34ª edizione del Trieste Film Festival, il programma dei 26 film genere documentario. Trieste - 21/28 gennaio 2023. Le recensioni, trame, listini, poster e trailer, ordinabili per:
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Un'antropologa arriva in Norvegia per scoprire come sta cambiando l'Artico. Espandi ▽
Una giovane antropologa, Zdenka, si trasferisce con la famiglia alle Svalbard, in Norvegia, per studiare come sta cambiando la vita nelle regioni polari. Si innamora della sua nuova casa e scopre che nell'Artico non stanno scomparendo solo gli iceberg e il permafrost. Deve capire fino a che punto può lasciarsi coinvolgere in quella comunità che inizialmente voleva soltanto osservare. Recensione ❯
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La storia della corrispondenza tra le mamme moldave costrette a lavorare all'estero e i figli che restavano a casa. Espandi ▽
All'inizio degli anni Novanta, molte donne lasciavano la Moldavia per sostenere le loro famiglie. Non potendo tornare a casa, trovarono un modo particolare per mantenere i contatti: inviare scatoloni pieni di regali e cibo, che a quei tempi si potevano solo sognare. In cambio, i figli inviavano loro delle videocassette. Questo scambio divenne un rituale per migliaia di famiglie. Attraverso questi archivi intimi privati, il film ritrae la fragilità dei legami familiari attraverso gli occhi di una generazione di madri e figlie costrette a vivere separate per poter sopravvivere. Nel farlo, Otilia Babara ritrae un paese post-sovietico a un crocevia della storia, in cui le donne si sono involontariamente ritrovate a compiere la transizione dal comunismo al capitalismo. Recensione ❯
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Il ritratto di una generazione di ucraini devastata dagli eventi politici del 2014. Espandi ▽
Il film ritrae la giovane generazione ucraina segnata dalla guerra e dagli sconvolgimenti politici dal 2014. Il punto di partenza è la preparazione di uno spettacolo teatrale basato sull'Amleto di Shakespeare. Un potente ritratto di una generazione che deve confrontarsi con i traumi della guerra e fare i conti con un passato doloroso, che ora, dopo l'invasione russa dell'Ucraina, è sia il presente che il loro futuro. Recensione ❯
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Il racconto indiretto di una generazione di giovani bosniaci devastata dalla guerra. Espandi ▽
Un film su una generazione di giovani bosniaci della città di Mostar travolti da una guerra devastante alla soglia della maturità e dalla difficile decisione di fuggire da essa. Le loro storie di esilio degli anni '90, contenute nelle lettere spedite al regista del film dai campi profughi sparsi per l'Europa, si confrontano con le condizioni attuali della città che sono stati costretti a lasciare. Un film su una generazione scomparsa, sull'esilio, sulle scelte difficili e sulla risposta alla domanda più difficile di ogni guerra: restare o fuggire? Recensione ❯
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La nascita di un movimento dissidente raccontato attraverso le immagini del cameraman del presidente Tito. Espandi ▽
Il dittico documentario Non-Aligned & Ciné-Guerrillas: Scenes from the Labudovic Reels è sia un film d'archivio che ripercorre i momenti salienti della nascita di un movimento in lotta per un ordine mondiale più giusto, sia la storia "dietro le immagini" raccontata dall'uomo che le ha filmate: Stevan Labudovic. Cameraman dei cinegiornali jugoslavi, Labudovic fu incaricato di seguire il presidente Tito per oltre 25 anni. Non-Aligned ripercorre la nascita del movimento dei Non Allineati, esaminando come un progetto globale di emancipazione politica sia stato plasmato dall'immagine cinematografica. Recensione ❯
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Il grande direttore della fotografia Leonid Burlaka raccontato dallo sguardo del nipote. Espandi ▽
Il direttore della fotografia sovietico Leonid Burlaka ha lavorato negli anni Sessanta allo Studio Cinematografico Odesa per decine di film che hanno fatto il giro del mondo. Oggi ha 80 anni e gli è stato diagnosticato l'Alzheimer. Mentre la sua memoria viene meno, il nipote e giovane regista Ihor segue le tracce lasciate da Leonid attraverso rullini, video, lettere e amici dimenticati. Immergendosi sempre più a fondo nell'archivio, Ihor si rende conto che la vita di suo nonno ha un valore storico. Burlaka ha iniziato la sua carriera in un periodo in cui le sceneggiature venivano rifiutate e gli artisti dovevano fare i conti con la censura; si è affermato come direttore della fotografia a metà degli anni Sessanta, quando la repressione sovietica si è finalmente attenuata. Questo cambiamento politico è presente nelle sue opere e crea anche un forte legame tra Ihor e Leonid, poiché entrambi hanno iniziato a lavorare nel cinema in tempi difficili. Recensione ❯
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Una madre lotta per dimostrare l'innocenza della figlia ingiustamente in carcere. Espandi ▽
Anja era una normale adolescente che sognava di rendere migliore la vita in Russia. Nel marzo 2018 è stata incarcerata con l'accusa di aver formato un gruppo estremista con l'obiettivo di rovesciare il governo. Da anni sua madre Julija lotta disperatamente per dimostrare l'innocenza della figlia. Recensione ❯
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La regista torna con il padre nei luoghi della sua infanzia: l'ex Jugoslavia. Espandi ▽
Biserka Suran invita il padre ad accompagnarla in un viaggio simbolico nel loro paese di nascita, l'ex Jugoslavia. All'interno di una fabbrica abbandonata, i due viaggiano a ritroso nella memoria, riflessa in scenografie minimaliste. Mentre viaggiano, padre e figlia ricordano, le loro conversazioni sfiorano nazionalità, identità, amore, sogni e rimpianti. Ciò li porta inevitabilmente ad avvicinarsi l'uno all'altra e permette loro di condividere memorie a lungo taciute. Mentre i ricordi riaffiorano, le lettere d'amore, il materiale d'archivio e i contributi dei membri della famiglia offrono al pubblico un resoconto ravvicinato e personale delle prove e delle tribolazioni che una famiglia affronta quando è costretta a lasciare la propria patria, e dell'impatto traumatico che questo evento può avere su di essa. Recensione ❯
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Un regista afghano decide di girare un film sulla complessità della sua realtà. Un'altra regista lo osserva. Espandi ▽
Dopo un anno di vita a Moria, il più grande campo profughi d'Europa incendiato nel 2020, il regista afghano Talib Shah Hossaini, 37 anni, si trova sul punto di perdere la speranza ma, invece di arrendersi, realizza un film di finzione attraverso il quale esplora la sua complessa realtà e il suo futuro indefinito. La regista Lina Lužyte osserva Talib Shah, usando il metafilm come una lente di ingrandimento per amplificare la realtà. Recensione ❯
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I pazienti di un piccolo ospedale in Bulgaria devono lottare contro il Covid. Espandi ▽
Kyustendil, una sonnolenta cittadina tra le montagne bulgare, è stata duramente colpita dal Covid. In una comunità molto unita, i pazienti incontrano ex compagni di classe nella stessa stanza d'ospedale. Nei corridoi si sentono spesso delle chiacchiere, ma la morte non è mai lontana. Molti pazienti vivono nella costante paura di peggiorare rapidamente e finire "di sopra". Il piano "di sopra" è il reparto di terapia intensiva, dove solo pochi sono sopravvissuti. La persona incaricata ad accogliere l'infinito flusso di casi difficili è il dottor Popov. Alto e gentile, per alcuni ha una battuta spiritosa, per altri una citazione di Kant. Alcune non sortiscono i risultati sperati, ma nella quiete dell'ospedale è fonte di enorme calore umano. Inaspettatamente, la luce e le risate riecheggiano nei corridoi della clinica. Recensione ❯
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Alcune donne in carcere cercano di metabolizzare i propri traumi attraverso il teatro. Espandi ▽
Sono legate dal dolore, dalla nostalgia e dal loro luogo di residenza: un istituto penitenziario femminile semi-aperto. Mettendo in scena con attori professionisti l'opera teatrale Tre sorelle di Anton Cechov, le detenute rivelano le loro storie strazianti, i loro sogni e il desiderio di una vita dignitosa al di fuori delle mura del carcere. Recensione ❯
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Una narrazione efficace e senza fronzoli dei flussi migratori. Che non ha paura di chiedere conto alle istituzioni. Documentario, Italia2023. Durata 75 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il confine tra Italia e Slovenia è sulle colline, sopra Trieste. Per qualcuno è l'inizio di un sogno, per altri di un incubo. Espandi ▽
Uno sguardo alle storie e ai percorsi attraverso cui si dipana l'immigrazione nord-orientale verso l'Italia. Agli occhi di chi proviene dall'Iran e dal Medio Oriente in cerca di asilo, e attraverso la Turchia risale verso nord al di là dell'Adriatico, il punto di arrivo della Slovenia è quello che prelude all'ingresso in Italia e alla vista di Trieste, "bella di notte" con le luci sul porto. Una volta arrivati, però, i profughi si scontrano con politiche di accoglienza in costante cambiamento, tra equilibri europei, "riammissioni informali" e illegali, e una polizia che "fa il suo lavoro". Recensione ❯
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La famiglia Rasman cerca giustizia per Riccardo, disabile mentale ucciso brutalmente dalla Polizia per futili
motivi. Espandi ▽
Riccardo Rasman, figlio di genitori un tempo esuli dall’Istria ed abitanti a Trieste, viene ucciso dalla polizia. La motivazione viene verbalizzata come un tentativo di contenerlo mentre stava perdendo il controllo nella sua abitazione. Si tratta però di compressione con una conseguente asfissia e chi ha compiuto l’azione riceve una pena carceraria di scarsa entità. La famiglia, non convinta della casualità dell’accaduto, continua a chiedere giustizia. Campagna e Savonitto compiono un’opera meritoria nel far sì che non scenda l’oblio sulla vicenda che ha visto morire Riccardo Rasman che, vittima di nonnismo durante il servizio militare, era caduto in una depressione da cui era stato per lui difficile risollevarsi. Il loro non è solo un ritratto della provincia italiana ma anche, nonostante qualche eccessivo attardarsi sulla quotidianità della vita familiare, un quadro sufficientemente intricato e complesso. Recensione ❯
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Un lavoro tragicamente interrotto che osserva l'unica possibile realtà in una zona di guerra: quella della sopravvivenza. Documentario, 2022. Durata 105 Minuti.
Un insieme di filmati raccolti da Kvedaravicius durante le guerra in Ucrania. Il regista ha perso la vita nel conflitto ma i suoi collaboratori hanno deciso di montare il suo lavoro in un film. Espandi ▽
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il regista lituano Mantas Kvedaravicius e la compagna Hanna Bilobrova sono tornati a Mariupolis, dopo l’omonimo documentario del 2016, per documentare la vita quotidiana delle persone sotto le bombe. Dopo alcune settimane, Kvedaravicius, scambiato per un cecchino e arrestato, è stato ucciso. Più che un film, quello presentato al Festival di Cannes – come omaggio a un uomo ucciso sul campo e alla donna che ha rischiato la sua stessa vita per riportare a casa il cadavere del compagno – è la testimonianza di un lavoro in corso tragicamente interrotto. Eppure anche così se ne può percepire la forza: della vita degli abitati di un quartiere di Mariupolis si osserva l’unica possibile realtà in una zona di guerra, quella della sopravvivenza. Non c’è un unico refolo di vita, nelle immagini di Mariupolis 2: la stessa durata sbilanciata, per quanto figlia dell’estemporaneità del progetto, testimonia un progredire del tempo che non ha nulla di vivo, ma solo un inutile, vuoto andare avanti. Recensione ❯
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Attraverso le immagini del cameraman del presidente Tito ci si immerge nella battaglia mediatica che si svolse durante la guerra d'indipendenza algerina. Espandi ▽
Un viaggio d'archivio attraverso la nascita del progetto del Terzo Mondo, basato su materiali inediti in 35 mm girati da Stevan Labudovic, il cameraman del presidente jugoslavo Tito. Ciné-Guerrillas ci immerge nella battaglia mediatica che si svolse durante la guerra d'indipendenza algerina, dove il cinema fu mobilitato come arma di lotta politica contro il colonialismo. Recensione ❯
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