no_data
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lunedì 12 gennaio 2015
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"l'oltrecinema"
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Una delle più emozionanti e controverse opere cinematografiche dei giorni nostri , concepita da una delle menti più geniali ed allo stesso tempo conturbanti che abbiamo la fortuna di avere con noi nel mondo in questo lassodi storia che ci vede protagonisti.Si , perchè in questa straordinaria pellicola di David Lynch i reali protagonisti sono coloro che osservano , che vivono quest'esperienza onirica che vi consiglio di intraprendere.
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Una delle più emozionanti e controverse opere cinematografiche dei giorni nostri , concepita da una delle menti più geniali ed allo stesso tempo conturbanti che abbiamo la fortuna di avere con noi nel mondo in questo lassodi storia che ci vede protagonisti.Si , perchè in questa straordinaria pellicola di David Lynch i reali protagonisti sono coloro che osservano , che vivono quest'esperienza onirica che vi consiglio di intraprendere.
Un film che va oltre ogni genere , oltre ogni concezione di Cinema , che invita a guardare più in profondità , a non fossilizzarsi alla ricerca di un ordine che le nostre menti spesso ci obbligano a trovare ma che in questo caso risulta effimero , non necessario. Il vero significato del film sta negli occhi di chi ha visto , di chi ha sentito.
Un' opera fortissima a livello visivo , i dialoghi sono al posto giusto , riescono a riempire bene quel silenzio che fa da attore principale. Bellissime le riprese che esaltano la bravura di un cast non troppo importante ma mirato e che funziona molto bene.
La fine del film è la fine di un sogno , ci si sveglia con quella sensazione che si è vissuto qualcosa di non comprensibile , stanchi e svuotati da un estenuante viaggio attraverso le emozioni umane, confusi da un terremoto emotivo che disorienta a tal punto da rendere difficoltoso il ritorno alla realtà.
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evildevin87
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mercoledì 3 dicembre 2014
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tra sogno e realtà
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Penso che questo sia un film che in mano a qualcuno che non abbia il genio del maestro David Lynch sarebbe scaduto nella comicità involontaria.
Il focalizzarsi solo sul seguire la trama principale non aiuta a tirarne fuori un significato. Ammesso che un significato ben preciso ci sia perchè alla fine i numerosi simbolismi, gli indizi fuorvianti, il perenne essere tra sogno e realtà e tra lucidità e follia completa fa pensare che Lynch abbia voluto dare in pasto alle folle un film che può assumere a seconda di come lo si guarda numerosi significati e sottotesti di fondo. Non c'è una logica, ed è tutto negli intenti del regista.
Il mio pensiero è che il film sia perennemente in bilico tra sogno e vita reale in una mente instabile.
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Penso che questo sia un film che in mano a qualcuno che non abbia il genio del maestro David Lynch sarebbe scaduto nella comicità involontaria.
Il focalizzarsi solo sul seguire la trama principale non aiuta a tirarne fuori un significato. Ammesso che un significato ben preciso ci sia perchè alla fine i numerosi simbolismi, gli indizi fuorvianti, il perenne essere tra sogno e realtà e tra lucidità e follia completa fa pensare che Lynch abbia voluto dare in pasto alle folle un film che può assumere a seconda di come lo si guarda numerosi significati e sottotesti di fondo. Non c'è una logica, ed è tutto negli intenti del regista.
Il mio pensiero è che il film sia perennemente in bilico tra sogno e vita reale in una mente instabile. Parte tutto da un incidente sulla Mulholland Drive. Una ragazza coinvolta di nome Rita (Laura Harring) perde la memoria, e in seguito si rifugierà a casa di un'aspirante attrice promettente, Betty (Naomi Watts), che la aiuterà a ritrovare sè stessa. Le due diventano dapprima amiche e poi amanti. Rita ha con sè una borsa con all'interno un mucchio di soldi e una chiave blu. Quando quest'ultima verrà inserita in un cubo blu ritrovato in un teatro ove si sono recate e ci troveremo di punto in bianco catapultati in un mondo in cui le due protagoniste hanno nomi e ruoli differenti: Betty è Diane, e Rita è Camilla. Ma solo Diane pare trovarsi a disagio in questa realtà, qui attrice fallita e surclassata su ogni fronte da Camilla non più sua amante e che ad una cena annuncia l'imminente matrimonio col regista Adam (Justin Theroux). Diane assolda un killer per ucciderla dopodichè, stremata e afflitta dai sensi di colpa e dalla sconfitta, si suiciderà sparandosi un colpo in testa in preda al delirio e alle allucinazioni. Che la prima parte sia solo una realtà alternativa ideale creata dalla protagonista Betty/Diane, e l'apertura del cubo segni il ritorno alla triste e vera realtà? Questa almeno è la domanda principale che ronzava nella mia testa una volta terminata la visione.
Quello che si può certamente dire è che il film è un capolavoro assoluto di messa in scena, un lavoro di sceneggiatura e regia che sfiora la perfezione. Un'esperienza cinematografica senza pari obbligatoria per qualunque appassionato di cinema, che non può assolutamente lasciare indifferenti alla fine. Vi lascerà con un mare di confusione in testa perchè è un susseguirsi di reale e non reale senza una vera e propria logica e apparentemente sconnesso. Il tutto palesemente voluto, dato che Lynch gioca con il pubblico in maniera se vogliamo anche un po' sbarazzina con indizi fuorvianti e non avendo mai rilasciato ad oggi nelle interviste nessun chiarimento sul reale significato della pellicola in questione. Ma forse il segreto è non sforzarsi nel ricercare per forza un senso attraverso la trama confusionaria ma bensì quella di farsi trasportare dall'illogicità stessa e di riuscire a interpretare tramite i vari simboli e simbolismi vari (su tutti il mostro col cubo, scioccante nella prima apparizione) quello che David Lynch cerca di comunicare. La trama, in questo modo, acquisisce solo un ruolo secondario.
Da vedere e rivedere.
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jacopo b98
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mercoledì 11 giugno 2014
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il capolavoro di david lynch!!!
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Hollywood, 2000. Sulla Mulholland Drive c’è un incidente, sopravvive solo Rita (Harring) che si rifugia a casa di Betty (Watts). Rita non ricorda più nulla e Betty cerca di aiutarla nel riscoprire la propria identità. Prima diventano amiche, poi amanti e infine nemiche. Intanto un regista (Theroux) è alle prese con un film, mafiosetti corrompono grandi produttori, un killer incompetente effettua un omicidio. E alla fine una scatoletta blu, di proprietà di un uomo nero, fa ricominciare tutto e tornare alla dura realtà. Questo film di Lynch è uno dei più complessi della Storia del Cinema. Non è indistricabile, come il successivo INLAND EMPIRE, bensì è un film complesso, estremamente difficile da comprendere in tutte le sue sfaccettature.
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Hollywood, 2000. Sulla Mulholland Drive c’è un incidente, sopravvive solo Rita (Harring) che si rifugia a casa di Betty (Watts). Rita non ricorda più nulla e Betty cerca di aiutarla nel riscoprire la propria identità. Prima diventano amiche, poi amanti e infine nemiche. Intanto un regista (Theroux) è alle prese con un film, mafiosetti corrompono grandi produttori, un killer incompetente effettua un omicidio. E alla fine una scatoletta blu, di proprietà di un uomo nero, fa ricominciare tutto e tornare alla dura realtà. Questo film di Lynch è uno dei più complessi della Storia del Cinema. Non è indistricabile, come il successivo INLAND EMPIRE, bensì è un film complesso, estremamente difficile da comprendere in tutte le sue sfaccettature. E fondamentalmente è un film che non vuole essere capito, vuol essere interpretato! Opera astratta, che tuffa lo spettatore nel subconscio umano, fatto di orrori, incubi, paure, sogni (infranti, il più delle volte), amori, passioni, violenze… Un film mondo definitivo, satira e presa in giro di Hollywood, film perfetto e fondamentalmente indimenticabile e antologico, Mulholland Drive è un labirinto in cui Lynch si diverte a seminare indizi, piste (anche false) per uscirne. Ma alla fine è un film senza inizio e senza fine: il cerchio della vita ricomincia, sempre, nei sogni e nella realtà. Pieno di sequenze enigmatiche (su tutte quella incredibile al Club Silenzio), follie, personaggi lynchiani e indimenticabili (l’uomo nero, sottospecie di custode della scatola blu, sede del male assoluto, è indimenticabile, oltre al fatto che la sua prima comparsa terrorizza lo spettatore in modo assurdo!). Interpretato benissimo, è un film teso e angosciato, un tour de force emotivo per lo spettatore, costretto a subire una tensione martellante per tutte le due ore e venti di durata. E alla tensione molto contribuiscono le straordinarie musiche di Angelo Badalamenti (che interpreta il mafioso che sputa il caffè). Più che un film Mulholland Drive è un’esperienza: ci sarà chi lo odierà, ci sarà chi ne rimarrà ammirato, ma nessuno ne rimarrà indifferente! E in fondo è già un cult, fin dalla sua uscita! Il film doveva essere il pilota di una serie TV, ma un produttore francese concesse a Lynch di rimontarlo e farne un film. Ne è valsa la pena! Visti anche il Premio per la regia a Cannes (ex-aequo con L’uomo che non c’era dei Coen) e la nomination all’Oscar per la regia.
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ugogigio
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martedì 29 aprile 2014
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la scatola dei sogni infranti
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Che Mulholland Drive sia un capolavoro l'hanno detto in molti, eppure davanti a tanta bellezza non riesco a trattenermi dall'esprimere il medesimo parere. Non c'è motivo d'altronde per cui ci si dovrebbe stancare di sostenere la grandiosità di opere come la Commedia dantesca o la Cappella Sistina. E non mi sembra di esagerare nel ritenere MD non solo l'apice della filmografia lynchiana ma anche uno dei film più belli degli ultimi vent'anni, una vera pietra miliare del nuovo millennio.
Qui davvero non ci sono obiezioni che tengano: chi non apprezza un film del genere non è perché non lo ha capito, ma perché non lo ha "sentito". Non mi dilungo su quanto coerente in realtà risulti una trama a prima vista incomprensibile (e resto comunque del parere che voler comprendere significhi volere a tutti i costi volgarizzare)quando la si vada ad analizzare a fondo e con le adeguate chiavi di lettura psicoanalitiche (anzi, rispetto a film come Eraserhead, Strade Perdute o Inland Empire, MD è comprensibilissimo), perché ciò che davvero conta ,qui come ovunque in Lynch, è tutt'altro: è la meraviglia di addentrarsi nel territorio ammaliante e spaventoso del sogno e dell’incubo, le cui oscure dinamiche Lynch come nessun altro riesce a tradurre in immagini di uno splendore abbacinante.
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Che Mulholland Drive sia un capolavoro l'hanno detto in molti, eppure davanti a tanta bellezza non riesco a trattenermi dall'esprimere il medesimo parere. Non c'è motivo d'altronde per cui ci si dovrebbe stancare di sostenere la grandiosità di opere come la Commedia dantesca o la Cappella Sistina. E non mi sembra di esagerare nel ritenere MD non solo l'apice della filmografia lynchiana ma anche uno dei film più belli degli ultimi vent'anni, una vera pietra miliare del nuovo millennio.
Qui davvero non ci sono obiezioni che tengano: chi non apprezza un film del genere non è perché non lo ha capito, ma perché non lo ha "sentito". Non mi dilungo su quanto coerente in realtà risulti una trama a prima vista incomprensibile (e resto comunque del parere che voler comprendere significhi volere a tutti i costi volgarizzare)quando la si vada ad analizzare a fondo e con le adeguate chiavi di lettura psicoanalitiche (anzi, rispetto a film come Eraserhead, Strade Perdute o Inland Empire, MD è comprensibilissimo), perché ciò che davvero conta ,qui come ovunque in Lynch, è tutt'altro: è la meraviglia di addentrarsi nel territorio ammaliante e spaventoso del sogno e dell’incubo, le cui oscure dinamiche Lynch come nessun altro riesce a tradurre in immagini di uno splendore abbacinante.
E si badi che non è tutto stile (il che per quanto mi riguarda basterebbe e avanzerebbe!), perché non c’è singolo fotogramma la cui accurata preparazione non sia stata studiata per esaltare la drammaticità di una vicenda umana narrata con rara profondità. Anzi, nel complesso mi sembra che si possa persino estrapolare una visione sconsolata dell’esistenza e del mondo intero, in cui solo il rifugio nel sogno può ripagare da una realtà che non fa che confermarsi sempre più squallida e dolorosa. Ma mille altri spunti di riflessione si potrebbero trovare in questo labirinto, dal discorso metacinematografico a quello sul rapporto tra realtà e finzione, dal tema del doppio interscambiabile all’interpretazione psicoanalitica degli innumerevoli simboli onirici di cui vive l’intero film.
Forse però è più proficuo limitarsi a farsi investire dalla bellezza di una sequenza ininterrotta di momenti da sindrome di Stendhal, la cui densità di significato non fa che accrescere il godimento estetico: insomma, dalla strepitosa scena iniziale del ballo alle ultime sillabe sussurrate a suggellare una vicenda di speranze infrante con laconica malinconia, MD è un continuo superarsi che rasenta la perfezione (ah il Club Silencio!).
Con David Lynch si vola sempre alto, ma a mio parere Mulholland Drive rappresenta davvero il vertice, ancor più che quella mastodontica summa del suo cinema che è Inland Empire, splendida creatura inestricabile e metamorfica, puro onirismo antinarrativo in cui però lo stile finisce forse col prevalere sulla sostanza. MD riesce invece a toccare miracolosamente il perfetto equilibrio tra l’ancoramento a una solida narratività (ancorché metaforica per i primi tre quarti, con un coup de theatre che di più non si può) e il meraviglioso surrealismo del linguaggio.
E il risultato è un film che riesce ad essere enigmatico e nel contempo tragicamente emozionante, sensuale eppure così inquietante, un film di una tale bellezza da suscitare le lacrime, in cui si rischia di perdersi come negli avvolgenti meandri di un angosciante eppur fascinoso incubo.
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giampi desmond
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mercoledì 16 aprile 2014
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trama del film in ordine cronologico e spiegazione
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Diane è un attrice di Hollywood non realizzata professionalmente, che vive all’ombra della sua amica Camilla, un’attrice affermata e di buona qualità, grazie alla quale riesce ad ottenere piccole parti o comparse in qualche film.
Le due ragazze hanno una relazione amorosa, ma Camilla , al contrario di Diane, non è innamorata della compagna e gestisce il loro rapporto in maniera superficiale. Si scopre che Camilla ha una relazione parallela con Adam, un regista, con il quale ha deciso di sposarsi e di convivere nell’ appartamento che l’uomo ha ricevuto con la decisione di un giudice, nel corso della sentenza di separazione dalla moglie.
La mancata realizzazione nell’ambito lavorativo e sentimentale genera frustrazione in Diane, che si sente oltretutto presa in giro dal comportamento di Camilla.
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Diane è un attrice di Hollywood non realizzata professionalmente, che vive all’ombra della sua amica Camilla, un’attrice affermata e di buona qualità, grazie alla quale riesce ad ottenere piccole parti o comparse in qualche film.
Le due ragazze hanno una relazione amorosa, ma Camilla , al contrario di Diane, non è innamorata della compagna e gestisce il loro rapporto in maniera superficiale. Si scopre che Camilla ha una relazione parallela con Adam, un regista, con il quale ha deciso di sposarsi e di convivere nell’ appartamento che l’uomo ha ricevuto con la decisione di un giudice, nel corso della sentenza di separazione dalla moglie.
La mancata realizzazione nell’ambito lavorativo e sentimentale genera frustrazione in Diane, che si sente oltretutto presa in giro dal comportamento di Camilla. Da qui nasce il desiderio di vendetta che culmina nell’idea di uccidere la compagna assoldando un killer.
Camilla verrà uccisa dal killer (lo testimonia il fatto che il killer riconsegna la chiave promessa ad affare concluso) ma Diane comincia ad essere assalita dai sensi di colpa e dal pentimento: una notte sogna che la compagna si è salvata dall’assassinio (con la conseguente perdita di memoria dopo l’incidente si chiamerà Rita) , che il killer assoldato è in verità un tipo sconclusionato (inetto) e “vede” sé stessa come un’ottima attrice (Betty), che riesce a superare i provini brillantemente (il suo 1° motivo di frustrazione viene risolto). Nel sogno inoltre Adam riceve delle pressioni (da 2 uomini mafiosi e successivamente da un cowboy) affinchè prendesse una determinata attrice per un suo film. Uno dei due mafiosi ha il volto del giudice che nella “realtà” decise di assegnare la casa al regista, cosa che probabilmente spiega la una restituzione del “favore” al regista (a raccomandazione rispettata). Praticamente la realtà viene ribaltata nel sogno di Diane.
Prosegue intanto la ricerca della vera identità di Rita, che culmina nella scoperta della morte di Diane , amica e convivente di Rita. Betty evita che Rita abbia una crisi e la aiuta a cambiare identità, in realtà ciò rappresenta il desiderio inconscio della reale Diane in seguito alla morte di Camilla. Una volta che Rita-Camilla si innamora di Betty (fatto grazie al quale si risolve il 2° motivo di frustrazione di Diane) la messinscena onirica può terminare e non a caso al club “Silencio” si capisce che tutto è un’illusione. A quel punto Betty-Diane può consegnare una misteriosa scatola blu alla sua compagna amante che ha nella sua borsa la chiave per aprirla. Una volta aperta Camilla (Rita) pare , grazie un effetto della cinepresa, “entrare” nella scatola. E’ qui che il sogno può terminare e Diane può svegliarsi con i suoi sensi di colpa che la porteranno a breve al suicidio, dopo la visione della coppia di anziani (“visti” anche nel sogno, nella realtà sono i suoi genitori) che uscendo dalla scatola la terrorizzano nel delirio prima del suo suicidio.
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wetman
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sabato 12 aprile 2014
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bello, ma mancante di qualcosa
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Il film, firmato David Lynch, vincitore della palma d'oro per la miglior regia, premio meritato a mio parere, si può dividere in tre parti, la prima in cui vediamo un polpettone americano con delle belle inquadrature che narra una vicenda più curiosa che strana, la seconda parte, che dura meno di 10 minuti, è Betty/Daise insieme all'amante che vanno a teatro, scena clou del film dove il polpettone comincia a districarsi, e una terza, in cui Lynch racconta tutt'altra storia collegandola in modo magistrale alla prima. Il film, però, non può considerarsi un capolavoro. Infatti, per supportare meglio la parte del polpettone, a mio parere avrebbe dovuto aggiungere qualcosa per andare a braccetto con l'ottima recitazione e l'ottima regia.
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Il film, firmato David Lynch, vincitore della palma d'oro per la miglior regia, premio meritato a mio parere, si può dividere in tre parti, la prima in cui vediamo un polpettone americano con delle belle inquadrature che narra una vicenda più curiosa che strana, la seconda parte, che dura meno di 10 minuti, è Betty/Daise insieme all'amante che vanno a teatro, scena clou del film dove il polpettone comincia a districarsi, e una terza, in cui Lynch racconta tutt'altra storia collegandola in modo magistrale alla prima. Il film, però, non può considerarsi un capolavoro. Infatti, per supportare meglio la parte del polpettone, a mio parere avrebbe dovuto aggiungere qualcosa per andare a braccetto con l'ottima recitazione e l'ottima regia. Questo qualcosa poteva essere, ad esempio, una musica bella ed azzeccata, elemento che manca in quasi tutto il film, o magari qualche colpo di scena in più, non che mancassero, ovviamente, però erano troppi nel polpettone e troppi pochi nella storia parallela raccontata dopo. Insomma, il film si potrebbe considerare un "capolavoro mancato", ed è un peccato a causa della magistrale interpretazione e una sceneggiatura da oscar.
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noia1
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martedì 1 aprile 2014
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domina un caos apparente
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Betty è una giovane attrice che si trasferisce ad Hollywood nella speranza di poter sfondare nel mondo del cinema. Nel suo appartamento si rifugia Rita, una ragazza scampata ad un incidente stradale e che non si ricorda più niente del suo passato. Le due ragazze iniziano così un’indagine per scoprire qualcosa di più riguardo al passato della misteriosa Rita, parallelamente si diramano altre vicende come quella di un regista nevrotico minacciato da uomini misteriosi e quella di un killer apparentemente a se stante rispetto al resto della trama. Tutto prosegue, si confonde e si mescola, dalle trame delle varie storie alle stesse identità dei protagonisti fino ad un apparente incomprensibilità della vicenda.
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Betty è una giovane attrice che si trasferisce ad Hollywood nella speranza di poter sfondare nel mondo del cinema. Nel suo appartamento si rifugia Rita, una ragazza scampata ad un incidente stradale e che non si ricorda più niente del suo passato. Le due ragazze iniziano così un’indagine per scoprire qualcosa di più riguardo al passato della misteriosa Rita, parallelamente si diramano altre vicende come quella di un regista nevrotico minacciato da uomini misteriosi e quella di un killer apparentemente a se stante rispetto al resto della trama. Tutto prosegue, si confonde e si mescola, dalle trame delle varie storie alle stesse identità dei protagonisti fino ad un apparente incomprensibilità della vicenda. Atmosfere inquietanti, vicende surreali, apparente insensatezza di tutto ciò che si vede, questi sono gli ingredienti per un capolavoro firmato dal maestro del grottesco. La sceneggiatura funziona, la trama mette a dura prova le meningi ma alla fine il prodotto è più che pregevole. È un prodotto firmato David Lynch e di conseguenza non ci si può mettere a guardarlo pensando di guardare un comune film, bisogna guardare oltre ciò che il film mostra e bisogna quindi tradurre quello che c’è d’intrinseco nella trama fino quasi a tradurre gli eventi più che guardarli semplicemente. Un prodotto anticonvenzionale a tutti gli effetti a partire dallo svolgimento, alcuni ruoli di attori che vanno fuori dall’ordinario, le sperimentazioni della telecamera e soprattutto le atmosfere suggestivamente angoscianti e disturbanti.
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niccofuzz
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domenica 16 febbraio 2014
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interpretazione personale
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La mia interpretazione personale:
Se vuoi vivere ad Hollywood, nel grande sogno, devi perdere te stesso e dedicarti in tutto e per tutto all'atteggiamento=apparenza (come dice Cowboy) e non all'interiorità, qualsiasi interpretazione personale, opera creativa e personificazione viene bruciata all'istante, se vuoi vivere lì devi disperdere te stesso e stare al gioco, se lo fai ottieni tutto, se non lo fai sei fuori. Il regista sceglie la strada che gli permette di vivere nel sogno (Hollywood) e per farlo disperde se stesso, diventa crudele, meschino e coperto di gloria, quello adesso è il posto che davvero fa per lui, adesso è il suo regno e lì è un vincitore. Se stai al gioco e successivamente rinasce la tua identità si creerà il conflitto tra ciò che sei e ciò che appari, due realtà che non possono coesistere, far coesistere l'una oppure l'altra è una scelta, “sei sicura di volerlo fare?” le chiede l'omicida nel locale dei sogni (la realtà).
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La mia interpretazione personale:
Se vuoi vivere ad Hollywood, nel grande sogno, devi perdere te stesso e dedicarti in tutto e per tutto all'atteggiamento=apparenza (come dice Cowboy) e non all'interiorità, qualsiasi interpretazione personale, opera creativa e personificazione viene bruciata all'istante, se vuoi vivere lì devi disperdere te stesso e stare al gioco, se lo fai ottieni tutto, se non lo fai sei fuori. Il regista sceglie la strada che gli permette di vivere nel sogno (Hollywood) e per farlo disperde se stesso, diventa crudele, meschino e coperto di gloria, quello adesso è il posto che davvero fa per lui, adesso è il suo regno e lì è un vincitore. Se stai al gioco e successivamente rinasce la tua identità si creerà il conflitto tra ciò che sei e ciò che appari, due realtà che non possono coesistere, far coesistere l'una oppure l'altra è una scelta, “sei sicura di volerlo fare?” le chiede l'omicida nel locale dei sogni (la realtà). In mulholland Drive le scene del sogno rappresentano la realtà mentre tutto il resto è il sogno, un sogno nel quale se vuoi starci devi seguire le regole del gioco ed essere pilotato, non c'è posto per l'interiorità nel sogno, perché l'interiorità è la realtà e con il sogno semplicemente non può coesistere. Dal momento che sogno e realtà coesistono devi decidere, o metti da parte la realtà (l'interiorità) oppure devi uccidere il sogno (l'apparenza), se scegli la seconda via non c'è altra soluzione che il suicidio, per uccidere il sogno difatti la protagonista deve uccidere se stessa, perché oramai ne fa parte. Se scegli la prima strada metti da parte l'interiorità e continui a vivere nel sogno come se nulla fosse. Nel momento in cui devi scegliere c'è un conflitto tra ciò che sei e ciò che appari, se vince il primo vedrai Cowboy per la seconda volta, significa che hai fatto il cattivo, cioè hai scelto la realtà, se vince il secondo non vedrai più cowboy e vivrai beato e in gloria nel mondo dell'apparenza. La protagonista decide di andare fino in fondo e trovare se stessa, così nel locale decide di uccidere l'apparenza e la sua controfigura nel sogno (quella che ha preso il ruolo nel film), la figura nera a questo punto apre per la seconda volta la scatola blu, appare cowboy per la seconda volta in Mulholland Drive, momento in cui la protagonista odia ciò è diventata e vuole farsi fuori.
Linee guida del film sono:
Il Cowboy detiene l'apparenza e il sogno, difatti è un personaggio in carne ed ossa e appare sia al regista che alla ragazza
La figura nera è colui che detiene l'interiorità e la realtà, difatti si vede nei sogni sia dell'uomo dai capelli neri sia della ragazza
Realtà=Sogno (l'apparenza) → non è guidata da te stesso ma da forze superiori che decidono per tuo conto
Sogno=Realtà (l'interiorità) → guidato da te stesso, dalla tua interiorità, realtà che non permette di vivere nel sogno
Le due non possono coesistere, bisogna fare una scelta.
Mulholland Drive è il posto in cui sogno e realtà si incontrano. All'inizio, nel forte incidente in cui sogno e realtà si scontrano per la prima volta, la protagonista perde la propria identità e va alla ricerca di se stessa, la seconda volta oramai la protagonista sa chi è veramente e ciò che è diventata, il trauma è tanto forte quanto quello dell'incidente, ma a differenza di quest'ultimo c'è estrema consapevolezza delle due dimensioni che la rappresentano (il sogno e la realtà)
Hollywood rappresenta il sogno
il locale dei sogni rappresenta la realtà
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giampi desmond
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mercoledì 13 novembre 2013
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ipotesi personali su alcuni personaggi di mulh.dr.
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- LA COPPIA DI ANZIANI :
I vecchietti sono i genitori di Diane , ma nel sogno non sono familiari di Betty (alias Diane).
Per mezzo di questi può iniziare il sogno ovvero la soluzione di tutti i problemi e principalmente delle due frustrazioni della vita reale della ragazza che sono la non-realizzazione sia nel lavoro sia nell'amore: è proprio questo che va "vendicato" ossia ribaltato nel sogno.Ma gli stessi vecchietti saranno i protagonisti nel “reale” delirio di Diane che culmina col suicidio causato dai suoi sensi di colpa per l’uccisione della compagna.
Quindi la coppia di anziani è allo stesso tempo sia un aiuto per la vendetta di Diane nel sogno sia un deterrente per la perfetta riuscita del delirio della ragazza col conseguente suicidio.
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- LA COPPIA DI ANZIANI :
I vecchietti sono i genitori di Diane , ma nel sogno non sono familiari di Betty (alias Diane).
Per mezzo di questi può iniziare il sogno ovvero la soluzione di tutti i problemi e principalmente delle due frustrazioni della vita reale della ragazza che sono la non-realizzazione sia nel lavoro sia nell'amore: è proprio questo che va "vendicato" ossia ribaltato nel sogno.Ma gli stessi vecchietti saranno i protagonisti nel “reale” delirio di Diane che culmina col suicidio causato dai suoi sensi di colpa per l’uccisione della compagna.
Quindi la coppia di anziani è allo stesso tempo sia un aiuto per la vendetta di Diane nel sogno sia un deterrente per la perfetta riuscita del delirio della ragazza col conseguente suicidio. In ambedue i casi rappresentano il Male (la vendetta e la morte) : Diane incosciamente colpevolizza a torto i suoi genitori della propria situazione (e del mancato sostegno?), ma il loro pensiero che quel mondo e quel lavoro non fosse l’ideale per il suo futuro diventa il vero incubo ricorrente dei suoi pensieri quotidiani. Vorrebbero il bene della propria figlia , ma allo stesso tempo sono causa dei peggiori sensi di colpa di Diane per quanto riguarda la sua vita e il suo lavoro: infatti la vera "persecuzione" per Diane non è solo l’idea di non essersi realizzata, ma il non poterlo dimostrare ai suoi genitori, che per questo motivo prenderanno,al momento del suicidio della ragazza, le sembianze di entità "persecutrici"
- IL COWBOY , LA RACCOMANDAZIONE, L’ATTRICE RACCOMANDATA:
Il cowboy viene visto 2 volte da Diane (una volta di sfuggita anche nella scena della cena) , ciò vuol dire che farà la “cattiva” (ucciderà infatti la compagna con la complicità di un killer) ; invece il regista ha fatto il “bravo” (ha visto il cowboy solo 1 volta) infatti si è piegato alla raccomandazione, da parte dei mafiosi, di Camilla Rhodes che nel sogno è un attrice bionda (nella realtà si vede che la stessa attrice bacia la “vera” Camilla alla cena) .
Camilla (alias Rita) viene dipinta quindi nel sogno di Diane come una raccomandata(vedi nel sogno la foto proposta dai Castiglionesi, dove c’è il volto della biondina che si chiama proprio Camilla Rhodes) , ma nella realtà è l’attrice biondina che bacia Camilla, quindi si potrebbe supporre che quest’ultima ha un ruolo nella sua raccomandazione. Camilla comunque si rivela un’opportunista che sfrutta le occasioni per puro tornaconto personale, come nel caso della casa del regista Adam, suo amante futuro sposo, che verrà ottenuta come dono dal giudice. Lo stesso giudice che Diane immagina essere un mafioso castiglionese (giudice e castiglionese nel film sono la stessa persona). Egli fa un favore ad Adam in cambio della raccomandazione ottenuta.
Quindi Diane nel suo sogno “giustificherebbe” il bacio reale tra l’attricetta bionda e Camilla alla cena come la conseguenza di un accordo di favori in stile mafioso.
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masaccio
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domenica 10 marzo 2013
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l'apice di lynch
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Film complesso e immaginifico, ma certamente non 'impossibile'. Lynch s'è dimostrato un regista onesto: non ha semplificato la trama per renderla facilmente accessibile, ma fornisce tutti gli indizi necessari affinché lo spettatore attento trovi le risposte che cerca. Uno dei migliori film degli ultimi 20 anni — anche se per ora non me ne viene in mente nessun altro al solito livello stratosferico.
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