Titolo originale | Xingfu shiguang |
Anno | 2000 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Cina |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Zhang Yimou |
Attori | Benshan Zhao, Dong Jie, Dong Lihua, Fu Biao, Li Xuejian . |
Uscita | venerdì 11 ottobre 2002 |
Distribuzione | 20th Century Fox Italia |
MYmonetro | 2,50 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 settembre 2015
La storia di Zhao, cinese senza un soldo ma dalla fervida fantasia. Dire che non ha mai avuto fortuna nel lavoro è... scontato, pure in un nuovo contest... In Italia al Box Office La locanda della felicità ha incassato 124 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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La storia di Zhao, cinese senza un soldo ma dalla fervida fantasia. Dire che non ha mai avuto fortuna nel lavoro è... scontato, pure in un nuovo contesto economico di quel paese dove comincia ad aver senso un concetto come "privato". Ma lui non ha avuto fortuna nemmeno in amore, e questo vale anche in Cina. Attraverso una rubrica tipo "cuori solitari" crede di incontrare l'amore vero e per sempre. Lei è una ragazza timida, credula e...cieca. E questo aiuta un bugiardo come Zhao che cerca di vivere sopra le righe e chiede soldi a tutti. Fino a quando arriva la grande idea: trasformare un decrepito autobus in un locale, la locanda della felicità, appunto. La magia di Yimou, che ci aveva davvero incantati ai tempi di Lanterne rosse, è quasi del tutto sbiadita. Raccontare storie in costume, interpretare culture di tempi diversi, con la possibilità di tante licenze è più facile, in cinema, che rappresentare "normali" realtà di oggi. Anche perché il cinema occidentale il sentiero che percorre adesso il regista lo ha percorso... un mezzo secolo fa. Insomma, lo conosciamo. La Cina di oggi offre enormi possibilità di interesse e di discorso, ma non per il cinema. Non è facile "raschiare" la necessaria suggestione in quel contesto.
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Attraverso la metafora personificata di Zhao e Wu Ying, Zhang Ymou ci regala una bellissima favola, leggera e toccante ma anche pregna di significato. Zhao non è altro che la commedia, la finzione e l'evasione da una realtà cruda e spietata. Wu Ying invece è la tragedia, la realtà che si impone con forza e fisicità attraverso la ciecità della ragazza e [...] Vai alla recensione »
Quando Zhang Yimou della gente comune era uno dei miei registi preferiti : anche questo la locanda della felicità" che non raggiunge i livelli di "vivere!" o de "la storia di qiu ju" è un film che tocca con sensibilità argomenti importanti, la solitudine, la solidarietà e la grettezza interclassiste.
Ho trovato questo film molto carino e delicato.
Per conquistare una corpulenta vedova Zhao, operaio in pensione, si fa credere proprietario di un fiorente albergo. La donna è piuttosto rapace ed esige la somma di 50mila yuan come regalo di nozze. Le cose si complicano con l'ingesso in scena di Wu Ying, la figlioccia diciottenne della signora che chiede a Zhao di assumere la ragazza, cieca, come massaggiatrice nel suo hotel.
È stato già detto che Zhang Yimou è l'erede cinese del cinema neorealista italiano. Non deve neanche impegnarsi ad attualizzare, perché pesca da una realtà sociale affine (quella cinese è per certi versi ancora lontana dalla complessità della modernità) e perché ha la sensibilità e l'intelligenza di raccontare istinti semplici e debolezze universali.
La locanda della felicità del titolo italiano è un vecchio autobus arredato come una garçonnière, sistemato su un prato spelacchiato, affittato a ore alle coppie che non hanno dove andare a fare l´amore, rimosso alla fine dai vigili con una gru e ondeggiante nell´aria. Intorno, la città cinese è una metropoli: luci splendenti, traffico, locali, periferie desolate, folla solitaria.
L’ambientazione contemporanea delle storie impoverisce la tenuta narrativa e il fascino di molto cinema orientale, di quello cinese in particolare. Il costume aiuta il contenuto a ingannare gli occhi e la forma appare più pregiata di quanto sia nella sostanza. Una delle prerogative delle varie stagioni del cinema di Pechino e dintorni è quella di metabolizzare e descrivere, attraverso i film, i conflitti [...] Vai alla recensione »