Antonio Pietrangeli è un regista che da anni subisce l'influsso di varie e disparate ispirazioni; ora, con Il sole negli occhi, tenta con una certa freschezza il bozzetto serio-faceto di vita romana, anzi romanesca; ora, con Lo scapolo indulge a una comicità di gusto facile, in omaggio al costume del giorno; se Souvenir d'Italie rappresenta però una troppo corriva concessione alla moda convenzionale dei film a episodi, Nata di marzo, affrontando il tema delle incompatibilità coniugali, rispolvera una vena comica abbastanza insolita nel nostro cinema, creando caratteri fra i più vivi apparsi di recente sui nostri schermi.
La contingenza, ma anche un certo impegno sociale mai del tutto dismesso, lo portano quindi, con Adua e le compagne, a trattare con fermezza, con calore (e, sempre viva naturalmente, con una punta umoristica) il problema delle prostitute messe fuori casa dalla legge Merlin: raggiungendo momenti di umanissimo effetto, con un linguaggio solido e preciso.
Un linguaggio che in Fantasmi a Roma tenterà addirittura le vie più colorate della fantasia, componendo un ritratto della Roma patrizia, pittorescamente animata da nugoli di fantasmi, percorso dalle più piacevoli sfumature gaie e farsesche. Non del tutto felice, invece, nonostante un non comune impegno narrativo, il suo penultimo film, La parmigiana, sulla vita e le disavventure di una prostituta. Ci offre però un preciso ritratto di donna, colorito, approfondito, curiosissimo e una descrizione di ambienti provinciali che, per il suo sapore e la sua sottile atmosfera polemica, sembra rifarsi alla migliore tradizione letteraria del genere.
Egualmente discutibile, almeno sul piano della regia, il suo film più recente, La visita, dedicato con amara ironia all'incontro di due cuori solitari, una zitelluccia di campagna e uno scapolo di città, che si incontrano grazie a un annuncio matrimoniale e che, dopo una intera giornata vissuta insieme, si svelano reciprocamente quelle differenze di carattere che li riporteranno alla loro desolata solitudine.
Il racconto però, anche se la regia è piuttosto comune e scarsamente impegnata in sede figurativa, ha il pregio innegabile di rivelare due caratteri realmente disegnati a tutto tondo, proponendoci anche, con solidità, l'evoluzione di questi due caratteri man mano che si chiariscono l'uno all'altro e offrendoci un quadro abbastanza completo di uno scontro di abitudini diverse, di opposte aspirazioni e di mentalità per più motivi estranee l'una all'altra: in un clima che, pur rifacendosi largamente alla commedia se non addirittura alla farsa, di vena spesso di ripensamenti malinconici; con asciuttezza e, persino, con severità.
Maggiori consensi, anche sul piano dello spettacolo, Pietrangeli li ha ottenuti col suo film recente, Il magnifico cornuto, in cui, parafrasando liberamente, ma con indubbio estro, la celebre farsa di Crommelynck, ci ha dato un quadro gustoso non solo (ancora una volta) della vita provinciale italiana, ma anche delle pene d'amore e, soprattutto, della gelosia, approdando, in più momenti, alla commedia di costume: con un brio; un sapore, una vivacità umoristica che, pur sfiorandc sempre i perigliosi confini della farsa, riescono quasi sempre a non oltrepassarli; nell'ambito di un'allegria che, anche quando è sboccata e grassa, non è mai corriva.
Da Cinema italiano 1952-1965, oggi, Carlo Bestetti Edizioni d'Arte, Roma 1966