Anno | 2001 |
Genere | Grottesco |
Produzione | USA |
Regia di | Alan Ball, Daniel Attias, Rodrigo García, Jeremy Podeswa, Kathy Bates, Michael Cuesta, Michael Engler |
Attori | Peter Krause, Michael C. Hall, Frances Conroy, Lauren Ambrose, Richard Jenkins Freddy Rodriguez, Mathew St Patrick, Jeremy Sisto, Eric Balfour, Joanna Cassidy, Robert Foxworth, James Cromwell, Lili Taylor, Justina Machado, Patricia Clarkson, Tina Holmes, Rachel Griffiths. |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 20 agosto 2009
La serie ha ottenuto 8 candidature e vinto 3 Golden Globes, 5 candidature e vinto un premio ai Emmy Awards, 8 candidature e vinto 3 SAG Awards, 2 candidature e vinto un premio ai AFI Awards,
CONSIGLIATO N.D.
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Sotto sotto, si muore dal ridere. Sei piedi sottoterra, per la precisione. La distanza che separa la vita dalla morte. La profondità di un prodotto televisivo eccelso rispetto a quelli terraterra. Presentato in anteprima al “Telefilm Festival”, acclamato da pubblico e critica in America così come in Gran Bretagna – tanto per citare due Paesi dove è diventato il “caso televisivo” del 2003 – il serial è ideato, prodotto e diretto da Alan Ball, lo sceneggiatore premio Oscar per American Beauty. E dal film di culto del 1999, il telefilm deluxe mutua i tratti da black comedy amplificandoli all’ennesima potenza lungo una saga familiare che analizza la vita attraverso la sua negazione: la morte. Con la sua esorcizzazione, con il suo averci a che fare ogni giorno all’interno di un’agenzia di pompe funebri, con la sua spinta aggregante per una famiglia che più disgregata non si può, il trapasso (degli altri) diventa il collante, la fuga, l’ultima meta. Per i Fisher, soprannominati in patria “gli Addams del 2000”, la morte ha sempre dato da vivere: il patriarca Nathaniel (Richard Jenkins) gestisce da decadi l’impresa di pompe funebri di famiglia a Los Angeles. Ma quando alla vigilia di Natale la Signora con la falce viene a mietere colui che le ha passato più clienti in un incidente stradale rocambolesco – un autobus travolge a un incrocio il carro funebre guidato da Nathaniel, distrattosi perché gli è caduta la sigaretta – i Fisher vedono crollarsi il mondo (dei vivi) addosso. Così accade per il figlio gay David (Michael C. Hall), da sempre al fianco del padre nell’attività funeraria e segretamente innamorato di un poliziotto di colore; Ruth (Frances Conroy), la moglie di Nathaniel, sta per andare fuori di testa a causa del senso di colpa per aver tradito il marito e non averglielo detto; la figlia ribelle Claire (Lauren Ambrose) cerca di tornare in sé dopo una mitragliata di spinelli; il terzo figlio Nate (Peter Krause) è apparentemente quello più freddo ed equilibrato, ma questo non gli impedisce di farsi una “sveltina” con una passeggera del suo stesso volo in un ripostiglio dell’aeroporto. Tra rimorsi, incomprensioni, crisi isteriche e follie, i Fisher sembrano conoscere il mondo degli affetti solo fuori dalle mura domestiche: David amoreggia sempre più apertamente con l’agente Keith Charles (Mathew St. Patrick); Claire si passa la canna con il fidanzato Gabe Dimas (Eric Balfour); Nate s’invaghisce di Brenda Chenowith (Rachel Griffiths), l’ex “sveltina” del ripostiglio che nasconde anch’essa scheletri nell’armadio; Ruth cercherà di rifarsi una vita. A tutti loro appare la figurafantasma di Nathaniel, il quale commenta sarcastico le vicende che vedono protagonisti i suoi (ex) familiari. Figure altrettanto fondamentali risultano: Federico Diaz (Freddy Rodriguez), il rifinitore di cadaveri che li prepara come se dovessero andare a una cena di Gala; Billy Chenowith (Jeremy Sisto), il fratello di Brenda perennemente depresso e geloso di Nat, così come schizofrenici si dimostrano i genitori, la psichiatra Margaret (Joanna Cassidy) e il marito Bernard (Robert Foxworth). Successivamente entrano in scena: George Sibley (James Cromwell), il quale conquista il cuore di Ruth e la porta all’altare dopo sei settimane e mezzo; Lisa Kimmel Fisher (Lili Taylor), sposa predestinata di Nate con figlia di entrambi a carico; Vanessa Diaz (Justina Machado), la moglie di Federico che finisce per cacciarlo di casa; Sarah O’Conner (Patricia Clarkson), la sorella minore di Ruth che si divide tra il Taichi, il Fengshui e i funghi allucinogeni; Maggie Sibley (Tina Holmes), la figlia di George che forse sa spiegare i sempre più frequenti blackout mentali del padre. Aperto in ogni puntata da un decesso quasi sempre singolare, il serial ha conosciuto critiche entusiastiche: “la migliore ragione per accendere la televisione” (“Tv Guide”); “meravigliosamente imprevedibile, con quell’umorismo nero che osa l’inosabile” (“Newsweek”); “ti fa scoppiare il cervello con la sua qualità da primato” (“Entertainment Weekly”); “irriverente, ben scritto, recitato alla perfezione, stimolante e acuto” (“Hollywood Reporter”); “la serie più intelligente ed emozionante che la televisione abbia mai trasmesso” (“Financial Times”). Non da meno i premi prestigiosi: 7 Emmy Awards, 3 Golden Globes, 3 Artios, un Art Directors Guild, un DGA Award, un Peabody Award, un TCA (Television Critics Award), 2 GLAAD (Gay&Lesbian Alliance Against Defamation) Awards e, in Inghilterra, un British Comedy Award. In Italia il telefilm è stato eletto “miglior serie del 2004” nel sondaggio dell’Accademia del Telefilm promosso in occasione dei 50 anni della televisione italiana. La serie che veleggia tra il macabro e il sarcastico, allietata da punte di satira sublime sul gap che divide i vivi dai morti, è nata da una tragedia personale accaduta all’ideatore Alan Ball quando aveva 13 anni. “Stavo andando alla lezione di piano con mia sorella – ha confessato al giornale inglese “The Observer” – quando una macchina che non aveva rispettato uno stop a un incrocio ha colpito violentemente la parte dove stava seduta Mary Ann, uccidendola sul colpo. Da quel giorno la mia vita è divisa in due: quella prima dell’incidente e quella dopo. Ogni volta che qualcosa finisce, sia essa una vita, un viaggio o una relazione, mi sento come in lutto. Ho un grande rispetto per la morte, tuttavia penso che non dobbiamo vivere con il terrore di essa, fa parte della vita. La serie è un modo per esorcizzare questa paura. Quello che volevo mostrare era come reagisce un gruppo di protagonisti che ha a che fare con la morte tutti i giorni”. Dopo la sigla, che sventaglia immagini di lapidi, corvi neri, fiori che appassiscono, barelle che conducono i cadaveri verso la luce eterna, cartellini di riconoscimento appesi alle dita dei piedi e tamponi che coprono i segni mortali, risultano imperdibili gli spot che nella puntata-pilota promuovono le ultime novità del mercato funebre: dalla vettura extralusso che promette “classe e comfort” per l’ultimo viaggio del/la consorte, alla presentazione dell’ultimo modello dell’urna portaceneri, usata a mo’ di saliera da un gruppo di sexyballerine scatenate. Il serial non è tuttavia il primo a portare sul piccolo schermo le vicende di un’impresa di pompe funebri: in Billy il bugiardo (1979), il protagonista (interpretato da Steve Guttenberg) lavorava da becchino tra un esame universitario e l’altro; in Good Grief (1990) due cognati gestiscono la “Sincerity Mortuary”, una ditta simile a quella dei Fisher; il telefilm che assomiglia di più a Six feet under è tuttavia l’inglese Il perduto amore (1979), il quale inizia esattamente come la serie firmata da Alan Ball (il capofamiglia di un’impresa di pompe funebri rimane ucciso e l’attività cinquantennale passa nelle mani dei suoi cari). Oltre a esserne l’ideatore, Alan Ball firma altresì da regista saltuario e da produttore esecutivo, in quest’ultima veste in compagnia di Alan Poul, Robert Greenblatt, David Janollari, Bruce Eric Kaplan. Lo stesso Alan Ball compare in un cameo nei panni dello psichiatra di Billy. Tra le altre guest-stars: Grant Show (Melrose Place), Molly Parker (nel 1996 l’attrice aveva interpretato una necrofila che si strusciava nuda sui cadaveri in Kissed), Mena Suvari (già protagonista di American Beauty), Michelle Trachtenberg e Kathy Bates, quest’ultima altresì regista di più di un episodio. Da collezione la colonna sonora che svaria da Mozart a Puccini, da Gloria Gaynor a Cher, da Bing Crosby a Dean Martin, dai Dandy Warhols ai Black Rebel Motorcycle Club, da Vivaldi a Schubert passando da “Shake your booty” dei KC and the Sunshine Band. Il tema musicale è composto da Thomas Newman e orchestrato da Steven Cahill. Pur essendo ambientata a Los Angeles, la serie è stata girata anche a Seattle e a Long Beach (California). “Non ho mai lavorato in un’agenzia di pompe funebri così deprimente”, si sente dire da uno dei protagonisti: più dark di così, si muore…
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