GIULIA D'AGNOLO VALLAN
Basterebbero due titoli, Cronache marziane e Fahrenheit 451, per poter includere Ray Bradbury nel pantheon della letteratura mondiale. Ma l'etichetta di grande della fantascienza non gli è mai piaciuta: “Ho scritto un sola libro di fantascienza, Fahrenheit 451, il resto è fantasy, pura «immaginazione», ama dire. E poi è sempre stata la valenza metaforica del genere fantastico a interessarlo, non la dimensione . tecnologica. In effetti, a 89 anni, con alle spalle circa 30 libri, quasi 600 racconti, più poesie, saggi e drammi teatrali, Bradbury - che è stato anche consulente per la Nasa e aveva immaginato un piana regolatore per l'intera città di Los Angeles - è uno dei grandi visionari della cultura del Novecento. L'avevo conosciuto in primavera, a Los Angeles, ancora immenso, anche se relegato a una sedia a rotelle e con l'udito debole. L'ho intervistato al telefono, pieno di passione, idee e curiosità. Come sempre.
Prima di tutto, a cosa sta lavorando?
A un nuovo libro, Juggernaut. Conterrà otto racconti, due poesie, forse un saggio. Spero di finirlo in un paio di mesi, per pubblicarlo a Natale.
E del Pandemonium Theater, il gruppo teatrale che ha fondato a Los Angeles e che ha appena messo in scena il suo «The Wonderful Ice Cream Suit», se ne interessa ancora?
Certo. I testi sono miei, produco io gli spettacoli, scelgo io il cast. E seguo abbastanza spesso le prove, per dire al regista cosa va o non va.
«Leviathan 99», uno dei due romanzi brevi del suo ultimo libro, «Now and Forever» (2007), è una trasposizione di «Moby Dick» nello spazio. Cosa l’ha spinta a tornarle a Melville, che aveva già adattato per il famoso film di John Huston e anche portato in palcoscenico?
Non «decido» che cosa scrivere. Lo faccio e basca. E poi Moby Dick me lo porto dentro da sempre. Come Shakespeare.
A proposito di libri, lei sostiene che in «Fahrenheit 451» non ha voluto «predire» il futuro ma «scongiurarlo». Se una cosa nefasta che ha anticipato si avvera, prova un senso di tristezza o di conferma?
Tutti e due. A volte si avverano cose positive, altre no. Scrissi che il muro di Berlino doveva essere abbattuto. Kennedy con fece nulla, né Johnson, né Nixon... C'è voluto un grande presidente come Reagan per dire: «Gorbacev! Butta giù quel muro». Se anticipi una cosa e hai la pazienza di aspettare, vedrai che si avvera. È una soddisfazione. Ma anche se con fosse così, io continuerei lo stesso a pensare, a scrivere e a parlare.
La scorsa estate lei ha allestito una nuova produzione teatrale di «Fahrenheit 451». D'un remake del film di Truffaut si parla da anni...
Lho rifatta perché quella di dieci anni fa non funzionava, cast e protagonista erano sbagliati. Adesso sembra che prenda consistenza anche il nuovo film. M'ha chiamato Mel Gibson, che ha i diritti del remake. Non lo sentivo da tanto! La lavorazione potrebbe partire l'anno prossimo.
Lei ha sempre criticato Internet. E già nel 1953, in «L’assassino», ci aveva ammoniti contro l'assillo dell'iperconnessione, ora riflesso in network come Twitter e Facebook. Cosa pensa del loro successo?
È solo piscio nelle orecchie della gente. Una cosa idiota e inutile. Ti pisciano nelle orecchie e si aspettano che significhi qualcosa. Recentemente sono stato contattato da Yahoo: volevano mettere in rete uno dei miei romanzi. Li ho letteralmente mandati all'inferno.
Una delle sue grandi passioni è l'urban planning. Le infrastrutture Usa sono al collasso. Quali sono, secondo lei, le misure più urgenti che il presidente Obama dovrebbe prendere per risanarle?
Intanto mi auguro che il presidente Obama prenda le misure necessarie per riportare l'uomo sulla Luna. Non avremmo mai dovuto andarcene. E poi bisogna ricostruire le grandi città.. Qui a Los Angeles, per liberarsi delle freeway che tanto non funzionano, è necessaria una monorotaia che attraversi tutti i quartieri. Solo così avremo una città migliore e abitanti finalmente liberi. E poi, dobbiamo importare scienziati francesi: ci aiuteranno a creare una centrale nucleare in ogni stato per produrre l'energia che ci serve, eliminare l'inquinamento atmosferico e sottrarci alla tirannia del petrolio. La Francia vive di energia nucleare e ha saputo renderla sicura. Oggi può salvarci. Di, nuovo, come fece Lafayette.
Da dove viene questa fascinazione per un'organizzazione quasi utopica della società del futuro che lei condivideva con Walt Disney?
A dee anni mio nonno mi ha fitto conoscere il telefono, la radio e mi ha mostrato le fotografie delle grandi fiere mondiali, come quella di St. Louis del 1904. Sono cresciuto con la passione per le fiere mondiali. Ho visitato quella di Chicago e me ne sono innamorato talmente tanto che quando ho scoperto che quei cretini volevano demolirla, ho cercato di rifarla nel mio giardino. Avevo 12 anni. Quando nel 1964 gli organizzatori della fiera mondiale di New York mi hanno chiesto di immaginare l'ultimo piano del padiglione americano è stata la realizzazione di un sogno.
Chi altro l’ha influenzata, da bambino?
Lon Chaney e i dinosauri. A tre anni ho visto Notre Dame de Paris, a sei, Il fantasma dell’Opera. E poi, a sette, The Lost World. Non li ho mai scordati. Posso dire che Lon Chaney e i dinosauri mi hanno cambiato la vita.
Da adolescente sfrecciava per Hollywood sullo skateboard per intrufolarsi alle anteprime e vedere le star. Ha scritto molto per d cinema e sul cinema. Che influenza ha avuto il cinema sui suoi libri?
A 15 anni vedevo almeno una dozzina di film la settimana. Ero pazzo del cinema...Anni dopo scrissi a Gene Kelly per dirgli quanto mi piacesse Cantando sotto la pioggia e lui: adoro le em>Cronache marziane Allora gli mandai un trattamento, Dark Carnival. Lo portò in giro, ma non trovò un produttore. E me lo rimandò ... Io ne trassi un romanzo, Il popolo dell’autunno. È un esempio di come il cinema c'entri coi miei libri.
Lei conosceva anche Fellini...
Avevo scritto un articolo per il Los Angeles Times su un libro di foto dei suoi film. Una settimana dopo mi telefonò e mi disse che era la cosa migliore mai scritta sul suo cinema: se capitavo a Roma, dovevo andarle a trovarlo. Mi presentai un anno dopo e passammo un'intera settimana insieme... L’ultima sera mi accompagnò all'albergo e prima di lasciarmi mi strinse a sé gridando: «My twin! Il mio gemello!». Ne abbandonai nelle sua braccia piangendo di gioia, «Il mio gemello!».
Ha immaginato un mondo in cui tutti i libri venivano mandati al rogo. Cosa pensa di quella che sembra la fine dei giornali?
Dobbiamo assolutamente trovare il modo di ridare energia ai giornali, di riportarli in vita Internet non svolgerà mai la stessa finzione.
Cosa segue in televisione in questo periodo?
Il canale dedicato al vecchio cinema hollywoodiano. Lo tengo acceso tutto il giorno perché mi mostra il mio passato... Oggi su certi canali c'è troppa politica schierata dalla parte sbagliata e su temi sbagliati. Quindi guardo i vecchi film e ricordo quando avevo 12, 14, 18 anni.
Scrive ancora tutti i giorni?
Sì. Ho appena finito una poesia per celebrare il fatto che Cervantes e Shakespeare sono morti lo stesso giorno... Gli autori di Don Chisciotte e di Amleto .. Volevo salutare la morte di due grandi.
Da Lo Specchio, luglio 2009