cinephilo
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venerdì 16 novembre 2018
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meravigliosamente angosciante
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Come si fa a descrivere a parole un film come questo? Provo come al solito con tre aggettivi (quattro per l'occasione) : onirico, psicanalitico, ansioso e ansiogeno. Si' perchè questo film del genio David Lynch è come un intrigato sogno collettivo dove nulla è come sembra, nulla è evidente ma tutto è tremendamente chiaro nell'inconscio. Uno dei 3 più grandi capolavori nella storia del cinema. Da vedere assolutamente.
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rob8
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giovedì 15 novembre 2018
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dalle parti del sunset boulevard
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Nelle parole che una delle due protagoniste del film pronuncia ad un certo punto della vicenda, c’è tutto il senso (apparentemente) nascosto di quest’opera visionaria: «Sarà proprio come nei film: faremo finta di essere qualcun’altro».
Si tratta, infatti, di un raffinato esercizio sul concetto di identità, declinato tra sogno e realtà, finzione narrativa e veridicità cinematografica: in un vortice autoriflessivo e volutamente non lineare.
Un noir da nuovo millennio, che omaggia e nel contempo svernicia Hollywood, naturalmente seguendo (e tradendo) l’itinerario del wilderiano Sunset Boulevard.
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Nelle parole che una delle due protagoniste del film pronuncia ad un certo punto della vicenda, c’è tutto il senso (apparentemente) nascosto di quest’opera visionaria: «Sarà proprio come nei film: faremo finta di essere qualcun’altro».
Si tratta, infatti, di un raffinato esercizio sul concetto di identità, declinato tra sogno e realtà, finzione narrativa e veridicità cinematografica: in un vortice autoriflessivo e volutamente non lineare.
Un noir da nuovo millennio, che omaggia e nel contempo svernicia Hollywood, naturalmente seguendo (e tradendo) l’itinerario del wilderiano Sunset Boulevard.
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elisaluigina.serra
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venerdì 21 settembre 2018
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1
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É un film che mi ha lasciata solo rabbia, in quanto ho perso 2 ore della mia giornata a vedere una schifezza del genere, un film senza capo e né coda. Con Linch ho chiuso definitivamente. Lo lascio agli intellettuali, ai critici che vedono in Linch un genio. Un film mi deve emozionare e lasciare un messaggio positivo o negativo che sia,e innanzitutto devo capirlo. É un film volutamente pieno di simbologie, trucchi scenici, sogni , realtà . Una confusione infinita. Salvo solo Naomi Watts che é sempre bravissima .
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laurence316
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sabato 31 marzo 2018
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un capolavoro sospeso tra sogno e realtà
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Con Mulholland Drive Lynch, a soli 2 anni da un altro capolavoro come Una storia vera, arriva ad un summa e ad un apice del suo cinema.
Nato come pilot per una possibile serie TV, questo film totalmente strabiliante è uno degli assoluti capolavori della storia del cinema. Rappresenta uno dei più alti vertici artistici mai raggiunti dalla cinematografia del regista, come detto un apice del suo originale percorso di decostruzione del racconto cinematografico e rivoluzione di quanto comunemente accettato come essere pilastro della produzione cinematografica.
Un’opera per tale motivo ipnotica, straniante, a tratti sconcertante e sicuramente inclassificabile (o meglio, non costringibile in un’unica definizione di genere), ma indubbiamente coinvolgente e, a suo modo, geniale.
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Con Mulholland Drive Lynch, a soli 2 anni da un altro capolavoro come Una storia vera, arriva ad un summa e ad un apice del suo cinema.
Nato come pilot per una possibile serie TV, questo film totalmente strabiliante è uno degli assoluti capolavori della storia del cinema. Rappresenta uno dei più alti vertici artistici mai raggiunti dalla cinematografia del regista, come detto un apice del suo originale percorso di decostruzione del racconto cinematografico e rivoluzione di quanto comunemente accettato come essere pilastro della produzione cinematografica.
Un’opera per tale motivo ipnotica, straniante, a tratti sconcertante e sicuramente inclassificabile (o meglio, non costringibile in un’unica definizione di genere), ma indubbiamente coinvolgente e, a suo modo, geniale. Prescinde da alcuni basilari principi della narrazione per creare un racconto apparentemente sconnesso e certamente non sempre molto comprensibile (con incorporata anche una sorta di sottotrama riguardante le tribolazioni di un regista preda di ricatti e intimidazioni) che non pretende di spiegare nulla, e spesso non pare neanche voler raccontare una storia nel senso classico, ma piuttosto suggerire delle idee piuttosto che delle emozioni (meccanismo che si farà ancora più radicale, definito e, in qualche modo, sperimentale, con il successivo Inland Empire).
Tutto questo potrà forse essere sufficiente ad allontanare una fetta di pubblico, ma, non lasciandosi spaventare dalla durata così come dalla natura così coraggiosamente innovativa e insolita del film, e avendo la pazienza (ma, con il passare dei minuti, più il piacere) di assistere a quanto architettato da Lynch, forse si giungerà al termine della visione con qualcosa in più, se non altro con un ricordo indelebile di un film inconfondibile e che non assomiglia a nessun altro. Uno splendente esempio di cinema d’autore coraggioso, originale, privo di compromessi e di concessioni commerciali, anche ostico, ma sempre stimolante, suggestivo e ammaliante.
Un film memorabile, indice della presenza, per l’appunto, di un cinema d’autore assolutamente non convenzionale che più che sempre più raro è semmai sempre più arduo da rintracciare, preda com’è il cinema delle trappole della distribuzione e del marketing che spesso sacrificano le opere più meritevoli in favore di quelle più facilmente commercializzabili.
Un film sorprendente, costruito come un labirinto, un enigma inestricabile, che stabilisce un incerto rapporto tra sogno e realtà, sempre sull’orlo dell’incubo. Lascia allo spettatore, confidando nella sua intelligenza e sensibilità, libera interpretazione circa i fatti narrati e la loro connessione, e pertanto non offre alcuna soluzione dell’intreccio.
Bellissimo e malinconico il finale. Eccezionale la colonna sonora di Angelo Badalamenti, che contribuisce e non poco alla creazione dell’atmosfera.
Premio per la regia a Cannes, ignominiosamente ignorato dagli Oscar, scarso successo di pubblico, Mulholland Drive rimane una tappa imprescindibile dell’itinerario cinematografico.
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elgatoloco
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domenica 11 febbraio 2018
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lynch nuovo"surrealista"
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C'è stato un autore cinematografico che, più degli altri, è riuscito a proporre filmicamente la dissoluzione della realtà empirica e la sua sostituzione con quella onirica o anche, volendo formulare il problelma diversamente, l'immissizione del sogno nella"realtà": si chiamava Luis Bunuel, di tradizione e ascendenza surrealista, amico di Salvador Dali(anche se i due erano distanti totalmente sul piano ideologico, ma anche estetico, a voler fomrulare i problemi con una certa esattezza). Ora, Bunuel operava in pieno nel 1900, mentre David lynch, autore non meno geniale ma collocabile tra fine Novecento e anni Duemila, è il pendant più moderno di Bunuel, quasi un Bunuel redivido in altra forma, con canoni diversi: con il linguaggio che lo ha reso celebre, dove una sorta di sintesi dei linguaggi e dei codici linguistico-espressivi esistenti(cinena, arte visiva, musica, architettura, teatro e altro)si fondono, appunto, in una sintesi dove il sogno sopravanza la"realtà".
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C'è stato un autore cinematografico che, più degli altri, è riuscito a proporre filmicamente la dissoluzione della realtà empirica e la sua sostituzione con quella onirica o anche, volendo formulare il problelma diversamente, l'immissizione del sogno nella"realtà": si chiamava Luis Bunuel, di tradizione e ascendenza surrealista, amico di Salvador Dali(anche se i due erano distanti totalmente sul piano ideologico, ma anche estetico, a voler fomrulare i problemi con una certa esattezza). Ora, Bunuel operava in pieno nel 1900, mentre David lynch, autore non meno geniale ma collocabile tra fine Novecento e anni Duemila, è il pendant più moderno di Bunuel, quasi un Bunuel redivido in altra forma, con canoni diversi: con il linguaggio che lo ha reso celebre, dove una sorta di sintesi dei linguaggi e dei codici linguistico-espressivi esistenti(cinena, arte visiva, musica, architettura, teatro e altro)si fondono, appunto, in una sintesi dove il sogno sopravanza la"realtà". Anche qui, in questo"Mulholland Drive"(2001)nulla è ciò che sembra, tutto viene continuamente rimesso in gioco, in discussione, tanto che"tutto assume forme e contorni completamente nuovi". Ciò che sembrava accadere, accade, in effetti, ma è un sogno della protagonista, i personaggi vengono ad essere proiezioni della protagonista stessa(non a caso attrice e tutto è meta-filmico...). Si potrà dire che c'è un elemento di presunzione, di voler dire"altro", di voler continuamente spiazzare lo spettatore. Ciò, però, derivaa solo e unicamente dalla non-volontà di non mettersi in gioco, dal non voler rimettere in discussione il gioco della"realtà"e del suo rapporto con la"finzione", dal non voler accettare che la narrazione possa seguire canoni diversi da quelli già individuati e canonizzati. Le attrici /gli attori, pur brave/i, come Naomi Watts, come Justin leroux, non sono icone immortali ma personaggi che si rifunzionalizzano nell'economia dell'opera, continuamente, sono, diremmo quasi"funzioni". Anche questo, ovviamente, "spiazza"chi è abituato alla classica storia con inizio, svolgimento, conclusione, ma forse questo spiazzamento potrebbe essere anche opportuno e"salutare"per acquisire una"new vision"e quanto essa implica o meglio potrebbe implicare... El Gato
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ennio
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venerdì 9 febbraio 2018
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troppi trucchi stroppiano
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Ho visto due volte questo affascinante film, perchè volevo rendermi conto se mi fosse sfuggito qualcosa nella prima visione. Ma, in sostanza, non ho svelato il dilemma che speravo. Questo perchè l'enigma non è risolvibile, è dissolto nel sogno o in una realtà parallela non accessibile al comune mortale.
A inizio secolo era molto di moda questa filmografia del dire non dire e del celare la realtà in simbologie allegorie e sogno. Per me questo significa, semplicemente, trucco scenico, legittimo e buono per ogni occasione ma ormai, fortunatamente, superato nella odierna cinematografia. A essere severi, la si può anche definire arte degradata, e forse così la definiranno i posteri.
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Ho visto due volte questo affascinante film, perchè volevo rendermi conto se mi fosse sfuggito qualcosa nella prima visione. Ma, in sostanza, non ho svelato il dilemma che speravo. Questo perchè l'enigma non è risolvibile, è dissolto nel sogno o in una realtà parallela non accessibile al comune mortale.
A inizio secolo era molto di moda questa filmografia del dire non dire e del celare la realtà in simbologie allegorie e sogno. Per me questo significa, semplicemente, trucco scenico, legittimo e buono per ogni occasione ma ormai, fortunatamente, superato nella odierna cinematografia. A essere severi, la si può anche definire arte degradata, e forse così la definiranno i posteri.
Per il resto, le atmosfere, l'ambientazione, i ritmi e le due protagoniste di questo film rendono la visione assai piacevole. Ma la presunzione da parte di Lynch di costruirsi sovrastrutture simboliche e indecifrabili per creare un enigma fine a sè stesso, lo allontana dai comuni mortali come me.
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emmylemmonxd
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lunedì 25 settembre 2017
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silencio
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A causa di un incidente automobilistico sulla Mulholland Drive di Los Angeles, una donna (Laura Harring) perde la memoria e si rifugia in casa di una famosa attrice in procinto di partire per lavoro. Il giorno dopo si presenta Betty Elms (Naomi Watts), bellissima e solare aspirante attrice, nipote della proprietaria dell'abitazione, che si offrirà di aiutare la giovane superstite a scoprire la propria identità, finendo per innamorarsene.
Parallelamente vengono presentati altri tre flussi narrativi: un uomo atterrito da un incubo, un regista di nome Adam Kesher (Justin Theroux), costretto sotto minaccia da parte di criminali, a scegliere una giovane attrice di nome Camilla Rhodes per il suo nuovo film, e infine la grottesca vicenda di un killer maldestro.
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A causa di un incidente automobilistico sulla Mulholland Drive di Los Angeles, una donna (Laura Harring) perde la memoria e si rifugia in casa di una famosa attrice in procinto di partire per lavoro. Il giorno dopo si presenta Betty Elms (Naomi Watts), bellissima e solare aspirante attrice, nipote della proprietaria dell'abitazione, che si offrirà di aiutare la giovane superstite a scoprire la propria identità, finendo per innamorarsene.
Parallelamente vengono presentati altri tre flussi narrativi: un uomo atterrito da un incubo, un regista di nome Adam Kesher (Justin Theroux), costretto sotto minaccia da parte di criminali, a scegliere una giovane attrice di nome Camilla Rhodes per il suo nuovo film, e infine la grottesca vicenda di un killer maldestro.
“Mulholland Drive” costituisce un'opera allo stesso tempo surreale e realistica, un precario equilibrio tra realtà e immaginazione. Lo spettatore è tenuto a seguire attentamente un'intricata ragnatela di eventi e personaggi, di cui troverà una (parziale) soluzione nella seconda metà della pellicola.
La scena in cui l'ambiguo cerchio degli eventi si rompe è quella ambientata al club Silencio, una delle sequenze più affascinanti ed esteticamente perfette della storia del cinema. Le due protagoniste ascoltano le parole di un presentatore che afferma: “E' tutto registrato... E' tutto un nastro... E' solo un'illusione”, poi rimangono in lacrime dinanzi alla straordinaria esibizione di una cantante sudamericana, scoprendo infine che la sua voce era registrata.
Un altro tema qui affrontato è l'aspra critica al business di Hollywood, dipinto da Finch come il regno dell'apparenza e della corruzione umana.
Oltre che di una sceneggiatura molto originale e ambigua, il film gode soprattutto di una regia impeccabile. Basti pensare alle riprese in soggettiva, oppure alla bellissima e onirica scena in cui la macchina da presa viene risucchiata all'interno di una scatola: tutto ciò rende la pellicola angosciante ed estremamente vera. Altri punti a favore sono la suggestiva colonna sonora di Angelo Badalamenti e l'intensa e sentita performance di una Naomi Watts brava come non mai.
“Mulholland Drive” non è altro che un viaggio all'interno della psiche umana, una simbolica rappresentazione di ciò che la nostra mente vede e desidera vedere.
Perciò... SILENCIO... guardate per credere.
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howlingfantod
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venerdì 10 febbraio 2017
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un auto nel buio
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Potrei scrivere tante di quelle cose su questo film, cose che avrebbero già scritto tanti altri, per questo cito solo il senso del film dato direttamente da David Lynch:
"un auto lanciata nel buio dalle colline di Los Angeles verso l'Oceano"
Genio!!!
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iuriv
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lunedì 21 novembre 2016
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il solito, enigmatico lynch.
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Mullholand Drive è un film che, con lo sfondo della falsa e duplice Hollywood, racconta il senso di colpa. O almeno così è sembrato a me.
Si perché Lynch è uno poco interessato alla linearità della narrazione. Il regista mette in mostra questa vicenda lasciandosi, come consuetudine, trascinare da suggestioni e frammenti, senza preoccuparsi di spiegare o ordinare alcunché.
Così si possono interpretare in qualsiasi modo, la presenza della strana coppia di anziani sorridenti, il sogno dell'uomo al bar e i gli altri riferimenti che Lynch sparge lungo tutta la pellicola.
Al solito siamo di fronte all'interpretazione onirica di uno stato d'animo che il regista mette in scena con perizia di inquadrature, aiutato da un cast di attori dal quale è stato in grado di trarre il massimo.
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Mullholand Drive è un film che, con lo sfondo della falsa e duplice Hollywood, racconta il senso di colpa. O almeno così è sembrato a me.
Si perché Lynch è uno poco interessato alla linearità della narrazione. Il regista mette in mostra questa vicenda lasciandosi, come consuetudine, trascinare da suggestioni e frammenti, senza preoccuparsi di spiegare o ordinare alcunché.
Così si possono interpretare in qualsiasi modo, la presenza della strana coppia di anziani sorridenti, il sogno dell'uomo al bar e i gli altri riferimenti che Lynch sparge lungo tutta la pellicola.
Al solito siamo di fronte all'interpretazione onirica di uno stato d'animo che il regista mette in scena con perizia di inquadrature, aiutato da un cast di attori dal quale è stato in grado di trarre il massimo.
Mettersi a discutere sulla teoria che vorrebbe questo lavoro come la miglior opera cinematografica del secolo significherebbe inserirsi in un dibattito sterile. Premi e riconoscimenti non spostano più di tanto quello che si vede sullo schermo.
Una prima parte pesante, nonostante il giallo da risolvere, le investigazioni amatoriali e la sospensione onirica dell'atmosfera.
Una seconda più incisiva, che lascia dietro di se tutte le distrazioni viste in precedenza e che offre i riferimenti per decodificare la storia.
Chiaramente questa è un'opera che fa lavorare il cervello, chiede tanto a chi la guarda ed è probabilmente realizzata da qualcuno che ama giocare con il pubblico. Per quanto ci si possa pensare su, non tutto torna, alcune situazioni contraddicono altre e nel complesso è difficile mettere ordine nel caos creato da Lynch.
Di certo non lascia indifferenti e si rifiuta di abbandonare la mente dello spettatore anche alla seconda, terza o quarta visione. Se non è classe questa.
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venerdì 5 agosto 2016
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bellissimo
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