Dopo il 7 ottobre, un pianista jazz di Tel Aviv accetta di comporre un inno patriottico, diventando complice della propaganda e firmando il suo suicidio artistico.        Espandi ▽
    
    
        
        
        All’indomani del 7 ottobre, il governo israeliano chiede a Y. di comporre un nuovo inno nazionale alla gloria della schiacciante grandezza di Israele. Il suo quotidiano è un 
hangover senza fine che l’offensiva mortale di Hamas contro Israele e la successiva risposta dell’esercito israeliano sfiorano appena. Fino al giorno in cui dice “sì” e scrive una melodia patriottica e bellicosa, facendosi agente e complice della propaganda israeliana. Accomodato al pianoforte e in faccia all’orrore, compone il suo suicidio (artistico). Lapid si interroga e interroga la posizione dell’artista in tempo di guerra, perché di fronte all’abiezione l’ignoranza diventa un crimine. Usa il cinema per decostruire la sua nazione – Israele, il suo potere, il suo governo, la sua violenza sorda e il suo nazionalismo immondo - e costruire immagini cinematografiche che si ergono come contro-discorsi. La terra promessa, dove tutto vale e più niente è intollerabile, non lascia altra scelta se non la fuga.