Zhang Yimou (Yimou Zhang) è un attore cinese, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, fotografo, è nato il 2 aprile 1950 a Xi'an (Cina). Zhang Yimou ha oggi 74 anni ed è del segno zodiacale Ariete.
Zhang è uno dei maggiori esponenti della cosiddetta "quinta generazione", quel gruppo di registi cinesi che, raccoltosi intorno agli studi di Xi'an, ha scelto il cinema per esprimere la propria esigenza di libertà e criticare un sistema politico troppo repressivo. In questi registi, come anche in Zhang, la volontà di rinnovamento e il (per lo più) metaforico spirito di denuncia si fonde con i caratteri tipici del teatro cinese, basato sul predominio di elementi simbolici e su una drammaticità appena sussurrata, ma molto penetrante. Altra caratteristica del gruppo, e che si ritrova particolarmente accentuata nell'opera di Zhang, è la capacità di creare immagini dal forte rigore estetico, sia dal punto di vista cromatico che da quello della messa in scena.
Queste capacità in Zhang si sono espresse fin dai primi film, quando, in tre piccoli capolavori, affrontava la medesima tematica inserendola in contesti differenti e modificando di conseguenza lo stile utilizzato. Sorgo rosso (1989), Ju Dou (1990) e Lanterne rosse (1991) hanno come pretesto una precisa situazione di fatto: l'acquisto di una donna-moglie da parte di un marito-padrone. Un dato narrativo che già avrebbe una sua ragion d'essere: la constatazione dell'annullamento dell'amore a vantaggio della violenza, della sopraffazione, del mercato dei sentimenti. Ma c'è dell'altro. I film di Zhang, infatti, vengono tutti ambientati in un tempo lontano, non sempre databile, ma che serve a mascherare la metafora del presente, che in ogni nuovo capitolo si arricchisce di ulteriori elementi. Il ruolo del marito infatti è in ogni caso espressione di un potere che ha delle pretese, impone regole di organizzazione, impartisce punizioni in caso di disobbedienza. Di fronte a questo potere - che ha tutti i caratteri di quello cinese contemporaneo - Zhang mostra le modalità per ribellarsi e insegna come i tentativi di insurrezione individuale siano destinati alla sconfitta. Ma alla fine dei suoi film, l'uomo che combatte contro il potere rimane sconfitto, perisce inesorabilmente. E Zhang fornisce anche la motivazione di questi fallimenti: il potere non ha un volto preciso, può essere in tutti i luoghi e assumere le sembianze più impensate: in ogni caso è invisibile e, proprio per questo, difficile da combattere.
Con il successivo La storia di Qiu Ju (1992), Zhang ritorna al presente per dimostrare che il sentire, i desideri e le esigenze di giustizia degli uomini non potranno mai avere soddisfazione all'interno di un meccanismo sociale - neanche il migliore - perché questo, in ogni caso, ragiona con la logica delle istituzioni e degli apparati che sarà sempre diversa da quella dei singoli essere umani.
Ai meccanismi del potere guarda anche Vivere (1994) che, seguendo le vicende di una famiglia cinese dagli anni Quaranta ad oggi, intende mostrare come i mutamenti della Storia creano sconvolgimenti che agiscono direttamente nella vita e nei sentimenti delle persone, mutando finanche le tradizioni, la cultura, la maniera di divertirsi. La vita dell'uomo, al di là dei gesti e delle tensioni che conservano la loro immutabilità perché sono espressione dell'umano, è un'eterna farsa destinata a cambiare significato quando cambia il capocomico.
Molti i premi vinti dal regista cinese. Fin dall'esordio Sorgo rosso, premiato a Berlino nel 1987, è stato un fenomeno conteso dai festival occidentali: Lu Dou (1990) ebbe la nomination agli Oscar, Lanterne rosse (1991) il Leone d'Argento a Venezia e La storia di Qiu Ju (1992) quello d'Oro. Vivere! (1994) vinse il Gran Premio della Giuria a Cannes, Non uno di meno (1999) il Leone d'Oro a Venezia, La strada verso casa (1999) l'Orso d'Argento a Berlino.
Nel 2004 ha diretto due colorati film d'avventura, House of Flying Master e Hero.
È quasi un miracolo che un regista realizzi in breve tempo due film straordinari come Hero e La foresta dei Pugnall VoIanti opere di assoluta bellezza visuale e di forte morale non esplicita, capolavori di grandiosità, immaginazione, bravura: Zhang Vimou, cinese, 55 anni, è davvero un genio del cinema, un autore eclettico che può passare da leggende scintillanti a cupi drammi storici a storie di povera vita quotidiana Per soldi e per divertimento ha fatto anche l’attore interpretando un personaggio comico nel film di Hong Kong The Terra-Cotta Warrior, vicenda mirabolante tra contemporaneità e un passato remoto di migliaia d’anni. Per stima e per amore l’ha recitato accanto all’attrice Gong Li, bellissima, bravissima, a lungo sua compagna nella vita, protagonista di molti suoi film compreso il più famoso, Lanterne rosse.
Zhang Ysmou ha il gusto delle situazioni forti, un vero talento nel narrare per immagini. Offre la sapienza cinematografica e la pura bellezza che non diventa mai estetismo né formalismo, la sua implicita critica sociale è rivolta contro l’oppressione dell’individuo, contro la tradizione del moralismo confuciano. Le sue storie contemporanee hanno spesso come protagonista una donna, l’essere più svalutato e represso nella cultura asiatica. A volte (La storia di Qiu Ju, Keep Cool, Non uno di meno) il regista rinuncia al suo splendore fastoso a favore di un realismo raggiunto anche con i mezzi del documentarista e non si tratta di un’operazione sacrificale di autoumiliazione, i film sono molto belli.
È quasi un miracolo che un artista dal passato tanto difficile sia arrivato a un simile equilibrio. Zhang Vimou è nato a Xian da una madre dermatologa, un padre ufficiale del Kuomintang, ha vissuto la Rivoluzione Culturale cinese del 1966, ha denunciato suo padre, è stato costretto a sospendere gli studi liceali e mandato per anni (come migliaia di altri studenti) a «rieducarsi» con la fatica manuale, a lavorare i campi, a fare l’operaio in una fabbrica tessile.
A 27 anni, smarrito, si iscrive all’Istituto del cinema di Pechino, dove si formano i registi di analoga esperienza che verranno detti («ella Quinta Generazione». Debutta come regista con Sorgo rosso, 1988, Orso d’Oro al festival di Berlino; Lanterne rossa cinque premi alla Mostra di Venezia, candidato all’Oscar, gli dà la notorietà internazionale. Adesso è n signore pacato, arrotondato, elegante, spesso abitante a Parigi o a Londra i suoi inferni si sono sublimati in grande arte.
Da La Specchio, 5 Gennaio 2005
Quando ha 16 anni la sua famiglia è smembrata per effetto della «rivoluzione culturale». Deve interrompere gli studi, lavorare per tre anni nei campi e per sette in una fabbrica. A 27 anni si iscrive all'Accademia del film di Pechino, dove si diploma nel 1982. Operatore, per due film si trova accanto a un altro regista di quella che è stata definita la «quinta generazione» del cinema cinese, Chen Kaige. Alla regia giunge nel 1987 avviando con Sorgo rosso una trilogia sugli anni '20, quando ancora vigevano i costumi feudali, e che comprenderà Jú Dou (1990) e Lanterne rosse (1991). Proiettati nei festival occidentali, i -film rivelano non solo un artista assai raffinato e maturo ma anche il peso che sulla cultura esercita, fra non poche contraddizioni, l'assetto politico della Cina popolare. Sono tre elegie sulla infelicità femminile, interpretate da un'attrice di finissimo temperamento (Gong Li) e imperniate sui soprusi che le donne scontavano nei rapporti sociali, dove erano ridotte quasi al rango di schiave.
Sorgo rosso, Orso d'oro a Berlino, narra di una ragazza sposata a un vecchio lebbroso, del suo rapimento da parte di un giovane, dell'unione felice dei due, interrotta dall'invasione giapponese, che suscita la coraggiosa resistenza dei contadini e sfocia in tragedia. Ju Dou è la storia di un altro matrimonio infelice al quale la donna si ribella, pagandone il fio. Lanterne rosse, il più complesso e figurativamente splendido nella ieraticità dei gesti e dei riti, impastato di colori per sé espressivi, è il calvario di un'altra «sposa venduta» che finisce come quarta moglie nell'harem di un nobile signore.
Di ambizioni storiche sono i successivi La storia di Qiu Ju (1992) - Leone d'oro a Venezia, dove l'anno prima Lanterne rosse ha ricevuto il Leone d'argento - e Vivere! (1994). Uno descrive quella che si potrebbe chiamare la presa di coscienza di una moglie che chiede giustizia per una violenza che il marito ha subito dal capovillaggio. L'altro è un dolente melodramma familiare che dal tempo di Chang Kai Shek arriva sino al «grande balzo in avanti» e alla «rivoluzione culturale» seguendo le vicissitudini di un burattinaio. Con La triade di Shanghai (1995) il regista torna agli anni '20 per raccontare l'educazione di un ragazzo (è lui che narra in prima persona) introdotto a forza in una società segreta, al servizio dell'amante del boss. Nitore figurativo, accurata descrizione di ambienti, precisa evocazione di atmosfere, di musiche e di costumi, sono i consueti pregi di una regia che parrebbe ispirarsi al modello di C'era una volta in America (1984) di Sergio Leone.
Fernaldo di Giammatteo, Dizionario del cinema. Cento grandi registi,
Roma, Newton Compton, 1995