti e ottima regia riescono a rendere interessante una vicenda che si svolge per intero all'interno di una palestra....tuttavia il fatto che ogni dannato giurato abbia vissuto una qualche vicenda che lo porta a riflettere sul caso che deve esaminare [...] Vai alla recensione »
Non è che un «ceceno bastardo », il giovane imputato che attende la sentenza. L'accusa sostiene che abbia ucciso il padre adottivo, un militare russo. Sulla sua colpa nessuno pare avere dubbi, neppure il cancelliere che accompagna i giurati nella palestra scolastica che useranno come camera di consiglio (in una palestra scolastica avvenne il massacro di Beslan, nel 2004: 334 morti, di cui 186 bambini). [...] Vai alla recensione »
Figlio di una poetessa e dello scrittore che compose i versi dell'inno nazionale russo, Nikita Mikhalkov rappresenta quell'élite culturale che affonda le sue radici nella Russia pre–perestroika e che ha raccontato i mutamenti della nazione attraverso l'esistenzialismo dei suoi personaggi (Il sole ingannatore, Il barbiere di Siberia). Con questo film, sorprendente remake di La parola ai giurati (1957, [...] Vai alla recensione »
Dubitare di fronte alle certezze troppo affrettate e granitiche è caldamente consigliato. Non solo al cinema. A maggior ragione se di mezzo c'è la vita di un uomo. Lo aveva già raccontato Sidney Lumet nel 1957 in La parola ai giurati, dove un grande Henry Fonda incrinava un verdetto apparentemente inattaccabile. Lo racconta benissimo oggi Michalkov, sostituendo al presunto colpevole ispanico del film [...] Vai alla recensione »
Nel 1957 un regista che non ha mai smesso di fare opere cinematografiche alte e morali (ma raramente moralistiche), Sidney Lumet, vinse l'Orso d'oro a Berlino con il geniale e feroce La parola ai giurati: un ragazzo latinoamericano uccide il padre e una dozzina di persone devono giudicarlo. La sentenza sembra scontata, ma un Henry Fonda al meglio mette tutto in discussione.
Della pièce teatrale di Reginald Rose "La parola ai giurati" esistevano già due versioni cinematografiche: quella, famosa, del 1957, diretta da Sidney Lumet, interpretata da Henry Fonda e plurinominata agli Oscar, e una di quarant'anni dopo con Jack Lemmon. Lunghe, rispettivamente: poco più di un'ora e poco meno di due. Realizzandone la parafrasi russa, Nikita Mikhalkov (che il testo l'aveva già messo [...] Vai alla recensione »
Non è un film adattissimo alla stagione (svolgendosi, tra l'altro, tutto al chiuso), ma vale la pena di segnalarlo. Remake di «La parola ai giurati», «12» traspone infatti nella Mosca d'oggi il tormento dei giurati riuniti per deliberare sulla colpevolezza del ceceno accusato di avere assassinato il padre adottivo, ex ufficiale dell'esercito. Nikita Mikhalkov, cineasta di vaglia nonché abile equilibrista [...] Vai alla recensione »
Nikita Mikhalkov, dopo il Leone d'oro '91 (Urga) e Cannes '94 (Il sole ingannatore), è stato presidente della fondazione russa della cultura e dell'Unione dei cineasti. Uffici, burocrazia... Nikita e Vladimir, una brutta coppia. Dopo 10 anni di silenzio (a parte due recenti doc) ora canta nella corale russa di 12. L'opera ritrova la temperatura emotiva del capolavoro di Lumet La parola ai giurati [...] Vai alla recensione »
In 12 Nikita Michhalkov (62 anni) ha preso la struttura narrativa del teledramma di Reginald Rose e del film che Sidney Lumet ne ricavò nel 1957, La parola ai giurati, e l'ha nutrita della realtà russa contemporanea. Un inconveniente aveva bloccato la lavorazione di Il sole ingannatore 2, e la realizzazione di 12 servì anche a tenere insieme la troupe nelle poche settimane d'attesa.
Leone speciale a sorpresa («per l'insieme dell'opera») all'ultima Mostra di Venezia, questo remake del classico La parola ai giurati (1957), segna la rinascita di un autore fra i più sensibili e interessanti nei lontani anni Settanta (Schiava d'amore, Partitura incompiuta per pianola meccanica), poi sempre più scivolato in opere ridondanti e sature di retorica nazionalista.
Dodici uomini in uno stanzone discutono fino allo sfinimento per decidere se un giovane accusato di aver ucciso il patrigno a coltellate è colpevole o meno. Il verdetto dev'essere unanime. E la discussione, anziché andare per le spicce, diventa un confronto a tutto campo fra i giurati, diversissimi per estrazione sociale, cultura e carattere. Ognuno di loro getta nel dibattito tutto sé stesso, le sue [...] Vai alla recensione »
Nel 1957 fu Sidney Lumet con Henry Fonda, e altri 11 giurati chiusi in camera di consiglio per decidere il destino di un ragazzino ispano—americano accusato di parricidio. Oggi è Nikita Michalkov con "12" giurati russi a decidere di un giovane ceceno forse colpevole dell'omicidio del padre adottivo, ufficiale dell'esercito russo. E la scena si sposta dall'America dei sani principi a una Mosca innevata [...] Vai alla recensione »
Nikita Mikhalkov, prima come attore e poi come regista ha percorso da anni, e non solo nel proprio paese, un felice itinerario di solide ricerche narrative e stilistiche. All'insegna di un cinema di vivida forza espressiva. Basterebbe ricordare, alla fine degli Ottanta, "Oci Ciornye", co-prodotto con l'ltalia, agli inizi dei Novanta "Urga", Leone d'oro a Venezia, quindi, tre anni dopo, quel "Sole [...] Vai alla recensione »
Ogni estate spuntano i film dei festival dell'anno prima. Esce così anche 12, scritto, prodotto, diretto e interpretato da Nikita Mikhalkov, terza versione cinematografica - dopo quelle di Sidney Lumet e William Friedkin - di un dramma di Reginald Rose centrato sulla riunione di una giuria per giudicare un presunto parricida. Ma va soprattutto ricordata la riunione della giuria veneziana, composta [...] Vai alla recensione »
All'origine era un teleplay di mezz'ora, scritto da Reginald Rose e diretto nel 1954 da Franklin Schaffner per il mitico Studio One, che rivoluzionò la televisione americana. Successivamente Rose rimpolpò il testo, portandolo dalla mezz'ora televisiva all'ora e mezza, offrendolo a Sidney Lumet, che così debuttava sul grande schermo, andando a vincere nel 1957 1'Orso d'oro a Berlino.
C'era una volta Henry Fonda (1957), unico a dubitare della colpevolezza di un ragazzo mulatto, capace da solo di convincere gli 11 colleghi a dare una chance alla Verità: è "La parola ai giurati", debutto capolavoro di Sidney Lumet, già rifatto da Friedkin, con Jack Lemmon (1997). Oggi, di quella trama/massacro, capace di scandagliare vaste e intense panoramiche psico/sociali, di quel gruppo di uomini [...] Vai alla recensione »
If you consider the Russian literary tradition, with its penchant for turning existentialism into a five-course meal, it's hard to think of many American films that would be a more appetizing choice for adaptation by Russian director Nikita Mikhalkov than "12 Angry Men," the 1957 drama that locked a jury in a room for a day to debate the fate of an alleged killer.
Interprété par Henry Fonda, Douze hommes en colère (1957) est l'un des films les plus célèbres de Sidney Lumet. Adapté d'une pièce de Reginald Rose, il suit les délibérations d'un jury chargé de statuer sur le sort d'un jeune immigré portoricain, accusé d'avoir tué son père. Onze jurés le croient coupable et veulent le condamner à mort, le douzième entend peser le pour et le contre.
Sarebbe limitante considerare 12, l'ultimo film di Nikita Michalkov, come il semplice remake dello splendido La parola ai giurati di Sidney Lumet (anche se queste sono le premesse). L'impianto è lo stesso (una giuria di 12 cittadini deve esprimersi su un caso di omicidio a sfondo razziale), ma diversa è l'ambientazione e la necessità. Per Lumet si trattava di un giovane mulatto, considerato dalla maggior [...] Vai alla recensione »
Dodici giurati chiusi in una stanza per decidere delle sorti di un giovane ceceno accusato dell'omicidio del padre adottivo, ufficiale dell'esercito russo. Dodici uomini (maschi) per dodici tipologie umane, dal tassista nazionalista e xenofobo all'attore fallito e snob, passando per l'operaio, l'imprenditore rampante e via seguendo. Mikhalkov giura che il capolavoro di Sidney Lumet La parola ai giurati [...] Vai alla recensione »