bebarenzimonini
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sabato 2 gennaio 2016
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silenzio
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Mulholland Drive è il vero Capolavoro di Lynch, un meraviglioso incubo su cui sono stati versati fiumi d'inchiostro.
E' stato analizzato, smontato, ricostruito al fine di trovarne una interpretazione plausibile.
Lo vedi e lo rivedi ed ogni volta ci trovi nuovi indizi, nuovi stimoli di discussione, nuovi dubbi...
Ma questo è il bello di tutte le opere d'Arte.
Io vorrei dare solo una mia modesta interpretazione sul finale:
SPOILER
In molti si sono chiesti che cosa voglia dire la scena finale della la signora col turbante che pronuncia la parola "Silenzio".
Secondo me è abbastanza chiaro: di fronte a una persona che si è tolta la vita non possono esserci parole, ma solo un mesto e rispettoso silenzio.
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Mulholland Drive è il vero Capolavoro di Lynch, un meraviglioso incubo su cui sono stati versati fiumi d'inchiostro.
E' stato analizzato, smontato, ricostruito al fine di trovarne una interpretazione plausibile.
Lo vedi e lo rivedi ed ogni volta ci trovi nuovi indizi, nuovi stimoli di discussione, nuovi dubbi...
Ma questo è il bello di tutte le opere d'Arte.
Io vorrei dare solo una mia modesta interpretazione sul finale:
SPOILER
In molti si sono chiesti che cosa voglia dire la scena finale della la signora col turbante che pronuncia la parola "Silenzio".
Secondo me è abbastanza chiaro: di fronte a una persona che si è tolta la vita non possono esserci parole, ma solo un mesto e rispettoso silenzio.
E la musica di Badalamenti sui titoli di coda è lì a ricordarcelo.
CAPOLAVORO!
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nerazzurro
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lunedì 7 dicembre 2015
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capolavoro surreale
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Un capolavoro. Lynch immerge lo spettatore nel sogno, nell'ossessione e nella follia. Una regia pazzesca! il tocco visionario con cui ci ha abituati con Twin Peaks è presente in ogni scena. Gli interpreti sono dannatemente magnifici. Prima tra tutti la grande Naomi Watts che ci offre il personaggio chiave di questa enigmatica, folle e irreale storia che troverà senso solo negli ultimi 20 minti quando la chiave della vicenda svelerà la triste verità dei fatti. Non perdetevelo. Recuperate questo capolavoro.
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tomdoniphon
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mercoledì 28 ottobre 2015
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il cinema classico americano rivisitato da lynch
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Los Angeles, anni duemila. I fari di un’auto di notte illuminano un cartello con un nome, “Mulholland Drive”, celeberrima tortuosa strada della città che attraversa le colline da Santa Monica a Malibu.
È l’inizio di una storia strana, piena di misteri, crimini e amori.
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Los Angeles, anni duemila. I fari di un’auto di notte illuminano un cartello con un nome, “Mulholland Drive”, celeberrima tortuosa strada della città che attraversa le colline da Santa Monica a Malibu.
È l’inizio di una storia strana, piena di misteri, crimini e amori.
Una donna scampata ad un omicidio e senza memoria, che si fa chiamare Rita, indaga il proprio passato con l’aiuto di Betty (Naomi Watts), aspirante attrice di Hollywood. Nel frattempo, un regista cerca di realizzare un film che non s’ha da fare. Ma oltre la metà del film tutto si capovolge, e forse ci rendiamo conto che la parte precedente era stata tutta un sogno (ottimista) di Rita.
Atmosfera onirica, inquietante, con un occhio ai noir anni ’40, ma anche intrisa di humor nero, follia, melodramma ed erotismo, con al centro l’amore tra due donne: una, bruna misteriosa e preda di amnesia; l’altra, bionda ed esuberante, pronta a tentare la via del cinema.
Per quanto Lynch lasci lo spettatore desideroso di decifrare ogni singolo aspetto dell’intricata vicenda, in realtà sembra che il regista sia più che altro interessato a rappresentarci un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per focalizzarsi sull’impatto emotivo-sensoriale; un modo di girare non certo nuovo per lui (si veda la serie “Twin Peaks” ed i film “Strade perdute” e “Velluto blu”), ma che qui raggiunge un perfetto punto di equilibrio di stili e registri, oltre ad inserirsi in un racconto davvero avvincente, che abbraccia riflessioni su Hollywood (“la fabbrica dei sogni”), sull’amore e sul rapporto tra quest’ultimo e la morte.
Un film con evidenti rimandi a “Vale del tramonto” di Billy Wilder e a “La donna che visse due volte” di Alfred Hichcock, ma con una sensibilità ed un gusto propri di un cinema (per una volta davvero) d'autore moderno.
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tomdoniphon
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mercoledì 28 ottobre 2015
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"viale del tramonto" negli anni duemila
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Los Angeles, anni 2000. I fari di un’auto di notte illuminano un cartello con un nome, “Mulholland Drive”, celeberrima tortuosa strada della città che attraversa le colline da Santa Monica a Malibu.
È l’inizio di una storia strana, piena di misteri, crimini e amori.
Una donna scampata ad un omicidio e senza memoria, che si fa chiamare Rita, indaga il proprio passato con l’aiuto di Betty (Naomi Watts), aspirante attrice di Hollywood. Nel frattempo, un regista cerca di realizzare un film che non s’ha da fare. Ma oltre la metà del film tutto si capovolge, e forse ci rendiamo conto che la parte precedente era stata tutta un sogno (ottimista) di Rita.
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Los Angeles, anni 2000. I fari di un’auto di notte illuminano un cartello con un nome, “Mulholland Drive”, celeberrima tortuosa strada della città che attraversa le colline da Santa Monica a Malibu.
È l’inizio di una storia strana, piena di misteri, crimini e amori.
Una donna scampata ad un omicidio e senza memoria, che si fa chiamare Rita, indaga il proprio passato con l’aiuto di Betty (Naomi Watts), aspirante attrice di Hollywood. Nel frattempo, un regista cerca di realizzare un film che non s’ha da fare. Ma oltre la metà del film tutto si capovolge, e forse ci rendiamo conto che la parte precedente era stata tutta un sogno (ottimista) di Rita.
Atmosfera onirica, inquietante, con un occhio ai noir anni ’40, ma anche intrisa di humor nero, follia, melodramma ed erotismo, con al centro l’amore tra due donne: una, bruna misteriosa e preda di amnesia; l’altra, bionda ed esuberante, pronta a tentare la via del cinema.
Per quanto Lynch lasci lo spettatore desideroso di decifrare ogni singolo aspetto dell’intricata vicenda, in realtà sembra che il regista sia più che altro interessato a rappresentarci un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per focalizzarsi sull’impatto emotivo-sensoriale. Un modo di girare non certo nuovo per lui (si veda la serie “Twin Peaks” ed i film “Strade perdute” e “Velluto blu”), ma che qui raggiunge un perfetto punto di equilibrio di stili e registri, oltre ad inserirsi in un racconto davvero avvincente, che abbraccia riflessioni su Hollywood (“la fabbrica dei sogni”), sull’amore e sul rapporto tra quest’ultimo e la morte.
Un film con evidenti rimandi a “Vale del tramonto” di Billy Wilder e a “La donna che visse due volte” di Alfred Hichcock, ma ma con una sensibilità ed un gusto propri di un cinema (per una volta davvero) d'autore moderno.
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darione94
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domenica 11 ottobre 2015
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ave oh lynch
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Tornato finalmente nel mondo reale dopo aver scrutato attentamente ogni dettaglio di questa pellicola...ma i dubbi prmangono sempre. Questo perchè David ha creato un meraviglioso capolavoro onirico, tanto bello quanto a tratti incomprensibile. Anche se ogni scena, ogni dialogo sembra essere buttato lì in mezzo al nulla, alla fine il regista riesce a ricomporre tutti quanti i pezzi riuscendo a creare questa perla cinematografica. Ciò che appare chiaro è che il film è diviso sostanzialmente in due parti: la prima, la più lunga, racconta il sogno di Diane che arriva ad Hollywood incredibilmente felice e fiera di poter avere una chance di diventare un'attrice...sogno che si realizza accompagnato da un'altra gioia che è quella dell'incontro con Rita (sua futura amante) che però la riporterà con i piedi per terra (a dir poco).
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Tornato finalmente nel mondo reale dopo aver scrutato attentamente ogni dettaglio di questa pellicola...ma i dubbi prmangono sempre. Questo perchè David ha creato un meraviglioso capolavoro onirico, tanto bello quanto a tratti incomprensibile. Anche se ogni scena, ogni dialogo sembra essere buttato lì in mezzo al nulla, alla fine il regista riesce a ricomporre tutti quanti i pezzi riuscendo a creare questa perla cinematografica. Ciò che appare chiaro è che il film è diviso sostanzialmente in due parti: la prima, la più lunga, racconta il sogno di Diane che arriva ad Hollywood incredibilmente felice e fiera di poter avere una chance di diventare un'attrice...sogno che si realizza accompagnato da un'altra gioia che è quella dell'incontro con Rita (sua futura amante) che però la riporterà con i piedi per terra (a dir poco). Infatti Rita durante la loro prima notte passata insieme le chiede di portarla in un posto, un teatro chiamato Silencio. Qui, a mio parere, il film raggiunge il suo apice andando oltre il limite della realtà e del sogno sfiorando quasi l'inconscio...sono di notte in questo club che sicuramente sarebbe dovuto essere chiuso ma c'è la musica in particolare una cantante spagnola con una voce quasi divina, incredibilmente confinata in uno dei peggiori sobborghi di una Los Angeles che probabilmente non la sa apprezzare nonostante il suo evidente talento. La protagonista è come se stesse varcando il muro del sogno entrando in una nuova dimensione, Nella sua borsa trova un cofanetto blu che apre una volta tornata a casa con Rita (successivamente misteriosamente sparita) con la chiave che custodiva quest'ultima...aperto il cofanetto si da il via alla seconda parte del film in cui La protagonista si rende conto di essere in realtà un'attrice di seconda categoria e di non aver realizzato niente nella vita mentre Rita( Camilla d'ora in poi) è la ragazza famosa, che ora sta per sposarsi con il regista, quella che Diana avrebbe sempre volto essere. A causa di questa gelosia decide di assoldare un killer per ucciderla, ma una volta riuscita nell'intento viene morsa dai sensi di colpa e in uno scatto di follia durante una delle sue allucinazioni si spara in pieno volto...e poi è solo "SILENCIO".
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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ce ne fossero
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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storie di cinema
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lunedì 9 febbraio 2015
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lynch, mistificatore del cinema moderno
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Un’attrice che sogna la gloria del grande cinema, una ragazza senza memoria, un regista ricattato, un manipolo di malavitosi, un uomo ossessionato dai suoi sogni, un criptico cowboy e un killer da quattro soldi. Sullo sfondo, le atmosfere noir di una Hollywood cupa ed enigmatica. Mulholland drive è una delle vette del cinema di Lynch, fatto di miti, paure, di viaggi attraverso il subconscio, dove convivono realtà diverse, misteri, vite che cambiano e si trasformano. Intenso e affascinante, Mulholland drive rappresenta, in tutta la sua complessità, l’eccellente continuazione di un’opera marcatamente personale, che rifiuta la realtà, intrisa di sogno e morte, inquietante, diretta da uno dei più grandi mistificatori del cinema moderno.
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Un’attrice che sogna la gloria del grande cinema, una ragazza senza memoria, un regista ricattato, un manipolo di malavitosi, un uomo ossessionato dai suoi sogni, un criptico cowboy e un killer da quattro soldi. Sullo sfondo, le atmosfere noir di una Hollywood cupa ed enigmatica. Mulholland drive è una delle vette del cinema di Lynch, fatto di miti, paure, di viaggi attraverso il subconscio, dove convivono realtà diverse, misteri, vite che cambiano e si trasformano. Intenso e affascinante, Mulholland drive rappresenta, in tutta la sua complessità, l’eccellente continuazione di un’opera marcatamente personale, che rifiuta la realtà, intrisa di sogno e morte, inquietante, diretta da uno dei più grandi mistificatori del cinema moderno.
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no_data
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lunedì 12 gennaio 2015
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"l'oltrecinema"
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Una delle più emozionanti e controverse opere cinematografiche dei giorni nostri , concepita da una delle menti più geniali ed allo stesso tempo conturbanti che abbiamo la fortuna di avere con noi nel mondo in questo lassodi storia che ci vede protagonisti.Si , perchè in questa straordinaria pellicola di David Lynch i reali protagonisti sono coloro che osservano , che vivono quest'esperienza onirica che vi consiglio di intraprendere.
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Una delle più emozionanti e controverse opere cinematografiche dei giorni nostri , concepita da una delle menti più geniali ed allo stesso tempo conturbanti che abbiamo la fortuna di avere con noi nel mondo in questo lassodi storia che ci vede protagonisti.Si , perchè in questa straordinaria pellicola di David Lynch i reali protagonisti sono coloro che osservano , che vivono quest'esperienza onirica che vi consiglio di intraprendere.
Un film che va oltre ogni genere , oltre ogni concezione di Cinema , che invita a guardare più in profondità , a non fossilizzarsi alla ricerca di un ordine che le nostre menti spesso ci obbligano a trovare ma che in questo caso risulta effimero , non necessario. Il vero significato del film sta negli occhi di chi ha visto , di chi ha sentito.
Un' opera fortissima a livello visivo , i dialoghi sono al posto giusto , riescono a riempire bene quel silenzio che fa da attore principale. Bellissime le riprese che esaltano la bravura di un cast non troppo importante ma mirato e che funziona molto bene.
La fine del film è la fine di un sogno , ci si sveglia con quella sensazione che si è vissuto qualcosa di non comprensibile , stanchi e svuotati da un estenuante viaggio attraverso le emozioni umane, confusi da un terremoto emotivo che disorienta a tal punto da rendere difficoltoso il ritorno alla realtà.
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evildevin87
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mercoledì 3 dicembre 2014
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tra sogno e realtà
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Penso che questo sia un film che in mano a qualcuno che non abbia il genio del maestro David Lynch sarebbe scaduto nella comicità involontaria.
Il focalizzarsi solo sul seguire la trama principale non aiuta a tirarne fuori un significato. Ammesso che un significato ben preciso ci sia perchè alla fine i numerosi simbolismi, gli indizi fuorvianti, il perenne essere tra sogno e realtà e tra lucidità e follia completa fa pensare che Lynch abbia voluto dare in pasto alle folle un film che può assumere a seconda di come lo si guarda numerosi significati e sottotesti di fondo. Non c'è una logica, ed è tutto negli intenti del regista.
Il mio pensiero è che il film sia perennemente in bilico tra sogno e vita reale in una mente instabile.
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Penso che questo sia un film che in mano a qualcuno che non abbia il genio del maestro David Lynch sarebbe scaduto nella comicità involontaria.
Il focalizzarsi solo sul seguire la trama principale non aiuta a tirarne fuori un significato. Ammesso che un significato ben preciso ci sia perchè alla fine i numerosi simbolismi, gli indizi fuorvianti, il perenne essere tra sogno e realtà e tra lucidità e follia completa fa pensare che Lynch abbia voluto dare in pasto alle folle un film che può assumere a seconda di come lo si guarda numerosi significati e sottotesti di fondo. Non c'è una logica, ed è tutto negli intenti del regista.
Il mio pensiero è che il film sia perennemente in bilico tra sogno e vita reale in una mente instabile. Parte tutto da un incidente sulla Mulholland Drive. Una ragazza coinvolta di nome Rita (Laura Harring) perde la memoria, e in seguito si rifugierà a casa di un'aspirante attrice promettente, Betty (Naomi Watts), che la aiuterà a ritrovare sè stessa. Le due diventano dapprima amiche e poi amanti. Rita ha con sè una borsa con all'interno un mucchio di soldi e una chiave blu. Quando quest'ultima verrà inserita in un cubo blu ritrovato in un teatro ove si sono recate e ci troveremo di punto in bianco catapultati in un mondo in cui le due protagoniste hanno nomi e ruoli differenti: Betty è Diane, e Rita è Camilla. Ma solo Diane pare trovarsi a disagio in questa realtà, qui attrice fallita e surclassata su ogni fronte da Camilla non più sua amante e che ad una cena annuncia l'imminente matrimonio col regista Adam (Justin Theroux). Diane assolda un killer per ucciderla dopodichè, stremata e afflitta dai sensi di colpa e dalla sconfitta, si suiciderà sparandosi un colpo in testa in preda al delirio e alle allucinazioni. Che la prima parte sia solo una realtà alternativa ideale creata dalla protagonista Betty/Diane, e l'apertura del cubo segni il ritorno alla triste e vera realtà? Questa almeno è la domanda principale che ronzava nella mia testa una volta terminata la visione.
Quello che si può certamente dire è che il film è un capolavoro assoluto di messa in scena, un lavoro di sceneggiatura e regia che sfiora la perfezione. Un'esperienza cinematografica senza pari obbligatoria per qualunque appassionato di cinema, che non può assolutamente lasciare indifferenti alla fine. Vi lascerà con un mare di confusione in testa perchè è un susseguirsi di reale e non reale senza una vera e propria logica e apparentemente sconnesso. Il tutto palesemente voluto, dato che Lynch gioca con il pubblico in maniera se vogliamo anche un po' sbarazzina con indizi fuorvianti e non avendo mai rilasciato ad oggi nelle interviste nessun chiarimento sul reale significato della pellicola in questione. Ma forse il segreto è non sforzarsi nel ricercare per forza un senso attraverso la trama confusionaria ma bensì quella di farsi trasportare dall'illogicità stessa e di riuscire a interpretare tramite i vari simboli e simbolismi vari (su tutti il mostro col cubo, scioccante nella prima apparizione) quello che David Lynch cerca di comunicare. La trama, in questo modo, acquisisce solo un ruolo secondario.
Da vedere e rivedere.
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