Un nemico invisibile

Riccardo Rasman, figlio di genitori un tempo esuli dall'Istria ed abitanti a Trieste, viene ucciso dalla polizia. La motivazione viene verbalizzata come un tentativo di contenerlo mentre stava perdendo il controllo nella sua abitazione. Si tratta però di compressione con una conseguente asfissia e chi ha compiuto l'azione riceve una pena carceraria di scarsa entità. La famiglia, non convinta della casualità dell'accaduto, continua a chiedere giustizia.

Un caso italiano meno noto di altri che, grazie a questo documentario, trova il modo di farsi conoscere.

Campagna e Savonitto compiono un'opera meritoria nel far sì che non scenda l'oblio sulla vicenda che ha visto morire Riccardo Rasman che, vittima di nonnismo durante il servizio militare, era caduto in una depressione da cui era stato per lui difficile risollevarsi. I registi seguono gli anziani genitori e la sorella consentendo loro di esporre le teorie che hanno elaborato a proposito dell'accaduto.

Ne emerge non solo un ritratto della provincia italiana ma anche, nonostante qualche eccessivo attardarsi sulla quotidianità della vita familiare, un quadro sufficientemente intricato e complesso. Perché, in seguito a quanto accaduto durante la leva militare, Rasman aveva sviluppato un forte timore per le divise che spiegherebbe la reazione all'irruzione dei poliziotti.

A questo però si aggiunge una convinzione da parte dei familiari di un contesto più ampio e tenebroso. Un loro vicino di casa era stato registrato nelle liste di Gladio, l'associazione paramiltare che tramava al di fuori delle leggi dello Stato e la cui esistenza venne rivelata da Giulio Andreotti nel 1990. L'uomo, definito come boss, avrebbe avuto degli interessi edilizi la cui attuazione sarebbe stata impedita dalla presenza dell'abitazione dei Rasman. Riccardo ne sarebbe venuto a conoscenza e quindi andava eleminato. A questo quadro si aggiunge poi, anche se non sottolineata eccessivamente, l'adesione dei Rasman ai Testimoni di Geova.

I due registi lasciano spazio al dolore ma anche alle teorie, ribadite in più occasioni da queste persone semplici che hanno visto cadere su di loro una morte a cui non viene dato il giusto riconoscimento.

Rispetto ad altri casi che sono saliti alla ribalta delle cronache qui si avverte come le persone che manchino non tanto della volontà (che qui è molto presente) ma degli strumenti e dei contatti giusti finiscano con il non riuscire a trovare la strada che porti a fare chiarezza sulla perdita di una persona che, al di là, di ogni supposizione più o meno accettabile, resta tuttora non priva di ombre. 